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Giovedì, 04 Settembre 2025 06:52

Il collirio della grazia che guarisce lo sguardo. II giorno di Esercizi spirituali

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Il secondo giorno degli Esercizi Spirituali predicati da don Antonio Parrillo nella Curia Generalizia dell’Ordine della Madre di Dio ha avuto come filo conduttore la vista. Dallo sguardo affannato dei discepoli al sepolcro, al pomeriggio trascorso accanto ai due viandanti di Emmaus, le meditazioni hanno invitato i partecipanti a riscoprire il dono degli occhi interiori, capaci di andare oltre l’apparenza e riconoscere la presenza del Risorto.

 

La corsa in penombra: occhi affannati al sepolcro

La meditazione mattutina ha portato i presenti dentro gli occhi di Maria di Magdala, di Pietro e del discepolo amato. Ognuno con il proprio sguardo, colto nella corsa verso il sepolcro, ci rappresenta nelle nostre ricerche e nei nostri vuoti.

Don Antonio ha ricordato che “gli occhi come finestre dell’anima ci permettono di affacciarci sul mondo esterno e permettono al mondo esterno di entrare in noi attraverso immagini, forme, proporzioni, colori…”.

Maria corre nella penombra: immagine della nostra corsa quotidiana, tra rischi e inciampi. Giovanni arriva per primo, ma si ferma sulla soglia, mentre Pietro entra e osserva i segni senza ancora comprenderne il senso. Solo Giovanni, vedendo, riesce a credere. Ma anche per loro rimane un vuoto da decifrare, un senso ancora non pienamente colto.

La meditazione si è trasformata in un invito personale: “Guardando alla mia vita, soprattutto ai momenti di vuoto, al non senso, a ciò che non capisco, come reagisco? Come mi pongo?”.

 

Sulla soglia del vuoto: vedere e credere

Giovanni “vide e credette”, ma l’evangelista aggiunge subito che ancora non avevano compreso la Scrittura. Anche noi, come loro, ci troviamo spesso davanti a un vuoto che non sappiamo spiegare.

Don Antonio ha incoraggiato a non temere queste domande, perché “nessuna domanda o vuoto che mi abita non ha senso di essere posta e tutto, ma proprio tutto, può essere affrontato e quantomeno offerto a Lui”.

È proprio in quel vuoto che diventa possibile lasciarsi guarire: “Lascia che il silenzio… sia nella preghiera come un aprire ancor più gli occhi e accogliere il collirio della grazia che guarisce il tuo sguardo a vedere dentro e oltre”.

 

Occhi impediti ad Emmaus: lo sguardo che si lascia aprire

Nel pomeriggio, lo sguardo si è spostato su Cleopa e il suo compagno di viaggio. I loro occhi, resi ciechi dalla tristezza, non riescono a riconoscere Gesù che cammina al loro fianco.

Don Antonio ha sottolineato come la visione non sia mai solitaria: “Per vedere bene, in pienezza, non bastano due occhi, ce ne vogliono almeno altri due, quelli dell’altro, chiunque egli sia, qualsiasi nome egli abbia…”.

Il dialogo e la relazione ci aiutano a guardare oltre noi stessi, ma non sempre sono sufficienti: anche i due di Emmaus rimangono chiusi nel loro dolore. Solo la Parola e il gesto del pane spezzato aprono i loro occhi al riconoscimento del Risorto.

 

Quando arde il cuore e si aprono gli occhi

La meditazione ha proposto un esercizio concreto: riconoscere le mediazioni attraverso cui il Signore continua a purificare lo sguardo – sacramenti, liturgia, comunità, relazioni quotidiane – e sostare laddove il cuore arde di più.

“Promemoria: scegli qualcosa, non avere l’ansia di dovere fare tutto… fermati dove più arde il tuo cuore e lì rimani a osservare, vedere, guardare”, ha suggerito don Antonio.

Così, dal sepolcro vuoto al pane spezzato, il secondo giorno degli Esercizi ci ha insegnato che lo sguardo umano, pur affaticato e limitato, può aprirsi grazie al collirio della grazia: un dono del Risorto che ci permette di vedere dentro e oltre, fino a riconoscere la vita nuova che nasce in mezzo a noi.

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