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Nella cornice luminosa del deserto di Atacama, cuore pulsante del nord del Cile, si è svolto un incontro carico di significato tra il Padre Generale e S.E. Mons. Tomás Abel Carrasco Cortés, Vescovo della Diocesi di San Juan Bautista de Calama. Un momento cordiale, fraterno, illuminato dal desiderio comune di rafforzare il cammino ecclesiale e pastorale in una terra tanto arida quanto feconda di fede. Un crocevia da diverse Nazioni vicine tra loro e quindi luogo di scambio tra culture che però condividono le stesse radici cristiane.

L'incontro si è svolto all’insegna del dialogo aperto e della condivisione, dove la semplicità del gesto ha lasciato spazio alla profondità della comunione. Le parole scambiate hanno toccato temi importanti per la vita della Chiesa locale: la vicinanza ai più fragili, la formazione dei giovani, e il ruolo della Chiesa come presenza viva in un territorio segnato da grandi sfide sociali e spirituali. In questo contesto, il Vescovo ha voluto esprimere gratitudine per il servizio attento e fedele che l’Ordine svolge da anni nella diocesi, riconoscendo il suo contributo come una presenza preziosa e generosa al fianco della comunità.

A coronamento dell’incontro, il Padre Generale e il Vescovo hanno concelebrato l’Eucaristia in occasione della cerimonia del Giuramento alla Bandiera, che si tiene ogni anno il 9 luglio, in ricordo della storica Battaglia di La Concepción. È un momento profondamente radicato nella memoria del popolo cileno, che rende omaggio al sacrificio dei 77 soldati caduti nel 1882, simbolo di lealtà e dedizione estrema.

Importanti e toccanti le parole del vescovo Tomás nella sua omelia, il quale ha ricordato che oggi la forza degli eserciti si esprime soprattutto della difesa del bene comune e di quello supremo della pace.

Un gesto di vicinanza, nel segno della fede e della memoria.

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Pubblicato in 2025

Nel corso della sua visita canonica e fraterna in Cile, il Reveredissimo Padre Antonio Piccolo, ha vissuto momenti significativi che hanno segnato il cammino della Congregazione in questo Paese, in vista dell’imminente celebrazione degli 80 anni di presenza.

Un momento particolarmente intenso è stato l’incontro con Sua Eminenza il Cardinale Fernando Natalio Chomali Garib, Arcivescovo metropolita di Santiago. Presso la Curia arcivescovile, questo dialogo ha rappresentato una preziosa occasione di comunione e confronto tra l’Ordine e la Chiesa cilena. Il dialogo ha toccato temi centrali quali la missione della vita consacrata oggi, la sfida dell’integrazione culturale e la testimonianza evangelica rivolta soprattutto alle nuove generazioni.

In un’intervista rilasciata alla diocesi di Santiago, il Reveredissimo Padre Antonio ha espresso la gioia di rivedere i confratelli e di constatare il dinamismo delle comunità religiose presenti in diverse zone, da Rancagua a Quinta de Tilcoco, passando per le due comunità di Santiago, Guadalupe e la parrocchia di San Lazzaro. Ha inoltre sottolineato la bellezza di una Chiesa che si apre e accoglie anche i fedeli, cileni, venezuelani, colombiani, boliviani, integrandoli come segno di una Chiesa cattolica viva, senza barriere, e capace di costruire fraternità e pace.

Al centro dell’intervista, il Padre Generale ha posto la vita consacrata come testimonianza di fraternità autentica, umiltà e rinnovamento continuo, capace di rendere il Vangelo sempre più attraente e accessibile alle nuove generazioni.

Subito dopo questo incontro, Padre Antonio si è spostato nella comunità di Calama, nel deserto cileno, dove si è svolta una celebrazione particolarmente significativa. La Santa Messa in onore di San Giovanni Leonardi, fondatore dell’Ordine, ha segnato un momento di intensa spiritualità e di invocazione per i malati, con il conferimento del sacramento dell’Unzione degli Infermi.

Presieduta dallo stesso Padre Generale, affiancato da Padre Rafael Pereira, Segretario Generale e convisitatore, e da Padre Javier González, parroco della comunità e membro del consiglio di Delegazione, la celebrazione ha avuto anche il significato di una festa per l’anniversario di ordinazione sacerdotale del Padre Antonio, accolto con affetto e preghiera dalla comunità.

Durante l’omelia, il Rettore Generale ha richiamato la figura di San Giovanni Leonardi, descrivendo Cristo come “fármaco della vita”, medicina e misura di ogni azione. Ha sottolineato come la fede autentica si traduca in servizio concreto, cura e testimonianza, incarnando lo spirito e la missione dell’Ordine anche dopo ottant’anni di presenza in Cile.

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Pubblicato in 2025

In un clima di gioia e riconoscenza, la Congregazione delle Oblate del Bambin Gesù ha celebrato oggi,  il 353° anniversario della sua Fondazione, avvenuta nel cuore della Chiesa romana grazie all’intuizione profetica dei Servi di Dio Padre Cosimo Berlinsani, O.M.D., e Anna Moroni.

Un’opera che continua a vivere e a generare frutti, fedele alle origini e capace di parlare al presente, come ha ricordato il Padre Generale Antonio Piccolo, O.M.D., in un messaggio inviato dalla sua visita pastorale in Cile: «Ricordiamo con gratitudine il dono che Padre Cosimo Berlinsani e Anna Moroni hanno fatto alla Chiesa. Padre Cosimo, sacerdote dal cuore ardente e dallo sguardo profondo, seppe riconoscere nella piccola opera nascente un seme carico di futuro. Scriveva con convinzione: “Ho concepito grandi speranze e ho per sicuro che non piccolo frutto debba raccogliersi da una semenza di questa sorte.”»

Il messaggio si è fatto preghiera, memoria viva e invito a proseguire con rinnovata dedizione la missione educativa e spirituale che da secoli anima le comunità delle Oblate nei vari continenti. È un’eredità spirituale che si inserisce con particolare forza nel cammino della Chiesa in questo 2025, Anno del Giubileo della Speranza: «Il vostro carisma risplenda come segno di fiducia nel futuro e di fedeltà creativa al Vangelo», ha scritto il Padre Generale, aggiungendo un pensiero di affidamento: «Affido ciascuna di voi alla Madonna delle Grazie, perché vi custodisca nel suo amore materno e vi accompagni nel cammino quotidiano, così come ha ispirato e sostenuto i vostri santi Fondatori.»

Non a caso, proprio il 2 luglio si celebra la memoria della Madonna delle Grazie, antica e tenera invocazione mariana alla quale la tradizione romana è profondamente legata. Un riferimento che nel messaggio acquista dunque un significato particolare, ricollegandosi alla protezione materna di Maria lungo tutto il cammino della Congregazione.

Come ricordava lo stesso Padre Cosimo Berlinsani: «Sono diventate Convittrici non per evitare le fatiche della vita religiosa, ma per essere libere e disponibili a impegnarsi con tutto il cuore per la gloria di Dio e il bene del prossimo.»

Questa fedeltà all’impegno e al servizio rimane il cuore pulsante della vita delle Oblate del Bambin Gesù, che oggi come allora continuano a testimoniare con amore la tenerezza di Dio verso i piccoli e i poveri.

Pubblicato in 2025

Il 18 giugno ha avuto inizio la visita canonica e fraterna del Padre Generale Antonio Piccolo alle comunità del nostro Ordine presenti in Cile. Un appuntamento atteso e significativo, che rinnova il legame profondo tra la guida dell’Ordine e una terra che, storicamente, è stata la prima missione affidata ai nostri padri. Il Cile, infatti, rappresenta le radici vive del nostro slancio apostolico, e la visita del Padre Generale si è posta come un’occasione di rinnovamento spirituale e di discernimento comunitario.

Come per tutte le visite di quest’anno, anche quella in Cile si è sviluppata attorno al tema paolino che ispira questo tempo di grazia per l’intero Ordine: “Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). Questa parola dell’Apostolo – che coniuga corpo, vita concreta e dimensione cultuale – è stata accolta come un invito a riscoprire la propria consacrazione come offerta totale e gioiosa, nella carità fraterna e nella missione.

“Come sacrificio spirituale” – ha ricordato il P. Generale – non significa mortificazione sterile, ma trasformazione interiore che si traduce in dono di sé. Offrire la propria vita come sacrificio spirituale significa lasciarsi consumare dall’amore, nella ferialità delle relazioni, nella pazienza delle prove, nella perseveranza nella missione. È una santità concreta, quella che San Paolo propone: fatta non di gesti straordinari, ma di una quotidianità trasfigurata dall’offerta.

In questo orizzonte si è collocata anche l’omelia del Corpus Domini, celebrata nella parrocchia di Guadalupe a Santiago. Il Padre Generale ha evocato l’immagine biblica del deserto come simbolo della vita umana, attraversata da momenti di solitudine, fatica, aridità. Eppure, è proprio lì che si manifesta la presenza fedele di Dio. Il Vangelo della moltiplicazione dei pani è risuonato come una chiamata a non fuggire davanti alla fame degli altri, a non rifugiarsi nelle scuse del poco che si ha, ma a fidarsi e a consegnare ciò che si è e si ha, perché Dio lo trasformi. “Dategli voi stessi da mangiare”: in questa parola Gesù non chiede l’impossibile, ma coinvolge i discepoli nella logica del dono, li educa a non trattenere, ma a distribuire, come lui stesso ha fatto con il pane.

In questo senso, il riferimento a San Giovanni Leonardi è stato particolarmente prezioso. Il Padre Generale ha voluto richiamare l’icona viva del nostro fondatore come testimone di una vita interamente offerta a Dio e al bene della Chiesa, uomo dal cuore missionario e dalla carità ardente, capace di spendersi senza riserve per l’annuncio del Vangelo e la riforma della Chiesa.

“San Giovanni Leonardi – ha ricordato – è stato egli stesso un ‘sacrificio spirituale’, consumato nell’amore alla verità, nella dedizione al prossimo, nella passione per il Vangelo. Le comunità del Cile, che per prime hanno raccolto e incarnato questo carisma fuori dall’Italia, sono oggi chiamate a custodirlo con fedeltà creativa, lasciandosi ispirare dal medesimo fuoco interiore.”

Il Padre Antonio ha sottolineato con forza come questa parola interpelli in modo particolare proprio le comunità cilene: prime nel tempo, prime nella generosità missionaria, sono oggi chiamate a essere anche prime nella testimonianza di una santità che si fa prossimità, ascolto, accoglienza, servizio. La loro lunga storia – segnata da slanci, fatiche, frutti e talvolta anche da aridità – può ritrovare nuova linfa se radicata in quella logica dell’offerta che è cuore del Vangelo.

Nel Corpus Domini, il gesto di Gesù che spezza il pane e lo affida ai discepoli – “li distribuiva perché fossero loro a servire” – è stato indicato come immagine eloquente della vocazione della Chiesa: essere segno di una presenza che si dona. La comunità religiosa, in questa prospettiva, non è luogo separato, ma corpo disponibile, chiamato a nutrire la fame degli uomini, non con le proprie risorse, ma con ciò che ha ricevuto. È questa la logica del “sacerdote come mediatore”, come colui che trasmette ciò che non è suo, come ricorda San Paolo ai Corinzi.

“Un sacrificio spirituale – ha detto in una delle meditazioni – è una vita che sa perdere per amore, che non trattiene nulla per sé, che si fa pane spezzato e vino versato per gli altri. È in questa dinamica che il culto si fa autentico, e che la comunità religiosa diventa sacramento della presenza di Dio nel mondo.”

La visita proseguirà nei prossimi giorni con altri momenti di dialogo, preghiera e discernimento. Ma già ora è evidente come il passaggio del Padre Generale stia lasciando una traccia di luce: un invito a ritrovare l’essenziale, a vivere con radicalità evangelica, a fare della propria vita una liturgia offerta a Dio e ai fratelli.

Nel cuore del Cile, sotto il cielo della prima missione, lo Spirito continua a operare, suscitando in molti il desiderio di una santità semplice, nascosta, ma vera. Una santità che, come insegna l’Apostolo, passa attraverso il dono totale di sé: come sacrificio spirituale. Ed è questa l’eredità più viva del nostro Padre San Giovanni Leonardi: una vita interamente offerta, perché il mondo torni a Cristo, Cristo al mondo, e il mondo al Padre.

Pubblicato in 2025
Domenica, 01 Giugno 2025 10:35

Giornata delle Madrine OMD 2025

Il 31 maggio, nella festa liturgica della Visitazione della Beata Vergine Maria, l’Ordine della Madre di Dio ha celebrato la tradizionale Giornata delle Madrine. Una ricorrenza carica di affetto e riconoscenza verso tutte le donne che, con spirito materno e fedele, accompagnano la vita e la vocazione dei religiosi dell’Ordine nei diversi contesti del mondo.

In questa occasione, il Padre Generale, p. Antonio Piccolo, ha voluto inviare un messaggio alle madrine, ricco di spiritualità e gratitudine:

“Carissime Madrine, in questo giorno dedicato alla visitazione di Maria a Santa Elisabetta abbiamo modo di contemplare Maria come colei che porta e offre fisicamente il Cristo Gesù. In Lui tutta la vita fiorisce, in Lui ogni cosa rinasce e divampa la speranza. È grazie a Lui che Maria ci visita affinché anche la nostra vita si trasformi in un campo fiorito di ogni Grazia e bene da Dio, un novello paradiso di fraternità e pace. Vi auguro lo stupore di Elisabetta per tanto dono, il canto grato di Maria e la sua piena obbedienza a Colui che fa grandi cose per noi e ci colma di gioia.”

Parole che hanno accompagnato le diverse celebrazioni locali vissute nelle comunità in cui l’Ordine è presente, ciascuna con la propria sensibilità e creatività, ma unite nello stesso spirito di gratitudine e preghiera.

Nel cuore della Puglia, a San Ferdinando, le madrine si sono raccolte in un ritiro spirituale presso il santuario dell’Incoronata, guidate da una meditazione tenuta da p. Paolo Dicorato. Il momento di ascolto e silenzio si è concluso con una veglia di preghiera centrata sul tema della Visitazione, richiamando l’incontro tra Maria ed Elisabetta come simbolo di consolazione, comunione e missione. La presenza delle madrine, discrete e luminose come Maria, ha reso visibile il valore della loro testimonianza, spesso silenziosa ma indispensabile nella vita dell’Ordine.

A Gallipoli, nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, casa di noviziato, la giornata è stata celebrata con un Rosario meditato e missionario, animato dal gruppo delle madrine. Ogni mistero della gioia è stato dedicato a una realtà dell’Ordine nel mondo, in particolare:

Ai religiosi italiani e alla Madonna del Portico;

Alle missioni in Cile e Colombia, con l’invocazione alla Madonna di Chiquinquirà;

Alle comunità dell’Est, dell’India e dell’Indonesia, ricordando i giovani religiosi che si sono formati in Italia;

Alla missione in Nigeria e alla Vergine, Regina di quella terra;

Alla nuova presenza OMD in Inghilterra, affidata alla Madre della Speranza.

Ciascun mistero è stato accompagnato da preghiere specifiche e da una profonda invocazione perché Maria continui a custodire la vocazione dei religiosi e il cammino delle comunità. Le madrine hanno pregato anche per tutti i padri dell’Ordine, chiedendo per loro la luce e la forza dello Spirito, e per gli studenti, affinché crescano “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.

La Giornata delle Madrine è stata, ancora una volta, un’occasione di lode e ringraziamento per il dono di queste donne che, sull’esempio di Maria, sanno portare Cristo nei cuori attraverso la preghiera, l’amicizia e il sostegno silenzioso. La loro presenza è un segno concreto della maternità spirituale nella Chiesa, capace di farsi vicinanza discreta ma efficace, speranza quotidiana per i religiosi e per le loro comunità.

Il tema della Visitazione ha ricordato a tutti che ogni incontro umano, se vissuto nel nome di Cristo, può diventare luogo di gioia, di rinnovamento e di missione. Come Maria ha portato Gesù ad Elisabetta, così le madrine, con la loro fedeltà, continuano a portare luce e incoraggiamento alla vita dell’Ordine della Madre di Dio.

Grazie, madrine, per essere volto materno e cuore orante nella grande famiglia OMD.

Pubblicato in 2025
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Con animo riconoscente al Signore e con piena adesione di mente e di cuore, l’Ordine della Madre di Dio, fondato da san Giovanni Leonardi, innalza la sua preghiera per il nuovo Papa, Leone XIV, eletto l’8 maggio 2025 come Vescovo di Roma e Pastore universale della Chiesa.

Robert Francis Prevost, agostiniano, missionario e teologo, primo Pontefice della storia originario degli Stati Uniti, assume il nome di Leone XIV. Il suo percorso ecclesiale, profondamente segnato dallo spirito missionario e dall’impegno formativo, richiama in modo provvidenziale l’intuizione leonardina di una Chiesa riformata nel cuore e protesa verso la missione, “perché Cristo sia conosciuto da tutti”.

Nel suo primo messaggio, Papa Leone XIV ha parlato con semplicità e fermezza della necessità di “una Chiesa che si lasci condurre dallo Spirito per raggiungere i più lontani, i più dimenticati, quelli che non trovano posto nei disegni del mondo”.

In questo tempo di grazia, il Padre Generale dell’Ordine della Madre di Dio, P. Antonio Piccolo, in visita canonica nella Comunità di Diecimo, città natale del Fondatore, ha voluto far giungere a Sua Santità parole di comunione e di disponibilità:

“Santo Padre, l’Ordine della Madre di Dio si stringe attorno a Lei con affetto e obbedienza filiale. Come figli di san Giovanni Leonardi, confermiamo la nostra volontà di servire la Chiesa sotto la guida del Successore di Pietro, là dove la carità di Cristo ci chiama. La riforma della vita cristiana e l’annuncio missionario del Vangelo ai lontani restano per noi via maestra, oggi come ieri. Le promettiamo la nostra preghiera e il nostro impegno.”

Sotto lo sguardo materno di Maria, Madre di Dio, patrona dell’Ordine, e sull’esempio luminoso del nostro Santo Fondatore, invochiamo su Papa Leone XIV l’abbondanza della grazia e la luce dello Spirito Santo per un fecondo ministero apostolico.

Ad multos annos, Leone XIV!

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Nel clima di intensa preghiera che accompagna ogni Visita canonica, la comunità religiosa di Gallipoli si è raccolta attorno all'altare per una Solenne Concelebrazione Eucaristica in suffragio di Papa Francesco, presieduta dal Padre Generale.

A rendere ancora più significativo l'incontro di fede è stata l’esposizione di una stampa della tela "Santa Maria in Portico e Papa Francesco" di Pietra Barrasso, che raffigura il Pontefice mentre avanza fiducioso verso Santa Maria in Portico. Un'immagine che ha riportato alla memoria l'evento del 2016, quando l’icona della Madonna fu condotta in Piazza San Pietro, a testimonianza della filiale devozione mariana che ha accompagnato il ministero di Francesco.

Il Padre Generale, nell’omelia, ha richiamato la dimensione del cammino come cifra di tutta l’esistenza cristiana. “Camminare verso Dio, guidati dalla Madre” – ha detto – “è stato lo stile di Papa Francesco, che ha vissuto la sua vocazione come un pellegrinaggio quotidiano di fiducia, umiltà e misericordia”.

Soffermandosi sull’immagine esposta, ha proseguito: “Lo vediamo camminare, non da solo, ma sorretto dalla Chiesa, guidato da quella Madre che lui stesso tante volte ha indicato come rifugio sicuro nei tempi di prova.” La testimonianza di Francesco ci ricorda che il cammino della fede non è mai solitario: è la Chiesa intera che, sorretta dallo Spirito e protetta da Maria, avanza verso la pienezza del Regno.

“Non celebriamo oggi la fine di un percorso,” ha continuato il celebrante, “ma la pienezza di una vita donata. Papa Francesco ci ha insegnato che essere cristiani significa camminare sempre, senza stancarsi, verso la casa del Padre. Coltivando il dialogo franco e confidente con Cristo e i fratelli”

Alla fine della liturgia, in un profondo raccoglimento, la comunità ha affidato alla misericordia divina il Santo Padre, innalzando la supplica comune affinché il Signore “accolga il nostro amato Papa nella pace eterna, lui che ha portato sulle spalle le gioie e le sofferenze dell'intero popolo di Dio".

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In questi giorni di lutto e preghiera per la morte del Santo Padre Francesco, l'Ordine della Madre di Dio si unisce alla Chiesa universale nella Celebrazione e nella preghiera per il riposo eterno della sua anima. Il Padre Generale, Antonio Piccolo, ha inviato un messaggio a tutti i membri dell'Ordine, esortando ogni comunità a celebrare una Santa Messa solenne di suffragio, in obbedienza alla nostra Regola (R.117), che recita: "Alla morte del Romano Pontefice in tutte le nostre chiese si celebri una Messa solenne di suffragio."

Nel suo messaggio, il Padre Generale ha ricordato l'esempio luminoso di Papa Francesco per l'intera Chiesa e, in particolare, per l'Ordine della Madre di Dio. Il Santo Padre ha incarnato una fedeltà semplice e radicale al Vangelo, ispirando tutti noi a vivere la nostra vocazione con la stessa dedizione. La sua recente esortazione, in occasione dei 1500 anni di culto della venerata immagine di Santa Maria in Portico, ci invita a guardare a Maria come "segno di consolazione e sicura speranza, volto materno di Dio e dimora dove rifugiarsi". Le sue parole ci richiamano alla speranza che troviamo in Cristo, unico cammino di salvezza, via per la pace.

In questo tempo Pasquale, che ci porta a vivere con rinnovata fede e gioia la Resurrezione di Cristo, la celebrazione in suffragio del Santo Padre Francesco acquista un significato ancora più profondo. La Pasqua, che è la vittoria della vita sulla morte, ci rinnova nella speranza, ricordandoci che la morte non ha l'ultima parola. La nostra preghiera per il Santo Padre Francesco si fonde con la luce della Risurrezione, che illumina il nostro cammino e ci conferma nella fede nella vita eterna.

La celebrazione in suffragio, dunque, non è solo un atto di pietà filiale, ma anche una rinnovata professione di fede nella comunione dei santi e nella misericordia infinita di Dio. In questo contesto, la nostra preghiera si fonda sulla promessa di Cristo: «Chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11,25). È questa speranza che alimenta il nostro cuore, ricordandoci che la vita non finisce con la morte, ma continua nella pienezza dell'amore di Dio.

In spirito di unità, di speranza e di gratitudine, affidiamo al Signore il suffragio per il Santo Padre Francesco, certi che questo gesto di fede rinsaldi i nostri legami e ravvivi in noi la gioia e la speranza generate dalla fedeltà al Vangelo.

 

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Il giorno di Pasqua è stato vissuto con profonda intensità nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, dove il Padre Generale, Antonio Piccolo ha presieduto la solenne Celebrazione Eucaristica. In una liturgia carica di luce e significato, l’annuncio della Risurrezione è risuonato non solo come proclamazione di fede, ma come invito personale e attuale a lasciarsi toccare dal Risorto.

Nel cuore della sua omelia, il Padre Generale ha dato voce alla Pasqua come movimento d’amore:  

«L’amore, quando è vero, accelera il passo, scuote, spinge avanti. [...] L’amore dà ali ai piedi».  

Rileggendo il Vangelo di Giovanni, ha sottolineato il dinamismo del mattino pasquale, dove i discepoli non camminano, ma corrono. È la corsa degli innamorati, la corsa di chi ha compreso che l’amore non finisce sulla croce.  

«Pasqua non è solo l’annuncio che Gesù è risorto. È l’invito a seguirlo, a muoversi, a rimettersi in cammino» — ha aggiunto, rivolgendosi a ciascuno come a un compagno di viaggio, chiamato a rinascere con Cristo e a lasciarsi trasformare dalla sua presenza.

La risurrezione non è un evento del passato, ma una chiamata viva, capace di risvegliare i cuori stanchi, rimettere in piedi chi è caduto, donare speranza a chi l’ha perduta. In un mondo che spesso sembra incapace di rialzarsi, la Pasqua è voce che chiama per nome, è luce che penetra anche nelle notti più buie.

Nel Vespro solenne della sera, ha avuto luogo un momento particolarmente significativo per l’Ordine della Madre di Dio: il rinnovo dei voti da parte di tutti i religiosi. Una tradizione antica, voluta dal Santo Fondatore per “centrare in Cristo” la vita del religioso leonardino, e che nel giorno della Risurrezione ritrova il suo senso più profondo: vivere con radicalità il Vangelo, nella piena adesione alla volontà del Padre.

«Anche noi con Cristo, per Cristo e in Cristo ci offriamo per fare la volontà del Padre che è la salvezza degli uomini. In questo consiste il motto: essere santi per santificare» — ha affermato il Padre Generale, ricollegandosi alla Lettera agli Ebrei e al fondamento teologico del sacerdozio cristiano.

In un tempo particolare come quello della visita canonica, la rinnovazione dei voti assume un significato ancora più profondo. È tempo di verifica e di grazia, occasione per tornare all’essenziale, per misurarsi non solo con l’efficacia delle opere, ma con la verità della propria vocazione. Rinnovare i voti, in questo contesto, significa rileggere la propria vita alla luce della fedeltà di Dio, riconoscere i segni della sua presenza, lasciarsi nuovamente inviare. È un atto di umiltà e di speranza:  

«Solo attingendo continuamente linfa da questo Gesù, potremo trovare nuova forma di essere santi, solidali con gli uomini e le donne del nostro tempo al fine di condurli a Lui, unico e solo salvatore del mondo».

Così, la Pasqua è diventata promessa e mandato, memoria viva di una chiamata che continua e si rinnova. In un tempo in cui si è chiamati a custodire e a purificare il carisma, il gesto del rinnovare i voti si è rivelato come la vera “corsa del cuore” verso Colui che chiama ogni giorno, e attende con amore rinnovato la nostra risposta.

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Venerdì, 18 Aprile 2025 15:59

Da un grembiule, la Pasqua

«Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1)

Con questa citazione si è aperta, nella sera del Giovedì Santo, la solenne Messa in Coena Domini presieduta dal Padre Generale. Una celebrazione intensa, che ha dato avvio al Triduo Pasquale, centrata sul gesto simbolico e profondissimo della lavanda dei piedi. Nell’omelia, il P. Generale ha messo in luce come il Vangelo di Giovanni, diversamente dagli altri evangelisti, non racconti l’istituzione eucaristica con le parole sul pane e sul vino, ma con un gesto che sorprende e spiazza: Gesù si alza da tavola, si cinge il grembiule e si fa servo. «Un gesto sconvolgente – ha detto – perché è proprio in quel gesto che Gesù ci rivela il cuore di Dio».

L’Eucaristia, ha spiegato, non è un'offerta che facciamo a Dio, ma un’accoglienza del suo amore che si dona. Il grembiule non è un accessorio momentaneo, ma il segno distintivo di un Dio che serve, che tocca le nostre fragilità e le rialza. «In ogni Eucaristia, è Dio che si mette a nostra disposizione, che ci serve con amore» – ha ricordato – invitando a riscoprire il senso profondo di ciò che celebriamo.

Anche quando ci sentiamo indegni, è Lui a prendere l’iniziativa: «Lascia che io lavi proprio quella parte della tua vita che tieni nascosta». E proprio da questo gesto di amore incondizionato nasce la chiamata a fare lo stesso, ad assumere lo stile di Gesù come forma della nostra vita.

Il gesto di Maria che unge i piedi di Gesù, evocato nell’omelia, ha offerto un’ulteriore immagine potente: il profumo dell’amore che vince la morte, che riempie la casa anche quando tutto sembra perduto. Il servizio, così, diventa stile, vocazione, segno di una vita che si dona fino in fondo.

Nel silenzio denso di senso, mentre i piedi venivano lavati, la comunità è stata coinvolta in un’esperienza concreta del Vangelo. Non un gesto teatrale, ma una chiamata:

«Come ho fatto io, fate anche voi.»

Il Triduo è iniziato. Ci è stato consegnato un grembiule. Non per ornamento, ma per servizio. Da ora, il cammino della Pasqua si fa profumo.

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