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Pellegrinaggio del Movimento Laicale Leonardino

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Respirare aria di santità. Così ha esordito, cercando la motivazione di questo pellegrinaggio del Movimento Laicale Leonardino, il Padre Generale accogliendo nel santuario abruzzese di San Gabriele dell’Addolorata i Pellegrini provenienti da tutte le comunità OMD d’Italia nella splendida giornata di domenica 17 ottobre. In effetti dalla cronaca degli orrori di cui sono piene le pagine dei giornali o dal clima politico, fatto di avvelenati dossier che vanno e che vengono, l’aria è ammorbata di miasmi insopportabili. In questi casi i polmoni richiedono urgente ossigenazione e la mente sollecita panorami più affascinanti. Certamente non si trattava solo di andare in montagna, anche se ai piedi del gran Sasso d’Abruzzo questo relax era garantito, e neppure di guardare lo splendido golfo di Vasto, per risolvere il problema di asfissia. Il bisogno era più profondo. Era urgente ritrovare spazi di umanità, di freschezza di vita incontaminata, non perché fuori dal mondo, ma proprio perché immuni dai virus del mondo, come pregava Gesù per i suoi amici: “Padre, non chiedo che tu non li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal mondo”(Gv 17,15). Cosa c’è di meglio allora che incontrare i Santi? I Santi sono il nostro “mondo migliore”, il nostro ambiente incontaminato, la vera “ecologia umana”. Con loro si respira a pieni polmoni e si assapora la freschezza di una brezzarigenerante. Nella casa di san Gabriele dell’Addolorata, ai piedi della stupenda montagna del Gran sasso d’Italia, abbiamo fatto la nostra terapia di respirazione profonda.

Siamo giunti numerosi, quasi in trecento, dalle comunità Omd d’Italia, per una prima tappa al santuario di un giovane passionista morto a soli 24 anni, ma sufficienti per riempire di soave profumo una terra che attrae ancora milioni di persone, particolarmente i giovani. Il frate passionista che ci ha guidati a conoscere la vita e le tappe di questo giovane santo, ci ha descritto la vicenda di un ragazzo nato nel seno di una famiglia aristocratica di Assisi il 1° marzo 1838, vivace, bello, aperto alla vita e con grandi progetti. Ma a 18 anni Francesco Possenti, questo era il suo nome prima di farsi religioso, volta pagina, affronta una nuova vita e cambia nome: d’ora in poi si chiamerà Gabriele dell’Addolorata, perché sia chiaro che il passato non esiste più. La scelta della vita religiosa è radicale fin dall’inizio: si butta anima e corpo, da innamorato, per sempre. Ha trovato finalmente la pace del cuore e la felicità. Muore il 27 febbraio 1862. La sua è ritenuta da tutti la morte di un santo. Tutti ricordano i suoi brevi giorni, all’apparenza comuni. Il quotidiano è stato il suo pane, la semplicità il suo eroismo. Le piccole fragili cose di ogni giorno che diventavano grandi per lo spirito con cui le compiva. Fu proclamato santo dal Papa Benedetto XV il 13 maggio 1920 e nel 1926 diventa compatrono della gioventù cattolica italiana. Con grande efficacia la guida locale che ci ha illustrato la vita di san Gabriele, ci ha ripetuto che si può essere santi senza fare grandi cose, ma compiendo unicamente il nostro dovere. In questa società dell’immagine, dell’apparenza, della vetrina televisiva, insegna che il segreto del successo non dipende da come appariamo, da come ci vestiamo, ma da come realizziamo il quotidiano. Ricorda che essere amici di Dio non è rinunciare alla nostra vita, alle nostre attese, ma realizzare in pienezza e con gioia la vita, appagare tutti i desideri. Insegna che con Dio non valgono le mezze misure, con lui non si può stare part-time, ma a tempo pieno.

Nel silenzio della cripta dove si venera il corpo di san Gabriele dell’Addolorata, tutti i pellegrini del Movimento Laicale Leonardino hanno avuto modo di chiedere a questo giovane esperto di Vangelo, l’aiuto per santificare il nostro quotidiano.E sempre per rimanere portare avanti la “terapia della santità”, il Padre Generale, P. Francecso Petrillo, ha successivamente tenuto una catechesi in una sala attigua al santuario, illustrando le ricette di spiritualità che san Giovanni Leonardi proponeva nei suoi sermoni. Grazie alla sua formazione di farmacista, il nostro santo Fondatore aveva acquisito un linguaggio che gli faceva cogliere la Parola di Dio, come un vero ricettario per una vita sana, bella, vera. Il Padre Generale, con l’aiuto di suggestive immagini, ha proposto una catechesi in cui il santo Fondatore, proprio come un buon farmacista, ha dispensato rimedi opportuni, terapie efficaci, cure dal risultato garantito. Abbiamo così conosciuto “il miele del crocifisso”, “la vera teriaca o rimedio per tutti i mali”, il “fiele della penitenza”, la “ricetta del giubileo”, “il perfetto caso clinico di Matteo il pubblicano”, la ricetta per le cataratte spirituali, etc. San Giovanni Leonardi ci ha fatto un checkout completo che senz’altro ha contribuito a raggiungere gli obietti proposti per questo pellegrinaggio: venir fuori dai mali che cicircondano, “avere vita e vita inabbondanza”, proprio come prometteva Gesù (Cf Gv 10,10). A questo punto bisognava veramente andare a prendere quel “farmaco di immortalità” che san Giovanni Leonardi indicava nell’Eucarestia. La solenne concelebrazione nella gremitissima nuova aula liturgica del santuario, ci ha fatti incontrare con “Cristo nostra medicina e farmaco di vita”. La sua parola e il suo corpo, sono stati assunti con la certezza che solo da lui possiamo essere guariti. Il Padre Generale, nella sua omelia centrata sulla parola di Dio del giorno, ha sottolineato che la preghiera, fatta insieme a quella di Gesù, il vero Mosè che con le sue mani alzate sulla croce e inchiodate nella permanente intercessione per tutti noi, è la garanzia di una vera preghiera cristiana, e che solo in comunione con Lui possiamo pregare veramente e senza interruzione. Dalla mensa eucaristica alla mensa fraterna del pranzo consumato tutti assieme nel vicino ristorante il passo è stato breve. I tempi sono slittati un poco a causa del gran numero di partecipanti che ha rallentato il servizio. Ma tutto questo non ci ha impedito, anche se con un pò più di fretta, di compiere anche l’atra tappa che ci eravamo proposti: Vasto. Questa ridente cittadina l’abbiamo riscoperta esattamente un anno fa quando le reliquie di san Giovanni Leonardi, il 13 settembre 2009, nel corso del pellegrinaggio giubilare, toccarono anche questa comunità dove per oltre 120 anni i suoi figli spirituali furono presenti e dove tuttora sono ricordati con il loro antico nome di “Padri Lucchesi”. Volevamo far conoscere questo luogo della memoria leonardina anche a molti confratelli e ai nostri laici del Movimento Leonardino e così, anche con qualche sacrificio, vista l’ora tarda e i molti chilometri da percorrere ancora, ci siamo recati alla Chiesa del Carmine, l’antica casa dell’Ordine della Madre di Dio a Vasto. Lì siamo stati accolti dal sacerdote incaricato e dalla confraternita che cura questa bellissima chiesa dove ci sono ancora i segni tipici della presenza dell’Ordine della madre di Dio. Ci è stata illustrata la storia, descritta la bellezza della Chiesa e riaccesa la nostalgia grata per il servizio pastorale e culturale che tante generazioni di figli di san Giovanni Leonardi hanno svolto in questa comunità. Al canto dell’inno giubilare di san Giovanni Leonardile cui parole iniziali, possono a ben ragione essere considerate il filo conduttore dell’intera giornata: “contempliamo lo splendore dei tuoi santi, nella Chiesa radunata su nel cielo…” ci siamo salutati con affetto, ringraziando il Signore di averci fatto respirare l’aria buona della santità e di aiutarci a ossigenare anche gli ambienti e le situazioni alle quali faremo ritorno.

 


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