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Sabato, 28 Luglio 2012 09:11

Dio non chiede, si dona per primo

206Il lago si è riempito di barche e di speranze, l’incontro germoglia di domande. Rabbi, quando sei venuto qua? Ti stiamo cercando, perché ti nascondi? E Gesù svela la sua distanza: molto di più di un lago c’è di mezzo tra me e voi... Incompreso, è sempre sull’altra riva. Ma non si arrende. Lui che ha sfamato la folla, ora ne diventa l’affamatore, vuole svegliare un’altra fame, per un pane diverso. Cosa dobbiamo fare per avere questo pane? La risposta è sorprendente: credere, aderire. Sono io che riapro le vie del cielo, che do senso, profondità, forza e canto alla vita. Credere, ma con fede pura: Voi mi cercate solo perché avete mangiato! Gesù interroga la mia fede illusoria: io amo Dio o i favori di Dio? Abramo, padre dei credenti, ama Dio più delle promesse di Dio; i profeti credono nella Parola di Dio più ancora che nella sua realizzazione. E io? Amo i doni che attendo o amo il Donatore? La folla pone la terza domanda: quale segno (ancora non hanno capito!) fai perché pos­siamo crederti? Mosè ci ha dato la manna, ma tu che cosa ci dai? Gesù risponde cambiando i tempi, dal passato al presente, dal Sinai al lago di Galilea, e gli attori: non Mosè ha dato, ma Dio; e quel Padre ancora dà. 'Dio dà'. Due parole semplicissime eppure chiave di volta del Vangelo. Dio non chiede, Dio dà. Dio non pretende, non esige, Dio dà. Non dà pane in cambio di potere, neppure di potere sulle anime. Dio dà vita al mondo. Dà per primo, senza niente in cambio, in perdita. Dio dà vita. A noi spetta però aprirci, accogliere, dire di sì, acconsentire, credere. Io sono il pane della vita. Pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita. Indica amore, dignità, libertà, coraggio, pace, energia. Noi viviamo di pane e di sogni, di pane e di bellezza, di pane e di amore, entrambi quotidiani, entrambi necessari per oggi e per domani. Gesù è colui che mantiene viva questa vita: Dio è amore e riversa amore; Dio è luce e dilaga luce da lui; Dio è eterno e l’eternità si insinua nell’istante. Gesù annuncia la sua pretesa più alta: io faccio vivere! Ho saziato per un giorno la vostra fame, ma posso colmare tutta la vostra vita, tutte le profondità dell’esistenza. L’uomo nasce affamato. Ed è la sua fortuna: ha avuto in dono un cuore più largo e più profondo di tutte le creature messe insieme. E non può vivere senza mistero. Sete di cielo che non si placherà con larghe sorsate di terra. (E. Ronchi)

 
Sabato, 28 Luglio 2012 09:03

Condividere è il vero miracolo

205Il miracolo del pane è l’unico presente in tutti e quattro i Vangeli. Marco e Matteo ne riportano addirittura due redazioni. Si tratta, evidentemente, di un evento decisivo per comprendere la vicenda e il messaggio di Gesù. Il miracolo del pane racconta qualcosa di molto più grande e bello che non la semplice moltiplicazione di cinque pani e due pesci.  Più che un miracolo è un segno, fessura di mistero. Il racconto è pieno di simboli bellissimi: è ormai primavera, tempo di Pasqua; c’è il monte grande simbolo della casa di Dio; c’è molta erba che richiama i pascoli, e il Salmo del buon pastore; ci sono i numeri: cinque pani e due pesci formano il sette, simbolo della pienezza; c’è il pane d’orzo, pane di primizia perché l’orzo è il primo dei cereali che matura, primo pane nuovo; e c’è un ragazzo, neppure un uomo adulto, una primizia d’uomo. Un Vangelo pieno d’inizi, pieno di gemme che fioriscono per grazia. Modello del discepolo oggi è un ragazzo senza nome e senza volto, che dona ciò che ha per vivere, che con la sua generosità innesca la spirale della condivisione, vero miracolo. Il problema del nostro mondo non è la penuria di pane, ma la povertà di quel lievito che incalza e spinge a condividere, a diventare sacramenti di comunione. «Al mondo, il cristiano non fornisce pane, fornisce lievito» (Miguel de Unamuno). E ci sono anche i dodici canestri di pezzi avanzati, uno per ogni tribù, segno di abbondanza dalla quale nessuno è escluso; parola sulle cose: non devono andare perdute perché sono sacre, una santità è iscritta perfino nella materia, perfino nelle briciole del pane. Prese i pani, rese grazie e li distribuì: tre verbi che ci ricollegano subito a ogni Eucaristia. E mentre lo distribuiva, il pane non veniva a mancare, e mentre passava di mano in mano, restava in ogni mano. Il Vangelo neppure parla di moltiplicazione ma di distribuzione. «Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti» (David Maria Turoldo). Gesù rifiuta di essere fatto re ma non rifiuta l’acclamazione a profeta. La profezia gli si addice: è bocca di Dio e bocca dei poveri. Ma dal potere, da tutto ciò che circonda il nome di re, fugge lontano. Non il potere, dunque, ma la profezia per me cristiano, per l’intera Chiesa: essere bocca di Dio e voce dei poveri è il lievito buono che il cristiano fornisce al mondo. (E. Ronchi).
Sabato, 28 Luglio 2012 08:52

Le Suore Oblate del Bambino Gesù a Campitelli

Le-Suore-OblatePer concludere una speciale settimana di formazione delle superiore, le Suore oblate del Bambino Gesù, accompagnate dalla Madre Generale Suor Raffaella Funari, sono giunte nel pomeriggio di giovedì 26 luglio nella Chiesa di Campitelli. In una sorta di pellegrinaggio sulle orme dei Fondatori, i Servi di Dio P. Cosimo Berlinzani e Anna Moroni i quali vissero in questi luoghi ed incarnarono il carisma fondazionale dell’Istituto. A ricordo di questo legame spirituale con Campitelli, le suore hanno offerto ai Padri dell’Ordine della Madre di Dio una copia della tela di G. Lomuscio che rappresenta i due Servi di Dio intenti a mostrare le costituzioni dell’Istituto. Nell’omelia P. Davide Carbonaro Rettore e Parroco di Campitelli, ha ricordato che: “La ricerca e l’attualizzazione del carisma non può prescindere dalle origini, un albero non può fare a meno delle sue radici, e i Servi di Dio hanno affondato le radici della loro spiritualità nel Vangelo di Gesù che rimane la garanzia perenne di identità e verità”.

27 luglio 2012
 
Pubblicato in 2012
Domenica, 22 Luglio 2012 05:53

Nuovo Delegato in India

Nuovo-Delegato-in-IndiaDopo la recente Visita del P. Generale in India, il Consiglio Generale ha provveduto alla elezione del nuovo Delegato Generale nella persona del Rev. P. Johon Lourdu Rajan Modhutagam e Vice Delegato il Rev. Manohar Leo Antony, mentre il Rev. P. Santosh sarà l’economo generale della Delegazione. Il passaggio di consegne con il Delegato uscente, P. Tommaso Petrongelli è avvenuto il 14 luglio con una festa che ha viste riunite le comunità formative e i Padri della Delegazione. P. Tommaso è stato delegato indiano dal 2005 al 2012 dopo questa esperienza missionaria sarà Rettore della Comunità di Santa Maria in Portico a Napoli. P. Tommaso ha affermato il nuovo delegato: “è una personaesemplare peri padrie fratelliindianicon la suavita di preghiera, l'osservanza regolare, lo stile di vita semplice, l'amore sinceroper tuttie il suoimpegnoalla missioneindiana.  A Lui va il Ringraziamento dei fratelli per quello che ha compiuto in questi sette anni  ed ora la delegazionepotràcontinuare a cresceresulla stradache egli ha indicato.

21 luglio 2012

 
Pubblicato in 2012
Domenica, 22 Luglio 2012 05:41

Tenerezza di madre

204C'era tanta gente che non avevano neanche il tempo di mangiare. Gesù mostra una tenerezza come di madre nei confronti dei suoi discepoli: Andiamo via, e riposatevi un po'. Lo sguardo di Gesù va a cogliere la stanchezza, gli smarrimenti, la fatica dei suoi. Per lui prima di tutto viene la persona; non i risultati ottenuti ma l'armonia, la salute profonda del cuore. E quando, sceso dalla barca vede la grande folla il suo primo sguardo si posa, come sempre nel Vangelo, sulla povertà degli uomini e non sulle loro azioni o sul loro peccato. Più di ciò che fai a lui interessa ciò che sei: non chiede ai dodici di andare a pregare, di preparare nuove missioni, solo di prendersi un po' di tempo tutto per loro, del tempo per vivere. È un gesto d'amore, di uno che vuole loro bene e li vuole felici. Scrive sant'Ambrogio: «Si vis omnia bene facere, aliquando ne feceris, se vuoi fare bene tutte le tue cose, ogni tanto smetti di farle», cioè riposati. Un sano atto di umiltà, nella consapevolezza che non siamo noi a salvare il mondo, che le nostre vite sono delicate e fragili, le energie limitate.

Gesù insegna una duplice strategia: fare le cose come se tutto dipendesse da noi, con impegno e dedizione; e poi farle come se tutto dipendesse da Dio, con leggerezza e fiducia. Fare tutto ciò che sta in te, e poi lasciar fare tutto a Dio. Un particolare: venite in disparte, con me. Stare con Gesù, per imparare da lui il cuore di Dio. Ritornare poi nella folla, portando con sé un santuario di bellezza che solo Dio può accendere. Ma qualcosa cambia i programmi: sceso dalla barca vide una grande folla ed ebbe compassione di loro. Prendiamo questa parola, bella come un miracolo, come filo conduttore: la compassione. Gesù cambia i suoi programmi, ma non quelli dei suoi amici. Rinuncia al suo riposo, non al loro. E ciò che offre alla gente è per prima cosa la compassione, il provare dolore per il dolore dell'altro; il moto del cuore che muove la mano a fare.

Stai con Gesù, lo guardi agire, e lui ti offre il primo insegnamento: «come guardare», prima ancora di come parlare; uno sguardo che abbia commozione e tenerezza, le parole e i gesti seguiranno. Quando impari il sentimento divino della compassione, il mondo si innesta nella tua anima. Se an­cora c'è chi si commuove per l'ultimo uomo, questo uomo avrà un futuro.

Gesù sa che non è il dolore che annulla in noi la speranza, non è il morire, ma l'essere senza conforto. Facciamo in modo di non privare il mondo della nostra compassione, consapevoli che «ciò che possiamo fare è solo una goccia nell'oceano, ma è questa goccia che può dare significato a tutta la nostra vita»  (E. Ronchi)
 
Venerdì, 20 Luglio 2012 08:20

Festa del Carmine a Quinta de Tilcoco, Cile

Festa-del-CarmineIl 16 di Luglio scorso, giorno della Vergine del Carmine, Patrona del Cile, tutta la comunità di Quinta de Tilcoco ha rivolto al Signore uno speciale ringraziamento per intercessione della Vergine Maria. Fin dalla mattina c’è stato il saluto del popolo alla Madonna verso le 6 del mattino con il nostro inno nazionale, la nostra danza e la santa messa. Al termine la banda  militare ha eseguito un concerto nella piazza principale in onore della Madre del  Carmelo e in serata, si è svolta la grande procesione e la celebrazione della Eucaristia presieduta dal nostro vescovo Mons. Alejandro Goic, e dal nostro parroco Guillermo Arceu e da altri padri delle parrocchie vicine insieme a tutto il popolo di Quinta di Tilcoco, all’incirca duemila persone. Mons. Goic  ha riportato alcune notizie tragiche successe in questi giorni domandandosi: “Cosa accade con l’uomo di oggi?” E da lì ha riferito la necessità dell’ascolto come quello di Maria a Cana : “Fate quello che Egli vi dirà! Facciamo quello che Lui oggi ci dice: Amare e sostenere la giustizia.

20 luglio 2012
 
Pubblicato in 2012
Roma-per-Santa-Maria-in-PorticoLa solenne celebrazione di Santa Maria in Portico in Campitelli è stata presieduta a Roma dal Signor Cardinale Manuel Monteiro De Castro Penitenziere Maggiore. Il Cardinale ha venerato la piccola immagine di Santa Maria in Portico custodita sull’altare maggiore della Chiesa, salendo la tribuna e sostando in preghiera, poi con il Parroco P. Davide Carbonaro ha intonato l’Ave Maria, affidando alla Madre di Dio le intenzioni del Papa Benedetto per la Chiesa universale. Durante l’omelia il Cardinale ha ricordato come l’icona, tanto cara al Fondatore San Giovanni Leonardi e ai suoi Chierici:  “Raffigura la Vergine Maria con Gesù Bambino in braccio, nel corso dei secoli, è diventata davvero “un porto di rifugio” per il popolo dell’Urbe il quale, in diverse occasioni di pericolo e disagio, è accorso ai piedi di questo altare privilegiato invocando, con successo, l’intercessione di Maria, Romanae Portus Securitatis. Molti Papi hanno nutrito una filiale devozione alla Vergine del Portico come attestano i numerosi rescritti di concessione dell’indulgenza plenaria ai devoti di questa tenera e dolce Madre”. Così ha proseguito Sua Eminenza: “La devozione alla Madre di Dio non consiste in alcun modo “né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa quale vana credulità” di persone immature per età o per formazione carente. Al contrario, segnala il Concilio Vaticano II, procede “dalla fede vera, dalla quale siamo portati a  riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù” (Lumen gentium, 67). L’amore per la Madre di Dio ci spinge a imitarla e, pertanto, al compimento fedele dei nostri doveri, a diffondere la gioia intorno a noi. Ella ci muove a respingere il peccato, anche il più lieve, e ci incoraggia a lottare con impegno contro i nostri difetti, ci stimola a compiere la volontà di Dio in ogni momento”. Al termine del rito il Cardinale ha incontrato la comunità religiosa di Campitelli e la Comunità delle Suore Bonaerensi di San Giuseppe giunte in pellegrinaggio per la conclusione di uno speciale anno mariano della Congregazione. La festa mariana di Campitelli è stata preceduta nella vigilia dai Vespri solenni animati dalla Cappella Musicale diretta dal Maestro Vincenzo Di Betta; dalla fiaccolata e omaggio floreale presso il palazzo dell’Anagrafe di Roma luogo dell’apparizione dell’immagine avvenuta il 17 luglio 524 a Santa Galla e a San Giovanni I.

19 Luglio 2012

  pdf  Omelia di Cardinale Monteiro 17 luglio 2012
Pubblicato in 2012
Mercoledì, 18 Luglio 2012 07:46

Nigeria: ordinazione di Jude Onuoha Chukwudi

ordinazione-di-JudeFesta grande nella provincia ecclesiastica di Owerri.  In effetti quest’anno si commemorano il centenario dell’ arrivo della fede cattolica in questa regione della Nigeria. Nel 1912 missionari portoghesi si fermarono nella famiglia reale di Eze Eyeshi Amadi in Emeckuku per estendere il Vangelo. Oggi, cent’anni dopo, Owerri ha   40% di abitanti cattolici e grande fede delle sue comunità. L’arcivescovo di Owerri Mons. Obinna Antony ha voluto celebrare l’anniversario con l’ordinazione di 24 sacerdoti formati nella sua provincia. Vi  erano presenti il vescovo di Abba, il Vescovo di Orlu, il vescovo di Ahiara e il P. Generale dell’ Ordine della Madre di Dio e oltre 200 sacerdoti. La celebrazione è stata piena di gioia, di fede, di canti nigeriani con una moltitudine di fedeli. La gioia della Diocesi di Owerri è divenuta gioia di tutto l’Ordine della Madre di Dio per aver ottenuto da Dio il suo secondo sacerdote nigeriano. Sono sacerdoti del secondo secolo che saranno plasmati su quello che nel 1912 i missionari europei  hanno lasciato nei loro cuori e, forse, saranno loro ad evangelizzare l’Europa.

Il sacerdote dell’Ordine della Madre di Dio si chiama Jude Chukwudi ed è nato il 18 luglio 1980 in una famiglia cattolica con 5 fratelli. Ha conosciuto l’Ordine  nel 2004 ed è stato mandato nell’Istituto filosofico dei Clarettani. Nel 2008 visse il suo noviziato ad AmaKoia  e fece la sua Professione nelle mani del Vescovo Obinna e del Padre Generale P. Francesco Petrillo. Continuò gli studi nel seminario “Sede della Sapienza” di Owerri. Ricevette la sua Professione Solenne il 18 febbraio 2012. Il 20  febbraio il vescovo lo ordinò diacono  e, oggi, 16 luglio, sacerdote.

Tutto l’Ordine vuole rendere grazia a Dio per questo dono immenso e sostenere il P. Jude con la sua preghiera perchè possa, con il primo sacerdote nigeriano, P. Stephen, lanciarsi  nei primi passi del secondo secolo cristiano.

17 luglio 2012
 
Pubblicato in 2012
Sabato, 14 Luglio 2012 10:11

A due a due

203Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Perché, se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. La prima predicazione è senza parole, è già in questo accompagnarsi, l'uno al passo dell'altro. Partono forti di una pa­rola e di un amico: ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza, un amico per appoggiarvi la solitudine.

E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Il loro messaggio è conversione: giratevi verso la lu­ce, perché la luce è già qui. Le loro mani sui malati annunciano: Dio è già qui, è vicino a te con amore, e guarisce la vita, girati verso di lui. Quello dei dodici è un viaggio dentro l'uomo più autentico, liberato da tutto il superfluo: non portate né pane né sacca né denaro, perché la nostra vita non dipende dai nostri beni, voi vivrete di fiducia: fiducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fiducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d'amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che aprono case e ristorano cuori...» (M. Marcolini).

I dodici, senza parole, con il loro stile di vita, contestano il mondo dell'accumulo, dell'apparire, del denaro. Proclamano: «ci sono due mondi noi siamo dell'altro» (Cristina Campo). In questo mondo altro, la forza non risiede nei grandi mezzi materiali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. La povertà dei discepoli fa risaltare la potenza creativa dell'amore. Invece le cose, il denaro, i mezzi, lungo i secoli hanno spento la creatività della Chiesa. L'annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamente grande. Sono partiti a due a due, con niente. Ma i dodici avevano un fuoco. Il fuoco si propaga col fuoco. Entrati in una casa lì rima­nete. Ecco il punto di approdo: la casa, il luogo dove la vita nasce ed è più vera, abbracciata dal cerchio degli affetti che fanno vivere. E il Vangelo deve essere significativo lì, nella casa, deve par­lare e guarire nei giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando l'anziano perde il senno o la salute... Se in qualche luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i discepoli non oppongono risentimenti solo un po' di polvere scossa dai sandali. E non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi per un rifiuto: c'è un'altra casa poco più avanti, un altro villaggio, un altro cuore. All'angolo di ogni strada germoglia l'infinito. (E. Ronchi).
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La-nuova-scuola-IIl P. Generale  si trova in visita Nigeria tra i nostri fratelli. Mentre si prepara all’ordinazione sacerdotale del secondo nostro fratello Jude, si è recato al cantiere della nostra scuola di Amakoia per prendere contatto con l’impresa che la costruisce. La scuola, che ricordiamo, era il regalo del IV centenario di san Giovanni Leonardi, che  abbiamo vissuto in pienezza nel 2009. La scuola, offerta da tanti benefettori, ma in particolare la Conferenza Episcopale Italiana, sta diventando una realtà. La EsseGiElle,  è stato il promotore di tutto il progetto che verso la fine dell’anno starà pienamente al servizio dei ragazzi nigeriani con l’apporto dei nostri religiosi.

13 luglio 2012

 
Pubblicato in 2012
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