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Martedì, 19 Settembre 2017 10:21

PROFESSIONE TEMPORANEA

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professione-temporaneaIl giorno 17 settembre 2017 a Torre Maura c'è stata la Professione Temporanea di Chierico Paolo Dicorato nalla parrocchia di San Giovanni Leonardi. E' stata veramente un'occassione di convivenza e di rendimento di grazie a Dio per questo dono che Lui si sta facendo alla nostra famiglia religiosa. L'Ordine in generale e la Delegazione italiana in particulare hanno pregato perché il Signore continui a benedire la sua Chiesa con uomini entusiasti e dediti al Vangelo e al servizio della Chiesa amando essa attraverso i loro servizi ai fratelli e ai bisognosi. 
Il Padre Generale nella sua omelia durante questa celebrazione nella sua parola ha ringraziato tutti dicendo:

                              Professione temporanea di Paolo Dicorato

                                                     Omelia del Padre Generale

 Carissimo Paolo, carissimi tutti fratelli e sorelle, fatemi salutare in maniera più diretta il P. Rosario Piazzolla, che è stato il Maestro di noviziato per Paolo, e i suoi genitori  Michele e Concetta  intervenuti ovviamente con la famiglia in questa circostanza che è vero è solo la prima di quelle che vivremo in compagnia di Paolo, ma proprio perché la prima è la più emozionante. Benvenuto ai genitori e a tutta la famiglia.

Dicevo di questo anno di noviziato, ma esso è stato preceduto da altri anni di postulantato, in cui il discernimento è stato vissuto sotto la guida di p. Luigi Piccolo in San Ferdinando di Puglia. Questo ci spiega anche il gran numero di partecipanti sanferdinandesi. Benvenuto a tutti. Ovvio, benvenuto anche a tutti i presenti, sia di questa comunità parrocchiale che dalle altre, tutti protesi verso questo gesto di donazione che Paolo sta per compiere.

Ora però concentriamoci sull’essenziale. Siamo venuti per vivere la professione dei voti temporanei di un nostro candidato, rito che si svolge durante la celebrazione dell’Eucaristia. Infatti è già stata proclamata la Parola del Signore. Perciò il primo nostro pensiero è l’ascolto.

Il Siracide, prima, e poi Gesù stesso ci invitano in maniera decisa ad assorbire il messaggio del perdono. Se anche il Primo Testamento proponeva di perdonare, Gesù ne fa una vera bandiera. Una volta, due volte, sette volte…settanta volte sette…sempre, questa la misura indicata da Gesù. Perdonare sempre. Perché Gesù attraverso la parabola ci mostra un ripensamento da parte del Signore? E’ possibile? Sì è possibile se non impariamo a perdonare. Allora domandiamoci quanto importa nella nostra vita il perdono. Ecco, Paolo, tu sta per entrare in una famiglia religiosa. Vivrai con alcuni confratelli, poi magari in una parrocchia, avrai tanto da perdonare? Oppure, voi, genitori di Paolo, nella vostra famiglia, nel vostro lavoro, nelle vostre relazione anche ecclesiali, avete tanto da perdonare? Sarebbe sempre da aggiungere, anche: da farvi perdonare? Se penso soltanto a quanto è difficile, arduo anzi, comunicare, parlare con le persone, con i figli, chiarire i problemi…tanto è vero che oggi si sfugge ricorrendo al cellulare…è tanto difficile accettare un parere diverso, non parliamo di quando ci sono degli interessi contrapposti…conosco delle famiglie nelle quali i fratelli e le sorelle non si parlano da una vita per 20 centimetri di terreno…che uno avrebbe sottratto all’altro. Nell vita di comunità, durante quest’anno, sono certo che nonostante l’impegno di P. Rosario, ogni tanto il coperchio è saltato e la pentola è andata in ebollizione. Dopo, sì, le acque si calmano, ma quanti brontolii, gorgoglii, le scuse mancate, le parole brucianti fanno parte di una vita sempre tesa verso il perfetto, ma intrisa di asprezza, pregiudizi…perdonare: sì, perdonare oggi, domani, sempre. Perdonare perché la Parola di Dio che è Cristo ce lo ha insegnato con la sua vita oltre che con la sua parola. In lui c’è perfetto equilibrio tra il perdono, il desiderio di ricominciare, la consapevolezza della nostra fragilità. Tutti, allora, facciamo tesoro di questa parola, disponiamoci alla misericordia, eleminiamo già nel pensiero quanto potrebbe turbare questo messaggio esigente e promettente. Se perdoniamo, ci avviciniamo a Dio, al suo modo di fare, ricostruiamo la somiglianza originale. Questo messaggio fallo tuo, Paolo, nel giorno della prima professione.

 

Il testo di S. Paolo ci dà una spinta ulteriore. E’ vero che si riferisce a un problema specifico che non ci riguarda, ma alla fine si presenta con una parola che serve sempre non solo a superare la situazione contradditoria tra i deboli e forti. Deboli perché ritengono inquinanti alcuni cibi, forti perché hanno superato questo stadio. Ed ecco San Paolo in poche battute offrirci un invitante panorama in cui avventurarci con gioia e coraggio: non si tratta di scegliere gli elementi terreni, il cibo, l’attività, le relazioni per la loro bontà, per il loro appeal, c’è una ragione decisiva, bella, tonificante: noi siamo del Signore, sia che viviamo, sia che moriamo. Come non prendere questa parola e avvolgersi dentro al suo calore, alla sua certezza, al conforto che offre? E’ proprio come l’abbraccio di una madre, quando il figlio spaurito per un brutto sogno, si rifugia tra le sue braccia. Siamo del Signore: il nostro Paolo sta per presentarsi davanti a Dio e davanti alla comunità con questo desiderio. Riaffermare l’appartenenza, siamo del Signore. Ecco quello che conta. Non conta tanto se siamo laureati, se abbiamo un fisico bestiale, se guadagniamo tanto, tutto questo è secondario rispetto al riconoscersi come creature, come figli amati, perdonati, cercati dal Signore. In questo grande cerchio che è la vita, è sempre San Paolo, tutto è per lui, per Gesù Cristo Signore siamo rinati nel battesimo, per lui abbiamo ricevuto i doni dello Spirito, in lui la quotidiana risposta a un coinvolgimento generoso lungo, in lui la nostra morte, alba di un abbraccio più intimo e definitivo…

Come dirai questa appartenenza, Paolo? Oltre all’impegno e alla gioia di nutrire ogni giorno il tuo cuore di questa certezza, troverai le parole giuste per dirlo a tutti, per comunicare con i giovani, per essere sostegno agli anziani un po’ sfiduciati perché sentono mancare le forze?

Tre sono gli strumenti, gli atteggiamenti…le parole…i voti attraverso i quali comunichi..

Tradizionalmente sono le tre espressioni nelle quali si è formalizzata la volontà di consacrazione a Dio quando la storia del cristianesimo cercava la forma per dire il totale affidamento al Vangelo, infatti i tre voti fanno riferimento alle parole e ai gesti di Gesù. Gesù che non ha dove posare il capo, che muore nudo sulla croce, che non ha di che pagare il tributo; Gesù che si è fatto eunuco nel senso che ha scelto di donare la vita per il regno, che avendo messo il Padre avanti a tutto, ha voluto che ogni persona fosse avanti, ha voluto amare dello stesso amore tenero, esclusivo, totalizzante con cui Dio si dona creando, salvando, perdonando, accogliendo: ecco la castità; infine consegnando la propria volontà al Padre ha mostrato come ogni creatura può rivivere la donazione più completa non tanto nel senso della rinuncia quanto nel senso della ricerca della pienezza che si raggiunge unendosi a Cristo. Questo potrebbe essere il segreto. Gesù chiede delle rinunce ma queste sono funzionali alla sequela, andare dietro a lui non è una rinuncia ma la pienezza della felicità…far parte del suo gruppo, appartenergli, ecco il vero senso della consacrazione. Essere liberi, dalla ricchezza, dal limite della carnalità, dall’orgoglio dell’io…sono le precondizioni per camminare con Cristo, per realizzare le promesse.

Cosa può dare di più san Giovanni Leonardi? Non ci sono forse santi più famosi, più quotati? Ecco, il nostro santo porta nel bagaglio della sua povertà un carisma di abbondono e di fiducia che lo fa sperare contro ogni speranza. Non importa che la sua rimanga una piccola famiglia, che la divisione la colpisca e la blocchi dolorosamente durante la sua stessa vita, mai si ferma la sua fiducia in Dio, mai si ferma la sua fantasia di sognare forme nuove di evangelizzazione, mai si ferma il suo proposito di rinnovare la vita consacrata. Paolo, vuoi arricchire la vita comune con i tuoi doni? Vuoi portare il vangelo nelle periferie umane, dove Cristo è sconosciuto? Vuoi dedicarti alla crescita della vita comunitaria? Questo è lo spazio di san Giovanni Leonardi. Il suo carisma è un servizio piccolo, fedele, quotidiano, oscuro e generoso. Sostenuto dalla osservanza gioiosa, fraterna delle costituzioni, condiviso con coloro che il Signore avrà scelto come fratelli. Un servizio che farà crescere la chiesa, intesa come lo spazio salvato, lo spazio dello Spirito che attira i cuori e li fa sentire felici. La tua persona non perde nulla, ma si arricchisce, si espande, con all’orizzonte la possibilità di raggiungere in Cristo la pienezza dell’uomo perfetto. Paolo, ama la chiesa come l’ha amato Giovanni Leonardi, servi la chiesa allo stesso modo, ma ricorda che ogni apostolato ha una sola radice: l’intimità con Cristo, l’Eucaristia. Cari fratelli e sorelle, quello che Paolo da oggi vivrà seguendo lo stimolo interiore dell’impegno che assume, non vale solo per lui. Vale per tutti noi. Non è soltanto una promessa, come un regalo, è il nostro modo di partecipare, il nostro interesse per la sua vocazione, la nostra preghiera per le vocazioni, il sentirle vita della chiesa. Ve lo affido, e vi affido tutte le vocazioni che nella chiesa e nell’Ordine stanno rispondendo alla voce del Signore.


Torre Maura, Roma, 17 settembre 2017

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