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Sabato, 13 Luglio 2013 21:32

Quindicesima domenica del tempo ordinario


meditazione 14-07-13
Dal sermone sul fine dell’uomo (C. 506)


Nelle cose spirituali i mezzi per condurci al nostro fine sovrannaturale devono esse anch’essi sovrannaturali. Ed il Signore non ce ne ha privato. Fra questi mezzi proporzionati ed efficaci a questo fine, vi sono i santissimi sacramenti. E fra tutti, quando uno ha perso l’innocenza battesimale, vi sono il sacramento della penitenza e quello dell’eucaristia. […] Questi in effetti, sono i mezzi più efficaci per conseguire il nostro fine.

Ora benché la passione di Gesù Cristo sia causa naturale dell’umana salvezza, […] Dio ha ordinato che la causa naturale, cioè la passione di Gesù Cristo, venga a noi unita mediante i santi sacramenti. […]. Cosiché il buon cristiano frequentando questi celesti misteri, purifica la sua coscienza ed è confortato lungo il suo pellegrinaggio terreno, ed in tal modo può pervenire al suo fine.

Questo ci fu rappresentato, carissimi, nel santo Elia il quale, sfuggito dall’ingiusta regina Gezabele e giunto presso il torrente Cherit, stanco per il viaggio, agitato dal dolore, indebolito per la mancanza di cibo, si buttò sotto un ginepro e domandò la morte (Cfr 1 Re 19,4). E nel sonno ecco giungere il Padre della provvidenza che inviò il suo Angelo con una brocca d’acqua e un pane cotto sotto la cenere. Svegliato il profeta gli ordinò di mangiare e bere. Fatto ciò il profeta si addormentò e nuovamente l’Angelo comandò di alzarsi e mangiare. Per quale scopo? Perché restava ancora un grande viaggio da compiere. Fortificato da quel cibo, come afferma la Scrittura, Elia camminò quaranta giorni e quaranta notti verso il monte di Dio l’Oreb. Ora ditemi, mancavano forse a Dio altri mezzi per condurre il profeta, di cibo, di pane e di acqua? Ciò egli comandò, essendo tale cibo figura del Santissimo Sacramento. […] e se contemplate, o carissimi, la dolcezza di questo convito, scoprirete che qui vi è un cibo sopra ogni altro cibo, un pane sopra ogni pane, qui vi è Cristo!

meditazione 07-07-13
Da un sermone sul Paradiso (C.294)


Benedite il Signore voi tutti suoi eletti (Cf. Tb 13,10) […]. Quasi volesse dire riempite i vostri giorni di letizia e lodate il Signore. Beati tutti coloro che amano te Gerusalemme e si rallegrano per la tua pace […]. Benedite la casa di Dio!

Oh casa di Dio risplendente e bella! Io ho amato la bellezza ed il fuoco dove abita la gloria del mio Signore che ti ha creato e ti possiede. A te sospiro lungo il mio pellegrinaggio, giorno e notte, desidera e brama te il mio cuore, a te anela la mente mia, all’amicizia della tua felicità e gloria desidera giungere la mia anima. Io dico a colui che ha fatto te che possieda me, me in te, perché lui ha fatto me e te. Che io mi consumi per la dolcezza di te o patria sì bella!

Oh città del mio Dio! Oh abitazione suprema! Oh luogo di riposo e di pace! Sede della letizia! dimora sopra ogni felicità! Cumulo di delizie! A te sospiro, a te grido, a te supplico e ti dico: Ho Gerusalemme, Casa di Dio, dopo l’amor di Gesù tu sia la mia allegrezza e consolazione, la dolce memoria di te sia refrigerio nella mia amarezza.

Tutti leviamoci di dosso questo fango, stacchiamoci da questo mondo infelice, saliamo in cielo a godere del riposo di Dio, per trovarci in quella suprema luce, ammirare quella incredibile bellezza e starcene con il nostro Dio per sempre. Amen.
Sabato, 29 Giugno 2013 21:32

Tredicesima domenica del Tempo Ordinario


meditazione 29-06-13
Da un sermone nella quinta domenica dopo Pasqua (C.375v.)


Dopo aver ascoltato il Vangelo i nostri animi dovrebbero essere accesi e infiammati nel voler servire il nostro amabilissimo Creatore. Abbiamo ascoltato che se anche colpisce con calamità i suoi servi, è sempre pronto a sostenerli e consolarli in queste situazioni. […]

Così c’insegna  come  aiutarci nelle tribolazioni, e ancora ci indica tutto ciò che l’anima desidera per essere consolata. Infatti, come afferma la Scrittura: tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome egli ve lo concederà (Gv 16,23). Nota come sia importante essere servo di Dio in quanto egli stesso si sentirà obbligato a concedere quanto si domanderà. […]

Chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena (Gv 16,24) Ho! Come sarà piena la nostra gioia. Infatti come si dice pieno quel vaso che in sé non ha alcuna parte vuota, così si dirà dell’anima nella celeste patria della gioia, in quanto vedremo faccia a faccia. Non più speranza perché saremo tra le mani di Dio. Nella patria celeste la nostra intelligenza sarà unita per la luce della gloria alla divina essenza.

Qui la volontà sarà rapita dalla profondità dell’amore divino. Qui la memoria si ricorderà dei doni ricevuti. Qui l’occhio, qui l’orecchio, qui il gusto, qui l’odorato, qui il tatto, qui ciò che si desidera, qui ciò che ci irrita, qui le malattie della carne, qui non più nostalgia, non più il mondo.

Oh che gaudio pieno! Oh che dolcezza piena! Signore Dio mio, Gesù mio, chi non domanderà una tale gioia? Chi non la desidererà?
Domenica, 14 Luglio 2013 21:32

Dodicesima domenica del Tempo Ordinario


264-meditazioneDal Sermone sul profeta Giona (C.138v.)

Grande fu il grido di Giona dal profondo del mare. Poiché penetrò i cieli e giunse al trono di Dio, dal quale potè ottenere di essere libero ed uscire dalla tempesta. Non pensate che la voce di Giona fosse potente, lo era il suo affetto, grandi erano il desiderio, l’intenzione e le lacrime; grande l’unità di spirito, ed il proposito santo di servire Dio.
Per cui affermò nel suo grido: “con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore” (Gio 2,10). Tale era la preghiera e Dio nella profonda calma gli rispose: “perché chiami?” ( Es 14,15).
Come il profeta che prega: Dal profondo ho gridato al Signore” (Sal 129,1). Dice ho gridato e non grido, per indicarci come seguitare nella perseveranza della preghiera che deve essere insistente. Dice ho gridato per mostrarci la forza della preghiera. Supplicare con fortezza Dio, amarlo con affetto e mostrargli il proprio cuore.
Si dice ancora “dal profondo” sale il grido della preghiera. Fu così potente il grido di Giona che penetrò il cielo, placò Dio, ottenne il perdono, il mare si fece tranquillo ed il pesce lo restituì alla terra. Fu veramente grande ed efficace la voce di Giona. [...]. Dal profondo, dall’intimo del cuore, dalle midolla dell’anima e dall’affetto interiore nasce questo grido. Ma ciò che non viene dal profondo dell’anima da ogni piccola occasione viene abbattutto.
Sabato, 08 Giugno 2013 21:32

Dal commento a Giobbe (Fasc. 9. C. 54)

263
Cos’è questa milizia di cui parla Giobbe? Mentre la milizia terrena è a servizio del governo corporale, l’altra è necessaria per il governo spirituale. Nell’una si esibiscono le armi umane nell’altra quelle spirituali.  Con l’una si combattono i nemici, con questa le potenze del male, ricevendo rispettivamente una corona corruttibile per l’una, mentre incorruttibile per l’altra. Poiché come afferma l’apostolo Paolo: “Siamo diventati spettacolo al mondo” (1Cor 4,9).


Quanto è attuale la lettura odierna! La vita dell’uomo è un duro servizio sulla terra (Gb 7,1) anzi un combattimento. Nella milizia umana vi sono ordini, obbedienze si tengono a posto le armi, si ascoltano le sentinelle, si aspira alla vittoria, si combatte aspramente, si sopportano le sofferenze, si dorme male, si mangia senza mormorare, si è mercenari, si da tutto al capo, si pone attenzione al nemico, non si fugge, si è uniti, si mette a disposizione la vita, insomma si vive con accortezza! Siamo a conoscenza della vita militare!

Nella vita spirituale il buon soldato segue il suo capitano che è Cristo Gesù, come egli stesso afferma nel Vangelo: “le mie pecore mi seguono e mi ascoltano” (Cf Gv 10). Se nella vita militare si ha conoscenza delle armi terrene, nella vita spirituale ciò che importa è stare nella conoscenza di Cristo.
Sabato, 01 Giugno 2013 21:41

Corpo e Sangue di Cristo

262Da un Sermone sulla circoncisione del cuore (C. 432)

Coloro che sono esperiti nelle scienze mediche ogni volta che curano qualche infermità osservano il tempo e le cause dell’infermità. Così avviene per il celeste e divino medico delle nostre anime. Mi sembra che oggi accada quanto avvenne alla giovane Rut che andava dietro ai mietitori raccogliendo le spighe avanzate nel campo appartenente a Booz (Cf Rt 2,3).

Mi sembra anche a me oggi di intervenire come Rut nel campo del Vangelo nel quale i mietitori hanno già tagliato il primo grano, l’abbondanza delle divine ispirazioni e io mi trovo qui a raccoglierne gli avanzi. Come Rut vado dietro ai mietitori guadagnando alcune spighe delle divine ispirazioni. O come colui che va raccogliendo i piccoli grappoli di uva l’autunno dopo la vendemmia.

Ora confidando nello Spirito so che come le spighe raccolte e i piccoli grappoli sogliono essere pane per gli affamati e i grappoli dolcezza per gli assetati, così avverrà oggi se voi affamati e assetati della divina parola preparerete i vostri cuori pregando per me, perché io cominci a raccogliere le spighe e gli acini di questo piccolo Vangelo. Prendeteli dunque, con quell’affetto che da me oggi giunge a voi.
 
Giovedì, 25 Febbraio 2010 02:52

1 settembre presbiterale a Madurai India

 

 

 

020911La festa del 1° settembre, giorno di ringraziamento per la fondazione dell’Ordine avvenuta a Lucca nel 1574 è stata celebrata in tutte le Comunità dell’Ordine, ma particolarmente nella Comunità formativa Oothuppatty di Madurai dove i novelli sacerdoti ordinati lo scorso agosto si sono ritrovati per rendere grazie al Signore  e alla Madre di Dio. La vigilia del 31 la solenne Eucaristia è stata presieduta da P. Sekar mentre P. Cruz ha pronunziato l’omelia erano presenti il P. Delegato e diversi sacerdoti amici. Nel suo ringaziamento il Rettore, P. Beno Vaz, ha ricordato con gioia la presenza dei noveli sacerdoti che la Comunità di  Madurai ha accompagnato nei tempi della prima formazione, ed ha invitato  i farmandi a sognare il giorno in cui anch’essi potranno celebrare con gioia l’Eucaristia.

 

Giovedì, 25 Febbraio 2010 03:28

La Visita del Padre Generale in Cile

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Dal 27 ottobre il Padre Generale, accompagnato dal Vicario Generale, il P. Rosario Piazzolla, ha iniziato una visita pastorale alle comunità dell’Ordine presenti in Cile. Lo scopo fondamentale di questo nuovo viaggio che ha portato il P. Francesco Petrillo in questo paese a lui particolarmente caro per avervi trascorso ben 18 anni di apostolato, era quello di avviare anche nella Delegazione cilena il programa del 110 Capitolo Generale. Innumerevoli sono stati gli incontri con i singoli religiosi, con le comunità e l’intera Delegazione cilena alla quale ha presentato le linee programmatiche che ci vedranno impegnati tutti nei prossimi sei anni. Questa visita ha significato anche per l’Ordine in Cile una generale riorganizzazione delle sue opere e delle comunità con scelte ben precise. Con l’elezione del nuovo Delegato, il P. Alejandro Abarca e del suo consiglio, si è stabilito anche l’organo di governo di questa dinamica Delegazione alla quale il Padre Generale ha affidato il compito di rendere vivo e coinvolgente il programma capitolare. A queste attività con i religiosi il Padre Generale con il suo Vicario hanno aggiunto numerosi incontri con i Vescovi locali, il Nunzio Apostolico, gruppi, Direttori di Fondazioni, membri della pastorale di chimica e farmacia, i responsabili della pastorale giovanile e vocazionale OMD, comunità di base e singole persone. Già quasi alla fine di questa permanenza in Cile che si conclude il prossimo lunedi 22 cm, il Padre Generale ha presenziato sabato 20 novembre i solenni festeggiamenti per il 40 anniversario della Fondazione dell’Hogar dei minori a Quinta de Tilcoco, proprio nel giorno in cui si ricordava anche il settimo anniversario della morte del suo fondatore il P. Alceste Piergiovanni. La cerimonia si è realizzata nel nuovo ginnasio costruito nel recinto dell’Hogar e ha visto la partecipazione, oltre ai bambini che vi risiedono, di un gran numero di amici e di benefattori. Era presente anche una delegazione venuta dall’Italia di genitori adottivi, guidata dal signor Gianni Palombi, Presidente dell’associazione Pro ICYC . Durante l’omelia della solenne Eucarestia, il Padre Generale ha voluto sottolineare come il Padre Alceste Piergiovanni con la sua originale personalità sia riuscito a rendere concreto il comandamento dell’amore e come la sua opera, presente e più viva che mai, in questi 40 anni di esistenza, ha reso felici tanti bambini e tante famiglie che hanno adottato a Quinta. La felicià di tutti i presenti si è prolungata in una popolare agape, che si è svolta sotto le chiome dei frondosi alberi del parco che circonda questa cittadella dell’amore e della tenerezza per i bambini più abbandonati, mentre il tepore e i profumi della primavera cilena inondavano tutti di una profonda gioia.

 

Prima del rientro in Italia il Padre Generale ha partecipato anche alla solenne Eucarestia concebrata con tutti i Vescovi del Cile e alla presenza di oltre 300.000 persone che si è svolta domenica 21, solennità di Cristo Re, nel santuario nazionale della Madonna del Carmine di Maipù. È stata questa l’occasione con cui tutta la Chiesa cattolica in Cile ha voluto pregare per il Paese in occasione della conclusione delle celebrazioni per il bicentenario dell’Indipendenza e per ingraziare il Signore e la Vergine Madre pe ri favori concessi al Cile in questi duecento anni di storia repubblicana e per fare memoria delle radici cristiane che segnano fortemente l’anima di questo paese sudamericano. Con questa felice circostanza anche il Padre Generale e il suo Vicario si sono congedati dal Cile rendendo grazie al Signore e alla Vergine Madre per l’aiuto sperimentato in questa complessa e impegnativa visita pastorale.

 

Giovedì, 25 Febbraio 2010 03:28

La Visita del Padre Generale in Cile

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Dal 27 ottobre il Padre Generale, accompagnato dal Vicario Generale, il P. Rosario Piazzolla, ha iniziato una visita pastorale alle comunità dell’Ordine presenti in Cile. Lo scopo fondamentale di questo nuovo viaggio che ha portato il P. Francesco Petrillo in questo paese a lui particolarmente caro per avervi trascorso ben 18 anni di apostolato, era quello di avviare anche nella Delegazione cilena il programa del 110 Capitolo Generale. Innumerevoli sono stati gli incontri con i singoli religiosi, con le comunità e l’intera Delegazione cilena alla quale ha presentato le linee programmatiche che ci vedranno impegnati tutti nei prossimi sei anni. Questa visita ha significato anche per l’Ordine in Cile una generale riorganizzazione delle sue opere e delle comunità con scelte ben precise. Con l’elezione del nuovo Delegato, il P. Alejandro Abarca e del suo consiglio, si è stabilito anche l’organo di governo di questa dinamica Delegazione alla quale il Padre Generale ha affidato il compito di rendere vivo e coinvolgente il programma capitolare. A queste attività con i religiosi il Padre Generale con il suo Vicario hanno aggiunto numerosi incontri con i Vescovi locali, il Nunzio Apostolico, gruppi, Direttori di Fondazioni, membri della pastorale di chimica e farmacia, i responsabili della pastorale giovanile e vocazionale OMD, comunità di base e singole persone. Già quasi alla fine di questa permanenza in Cile che si conclude il prossimo lunedi 22 cm, il Padre Generale ha presenziato sabato 20 novembre i solenni festeggiamenti per il 40 anniversario della Fondazione dell’Hogar dei minori a Quinta de Tilcoco, proprio nel giorno in cui si ricordava anche il settimo anniversario della morte del suo fondatore il P. Alceste Piergiovanni. La cerimonia si è realizzata nel nuovo ginnasio costruito nel recinto dell’Hogar e ha visto la partecipazione, oltre ai bambini che vi risiedono, di un gran numero di amici e di benefattori. Era presente anche una delegazione venuta dall’Italia di genitori adottivi, guidata dal signor Gianni Palombi, Presidente dell’associazione Pro ICYC . Durante l’omelia della solenne Eucarestia, il Padre Generale ha voluto sottolineare come il Padre Alceste Piergiovanni con la sua originale personalità sia riuscito a rendere concreto il comandamento dell’amore e come la sua opera, presente e più viva che mai, in questi 40 anni di esistenza, ha reso felici tanti bambini e tante famiglie che hanno adottato a Quinta. La felicià di tutti i presenti si è prolungata in una popolare agape, che si è svolta sotto le chiome dei frondosi alberi del parco che circonda questa cittadella dell’amore e della tenerezza per i bambini più abbandonati, mentre il tepore e i profumi della primavera cilena inondavano tutti di una profonda gioia.

 

Prima del rientro in Italia il Padre Generale ha partecipato anche alla solenne Eucarestia concebrata con tutti i Vescovi del Cile e alla presenza di oltre 300.000 persone che si è svolta domenica 21, solennità di Cristo Re, nel santuario nazionale della Madonna del Carmine di Maipù. È stata questa l’occasione con cui tutta la Chiesa cattolica in Cile ha voluto pregare per il Paese in occasione della conclusione delle celebrazioni per il bicentenario dell’Indipendenza e per ingraziare il Signore e la Vergine Madre pe ri favori concessi al Cile in questi duecento anni di storia repubblicana e per fare memoria delle radici cristiane che segnano fortemente l’anima di questo paese sudamericano. Con questa felice circostanza anche il Padre Generale e il suo Vicario si sono congedati dal Cile rendendo grazie al Signore e alla Vergine Madre per l’aiuto sperimentato in questa complessa e impegnativa visita pastorale.

 

Giovedì, 25 Febbraio 2010 03:31

Pellegrinaggio del Movimento Laicale Leonardino

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Respirare aria di santità. Così ha esordito, cercando la motivazione di questo pellegrinaggio del Movimento Laicale Leonardino, il Padre Generale accogliendo nel santuario abruzzese di San Gabriele dell’Addolorata i Pellegrini provenienti da tutte le comunità OMD d’Italia nella splendida giornata di domenica 17 ottobre. In effetti dalla cronaca degli orrori di cui sono piene le pagine dei giornali o dal clima politico, fatto di avvelenati dossier che vanno e che vengono, l’aria è ammorbata di miasmi insopportabili. In questi casi i polmoni richiedono urgente ossigenazione e la mente sollecita panorami più affascinanti. Certamente non si trattava solo di andare in montagna, anche se ai piedi del gran Sasso d’Abruzzo questo relax era garantito, e neppure di guardare lo splendido golfo di Vasto, per risolvere il problema di asfissia. Il bisogno era più profondo. Era urgente ritrovare spazi di umanità, di freschezza di vita incontaminata, non perché fuori dal mondo, ma proprio perché immuni dai virus del mondo, come pregava Gesù per i suoi amici: “Padre, non chiedo che tu non li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal mondo”(Gv 17,15). Cosa c’è di meglio allora che incontrare i Santi? I Santi sono il nostro “mondo migliore”, il nostro ambiente incontaminato, la vera “ecologia umana”. Con loro si respira a pieni polmoni e si assapora la freschezza di una brezzarigenerante. Nella casa di san Gabriele dell’Addolorata, ai piedi della stupenda montagna del Gran sasso d’Italia, abbiamo fatto la nostra terapia di respirazione profonda.

Siamo giunti numerosi, quasi in trecento, dalle comunità Omd d’Italia, per una prima tappa al santuario di un giovane passionista morto a soli 24 anni, ma sufficienti per riempire di soave profumo una terra che attrae ancora milioni di persone, particolarmente i giovani. Il frate passionista che ci ha guidati a conoscere la vita e le tappe di questo giovane santo, ci ha descritto la vicenda di un ragazzo nato nel seno di una famiglia aristocratica di Assisi il 1° marzo 1838, vivace, bello, aperto alla vita e con grandi progetti. Ma a 18 anni Francesco Possenti, questo era il suo nome prima di farsi religioso, volta pagina, affronta una nuova vita e cambia nome: d’ora in poi si chiamerà Gabriele dell’Addolorata, perché sia chiaro che il passato non esiste più. La scelta della vita religiosa è radicale fin dall’inizio: si butta anima e corpo, da innamorato, per sempre. Ha trovato finalmente la pace del cuore e la felicità. Muore il 27 febbraio 1862. La sua è ritenuta da tutti la morte di un santo. Tutti ricordano i suoi brevi giorni, all’apparenza comuni. Il quotidiano è stato il suo pane, la semplicità il suo eroismo. Le piccole fragili cose di ogni giorno che diventavano grandi per lo spirito con cui le compiva. Fu proclamato santo dal Papa Benedetto XV il 13 maggio 1920 e nel 1926 diventa compatrono della gioventù cattolica italiana. Con grande efficacia la guida locale che ci ha illustrato la vita di san Gabriele, ci ha ripetuto che si può essere santi senza fare grandi cose, ma compiendo unicamente il nostro dovere. In questa società dell’immagine, dell’apparenza, della vetrina televisiva, insegna che il segreto del successo non dipende da come appariamo, da come ci vestiamo, ma da come realizziamo il quotidiano. Ricorda che essere amici di Dio non è rinunciare alla nostra vita, alle nostre attese, ma realizzare in pienezza e con gioia la vita, appagare tutti i desideri. Insegna che con Dio non valgono le mezze misure, con lui non si può stare part-time, ma a tempo pieno.

Nel silenzio della cripta dove si venera il corpo di san Gabriele dell’Addolorata, tutti i pellegrini del Movimento Laicale Leonardino hanno avuto modo di chiedere a questo giovane esperto di Vangelo, l’aiuto per santificare il nostro quotidiano.E sempre per rimanere portare avanti la “terapia della santità”, il Padre Generale, P. Francecso Petrillo, ha successivamente tenuto una catechesi in una sala attigua al santuario, illustrando le ricette di spiritualità che san Giovanni Leonardi proponeva nei suoi sermoni. Grazie alla sua formazione di farmacista, il nostro santo Fondatore aveva acquisito un linguaggio che gli faceva cogliere la Parola di Dio, come un vero ricettario per una vita sana, bella, vera. Il Padre Generale, con l’aiuto di suggestive immagini, ha proposto una catechesi in cui il santo Fondatore, proprio come un buon farmacista, ha dispensato rimedi opportuni, terapie efficaci, cure dal risultato garantito. Abbiamo così conosciuto “il miele del crocifisso”, “la vera teriaca o rimedio per tutti i mali”, il “fiele della penitenza”, la “ricetta del giubileo”, “il perfetto caso clinico di Matteo il pubblicano”, la ricetta per le cataratte spirituali, etc. San Giovanni Leonardi ci ha fatto un checkout completo che senz’altro ha contribuito a raggiungere gli obietti proposti per questo pellegrinaggio: venir fuori dai mali che cicircondano, “avere vita e vita inabbondanza”, proprio come prometteva Gesù (Cf Gv 10,10). A questo punto bisognava veramente andare a prendere quel “farmaco di immortalità” che san Giovanni Leonardi indicava nell’Eucarestia. La solenne concelebrazione nella gremitissima nuova aula liturgica del santuario, ci ha fatti incontrare con “Cristo nostra medicina e farmaco di vita”. La sua parola e il suo corpo, sono stati assunti con la certezza che solo da lui possiamo essere guariti. Il Padre Generale, nella sua omelia centrata sulla parola di Dio del giorno, ha sottolineato che la preghiera, fatta insieme a quella di Gesù, il vero Mosè che con le sue mani alzate sulla croce e inchiodate nella permanente intercessione per tutti noi, è la garanzia di una vera preghiera cristiana, e che solo in comunione con Lui possiamo pregare veramente e senza interruzione. Dalla mensa eucaristica alla mensa fraterna del pranzo consumato tutti assieme nel vicino ristorante il passo è stato breve. I tempi sono slittati un poco a causa del gran numero di partecipanti che ha rallentato il servizio. Ma tutto questo non ci ha impedito, anche se con un pò più di fretta, di compiere anche l’atra tappa che ci eravamo proposti: Vasto. Questa ridente cittadina l’abbiamo riscoperta esattamente un anno fa quando le reliquie di san Giovanni Leonardi, il 13 settembre 2009, nel corso del pellegrinaggio giubilare, toccarono anche questa comunità dove per oltre 120 anni i suoi figli spirituali furono presenti e dove tuttora sono ricordati con il loro antico nome di “Padri Lucchesi”. Volevamo far conoscere questo luogo della memoria leonardina anche a molti confratelli e ai nostri laici del Movimento Leonardino e così, anche con qualche sacrificio, vista l’ora tarda e i molti chilometri da percorrere ancora, ci siamo recati alla Chiesa del Carmine, l’antica casa dell’Ordine della Madre di Dio a Vasto. Lì siamo stati accolti dal sacerdote incaricato e dalla confraternita che cura questa bellissima chiesa dove ci sono ancora i segni tipici della presenza dell’Ordine della madre di Dio. Ci è stata illustrata la storia, descritta la bellezza della Chiesa e riaccesa la nostalgia grata per il servizio pastorale e culturale che tante generazioni di figli di san Giovanni Leonardi hanno svolto in questa comunità. Al canto dell’inno giubilare di san Giovanni Leonardile cui parole iniziali, possono a ben ragione essere considerate il filo conduttore dell’intera giornata: “contempliamo lo splendore dei tuoi santi, nella Chiesa radunata su nel cielo…” ci siamo salutati con affetto, ringraziando il Signore di averci fatto respirare l’aria buona della santità e di aiutarci a ossigenare anche gli ambienti e le situazioni alle quali faremo ritorno.

 

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