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Domenica, 26 Febbraio 2012 13:24

Verso l’estate giovani OMD 2012

Giovani-OMDIl Centro di Pastorale Giovanile e Vocazionale OMD ha reso note le date dell’estate giovani OMD 2012. I campi si terranno dal 19 al 22 luglio per giovanissimi: 14-16 anni; Laboratorio della fede e della vita per Giovani adulti: 20-35 anni; Taizé un cammino di Riconciliazione sulla terra: giovani 17-25 anni. Per le iscrizioni rivolgersi ai parroci delle parrocchie OMD o contattare il sito www.giovanileonardini.org

26 febbraio 2012

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Domenica, 26 Febbraio 2012 13:12

Professione e diaconato in Nigeria


1Ha emesso i voti solenni nelle mani del Delegato P. J. Methos  ed è stato ordinato diacono dal Vescovo Obinna di Owerri  il chierico Onuoha Jude della Delegazione nigeriana.

26 febbraio 2012

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Domenica, 26 Febbraio 2012 11:44

A Roma Convegno su Papa Odescalchi

Innocenzo-XIDa giovedì 23 a sabato 25 febbraio a Roma si terrà un convegno internazionale dedicato a Innocenzo XI Odescalchi (1611 – 1689) in occasione del quarto centenario della nascita. La manifestazione è organizzata dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, dal Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma, dall’Istituto Storico Austriaco a Roma, dall’Istituto Storico “Fraknòi” presso l’Accademia d’Ungheria a Roma, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Dipartimento di Filologia e Storia dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, dal Dipartimento di Scienze Tecniche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, dal Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea della “Sapienza” Università degli Studi di Roma e con il sostegno di Sorgente – Group Roma. Benedetto Odescalchi (Como 1611 – Roma 1689), cardinale dal 1645, legato di Ferrara (1645–50), vescovo di Novara (1654), fu eletto papa, benché riluttante, alla morte di Clemente X (1676) e assunse il nome di Innocenzo XI. Il suo pontificato fu caratterizzato da un rigoroso impegno religioso, dalla condanna del nepotismo e dagli sforzi di moralizzazione dei costumi ecclesiastici e laici. In campo dogmatico, avversò il “probabilismo” teologico-morale e il lassismo dei gesuiti; prima tollerante con il quietismo, lo condannò nel 1687. Energico difensore dell’autorità del pontificato, ebbe quasi perpetua contesa con Luigi XIV, in particolare per la pretesa del sovrano di imporre i quattro articoli delle libertà gallicane che prefiguravano una Chiesa nazionale francese svincolata dall'obbedienza romana (1682); la decisione di Innocenzo XI di scomunicare Ch. De Beaumanoir (1687–88), ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, provocò per rappresaglia l’occupazione di Avignone e del Contado Venassino da parte di Luigi XIV. Ma la sua principale mira fu una grande crociata cristiana contro i Turchi: tale disegno non poté essere realizzato per i contrasti tra i vari stati europei, ma la diplomazia del papa non fu per questo inattiva e favorì l’alleanza tra l’imperatore e Giovanni Sobieski di Polonia e l’adesione di Venezia alla Lega Santa nel 1684. Venerato come santo alla sua morte, il processo di beatificazione, iniziato nel 1714, si è concluso con la beatificazione il 7 ottobre 1956.   Il convegno sarà articolato in quattro sessioni, di cui la prima, giovedì 23 febbraio alle ore 14.30, dedicata al tema La corte romana fra politica e spiritualità, si terrà presso la Sala Igea di Palazzo Mattei di Paganica (piazza della Enciclopedia Italiana 4), storica sede della Treccani, con gli interventi di Gianvittorio Signorotto, Maria Antonietta Visceglia, Antonio Menniti Ippolito, Massimo Giannini, Stefania Nanni, Silvano Giordano e Renata Ago. La seconda e la terza sessione (Il respiro europeo dell’azione papale e L’arte innocenziana) si terranno presso la sede dell’Istituto Storico Austriaco (viale Bruno Buozzi 113) rispettivamente alle ore 9.00 e alle ore 14.30 di venerdì 24 febbraio. La quarta e ultima sessione, La città innocenziana, si svolgerà sabato 25 alle ore 9.00 presso la sede dell’Istituto Storico “Fraknòi” (Palazzo Falconieri, via Giulia 1).

Roma 26 febbraio 2012


pdf  Programma del Convegno (1.04 MB)


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Sabato, 25 Febbraio 2012 14:21

I primi passi

183Questa specie di evangelo in nuce che Pietro, o chi scrive per lui, depone tra le righe di una lettura indirizzata alla sua comunità, ha tutta la consistenza di una Summa teologica ridotta ai minimi termini, ma in grado di avvitare in un unico punto di considerazione  tutte le tappe essenziali della costruzione salvifica amorevolmente edificata attorno alla vita umana. L’autore di questa lettera ricongiunge, con una sola manciata di parole, le arcate temporali di un’architettura della grazia che  nel Cristo risorto la sua chiave di volta. Si parte difatti dalla sua morte. Atto sacrificale dalla portata definitiva dal cui spiraglio il fendente della grazia divina  riesce a penetrare nei recessi dove stazionano in attesa le generazioni di un’alleanza ormai antica. Finalmente raccoglie i suoi frutti la pazienza divina. La salvezza di Noè si può guardare adesso come profezia di un miracolo incalcolabilmente più efficace. Stesso segno dell’acqua. Ma, grazie alla pasqua del Figlio, veicolo di una riconciliazione universale, capace ormai di vincolare i confini dello spazio e di penetrare, da cima a fondo i depositi del tempo. A partire da qui l’architettura teologica rimbalza direttamente oltre la storia e al di là del tempo. Solo dall’alto di questa vertiginosa visione si può inquadrare  nell’ampio reticolato viario della vocazione cristiana l’elementare segmento di conversione verso cui s’imbocca il discepolo di oggi, chiamato ancora alle elementari distanze della sequenza quaresimale, come i primi tentennanti passi di un bambino che impara ancora a muovere le gambe. La liturgia con le sue selezioni bibliche, ricollega simbolicamente il cammino al tempo delle origini, a quel discernimento originario degli spiriti che costituisce la sostanza del mito genesiaco, evocato in questo caso attraverso la grande prova del diluvio. Nell’economia dei primi undici capitoli di Genesi, che sono una sorta di unitario romanzo delle origini, la vicenda del diluvio rappresenta come l’esito di un dilagare inarrestabile del male che coincide con una ferma e irremovibile conferma dell’alleanza. Questo non è un Dio portato a pentirsi. Se necessario, rimodella all’infinito la sua creazione, ripartendo da quel poco di fango buono che rimane. Il resto è semplice congettura umana. L’accento è infatti posto sulla grande scena in cui il Dio degli eserciti viene descritto come un guerriero che appende in cielo il proprio arco, deciso ad attaccarlo per sempre al chiodo, per liquidare una volta per tutte la logica dispotica del sacro arcaico. Ma la prova non è originaria perché avviene in un presunto inizio cronologico. Essa è originaria perché rappresenta il motore enigmatico di ogni desiderio. Sempre e ovunque esista un essere che voglia considerarsi umano. Nemmeno il Figlio può realmente immettersi in una reale avventura umana senza attraversare il crogiolo del desiderio messo alla prova. Marco la racconta con laconica levità. A Marco basta assicurarci dal fatto che nulla è stato risparmiato al Figlio (Giuliano Zanchi)


 
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generaleIl P. Generale P. Francesco Petrillo, ha celebrato il rito delle ceneri nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma. Durante l’omelia ha ricordato ai confratelli e fedeli radunati che: “la ‘fedeltà del Signore resta in eterno’; che Egli è Grazia che si comunica immutabilmente in eterno. Ma dal punto di vista nostro, di noi abitanti del tempo, c’è un cammino per entrare nel mistero di Cristo: non tutti i giorni sono uguali. Ora uno dei tempi più ricchi di grazia, anzi il tempo più ricco di grazia, è quello che inizia questa sera e terminerà la sera di Pentecoste. Come allora dobbiamo entrarvi?

La santa Liturgia che stiamo celebrando ce lo insegna. La Quaresima inizia con un rito severo: l’imposizione delle ceneri. Esse al contempo ci ricordano la verità ultima della nostra condizione creaturale e, come significa presso ogni religione il gesto di cospargersi il capo di cenere, sono segno di grave pentimento. Le due cose sono strettamente connesse. La prima e fondamentale conversione è la conversione alla verità di se stessi; è il voler vivere non nelle illusioni di ciò che pensiamo di essere ma non siamo, ma nella luce della nostra reale condizione.”.  Inoltre,  ha proseguito il Padre: “Oggi la Chiesa annuncia pubblicamente il ‘mistero di iniquità’ ed il ‘mistero della pietà’ nella loro indissolubile connessione. Connessione che è stata costituita nel sacrificio di Cristo: trattato da peccato [ecco il ‘mistero di iniquità’], in nostro favore [ecco il ‘mistero della pietà’]. ‘Perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio’. Nel sacrificio di Cristo è posta la possibilità di una nuova umanità, della rigenerazione della nostra persona. Nel vocabolario cristiano si chiama ‘conversione’. Oggi noi iniziamo ‘un cammino di vera conversione’.

Durante queste settimane di quaresima, dobbiamo uscire da noi stessi, dalla falsità cioè del nostro modo di essere, per entrare nel mistero redentivo di Cristo, che la Chiesa rende attuale nella sua Liturgia: entrarvi con tutto se stessi, appropriarsi della giustizia di Dio in Cristo Gesù.”.

23 febbraio 2012

 
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Benedetto ceneriIl senso liturgico della cenere, che oggi i fedeli ricevono, è stato al centro dell’omelia del Papa che questo pomeriggio, nella Basilica di Santa Sabina, ha presieduto la Santa Messa con il Rito di benedizione e imposizione delle ceneri. Prima, la processione dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Con il Mercoledì delle Ceneri inizia dunque la Quaresima, cammino verso la Pasqua.

Il Papa riceve le ceneri sul suo capo dal cardinale r2t6qef Tomko, titolare della Basilica. Quindi le impone ai cardinali, ad alcuni monaci, religiosi e fedeli. “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”. Queste parole, tratte dal Libro della Genesi, vengono pronunciate dopo il peccato originale quando Dio punisce l’uomo e la donna e maledice il suolo. Per ripercorrere il senso liturgico della cenere, Benedetto XVI si richiama a questo passo della Scrittura e a quello della creazione dell’uomo che avviene appunto “con polvere del suolo”:

“Ecco dunque che il segno della cenere ci riporta al grande affresco della creazione”.

 La polvere del suolo con cui è plasmato l’uomo, che prima della caduta è capace di germinare ogni sorta di alberi, subisce “una trasformazione negativa a causa del peccato”: concederà i suoi frutti solo in cambio di dolore e sudore. La terra dunque partecipa della sorte dell’uomo e non richiama più solo il gesto di Dio creatore, tutto aperto alla vita, ma diventa un segno di un inesorabile destino di morte. Ma “la maledizione del suolo ha anche una funzione medicinale” nel senso che l’intenzione di Dio è sempre benefica, “è più profonda della sua stessa maledizione” che “è dovuta non a Dio ma al peccato”. Dio però “non può non infliggerla, perché rispetta la libertà dell’uomo e le sue conseguenze, anche negative”. Anche nella punizione permane dunque un’intenzione buona che viene da Dio:

o: «Polvere tu sei e in polvere tornerai!», insieme con la giusta punizione intende anche annunciare una via di salvezza, che passerà proprio attraverso la terra, attraverso quella «polvere», quella «carne» che sarà assunta dal Verbo”.

Ed è in questa prospettiva salvifica che il passo della Genesi viene ripreso nel Mercoledì delle Ceneri:

“come invito alla penitenza, all’umiltà, ad avere presente la propria condizione mortale, ma non per finire nella disperazione, bensì per accogliere, proprio in questa nostra mortalità, l’impensabile vicinanza di Dio, che, oltre la morte, apre il passaggio alla risurrezione, al paradiso finalmente ritrovato”.

 Quindi il Papa si sofferma sulla “possibilità per noi del perdono divino” che dipende essenzialmente dal fatto che Dio stesso, nella persona del suo Figlio, ha voluto condividere la condizione umana eccetto la corruzione del peccato. E dunque l‘amore di Dio si rende visibile:
“Quel Dio che scacciò i progenitori dall’Eden, ha mandato il proprio Figlio nella nostra terra devastata dal peccato, non lo ha risparmiato, affinché noi, figli prodighi, possiamo ritornare, pentiti e redenti dalla sua misericordia, nella nostra vera patria”

 Nella Basilica di Santa Sabina dove ha celebrato l’Eucaristia con il rito delle Ceneri, Benedetto XVI è arrivato in processione dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino a bordo di un piccolo automezzo. E dunque con il Rito delle ceneri inizia la Quaresima. (Radio Vaticana)


 
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Sabato, 18 Febbraio 2012 22:10

Benedetto XVI crea 22 nuovi cardinali

CardinaliServite la Chiesa “con amore e vigore”, uniti in modo indissolubile al Papa. Benedetto XVI ha chiesto questo impegno ai 22 nuovi cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro ordinario pubblico presieduto stamattina nella Basilica di San Pietro. Al termine, il Papa e il rinnovato Collegio cardinalizio hanno proceduto al voto sulle Cause di canonizzazione di sette Beati. Al servizio del Servo dei servi di Dio. È questo l’onore della porpora cardinalizia. In alto, accanto a Pietro, perché costituiti pietre, assieme a lui, sulle quali la Chiesa di oggi si appoggia trovando stabilità, traendo forza, direzione e luce come la prima Chiesa al tempo degli Apostoli. Ai nuovi ammessi nel Collegio cardinalizio, Benedetto XVI ha riproposto la sostanza di un ruolo che, ha detto, vi unisce “con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo”. L’allocuzione del Papa ha preceduto la cerimonia di consegna della berretta rossa, dell’anello e del titolo di una chiesa di Roma o di una diocesi suburbicaria. E prima di presiedere un rito dalle cadenze antiche, il Papa ha voluto indicare il senso di quel “rosso”, emblema di una “dedizione assoluta e incondizionata”, fino – “se necessario” – all’effusione del sangue: “A loro, inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità”.

19 febbraio 2012

 
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Saverio-3E’ uscito in silenzio e in punta di piedi, come era solito fare al termine di ogni Eucaristia  con accanto l’inseparabile moglie Anna; Saverio Ciampa. E’ uscito dalla chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Leonardi per entrare nel Regno di Dio promesso ai puri di cuore. Così, Torre Maura ha salutato questo cristiano robusto nella sua fede e “Testimone ammirabile” come lo ha definito . P. Francesco Petrillo Rettore Generale OMD durante la messa esequiale. Apparentemente schivo, era partecipe in pienezza della storia di questa comunità cristiana che vive, fatica e celebra il Risorto in un quartiere della grande Roma nel quale è ancora possibile intrattenere relazioni a misura d’uomo: coltivare l’orto sotto casa e istruire dei ragazzi nell’abile pazienza della pesca. Lo hanno salutato i figli e tanti altri che lui ha generato tali alla fede da catechista e da testimone nel quotidiano.

“Ministro straordinario dell’Eucaristia”: recitava la scritta sul manifesto esequiale. Servo straordinario del dono eucaristico che era diventato l’ordinario della sua vita, la misura, per dirla con San Giovanni Leonardi, della suo esistere. Ha realizzato appieno soprattutto nell’ultima malattia la preghiera che recitava davanti agli ammalati prima di comunicarli: “porto il Cristo risorto a coloro che sono crocifissi con lui”. Un primato aveva Saverio, ha ricordato P. Rosario Piazzolla durante l’omelia, quello di aver letto insieme alla Bibbia le opere di San Giovanni Leonardi. Saverio era stato affiliato all’Ordine lo scorso anno e la passione per il patrono di Torre Maura affiorava quando si trattava di ricordare ai suoi figli spirituali, con fermezza paterna: “che grande Santo!” – e “che aspettate a imitarlo!”. Questa era la schiettezza che lo contraddistingueva: occhi che penetravano l’animo e ti leggevano dentro, voce quasi soffocata, ma  a tratti profetica e lungimirante e che spesso lasciava senza parole per l’evidenza. Grazie Saverio per la tua testimonianza evangelica: “di uomo in cui non c’è falsità”, continua a ricordarci quanto è essenziale vivere per chi ci ama senza misura.

18 febbraio 2012 

 
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Venerdì, 17 Febbraio 2012 17:43

Storia della mariologia


notAppare pubblico in questi giorni per i tipi di Città Nuova il secondo volume della storia della Mariologia nel quale ha collaborato il P. Generale, P. Francesco Petrillo con un contributo che indaga sul “Paradigma enciclopedico italiano”. Il  secondo volume della storia della Mariologia, a cura di E. Boaga e L. Gambero presenta l'incidenza profonda di Maria di Nazaret negli atteggiamenti, nei valori, nei vissuti di fede e culturali di generazioni, testimoniata dalla dovizia di scritti su di lei e dall'abbondante documentazione mariologica e mariana, trova in questa Storia della mariologia una prima organica e strutturata sistemazione. Dalla Parola di Dio attestata dalle Scritture, ai documenti delle prime comunità cristiane o agli elementi sviluppati e illustrati dalle generazioni successive; dalla riflessione dei Padri della Chiesa agli scritti degli autori cristiani, uomini spirituali, teologi e teologhe; dai Concili ecumenici e locali o dai Sinodi al magistero ampiamente inteso; dalla comprensione delle varie confessioni cristiane; dal culto liturgico alle forme di pietà; dall'iconografia alla letteratura e all'arte nelle sue molteplici manifestazioni, l'affresco storico-culturale che emerge appare un caleidoscopio che nei diversi paradigmi e nei numerosi modelli attesta l'indissolubile legame della Madre con il Figlio, ma anche la singolare "indissolubilità" con epoche e culture diverse.

17 febbraio 2012

Il Paradigma enciclopidico mariano di P. Francesco Petrillo




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Sabato, 11 Febbraio 2012 13:51

Liberaci dal male

181I l legame del male al peccato è arcano. Non si tratta naturalmente dell'ovvia corrispondenza fra un male perpetrato che configura immediatamente un peccato conclamato. Non è tanto in questione la colpa di chi ha compiuto il male. Ma, più enigmaticamente, del senso della colpa che affiora alla coscienza di chi il male gli tocca patirlo. Appena toccato nella carne, l'essere umano si chiede istintivamente per quale responsabilità debba patire quel dolore. Il paradosso è di quelli radicali che chiamano in causa la costitutiva contingenza umana. Il dolore, anche quando è semplicemente subìto, non è mai percepito come innocente. L'irragionevolezza del dolore invoca responsabilità che l'uomo si sente costretto a proiettare su di sé. La forza del male del resto, nella sua oscura invincibile potenza, fa sempre la sua apparizione con i tratti inconfondibili del sacro.

A questo enigma, incandescente e oscuro a un tempo, la religione ha offerto spesso la sua cornice teologale. Nemmeno nell'antica alleanza, patria letteraria e spirituale del Dio della misericordia e delle viscere, sa evitare l'equazione che collega i sintomi della malattia all’impurità morale, il dolore alla colpa, la sofferenza all'espiazione. La verità dell'equazione sta nel fatto che il male documenta quell'irre­solutezza umana la cui ricomposizione rinvia necessariamente alla giusta relazione con Dio. La sua falsità sta nel semplificare questo rinvio in un atto di meccanica autoritaria decisione divina. Gli amici teologi di Giobbe, ci si ricorderà, sono l'insuperabile incarnazione letteraria della teorizzazione dogmatica di quella falsità. Potere e strapotere del sacro arcaico. La sua potenza, così onnipotente da es­sere prepotente, tutela la propria sovrana grandezza mediante un giustizialismo che adotta come moneta di scambio il dolore della carne. Essa è dunque documento della scomunica divina. Naturalmente si trasforma anche in esclusione sociale.

Di queste abiette e cupe convenzioni, come si sa, Gesù sarà metodico maestro di sospetto. In esse egli vede nascosta la propensione umana a forgiare caricature del divino a uso e consumo di ben discutibili ordini sociali. Ma la sua vocazione (fin dal principio dei tempi) di essere icona veritiera del Dio dell'alleanza gli impone di scagionare l'immagine di Dio dalle infamie attribuite ad essa da ogni religione da bancarella. I segni di guarigione, che il Figlio opera fra la costernazione stessa di chi ne è oggetto diretto, hanno precisamente questa ragione. Essi si intendono come rivelazione in atto del Dio vero che, di fronte all'uomo fragile, si china ristabilendone l'integrità. Di questo ordinario miracolo non si dovrà fare propaganda ai quattro venti. Il beneficiato ne farà personale atto di fede. Ma che almeno ai sacerdoti però ne sia mostrata la tangibile evidenza. Il loro accertamento è chiamato a leggere il fenomeno clinico come rivelazione dell’Altissimo. Eppure è difficile, per quanto maldestro, chiudere la bocca alla meraviglia. (Giuliano Zanchi) 

 
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