Curia Generale dell'Ordine
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Dal sermone per rimanere nella preghiera (C.305)
"Ecco il seminatore uscì a seminare” (Mt13,3)
Quasi volesse dire riempite i vostri giorni di letizia e lodate il Signore. Beati tutti coloro che amano te Gerusalemme e si rallegrano per la tua pace […]. Benedite la casa di Dio!Oh casa di Dio risplendente e bella! Io ho amato la bellezza ed il fuoco dove abita la gloria del mio Signore che ti ha creato e ti possiede. A te sospiro lungo il mio pellegrinaggio, giorno e notte, desidera e brama te il mio cuore, a te anela la mente mia, all’amicizia della tua felicità e gloria desidera giungere la mia anima. Io dico a colui che ha fatto te che possieda me, me in te, perché lui ha fatto me e te. Che io mi consumi per la dolcezza di te o patria sì bella!Oh città del mio Dio! Oh abitazione suprema! Oh luogo di riposo e di pace! Sede della letizia! dimora sopra ogni felicità! Cumulo di delizie! A te sospiro, a te grido, a te supplico e ti dico: Ho Gerusalemme, Casa di Dio, dopo l’amor di Gesù tu sia la mia allegrezza e consolazione, la dolce memoria di te sia refrigerio nella mia amarezza.Tutti leviamoci di dosso questo fango, stacchiamoci da questo mondo infelice, saliamo in cielo a godere del riposo di Dio, per trovarci in quella suprema luce, ammirare quella incredibile bellezza e starcene con il nostro Dio per sempre. Amen.
Dal sermone (C. 254)
Gli occhi del Signore sui giusti (Sal 33,15).
Questa provvidenza è così grande che se appunto Dio li ritira da noi cadremmo a terra come dei bambini che non sanno camminare. Essi sono ritti, quando sono custoditi dalla madre, ma una volta che questa li lascia andare da soli si precipitano, e così Dio nei nostri confronti.
Il contenuto del messaggio angelico è un vero e proprio «evangelo», una lieta notizia. La Parola che irrompe nel silenzio e accende la gioia, rivela la straordinaria benevolenza che Dio ha verso Maria. Le icone d’oriente e di occidente ripropongono la scena evangelica fondamentale: l’Angelo entra nella casa di Maria la quale è intenta nell’ascolto della Parola, libro aperto delle Scritture su di un leggio. Un cartiglio tra l’Angelo e Maria propone le parole del saluto. Si tratta di una sintesi meravigliosa fatta di parola-immagine che esprime con l’arte il dimorare visibile del Verbo. D’altro canto Maria è spesso rappresentata nella quotidianità del lavoro domestico. Intenta alla filatura, come la donna saggia descritta dalla tradizione sapienziale d’Israele (Pr 31,19). La Vergine di Nazareth, in definitiva, è colei che tesse il nuovo dialogo con Dio e concepisce la Parola. Con un saluto Dio «entra», (non appare) nella vita di Maria e nella nostra. Un saluto carico di parole antiche (Lv 23,20; Gdc 6,12; Is 29,19; Gl 2,21; Sof 3,14; Zc 2,14; 9,9) ma nuove, perché Dio che parla fa nuova ogni cosa. La gioia e la presenza del Signore sono i termini del saluto ed annunziano in modo inconfondibile l’avvento del Messia. Lo sposo incontra la sua sposa è gioisce nel vederla (Is 62,5), la chiama con un nome nuovo non classificabile fra le dinastie umane. Ella «è pura grazia», oggetto della benevolenza dell’Altissimo. Ora, la gratuità e la generosità di Dio si sono realizzate in Cristo (Lc 2,52) che Maria preannuncia e riceve. La singolare presenza di Dio: «il Signore è con te», investe Maria di una missione per la quale è segno di salvezza per il suo popolo «figlia di Sion». E non solo, per la novità inaugurata, Maria è il «segno» atteso che compie l’amore gratuito di Dio per tutti i popoli ed è primizia della umanità nuova. Le parole dell’Angelo preparano la grande rivelazione: «non temere». Non si tratta di avere paura di Dio, ma di accogliere la piccolezza e il limite di fronte alla grandezza dell’Onnipotente. La Bibbia riporta questa espressione ogni qualvolta la presenza del Signore fa’ breccia in mezzo agli uomini ( Gen 15,1; Gdc 6,23; Is 41,13; Ger 30,10; Dn 10,12; Sof 3,16; Zc 9,9; Mt 1,20; Mc 6,50; Lc 1,13; 5,10; Gv 12,15; Ap 1,17). La grande rivelazione è il cuore dell’evangelo a Maria. Gli eventi del «concepire», «partorire» e «chiamare per nome», legano insieme funzioni materne e paterne che Maria compie, perché «ha trovato grazia presso Dio»: (Gen 6,8; Es 33,16; Pro 12,2). L’ inaccessibile, l’ innominabile, si assoggetta alle leggi della natura umana e si lascia chiamare per nome (Gesù: «Dio salva»); ecco perché la grandezza del nascituro e le qualifiche che riceve dall’Angelo, richiamano le relazione salvifiche e le promesse che Dio ha stabilito con il suo popolo. Quelle parole accendono la memoria di Maria che comprende di essere scelta quale madre del Messia atteso, compimento delle antiche profezie (2 Sam 7,14). Il riferimento al trono di Davide il re-pastore, permette di chiarire il timore e la grandezza che albergano nel cuore di Maria. Altezza (Lc 1,35) e piccolezza (Lc 1,48) s’incontrano, Dio si fa uomo e l’uomo diventa Dio.