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Venerdì, 01 Novembre 2019 22:43

Diecimo, 25° Missione OMD in India

25smo missione_indiana9 ottobre 2019.    1. Essere qui e tentare di assorbire la potenza dello Spirito che soffia da secoli su questo luogo, sul battistero dove i coniugi Leonardi portano il loro bambino, in questa chiesa che ha accolto le sue prime preghiere, le sue prime celebrazioni eucaristiche e successivamente ha raccolto la tempesta dolorosa nel suo cuore innescata dalle avversità e dal rifiuto nei suoi confronti creati ad arte …Qui certamente si è rifugiato quando è dovuto partire di nascosto, la mattina presto, senza salutare i confratelli, i suoi figli spirituali, spaventati perché lo avevano accolto per un giorno, benché avesse la protezione delle bolla pontificia, mentre gli avversari erano alla porta, pronti a chiudere ogni canale di sostentamento. In questo luogo, mi piace crederlo, Giovanni Leonardi ha trovato tanta pace e invece di rinunciare ai sogni ne ha concepito di più arditi, come varcare i confini dell’Italia, confini abbastanza stretti intorno a lui, quasi a diventare mura di detenzione, e da qui ha guardato il mondo e le sue necessità, l’urgenza di essere evangelizzato lo ha spinto a formulare un progetto con il quale diversi secoli fa egli è approdato alle Indie.

Secondo le nostre tradizioni, quando egli consultò il suo confessore esprimendo il desiderio di partire per la missione, gli fu risposto: Padre Giovanni, le tue Indie sono l’Italia.

Da questo rifiuto è nata Propaganda Fide, oggi Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che deve proprio al Leonardi la sua ideazione. Una di quelle idee che facilmente si definiscono stramberie, stranezze, fantasticherie, e poi quando pian piano prendono forma e si concretizzano manifestano tutta la forza profetica proveniente dallo Spirito.

Andare nelle Indie fu il sogno di Giovanni Leonardi, sogno compiuto in maniera imprevedibile, da altri protagonisti, che perciò conserva fino ad oggi la sua inarrestabile valenza di intuizione grandiosa, una di quelle che riempiono la vita non di una sola persona, ma di una moltitudine.

Con il 25° che celebriamo oggi, forse non corrispondono i numeri: è una storia molto più antica, ma corrisponde l’ideale e più ancora corrisponde una Parola, la Parola, quella che abbiamo ascoltato e che non può non riscaldare il nostro cuore e la nostra volontà.

2. Se oggi ascoltiamo la Parola di Dio accolta, interpretata e vissuta da San Giovanni Leonardi, anche noi usciremo convinti che la nostra esistenza non può essere contenuta entro i semplici schemi a cui ci siamo adattati: tutti dobbiamo uscirne, tutti dobbiamo diventare portatori di questo messaggio, con lo slancio giovanile di chi si imbarca su una nave o su un aereo, oppure di chi più pragmaticamente si mette a disposizione della stessa Parola in ambito più familiare ma non per questo meno bisognoso dell’annuncio. Quando faremo nostre le indicazioni di Papa Francesco che spinge la Chiesa a mettersi in uscita, allora ci accorgeremo che tanti fratelli e sorelle lo hanno fatto prima di noi.

Qual è la caratteristica degli annunciatori che Gesù manda a preparare la strada davanti a lui? Cosa devono portare? Come devono vestirsi? Cosa devono studiare? La sobrietà, mi piace chiamarla così, che gli apostoli dovranno indossare, è funzionale al contenuto di quello che annunciano. Non servono studi prolungati, non servono apparati elettronici potenti e sofisticati, non servono vestiti sontuosi: quello che serve è la fede, la fede, la certezza che la Parola basta a se stessa, che se io credo la Parola esplode, fa i miracoli, guarisce i malati…quando gli apostoli tornano e raccontano a Gesù dimostrano con la loro meraviglia che ancora non avevano compreso, dicono: anche satana era sottomesso a noi…se diciamo la Parola di Gesù, anche i malati guariscono, anche gli spiriti immondi sono allontanati.

La Parola annuncia il Regno, il Regno è Gesù. Abbiamo ascoltato questa Parola? Abbiamo accolto Gesù? Come lo accolse Giovanni Leonardi, come lo hanno accolto tanti e tante nella chiesa? Senza cavilli, senza vestiti belli, senza cercare il primo posto? …Questo è l’annuncio. L’annuncio prima di tutto deve conquistare noi. I primi a esserne investiti, i primi a cambiare vita, i primi a mettersi a disposizione, i primi a raccontare con emozione quello che il Signore ha fatto per noi. Gesù è la Parola, quando l’ascolti, quando l’accogli la vita cambia, comprendi che ormai gli appartieni. Gesù, il salvatore, il Verbo di Dio incarnato, è lui che ci ottiene il dono dello Spirito per cui la nostra vita viene trasformata e diventa dono, come quella di Gesù. D’ora in poi, fa di me quello che credi…Cristo è la misura di tutte le cose, come dirà Giovanni Leonardi e come oggi ripete a noi. Tutto quello che avete fatto e tutto quello che avete intenzione da fare, ha valore e senso se entra nella misura di Cristo. Ecco la partenza di ogni missionario. Credo che oggi dobbiamo dire a ogni fratello che chiede di entrare nell’Ordine fondato da Giovanni Leonardi, se ha preso la giusta misura per la sua vita. Se si è liberato da ogni forma di mondanità, da ogni personalismo, se è pronto a partire per le Indie. E’ questa la condizione perché anche i non credenti si avvicinino al Vangelo e quindi il regno si estenda, se la misura dei nostri passi, delle nostre intenzioni è Cristo.

Servitori, amministratori di questa Parola, non proprietari, obbligati a pronunciarla perché Gesù ci ha preceduti. Il suo è un richiamo irresistibile. Con lui diciamo ai più poveri, ai prigionieri, agli umiliati: il Regno è alle porte. Conta usare la misura di Cristo, cioè mostrare che non siamo noi a possedere la Parola ma è la Parola che possiede noi, noi vogliamo solo servire, ma volgiamo farlo con tutto il cuore. Non possiamo farlo per umana convenienza, ma solo perché è Gesù con il suo amore che ci spinge. Questa Parola ci fa respirare l’umanità e la sua disperata esigenza di essere messa a contatto con Cristo. Cadano i personalismi, si affermi la misura di Cristo.

3. Lo sbarco in India, 25 anni fa, è stata una risposta tardiva? Una obbedienza fuori ordinanza, oppure il compimento di un progetto che è più grande di noi, non solo di quelli che ci abbiamo lavorato e ci stiamo lavorando, ma di tutti noi e delle nostre belle intenzioni? Anche oggi siamo chiamati e inviati, chiamati alla fede, chiamati ai sacramenti, chiamati a vivere nella comunità cristiana e nello stesso tempo inviati: inviati a testimoniare, a ripetere con le nostre parole e con le nostre opere, con le nostre scelte, con le nostre rinunce, con le nostre lacrime, inviati a ripetere: il Regno è dentro di voi, Gesù è qui, il nostro Salvatore, colui che ha garantito per noi…Un impegno troppo grande per potere dire che è stata opera nostra. La missione è un’opera grande anche oggi. Rispondere ogni mattino alla chiamata, è più grande di me, ho bisogno di aiuto, di stimoli per rinnovare il mio sì. Tutti noi, battezzati, ogni giorno veniamo chiamati a spingere in avanti i confini del regno, ma sappiamo quanta fatica. Fatica a convincersi che il Signore ci chiama, fatica ad accettare che la nostra missione si svolga alla porta di casa, fatica a spogliarci del nostro abbigliamento sfarzoso, delle nostre comodità, dei nostri pregiudizi, dei nostri diritti che si contrappongono ai diritti di altri. Questa fatica quotidiana si può solo superarla con la ferma fede che noi tutti siamo chiamati, operai anche della ultima ora, il tramonto: ma chiamati da una voce che ci coinvolge. Lasciamoci dunque coinvolgere, mettiamoci nella tenuta di chi è pronto a partire, ogni mattina, e diamo la nostra disponibilità. Tempo, servizi, compagnia, denaro, coinvolgimento, presenza, testimonianza, c’è ancora una chiamata per te, quella che solo puoi leggere nel tuo intimo, quella che ti chiede di dire il tuo sì incondizionato…pronuncialo e parti. E non voltarti indietro. Il tuo cuore sia per Cristo. Ecco la missione, anche oggi e anche domani. Non fare i conti, non dare alla missione lo scarto del tuo tempo o dei tuoi bene, dà il cuore. Dallo ogni giorno.

Venticinque anni fa, dopo sei anni di preparativi, siamo andati in India. Eravamo in quattro, con me c’era P. Bruno, il primo sacerdote indiano, P. Maschio, uno studente. I lavori sono in corso, in quella che sarà la nostra prima casa e quindi veniamo accolti in una struttura diocesana vicina. Sperimentiamo la povertà, la provvisorietà…

Guardando adesso gli anni che sono passati, possiamo solo ringraziare il Signore che ci ha spinti alla missione, ci ha fatto incontrare le persone giuste, ha guidato i nostri passi incerti, tenendoci per mano.

Dobbiamo dire che da subito si è capito che si trattava e si tratta di una missione in cui non si può scindere la valenza umana, sociale, economica, promozionale da quella evangelica. Il vescovo ci ha chiesto di portare nella diocesi l’esperienza della nostra umanità soprattutto nell’ambito scolastico. Così ci siamo lasciati coinvolgere in un lavoro di qualificazione delle strutture e di aiuto alle persone, soprattutto agli ultimi, che in India vuol dire le donne. Così oltre alla costruzione o al rifacimento degli edifici, veniva il progetto di scuola superiore per le ragazze. Questo è stato il filo del nostro radicamento: in India è non si può entrare se non come turisti, è proibito predicare all’esterno delle chiese, ma è consentito far crescere dentro le mura di una scuola i valori della giustizia e della verità. Accanto alle scuole sono venuti i due seminari, i luoghi dello spirito per i nostri giovani, e poi pian piano le parrocchie e il desiderio di crescere e di testimoniare anche fuori dall’India le meraviglie che il Signore ha compiuto. Con i 25 anni si può dire che un ciclo si chiude e un altro si apre. Finora la missione è stata nella sua minore età, ha avuto bisogno di continuo sostegno. Oggi, si volta pagina sia sul piano economico che progettuale. La missione guarda lontano e si prepara a partire.

 Dal primo viaggio fatto insieme a P. Francesco, fino all’ultimo dello scorso marzo per la visita canonica e per la celebrazione iniziale del 25° della missione non si possono contare solo gli anni. Ci sono state tante persone, sia in India che in Italia, che hanno sostenuto la stessa missione e ne hanno fatto motivo di vita…Come non ricordare P. Bruno, la sua presenza di uomo di preghiera, capace di sopravvivere con qualche biscottino, dedito però alla missione e quindi impegnato a imparare la difficile lingua tamil, per potere almeno celebrare…e poi P. Innocenzo, P. Tommaso e, ovviamente, P. Francesco che dall’inizio ha sostenuto la missione e ha dato l’impulso per la costruzione della nuova scuola che oggi costituisce una speranza per il futuro…. Quindi P. Methos che parte per la Nigeria, seguito da P. Sekar, per impiantare anche in quella nazione la presenza dei Padri leonardini. E così gli altri Delegati, P. Lourdu e P. Manohar, fino all’attuale P. Donathius. Voglio salutarli tutti e ringraziarli a nome dell’ordine e della Chiesa. Nel gennaio scorso, il grande dono di otto nuovi sacerdoti, preludio dei 25 anni. Essi sono tutti già impegnati nel campo della missione, uno di loro nella lontana Indonesia dove il seme è già stato sparso e comincia a spuntare. Ma la Delegazione indiana, oggi, è attiva non solo in India, nei due seminari e in sette parrocchie e nel paese natale del Fondatore, ma è presente numerosa in Italia e anche in Cile con un sacerdote parroco a Quinta de Tilcoco. E sta alla ricerca di nuovi lidi, dove portare il proprio servizio e la testimonianza.

Diremo a tutti loro il nostro grazie? Sì. Ma con la consapevolezza che il grazie va allo Spirito che suscita buoni desideri, noi possiamo dire solo: siamo servitori, abbiamo fatto quello che dovevamo. E vogliamo farlo con il medesimo atteggiamento di servizio. Questo ci avvicina al Santo Fondatore, al suo servizio totale alla Chiesa, e ci identifica con Cristo Gesù, venuto per servire e non per essere servito.

4. Qui era prevista la conclusione dell’omelia. Ma ieri è giunto il rescritto della Penitenzieria Apostolica nel quale Papa Francesco ha voluto concedere all’Ordine della Madre di Dio e a tutti i fedeli animati dai medesimi sentimenti di fede speranza e carità il dono della indulgenza plenaria, da ottenere ogni qual volta, durante l’Anno Mariano, si celebrerà in onore della Vergine Madre. Mi piace così chiudere entrando una volta di più in questo tempio dedicato a Maria Assunta in cielo. A lei la custode della nostra fede, chiediamo che sia custode della fedeltà alla nostra vocazione. Non solo quella religiosa o presbiterale, anche quella familiare. Come non riconoscere che la famiglia del nostro Santo è stato il vero cenacolo dove si è temprato il suo carattere e la sua fede con la devozione alla Vergine Assunta? Come non riconoscere che la devozione all’Assunta ha conservato nel corso dei secoli questa comunità, questo borgo, unito, attivo e fiero della propria storia? Diamo gloria a Dio per i secoli di fede di questa comunità cristiana, diamo gloria per i 445 anni dell’Ordine e specialmente diamo gloria a Dio per i 25 anni di gioiosa donazione della missione indiana e chiediamo al nostro Santo di accompagnare tutta la sua famiglia, lo sguardo fisso alla realtà eterna che ci attende, e impegnata a lato di tutti i fratelli e sorelle che sulla terra attendono un gesto e una parola di incoraggiamento.

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Pubblicato in 2019
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Mercoledì, 09 Ottobre 2019 09:45

LA FESTA DEL SANTO NELL'ANNO MARIANO OMD

festa-di-un-santo 2S. Giovanni Leonardi
Giovanni Leonardi, Fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio e Cofondatore del Collegio Urbano di Propaganda Fide, nacque a Diecimo (Lu) nel 1541, morì a Roma il 9 ottobre 1609 e fu canonizzato il 17 aprile 1938. Dalla sua prima giovinezza fino alla piana maturità, contemporaneamente alla professione di speziale, frequentò la compagnia dei Colombini, uno dei centri laicali nei quali si coagulava la reazione cattolica al diffondersi sempre più capillare nello stato luchese delle sollecitazione cattolica luterane. Questa prima esperienza di impegno ecclesiale lo indusse ad una scelta più radicale e totalizzante, attraverso il sacerdozio, realizzata nel 1571. Tre anni dopo fondò l’Ordine della Madre di Dio. Gli inizi del suo sacerdozio sono contrassegnati dalla premura verso i fanciulli per i quali istituì la Compagnia della Dottrina Cristiana e pubblicò un manuale di catechesi. Il suo radicalismo evangelico lo pone in conflitto con il diffuso dissenso religioso. Giovanni Leonardi dovette pagare con la velata diffidenza o l’aperto contrasto, fino all’esilio, le sue scelte di ortodossia e di fedeltà al pontificato romano. Nel 1592 è Amministratore Apostolico nel Santuario della Madonna dell’Arco (Napoli). Dal 1596 al 1601 visita e riforma, per incarico di Clemente VIII , le Congregazioni benedettine di Montevergine e di Vallombrosa e poi quella dei Servi di Maria di Firenze. Infine intorno al 1607 – 1608 dà vita a quello che in seguito sarebbe divenuto il Collegio di Propaganda Fide, in realtà ufficialmente eretto da Urbano VIII, ma il cui primo progetto fu espresso dalla creatività del Leonardi. Nell’estate del 1609, nel corso di un’epidemia di tipo influenzale, colpito da una febbre violenta, all’alba del nove ottobre rendeva a Dio la sua anima. La figura del Leonardi si colloca in tutto quel moto di revisione ecclesiale più noto col nome di riforma cattolica. Egli ebbe il dono di una singolare lettura dei segni di un tempo che andava trasformandosi radicalmente. Come suo personale carisma seppe proporre le nuove tensioni e gli antichi interrogativi dell’uomo in termini di continua verifica interiore e di coerente testimonianza evangelica.

Pubblicato in 2019
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Martedì, 30 Luglio 2019 08:44

L'ANNO MARIANO OMD

Corrono le_StelleE' stato registrato  a cura dell'Associazione La Cantoria l'Inno Ufficiale  per l'Anno Mariano OMD 15 Agosto 2019/2020. L'Inno è stato composto dal M.stro Rosalba Lamacchia  con testo di Francesco Fabrizio Piccolo. 
A tutti il più sentito grazie dall'Ordine della Madre di Dio per la disponibilità e il generoso contributo

                                                                                                       
                                                                                                 IL TESTO IN PDF:    pdf  Inno in italiano pdf (525.22 kB 2019-08-17 17:33:02)


Pubblicato in 2019
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Domenica, 26 Marzo 2017 07:14

Gesù, Luce del Mondo

378La quarta Domenica di Quaresima è conosciuta come “Laetare (Rallegratevi) Domenica”, esprimendo la gioia della Chiesa in attesa della risurrezione di nostro Signore. Le letture di oggi ci ricordano che è Dio che ci dà una visione corretta nel corpo, così come nell'anima e ci insegnano che dovremmo essere costantemente in guardia contro la cecità spirituale. La prima lettura, tratta dal primo libro di Samuele, descrivendo l'unzione di Davide come secondo re d'Israele, illustra come ciechi siamo nei nostri giudizi e quanto abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio. Nella seconda lettura, San Paolo ricorda agli Efesini della loro nuova responsabilità come figli della luce per vivere come figli della luce, producendo ogni tipo di bontà e giustizia e verità. Presentare il miracolo del dono di Gesù di vista a un uomo cieco nato, Vangelo di oggi ci insegna la necessità di aprire gli occhi della mente per fede, e ci avverte che coloro che assumono che vedono la verità sono spesso ciechi, mentre coloro che riconoscono la loro cecità sono date visione chiara. In questo episodio, la persona più improbabile, vale a dire il mendicante cieco dalla nascita, riceve la luce della fede in Gesù, mentre i farisei, legge-istruiti religione orientata rimangono spiritualmente ciechi. Per vivere da cristiano è quello di vedere, di avere una visione chiara su Dio, su noi stessi e sugli altri. Le nostre preghiere e sacrifici quaresimali dovrebbero servire a guarire la nostra cecità spirituale in modo che possiamo guardare gli altri, vedere loro come figli di Dio e amarli come i nostri fratelli e sorelle salvati dalla morte e risurrezione di Gesù.

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Martedì, 28 Giugno 2016 11:31

Al via i lavori del 111° Capitolo Generale OMD

111-capitolo“Il Vangelo è un viaggio da percorrere in compagnia dello Spirito”. Con queste parole l’Arcivescovo di Lucca Italo Castellani ha salutato i religiosi dell’Ordine della Madre di Dio radunati nel Santuario di Maria SS. della Stella  a Migliano (LU) per celebrare il 111° Capitolo Generale. Seguire il Vangelo oggi è: “rispondere alla chiamata del carisma leonardino”. Gesù stesso “si preoccupa di tutte le resistenze che possiamo opporre alla sua Parola,  cosicché il discepolo non pone la sicurezza su se stesso o i propri beni ma in Dio”. C’è una “chiamata diretta al discepolato che propone l’imperativo: “Seguimi!”; tuttavia prosegue Mons. Castellani,  sono: “innumerevoli i se e i ma che possiamo opporre al Signore per sottrarci alle esigenze del Vangelo”. Tu comunque “annunzia il Regno!”. Questa parola: “ davanti agli scenari del mondo che cambia velocemente, deve avere la forza e la lungimiranza della profezia”. Al termine dell’omelia il Vescovo è grato alla storia dell’Ordine che in questi giorni: “si affaccia al discernimento ed invita a pensare lo spirito leonardino non come un masso granitico che pur conserva la verità, ma come una identità aperta che storicizza nel tempo il carisma”. Inoltre, invita i capitolari a pensare l’identità dell’istituto fondato da San Giovanni Leonardi come: “Un albero piantato nel fiume in attesa di mille primavere” e con il desiderio di porsi in ascolto dello Spirito che: “Parla attraverso i segni di speranza nella società e nell’umanità dove operiamo”. E conclude chiedendo ai religiosi OMD di: “ripartire dai luoghi fondativi non sotto il segno di una emotiva nostalgia del passato, ma nella piena e coraggiosa rivitalizzazione della identità leonardina”.  Al termine i padri sotto l’invocazione dello Spirito hanno cominciato i lavori capitolari. 


Pubblicato in 2015
Sabato, 28 Maggio 2016 11:51

Voi Stessi Date Loro Da Mangiare

375Onoriamo e adoriamo oggi il “Corpo del Signore”, spezzato e donato per la salvezza di tutti gli uomini, fatto cibo per sostenere la nostra “vita nello Spirito”. Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci per nutrire la folla che lo seguiva: il cibo fisico agisce in me anche quando non ci penso, anche quando dormo si trasforma in carne, sangue, energie vitali. Il cibo spirituale è diverso: è efficace se io collaboro con Cristo, che vuole trasformare la mia vita nella sua.

L’Eucaristia è la festa della fede, stimola e rafforza la fede. I nostri rapporti con Dio sono avvolti nel mistero: ci vuole un gran coraggio e una grande fede per dire: “Qui c’è il Signore!”. Se guardo a me stesso, mi trovo sempre piccolo, imperfetto, peccatore, pieno di limiti. Eppure Dio mi ama, come ama tutti gli uomini, fino a farsi nostro cibo e bevanda per comunicarci la sua vita divina, farci vivere la sua vita di amore.

L’Eucaristia non è credibile se rimane un rito, il ricordo di un fatto successo duemila anni fa. È invece una “scuola di vita”, una proposta di amore che coinvolge tutta la mia vita: deve rendermi disponibile ad amare il prossimo, fino a dare la mia vita per gli altri. Secondo l’esempio che Gesù ci ha lasciato.

Venerdì, 20 Maggio 2016 10:23

Il Vescovo Oscar Blanco OMD accolto a Calama Cile

p.-oscar-ok"Da questa porta d'ingresso a Calama Cristo ci accoglie tutti".  Giovedi 19 maggio. Sono le prime parole del saluto di Mons. Oscar Blanco nel suo ingresso ufficiale nella Diocesi di Juan Bauptista de Calama. Ai piedi della monumentale statua del Cristo che sovrasta il paesaggio lunare del deserto di Atacama. In lontananza l'oasi di Calama dove Papa Francesco ha chiamato P Oscar a servire un popolo buono e lavoratore, ricco di tradizioni religiose aperto alla speranza, al dialogo e all'accoglienza. Nei saluti ufficiali si sono alternate autorità  civili e religiose. Il saluto di Mons. Oscar è  stato preceduto dalle parole del Nunzio Apostolico in Cile S.E.  Mons. Ivo Scapolo. Il Vescovo Oscar circondato da alcune rappresentanze della Diocesi e da numerosi ragazzi e ragazze alcuni in costume tradizionale, ha salutato la Chiesa che ora è  chiamato a servire ricordando a tutti che: "Da questo luogo simbolico, dalla porta di Calama noi entriamo attraverso la porta che è  Cristo, entriamo in una città  che chiede la giustizia e la pace; per questo vi domando di lavorare tutti uniti. Dio vi benedica". Nella serata di ieri in una celebrazione presieduta in Cattedrale dal Nunzio Ivo Scapolo, Mons. Oscar ha recitato la professione di fede e al termine della liturgia eucaristica, in segno di profonda comunione con L'Ordine della Madre di Dio, ha ricevuto una reliquia del Fondatore San Giovanni Leonardi che da oggi vegliera' sulla Chiesa di Calama.


Pubblicato in 2015
Sabato, 14 Maggio 2016 10:27

Respirare lo Spirito santo

372Oggi è il giorno della Pentecoste, il giorno della discesa dello Spirito Santo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù, e improvvisamente discese su di loro, sotto forma di lingue di fuoco, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Gesù aveva promesso ai suoi Apostoli che non li avrebbe lasciati orfani e aveva detto loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Questa promessa si è realizzata proprio nel giorno della Pentecoste.
La prima lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive quel giorno, nel quale fu formata la Chiesa. A Nazareth, lo Spirito Santo era disceso sulla Vergine Maria per formare il corpo di Cristo; nel Cenacolo a Gerusalemme il Paràclito discese per formare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli erano timidi e timorosi, non osavano predicare al popolo; mentre, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi iniziarono a predicare con coraggio, e così fecero fino alla suprema testimonianza del martirio.
Nel giorno di Pentecoste, che era già una festività giudaica, erano riuniti a Gerusalemme ebrei giunti da diverse parti del mondo allora conosciuto. Alcuni venivano dalla Mesopotamia, altri dalla Cappadocia, dall'Egitto e dall'Arabia. La cosa più sorprendente fu che ciascuno di loro sentì predicare gli Apostoli nella propria lingua. Fu chiaramente un miracolo che indicava come il Vangelo doveva essere predicato in tutto il mondo, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Nella loro predicazione, gli Apostoli erano istruiti interiormente dallo Spirito Santo. Gesù lo aveva detto chiaramente: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto in dono anche noi. Lo abbiamo ricevuto già con il Battesimo, ma è soprattutto con la Cresima che il Paràclito è disceso su di noi e ci ha arricchiti con i suoi Sette Doni. Lo Spirito Santo è il nostro Santificatore. Lo dobbiamo pregare frequentemente, affinché, come dice san Paolo nella seconda lettura, non ci facciamo dominare dalle opere della carne (cf Rm 8,8), ovvero dal peccato che continuamente ci minaccia. Sarà una cosa molto bella ripetere ogni giorno, magari al mattino, la bella Sequenza allo Spirito Santo che abbiamo recitato prima della lettura del Vangelo. Con questa stupenda preghiera abbiamo domandato al Paràclito che ci invada nell'intimo del nostro spirito, che lavi la nostra anima, che la irrighi se arida, che la sani se piagata, che la scaldi se gelida. Recitiamo questa Sequenza con amore e attenzione.
La parola Paràclito, con cui è chiamato lo Spirito Santo, significa Consolatore. Egli ci consola nelle nostre miserie e guida la nostra preghiera, ispirandoci ciò che è bene domandare al Padre. Lo Spirito Santo arricchisce la nostra anima con i suoi Sette Doni, che ci fanno essere dei santi cristiani. Essi sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo.
Il primo dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra Fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta da prendere secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
Preghiamo con fiducia lo Spirito Santo che questi piccoli semi, nella nostra vita, giungano a perfetta maturazione.
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Sabato, 07 Maggio 2016 10:34

Di questo voi siete testimoni

371La morte di Gesù ha costituito uno scandalo per i suoi discepoli, perché essi si erano plasmati un Cristo senza croce. Ma Gesù di Nazaret è il Messia; e non esiste altro Messia che il crocifisso e il glorificato. È attraverso la catechesi del Signore, risuscitato, che i discepoli capiscono che il Messia doveva soffrire e risuscitare dai morti. Era il disegno di Dio manifestato nelle Scritture. Il senso della croce e dell’accompagnamento dei discepoli sulla croce, si scontra con l’intelligenza, con il cuore e con i progetti dell’uomo.

Affinché i discepoli possano essere i testimoni autorizzati di Gesù Cristo, non solo devono comprendere la sua morte redentrice, ma anche ricevere lo Spirito Santo. Gesù si separa dai discepoli benedicendoli e affidandoli alla protezione di Dio Padre. Ascensione del Signore al cielo e invio dello Spirito Santo, per fare dei discepoli dei testimoni coraggiosi e per accompagnarli fino al ritorno di Gesù, sono strettamente collegati.

Lo Spirito Santo aumenterà la potenza della parola del predicatore e aprirà l’intelligenza degli ascoltatori. Della vita fragile del missionario egli farà una testimonianza eloquente di Gesù Cristo morto sulla croce e vivo per sempre. Nel mondo, al fianco dei discepoli, lo Spirito Santo sarà il grande Testimone di Gesù.

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atti-okL’edizione di Osservatore Romano di Domenica 1 maggio ha presentato in un articolo di Davide Carbonaro, gli Atti che raccolgono i contributi dei centenari della morte di San Giovanni Leonardi (1609) e della nascita di Ludovico Marracci (1612). Di seguido proponiamo l’articolo titolato:“Secoli specchio del presente”.

Nel secolo XVI e nel  XVII: “Si delinearono le premesse della futura cultura contemporanea, caratterizzata da una indebita scissione tra fede e ragione, che ha prodotto tra i suoi effetti negativi la marginalizzazione di Dio, con l'illusione di una possibile e totale autonomia dell'uomo il quale sceglie di vivere come se Dio non ci fosse”. Con queste parole Papa Benedetto XVI contestualizzava in una catechesi del 2009 la figura, l’opera e l’intuizione profetica di San Giovanni Leonardi (1541-1609), di cui in questi giorni escono per i tipi della Libreria Editrice Vaticana gli atti del Convegno internazionale che nel 2009 commemorava il IV centenario della sua  nascita al cielo: San Giovanni Leonardi amico dei Santi. Personaggi, movimenti e modelli nell’esperienza spirituale e pastorale del Santo lucchese. In effetti, la vita del Leonardi fu segnata fin dall'inizio da una intima relazione con Cristo, ne riconobbe la signoria, non distolse lo sguardo dal suo volto, lo propose come una sorgente di verità a quanti vollero seguirlo nell'avventura dell'istituzione che lo Spirito fece sorgere dalla sua intelligenza e dal suo cuore. Amò e difese la Chiesa in un tempo di profonde lacerazione e contraddizioni, ebbe modo di subire numerose tribolazioni soprattutto da coloro che erano a lui più vicini. Servì i più piccoli investendo tempi ed energie per educare alla fede, rimodellò secondo le esigenze del Vangelo la vita consacrata chiedendo a tutti di fare gli interessi di Cristo. Gli Atti con i contributi di Benedetto XVI; Davide Carbonaro; Gian Luca D’Errico; Francesco Danieli; Adolfo Gacia Duran; Vittorio Pascucci e Gianfranco Ravasi, propongono una rilettura sincronica e diacronica di quelle “istanze di riforma ecclesiale” che accompagnarono il Fondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio durante il servizio di Visitatore apostolico. E questo senza nulla togliere al bagaglio di esemplarità che traspariva dalla sua vita e dalle sue parole. Fu il connotato dell’amicizia spirituale con San Filippo Neri, San Giuseppe Calasanzio e tanti altri protagonisti della riforma della Chiesa che lo spinse a proporre, lui che in giovane età aveva esercitato l’arte dello speziale, la vigorosa medicina del Vangelo che instillò nei due memoriali rivolti a Papa Paolo V.  Il primo per la Riforma universale della Chiesa e l’altro per l’istituzione del Collegio di Propaganda Fide, le cui prime fondamenta vennero gettate con due amici, Juan Baptista Vives e Martin de Funes.  Di questa opera il Leonardi non ne vide la realizzazione, ma con lungimiranza la affidò al Papa: “Il Capo che ha da governare questa Congregazione et che sarà incominciata da lui”. Ed è  proprio nel solco di questa intuizione che nella metà del XVII secolo una dei figli del Leonardi per incarico di Papa Innocenzo XI e del Propaganda Fide, compirà l’ardua opera di mediazione culturale che fu la traduzione del Corano in latino (Alcorani textus universus) e della Bibbia vulgata in arabo (Biblia Sacra Arabica). Si tratta del lucchese P. Ludovico Marracci (1612-1700) di cui l’Ordine della Madre di Dio ha voluto in occasione del IV centenario dalla nascita riscattare la figura e l’opera, con due convegni celebrati a Roma e a Lucca nel 2012 e 2013. Le riflessioni sono confluite negli atti: Il Corano e il pontefice. Ludovico Marracci fra cultura islamica e Curia papale, a cura di Gian Luca D’Errico, Carocci editore, Roma 2015. I contributi affidati a Ignazio Del punta; Luca Santini; Gian Luca D’Errico; Francesco Bustaffa; Luca Andreoni; Giovanni Pizzorusso; Roberto Tottoli; Giovanni Rizzi; Paolo Branca; mettono in evidenza le implicanze, scientifiche, ermeneutiche e culturali che sottostanno al metodo di P. Marracci, senza escludere le prospettive odierne per quanto riguarda il dialogo e l’incontro tra cultura cristiana ed islamica. Le competenze di Marracci in campo linguistico sono attestate dall’assegnazione della cattedra di lingua araba alla Sapienza di Roma, affidatagli dal Pontefice Alessandro VII nel 1656 e che tenne per quarant’anni. Il testo degli atti oltre una presentazione prosopografica e del contesto storico in cui visse Marracci analizza il ruolo che egli ebbe presso la Congregazione romana del Sant’Uffizio e in quella dell’Indice. I diversi consulti rilasciati alle congregazioni ed in particolare ai pontefici, evidenziano la rottura di cui si fece interprete nei confronti dell’intransigenza del partito curiale dominante.  La sua levatura e confidenza con il Papa Innocenzo XI , di cui fu confessore, incisero in quella che è passata alla storia come “svolta innocenziana”. Gli atti infine,  approfondiscono le componenti culturali e le competenze scientifiche del Marracci orientalista e traduttore; l’uso delle fonti  con le quali lavorò, facendo confluire  criteri ermeneutici; teologici e missionari. Tutto ciò, ci permette di affermare con M. A. Ayuso Guixot, che: “Con il Marracci l’orientalismo scientifico fa i suoi primi passi”.

Pubblicato in 2015
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