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Sabato, 05 Dicembre 2015 08:58

II Domenica di Avvento

237

Da un Sermone sul Battista (C. 394)

San Giovanni Battista la sua condizione è di stirpe regale. Alla sua nascita si prega in festa, si scioglie la lingua dei muti, è chiamato con il nome Giovanni. Piccolo fugge il mondo, lascia la delicatezza delle vesti, abbandona il padre e la madre, lascia la dignità, i cibi prelibati, lascia la compagnia della città, va a fare penitenza da giovane, abbraccia la solitudine, vive in austerità, fugge le occasioni i vizi e i peccati. 

Predica ai peccatori. Va incontro al Signore gridando che si raddrizzino le vie. Si reputa indegno di toccare il Signore. Invia a lui i suoi discepoli riconoscendolo più grannde nella dignità. Rimprovera Erode, è messo in prigione, decapitato gode il cielo! 

Come afferma il grande Padre Agostino nei suoi scritti, ogni essere opera secondo la propria natura. Per questo afferma che Dio opera nei cuori degli uomini per orientare le loro volontà in quelle cose che essi vorranno: sia verso il bene, grazie alla sua misericordia, sia verso il male per loro scelta.
 

Giovedì, 03 Dicembre 2015 20:29

I Domenica di Avvento

236Da un Sermone sull’Avvento (C. 492)

L’intenzione della Santa Chiesa in questo tempo di Avvento altra non è se non quella di svegliare gli animi di noi suoi figli nel preparare la via alla missione di Gesù nostro Signore. 

E questo incominciando nella prima domenica dal timore  dell’ultimo giudizio e poi proseguendo giorno per giorno con l’invito a preparare la strada al Signore (Lc 3,4). E tanto più ci si accosta al Natale, tanto più rinnova i motivi del suo avvento tra noi. […] 

Ora tra le virtù di questo tempo santo consideriamo quella della prudenza che,  muta  i sentimenti e illumina  i sensi attraverso la ragione ed il consiglio. Questa riguarda tre tempi. Il passato il presente ed il futuro. I pittori la dipingono con due facce; una davanti ed una dietro. Con la memoria del passato essa regola il presente, aiutando a schivare il peccato. Così, gioverà, nel ricordare il passato, il male che altre volte è accaduto e ci si ricorderà di dover scegliere nel presente purificando gli occhi, confessando le proprie colpe, ricevendo la comunione, pregando e mortificandosi. 

La prudenza in effetti, regola tutte le virtù, porta in sé la fede e la carità ed è moderatrice di tutte le potenze dell’anima dei sensi e del corpo. Insomma, rende all’uomo la giusta forma, e lo fa esperto nel bene.

Sabato, 14 Novembre 2015 07:53

XXXIII domenica del tempo ordinario

234
Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 347)


[…] Aprici gli occhi Signore e compi in noi quanto fece Eliseo per quei soldati accecati (Cf 2 Re 6). Infatti, per guarire la cecità è necessaria la medicina amara, avere intimo pentimento, confessare i propri peccati, sottomettersi, avere avanti agli occhi l’amarezza della morte e del giudizio. 

Cominciamo ora ad essere beati cosicché possiamo accogliere questa beatitudine nel futuro. Ora, alcuni, tale felicità la posero nei piaceri, altri nelle virtù dell’anima, altri, come noi cristiani, nella conoscenza e visione di Dio. E questa avviene in due modi: nella speranza e nella realtà. Una termina, l’altra si compie, una si ottiene per grazia, l’altra avviene per mezzo della gloria. 

 Della speranza Gesù dice che questa è la vita eterna (Gv 17,3) e che nella tua luce vedremo la luce (Sal 35,10). Della realtà il Vangelo ci dice: “Beati i vostri occhi perché vedono” (Lc 10,23). Ma cosa vedono? Vedono il Verbo eterno, il Salvatore venuto nel mondo, l’atteso, il diletto. Da ciò che vedono deriva tutto il loro bene, la loro felicità e consolazione.
Sabato, 07 Novembre 2015 08:45

XXXII Domenica del tempo ordinario

233
Dal Sermone sulla nobiltà dell’anima (C.148v.)


Oh grandezza dell’anima! Oh nobiltà dell’anima così simile al suo Creatore ed una con Lui! Immortale, invisibile, infinita, eterna, impassibile. Possiede volontà, intelletto, libertà, con il suo Creatore. Come non è possibile tenerne conto? […]. 

Ciò che il Signore ha realizzato nell’universo è visibile nel piccolo mondo dell’anima. Il Signore da l’esistenza al mondo. L’anima permette al corpo di esistere . Dio fa germogliare l’erba dei prati e da l’istinto agli animali. L’anima vivifica il corpo e lo fa esprimere attraverso i sentimenti. Come Dio diede la bellezza ad ogni creatura, così l’anima contiene la bellezza del corpo, onde separato da lei diventa deforme e spregevole.

[…] Come Dio è artefice della natura così l’uomo è artefice della bellezza. […] E’ nobile quest’anima perché è trono di Dio, perché è tempio di Dio, perché Dio vi siede ed è sua sposa, delizia divina. Il valore di una realtà si conosce dal suo prezzo per la quale si compra. Ma quale fu il prezzo con il quale fu comprata l’anima? Guarda a Cristo crocifisso! O Signor mio lo sa bene il tuo corpo insanguinato, le tue membra. Per quest’anima Signore mio, prendesti la nostra carne, per questo nascesti. E i santi hanno conosciuto il valore e l’importanza dell’anima comprata a caro prezzo. 
Sabato, 31 Ottobre 2015 09:47

31 domenica del tempo ordinario

232
Da un sermone sulla lettera agli Efesini (C. 199)


E’ Dio che promette di farci diventare suoi figli ed eredi (Cf. Gal 4,7) […]. Infatti, se egli crea lo fa per amore; se custodisce la creazione è ancora per amore; se governa lo fa per amore; se ordina, ciò avviene unicamente per amore. Chi fece incarnare nel tempo suo Figlio se non l’Amore? Afferma l’evangelista Giovanni: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito (Gv 3,16). Imita Dio in questo, offri tutto di te all’Altissimo! Ma come dobbiamo amare? Come Cristo ci ha amati  dando se stesso per noi (Ef 5,2). Consegna a Dio la tua volontà, poiché Dio non accetta niente da te senza di te. […]

Sii ostia a lui gradita come Cristo che si offrì in sacrificio di soave odore. Come gli aromi i quali non danno la loro fragranza quando sono interi, ma quando sono frantumati. Questo fece Cristo, diffondendo il suo odore quando fu spezzato, quando gli furono aperte le mani, i piedi, il capo ed il costato. Spezzati gli aromi e posti nel fuoco si sparge il loro odore. Il buon profumo di Cristo non si sarebbe sparso se egli non fosse stato ostia gradita posta sul fuoco. […] Oh vita della mia vita! Oh vita dell’anima mia! Se mi fosse lecito vorrei abbracciare la tua santissima umanità.

Sabato, 24 Ottobre 2015 12:57

XXX domenica del tempo ordinario

231
Dal Sermone sulla grandezza e piccolezza di Cristo (C. 249 v.)


Vedi quanto è grande tanto che i cieli e la terra non possono contenerlo […] 

Vedi la grandezza che ha fatto tutte le cose belle e ricche, vedi la piccolezza che ha bisogno di vestire poveri panni. Vedi la grandezza che regge l’universo, la piccolezza che è retta dalle braccia di una Vergine. Vedi la grandezza che pasce e nutre l’anima, vedi la piccolezza che è nutrita dal seno della Vergine. Vedi la grandezza che con la sua sapienza genera tutte le cose, ma la piccolezza è generata da una volontà. La grandezza non dorme mai (Cf. Sal 120,4). la piccolezza dorme nella povertà.
Sabato, 17 Ottobre 2015 07:53

XXIX domenica del Tempo Ordinario

230
Da un commento a Gv 3,16 (C. 457)


Se grande fu l’amore di Abramo nei confronti di Dio, tanto da offrire il suo figlio unigenito, tanto maggiore sarà stato quello di Dio nel dare a noi ed offrire sulla croce il proprio unico Figlio. Infatti: Dio ha tanto amato il mondo da dare Cristo Figlio, non un servo, non un estraneo, né un condannato. Badate, non solo il Figlio, ma l’unigenito. In che modo lo dona? Nascendo come tuo simile, vivendo come maestro, come pastore ed umile servo, nutrendosi di quanto gli capitava, Che cosa poteva fare di più? Che cosa ci poteva dare di più? Che il servo mangi il padrone; il figlio il padre, la pecora il pastore? Morendo senza risparmio. Infatti, rivestendolo di tribolazioni, disprezzò il proprio Figlio. Certo Dio avrebbe potuto fare diversamente, ma non volle e questo per manifestare maggiormente il suo amore. Tese i piedi del Figlio ai chiodi perché fossero curate le tue miserie. E così per tutti gli altri sensi. Offrì la carne quale garanzia del premio. Ricompensa già pronta per me in cielo e che non mi attendo qui sulla terra. Su fedeli! Se il Padre ci dona il Figlio, e con lui ogni cosa, noi cosa facciamo?
Domenica, 27 Settembre 2015 15:23

XXVI domenica del Tempo Ordinario

227
Dal sermone sulla sofferenza (C.189)

[…] Il Signore oggi ha sparso il sangue come prezzo per la redenzione delle anime. Non ti sembra patire maggior persecuzione da colui il quale, con maliziosa suggestione ed esempio nocivo, o occasione di scandalo, strappa le anime da colui che le ha comprate a caro prezzo e nel cui sangue ogni giudizio spense? 
 
Fuggite da coloro che si riuniscono per impedire la salvezza delle anime. Fuggite dal peccato e da coloro che mettono le loro mani sacrileghe sul Signore della Maestà. Sembrava fosse cessato il tempo della persecuzione, ma è chiaro che né al cristiano, né allo stesso Cristo mancano persecuzioni. I tuoi stessi parenti ed amici sono contro di te! […] 
Sabato, 19 Settembre 2015 09:59

XXV domenica del tempo ordinario

226
Dal Sermone sui buoni frutti (C. 269)


 Ogni albero che non fa buoni frutti…(Mt 7,19). Tremenda e spaventosa questa sentenza, in essa è contenuta la causa di ogni nostro male. E’ la pena che compiendo le cose in modo malvagio ognuno deve attendersi. Ogni albero! Questa parola abbraccia tutti e non esclude nessuno, grandi e piccoli, ricchi e poveri. Poiché nulla si sottrae al suo calore (Sal 18,7). 

 Chi non fa buon frutto dice l’evangelista, non dice ha fatto, ma fa, perché non basta aver fatto molto bene e molti frutti se in essi non si persevera. Non dice farà perché si comprenda che nessuno potrà nutrirsi dei propri desideri con dire: farò! Ma dice fa! Perché nostro Signore vuole che noi compiamo sempre il bene. Per questo Davide assomiglia l’azione umana all’albero che produce i frutti a suo tempo (Cf. Sal 1,3). 

Il tempo nostro per dare frutti è il presente, quello solo è nostro perché il passato non è più in nostro potere, il futuro meno, solo il presente. E qui si ingannano molti che dicono ho fatto e farò domani ma non oggi!
Sabato, 05 Settembre 2015 14:08

XXIII domenica del tempo ordinario

224Dal sermone sul cattivo lievito (C. 526)

Il vecchio è squallido. Questo fa il peccato che rende l’anima magrissima togliendole le virtù e ciò che proviene dalle buone opere. Qui c’è la via dei molti beni con i quali l’uomo si realizza e poi per il peccato li perde. […]. 

Ora come il vecchio ha poco calore naturale così il peccatore non ha niente di fronte. Il vecchio ha molto poco sangue, il peccatore ha poco vigore. Il vecchio è sordo, il peccatore lo è alla voce di Dio. Il vecchio ha perso la vista, così il peccatore quella spirituale. 

Il vecchio ha perso il gusto, così il peccatore quello spirituale, il vecchio rimbambisce, il peccatore torna a fare cose da bambini operando senza ragione. Il vecchio perde l’ardore, il peccatore non sente più lo slancio dei buoni esempi. Il vecchio parla male, così il peccatore delle cose di Dio. Il vecchio è caduco, così il peccatore è portato alle molteplici cadute. 

Il vecchio si aggrappa ai suoi giorni sulla terra, così il peccatore  va con la faccia rivolta alle cose della terra. Il vecchio è smemorato, così il peccatore si dimentica di Dio e della sua salvezza. Si adira per poco, così il peccatore per poco si altera. Desidera molte cose, così il peccatore. Ogni giorno che gli viene a mancare, perde i denti, perde i capelli, perde i suoi desideri.
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