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Domenica, 26 Febbraio 2012 13:12

Professione e diaconato in Nigeria


1Ha emesso i voti solenni nelle mani del Delegato P. J. Methos  ed è stato ordinato diacono dal Vescovo Obinna di Owerri  il chierico Onuoha Jude della Delegazione nigeriana.

26 febbraio 2012

Domenica, 26 Febbraio 2012 11:44

A Roma Convegno su Papa Odescalchi

Innocenzo-XIDa giovedì 23 a sabato 25 febbraio a Roma si terrà un convegno internazionale dedicato a Innocenzo XI Odescalchi (1611 – 1689) in occasione del quarto centenario della nascita. La manifestazione è organizzata dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, dal Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma, dall’Istituto Storico Austriaco a Roma, dall’Istituto Storico “Fraknòi” presso l’Accademia d’Ungheria a Roma, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Dipartimento di Filologia e Storia dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, dal Dipartimento di Scienze Tecniche e Applicate dell’Università degli Studi dell’Insubria, dal Dipartimento di Storia Moderna e Contemporanea della “Sapienza” Università degli Studi di Roma e con il sostegno di Sorgente – Group Roma. Benedetto Odescalchi (Como 1611 – Roma 1689), cardinale dal 1645, legato di Ferrara (1645–50), vescovo di Novara (1654), fu eletto papa, benché riluttante, alla morte di Clemente X (1676) e assunse il nome di Innocenzo XI. Il suo pontificato fu caratterizzato da un rigoroso impegno religioso, dalla condanna del nepotismo e dagli sforzi di moralizzazione dei costumi ecclesiastici e laici. In campo dogmatico, avversò il “probabilismo” teologico-morale e il lassismo dei gesuiti; prima tollerante con il quietismo, lo condannò nel 1687. Energico difensore dell’autorità del pontificato, ebbe quasi perpetua contesa con Luigi XIV, in particolare per la pretesa del sovrano di imporre i quattro articoli delle libertà gallicane che prefiguravano una Chiesa nazionale francese svincolata dall'obbedienza romana (1682); la decisione di Innocenzo XI di scomunicare Ch. De Beaumanoir (1687–88), ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, provocò per rappresaglia l’occupazione di Avignone e del Contado Venassino da parte di Luigi XIV. Ma la sua principale mira fu una grande crociata cristiana contro i Turchi: tale disegno non poté essere realizzato per i contrasti tra i vari stati europei, ma la diplomazia del papa non fu per questo inattiva e favorì l’alleanza tra l’imperatore e Giovanni Sobieski di Polonia e l’adesione di Venezia alla Lega Santa nel 1684. Venerato come santo alla sua morte, il processo di beatificazione, iniziato nel 1714, si è concluso con la beatificazione il 7 ottobre 1956.   Il convegno sarà articolato in quattro sessioni, di cui la prima, giovedì 23 febbraio alle ore 14.30, dedicata al tema La corte romana fra politica e spiritualità, si terrà presso la Sala Igea di Palazzo Mattei di Paganica (piazza della Enciclopedia Italiana 4), storica sede della Treccani, con gli interventi di Gianvittorio Signorotto, Maria Antonietta Visceglia, Antonio Menniti Ippolito, Massimo Giannini, Stefania Nanni, Silvano Giordano e Renata Ago. La seconda e la terza sessione (Il respiro europeo dell’azione papale e L’arte innocenziana) si terranno presso la sede dell’Istituto Storico Austriaco (viale Bruno Buozzi 113) rispettivamente alle ore 9.00 e alle ore 14.30 di venerdì 24 febbraio. La quarta e ultima sessione, La città innocenziana, si svolgerà sabato 25 alle ore 9.00 presso la sede dell’Istituto Storico “Fraknòi” (Palazzo Falconieri, via Giulia 1).

Roma 26 febbraio 2012


pdf  Programma del Convegno (1.04 MB)


Sabato, 25 Febbraio 2012 14:21

I primi passi

183Questa specie di evangelo in nuce che Pietro, o chi scrive per lui, depone tra le righe di una lettura indirizzata alla sua comunità, ha tutta la consistenza di una Summa teologica ridotta ai minimi termini, ma in grado di avvitare in un unico punto di considerazione  tutte le tappe essenziali della costruzione salvifica amorevolmente edificata attorno alla vita umana. L’autore di questa lettera ricongiunge, con una sola manciata di parole, le arcate temporali di un’architettura della grazia che  nel Cristo risorto la sua chiave di volta. Si parte difatti dalla sua morte. Atto sacrificale dalla portata definitiva dal cui spiraglio il fendente della grazia divina  riesce a penetrare nei recessi dove stazionano in attesa le generazioni di un’alleanza ormai antica. Finalmente raccoglie i suoi frutti la pazienza divina. La salvezza di Noè si può guardare adesso come profezia di un miracolo incalcolabilmente più efficace. Stesso segno dell’acqua. Ma, grazie alla pasqua del Figlio, veicolo di una riconciliazione universale, capace ormai di vincolare i confini dello spazio e di penetrare, da cima a fondo i depositi del tempo. A partire da qui l’architettura teologica rimbalza direttamente oltre la storia e al di là del tempo. Solo dall’alto di questa vertiginosa visione si può inquadrare  nell’ampio reticolato viario della vocazione cristiana l’elementare segmento di conversione verso cui s’imbocca il discepolo di oggi, chiamato ancora alle elementari distanze della sequenza quaresimale, come i primi tentennanti passi di un bambino che impara ancora a muovere le gambe. La liturgia con le sue selezioni bibliche, ricollega simbolicamente il cammino al tempo delle origini, a quel discernimento originario degli spiriti che costituisce la sostanza del mito genesiaco, evocato in questo caso attraverso la grande prova del diluvio. Nell’economia dei primi undici capitoli di Genesi, che sono una sorta di unitario romanzo delle origini, la vicenda del diluvio rappresenta come l’esito di un dilagare inarrestabile del male che coincide con una ferma e irremovibile conferma dell’alleanza. Questo non è un Dio portato a pentirsi. Se necessario, rimodella all’infinito la sua creazione, ripartendo da quel poco di fango buono che rimane. Il resto è semplice congettura umana. L’accento è infatti posto sulla grande scena in cui il Dio degli eserciti viene descritto come un guerriero che appende in cielo il proprio arco, deciso ad attaccarlo per sempre al chiodo, per liquidare una volta per tutte la logica dispotica del sacro arcaico. Ma la prova non è originaria perché avviene in un presunto inizio cronologico. Essa è originaria perché rappresenta il motore enigmatico di ogni desiderio. Sempre e ovunque esista un essere che voglia considerarsi umano. Nemmeno il Figlio può realmente immettersi in una reale avventura umana senza attraversare il crogiolo del desiderio messo alla prova. Marco la racconta con laconica levità. A Marco basta assicurarci dal fatto che nulla è stato risparmiato al Figlio (Giuliano Zanchi)


 
generaleIl P. Generale P. Francesco Petrillo, ha celebrato il rito delle ceneri nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli a Roma. Durante l’omelia ha ricordato ai confratelli e fedeli radunati che: “la ‘fedeltà del Signore resta in eterno’; che Egli è Grazia che si comunica immutabilmente in eterno. Ma dal punto di vista nostro, di noi abitanti del tempo, c’è un cammino per entrare nel mistero di Cristo: non tutti i giorni sono uguali. Ora uno dei tempi più ricchi di grazia, anzi il tempo più ricco di grazia, è quello che inizia questa sera e terminerà la sera di Pentecoste. Come allora dobbiamo entrarvi?

La santa Liturgia che stiamo celebrando ce lo insegna. La Quaresima inizia con un rito severo: l’imposizione delle ceneri. Esse al contempo ci ricordano la verità ultima della nostra condizione creaturale e, come significa presso ogni religione il gesto di cospargersi il capo di cenere, sono segno di grave pentimento. Le due cose sono strettamente connesse. La prima e fondamentale conversione è la conversione alla verità di se stessi; è il voler vivere non nelle illusioni di ciò che pensiamo di essere ma non siamo, ma nella luce della nostra reale condizione.”.  Inoltre,  ha proseguito il Padre: “Oggi la Chiesa annuncia pubblicamente il ‘mistero di iniquità’ ed il ‘mistero della pietà’ nella loro indissolubile connessione. Connessione che è stata costituita nel sacrificio di Cristo: trattato da peccato [ecco il ‘mistero di iniquità’], in nostro favore [ecco il ‘mistero della pietà’]. ‘Perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio’. Nel sacrificio di Cristo è posta la possibilità di una nuova umanità, della rigenerazione della nostra persona. Nel vocabolario cristiano si chiama ‘conversione’. Oggi noi iniziamo ‘un cammino di vera conversione’.

Durante queste settimane di quaresima, dobbiamo uscire da noi stessi, dalla falsità cioè del nostro modo di essere, per entrare nel mistero redentivo di Cristo, che la Chiesa rende attuale nella sua Liturgia: entrarvi con tutto se stessi, appropriarsi della giustizia di Dio in Cristo Gesù.”.

23 febbraio 2012

 
Benedetto ceneriIl senso liturgico della cenere, che oggi i fedeli ricevono, è stato al centro dell’omelia del Papa che questo pomeriggio, nella Basilica di Santa Sabina, ha presieduto la Santa Messa con il Rito di benedizione e imposizione delle ceneri. Prima, la processione dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Con il Mercoledì delle Ceneri inizia dunque la Quaresima, cammino verso la Pasqua.

Il Papa riceve le ceneri sul suo capo dal cardinale r2t6qef Tomko, titolare della Basilica. Quindi le impone ai cardinali, ad alcuni monaci, religiosi e fedeli. “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai”. Queste parole, tratte dal Libro della Genesi, vengono pronunciate dopo il peccato originale quando Dio punisce l’uomo e la donna e maledice il suolo. Per ripercorrere il senso liturgico della cenere, Benedetto XVI si richiama a questo passo della Scrittura e a quello della creazione dell’uomo che avviene appunto “con polvere del suolo”:

“Ecco dunque che il segno della cenere ci riporta al grande affresco della creazione”.

 La polvere del suolo con cui è plasmato l’uomo, che prima della caduta è capace di germinare ogni sorta di alberi, subisce “una trasformazione negativa a causa del peccato”: concederà i suoi frutti solo in cambio di dolore e sudore. La terra dunque partecipa della sorte dell’uomo e non richiama più solo il gesto di Dio creatore, tutto aperto alla vita, ma diventa un segno di un inesorabile destino di morte. Ma “la maledizione del suolo ha anche una funzione medicinale” nel senso che l’intenzione di Dio è sempre benefica, “è più profonda della sua stessa maledizione” che “è dovuta non a Dio ma al peccato”. Dio però “non può non infliggerla, perché rispetta la libertà dell’uomo e le sue conseguenze, anche negative”. Anche nella punizione permane dunque un’intenzione buona che viene da Dio:

o: «Polvere tu sei e in polvere tornerai!», insieme con la giusta punizione intende anche annunciare una via di salvezza, che passerà proprio attraverso la terra, attraverso quella «polvere», quella «carne» che sarà assunta dal Verbo”.

Ed è in questa prospettiva salvifica che il passo della Genesi viene ripreso nel Mercoledì delle Ceneri:

“come invito alla penitenza, all’umiltà, ad avere presente la propria condizione mortale, ma non per finire nella disperazione, bensì per accogliere, proprio in questa nostra mortalità, l’impensabile vicinanza di Dio, che, oltre la morte, apre il passaggio alla risurrezione, al paradiso finalmente ritrovato”.

 Quindi il Papa si sofferma sulla “possibilità per noi del perdono divino” che dipende essenzialmente dal fatto che Dio stesso, nella persona del suo Figlio, ha voluto condividere la condizione umana eccetto la corruzione del peccato. E dunque l‘amore di Dio si rende visibile:
“Quel Dio che scacciò i progenitori dall’Eden, ha mandato il proprio Figlio nella nostra terra devastata dal peccato, non lo ha risparmiato, affinché noi, figli prodighi, possiamo ritornare, pentiti e redenti dalla sua misericordia, nella nostra vera patria”

 Nella Basilica di Santa Sabina dove ha celebrato l’Eucaristia con il rito delle Ceneri, Benedetto XVI è arrivato in processione dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino a bordo di un piccolo automezzo. E dunque con il Rito delle ceneri inizia la Quaresima. (Radio Vaticana)


 
Sabato, 18 Febbraio 2012 22:10

Benedetto XVI crea 22 nuovi cardinali

CardinaliServite la Chiesa “con amore e vigore”, uniti in modo indissolubile al Papa. Benedetto XVI ha chiesto questo impegno ai 22 nuovi cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro ordinario pubblico presieduto stamattina nella Basilica di San Pietro. Al termine, il Papa e il rinnovato Collegio cardinalizio hanno proceduto al voto sulle Cause di canonizzazione di sette Beati. Al servizio del Servo dei servi di Dio. È questo l’onore della porpora cardinalizia. In alto, accanto a Pietro, perché costituiti pietre, assieme a lui, sulle quali la Chiesa di oggi si appoggia trovando stabilità, traendo forza, direzione e luce come la prima Chiesa al tempo degli Apostoli. Ai nuovi ammessi nel Collegio cardinalizio, Benedetto XVI ha riproposto la sostanza di un ruolo che, ha detto, vi unisce “con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo”. L’allocuzione del Papa ha preceduto la cerimonia di consegna della berretta rossa, dell’anello e del titolo di una chiesa di Roma o di una diocesi suburbicaria. E prima di presiedere un rito dalle cadenze antiche, il Papa ha voluto indicare il senso di quel “rosso”, emblema di una “dedizione assoluta e incondizionata”, fino – “se necessario” – all’effusione del sangue: “A loro, inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità”.

19 febbraio 2012

 
3Con mucha tristeza en este minuto para cada uno de nosotros en la delegación
Chilena y nuestro Padre General en Italia y todos quienes somos parte de OMD en el mundo,
hemos recibido la noticia de la partida a la casa del padre nuestra hermana de Orden, Ofelia Silva
Pizarro. “Te han explicado, hombre, lo que Dios desea de ti” (De las cartas de san Juan Leonardi al papa Pablo V).
Nuestra hermana que en vida dio un verdadero ejemplo de solidaridad que a muchos de
quienes hoy nos acompañan entenderán cada una de estas palabras, Una impulsora de esta
localidad tanto así que cuando surgió la idea de instaurar la capilla en el sector la viña ella fue una
de las primeras personas que dijo si hay que hacerla del terreno no se preocupen.
Y así podríamos contar muchas anécdotas de su vida una vida entregada al bien solidario
ayudar a cada uno de quien lo requería y lo más gratificante aun de forma anónima.

Hermana Ofelia, queremos entregar testimonio de tu vida, ejemplo de solidaridad y la Orden de
la Madre de Dios delegación Chilena y precisamente esta casa de Quinta de Tilcoco, ha decidido
instaurar en el mes de la solidaridad el premio o distinción con tu nombre Orfelia Pizarro, a
quienes sigan tu ejemplo de desprendernos de lo material como dijo Jesús si me quieres seguir
despójate de tus bienes.

A manera de agradecer el compromiso suyo con nuestra Orden, es que cada sacerdote
encomendará 5 misas por tu alma a nuestro padre Dios.
Reciba cada de uno de sus familiares y amigos la tranquilidad de que cada obra realizada por
nuestra Hermana Orfelia es un verdadero ejemplo de vida y amor por el prójimo.
En Cristo. (P. Guillermo Arceu Jeffs OMD)

 
Saverio-3E’ uscito in silenzio e in punta di piedi, come era solito fare al termine di ogni Eucaristia  con accanto l’inseparabile moglie Anna; Saverio Ciampa. E’ uscito dalla chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Leonardi per entrare nel Regno di Dio promesso ai puri di cuore. Così, Torre Maura ha salutato questo cristiano robusto nella sua fede e “Testimone ammirabile” come lo ha definito . P. Francesco Petrillo Rettore Generale OMD durante la messa esequiale. Apparentemente schivo, era partecipe in pienezza della storia di questa comunità cristiana che vive, fatica e celebra il Risorto in un quartiere della grande Roma nel quale è ancora possibile intrattenere relazioni a misura d’uomo: coltivare l’orto sotto casa e istruire dei ragazzi nell’abile pazienza della pesca. Lo hanno salutato i figli e tanti altri che lui ha generato tali alla fede da catechista e da testimone nel quotidiano.

“Ministro straordinario dell’Eucaristia”: recitava la scritta sul manifesto esequiale. Servo straordinario del dono eucaristico che era diventato l’ordinario della sua vita, la misura, per dirla con San Giovanni Leonardi, della suo esistere. Ha realizzato appieno soprattutto nell’ultima malattia la preghiera che recitava davanti agli ammalati prima di comunicarli: “porto il Cristo risorto a coloro che sono crocifissi con lui”. Un primato aveva Saverio, ha ricordato P. Rosario Piazzolla durante l’omelia, quello di aver letto insieme alla Bibbia le opere di San Giovanni Leonardi. Saverio era stato affiliato all’Ordine lo scorso anno e la passione per il patrono di Torre Maura affiorava quando si trattava di ricordare ai suoi figli spirituali, con fermezza paterna: “che grande Santo!” – e “che aspettate a imitarlo!”. Questa era la schiettezza che lo contraddistingueva: occhi che penetravano l’animo e ti leggevano dentro, voce quasi soffocata, ma  a tratti profetica e lungimirante e che spesso lasciava senza parole per l’evidenza. Grazie Saverio per la tua testimonianza evangelica: “di uomo in cui non c’è falsità”, continua a ricordarci quanto è essenziale vivere per chi ci ama senza misura.

18 febbraio 2012 

 
Sabato, 18 Febbraio 2012 11:29

Basta una parola

182Agli occhi assuefatti di uno scriba integrato negli schemi delle convenzioni religiose appare già un'idea limite una remissione delle colpe da applicare a un paralitico la cui disgrazia è sufficiente ratifica del suo debito morale. La supponenza poi con cui Gesù se ne fa protagonista, beh, quello sembra del tutto intollerabile. I nodi delle questioni si assommano. La prima domanda è certamente quella che riguarda quest'uomo paralitico, ennesima prova vivente di un'equazione a cui persino l'antica fede non ha mai definitivamente rinunciato, continuando a leggere fra le righe della disgrazia umana la giustizia impeccabile della volontà di Dio: non vorremo noi assolvere qualcuno su cui l'Altissimo ha già emesso la sua evidente sentenza!

La seconda questione viene aperta da questo disinvolto rabbino deciso a pronunciare, con sconcertante leggerezza, parole di perdono come estraesse sostanze da un proprio patrimonio: non vorrà pretendere di giudicare al posto di Dio!

Marco prepara del resto molto bene il contesto di questa irritazione raccontando in modo molto plastico e molto commovente l'inventiva audacia di gente che ha deciso fino in fondo di essere fraternamente accanto allo sfortunato sfidando pure l'infausta scomunica di cui l'amico appare portatore. Pare di vedere questi teologi della Scrittura trattenere l'impazienza per l'invadente sceneggiata di scoperchiare un tetto e mettere al centro dell'attenzione un rifiuto umano già messo ai margini dalle leggi sempiterne di Dio. Pare di sentirli protestare mediante la cantilena del loro catechismo.

Tutto per un attimo rimane un semplice agone di parole. Una teologia contro un'altra. Un'eresia in faccia a un'ortodossia.

Il segno però interviene a sciogliere inutili equivoci di scuola. Disquisire del perdono è un'attitudine alla portata di tutti. Dare vita alla grazia è solo di chi può amministrarne le ragioni. Vogliamo vedere? Basta una parola, come il giorno della creazione, e l'informe ritrova integrità. Prendi la tua barella e torna a casa. La sapienza narrativa di Marco, con laconicità traboccante di ironia, disegna la silenziosa e quasi meccanica obbedienza del miracolato: che si alza, prende la sua barella, e se ne va. Manca solo il sonoro per l'ovazione di gente semplice perfettamente cosciente di aver visto compiersi, in quel preciso istante, la vera volontà di Dio. Non solo il Dio di Gesù non consegna alla disgrazia fisica l'uomo peccatore, ma quando ne incontra uno si comporta così. E i teologi, tutti a riscrivere i loro saggi.

Perché chi veramente ha penetrato, seppure nel confuso istinto della fraternità umana, i meandri dorati dei pensieri di Dio, sono quei quattro che si prendono la briga di calare una barella da un tetto. È il movente di quella prossimità quasi animale, immediata, tenace, che lambisce con più approssimazione di ogni altra sapienza teologica i lembi dei pensieri di Dio. A Gesù basta vedere lo spettacolo di questa fede, questa esibizione di elementare resistenza umana, per pronunciare parole che Dio ha in animo da sempre. (Giuliano Zanchi).

 
san-lazaro-1Ados décadas de la llegada de la Orden de la Madre de Dios a la parroquia San Lázaro, los “hir2t6q de San Juan Leonardi” han logrado convertir esta céntrica parroquia en uno de los lugares preferidos por los novios para casarse en Santiago. “Sólo el año pasado se realizaron 207 matrimonios y en los últimos 5 años, más de 1.000”, comenta su párroco Alejandro Abarca, OMD. Pero convertir a San Lázaro en lo que es hoy no ha sido fácil. Cuando el cardenal Juan Francisco Fresno entregó a la Orden de la Madre de Dios el cuidado pastoral del lugar, éste se encontraba en pésimas condiciones y casi en total abandono. Entre los numerosos trabar2t6q que ha hecho esa orden, se cuenta un sistema nuevo de iluminación, restauración de los vitrales, un moderno sistema de calefacción y el cambio de todo su piso por mármol de Carrara y de granito de colores, traído directamente desde Italia. Este año San Lázaro tiene celebraciones por partida doble: 135 años de su creación y 20 años de ser declarada Monumento Nacional. Además, acaba de ser restaurada, pues sufrió serios daños con el terremoto del 2010. “La torre central se trizó en varias partes y corría el riesgo de desplomarse. La comunidad parroquial logró juntar los $60 millones que costaba la restauración y los trabar2t6q acaban de concluir. Junto a la torre, resultó dañado uno de los dinteles de acceso que da a la calle Gorbea, cuya restauración se pudo realizar gracias a un aporte del Arzobispado de Santiago. Ahora lo único que falta es reparar las grietas del interior, para lo cual todavía no contamos con los recursos”, señala Abarca. La iglesia está emplazada en pleno barrio universitario, lo que, según el religioso, le ha dado un carácter de “parroquia universitaria” y ha obligado a mantener el templo abierto desde las 7:30 horas hasta las 21:30 horas. Abarca comenta: “La parroquia es punto de encuentro de los estudiantes del sector. Son más de 25 mil los que llegan a diario al barrio. Hemos tenido que crear un Centro de Atención Pastoral para ellos, que actualmente atienden los religiosos de la Orden”. La construcción de la actual parroquia San Lázaro, en calle Ejército esquina Gorbea, data de 1877. Pero el 9 de enero de 1928 un incendio destruyó parte del templo y su restauración estuvo a cargo de los arquitectos

Gustavo Monckeberg y r2t6qé Aracena. Fuereinaugurada el 15 de agosto de 1930, para la fiesta de la Asunción de la Virgen. Uno de los tesoros que alberga esta iglesia es el “Cristo de las trincheras”. La pieza corresponde a una antigua y maltratada imagen de Jesucristo tallada en madera, que fue rescatada de una trinchera durante la Primera Guerra Mundial. Pareciera ser que la imagen fuera retirada de la catedral a la que pertenecía desde el siglo XV para ser resguardada, pero quedó abandonada en las trincheras y fue encontrada por un aviador chileno, hermano del entonces párroco de San Lázaro. El templo es de estilo románico, con detalles que lo aproximan a lo gótico, y rasgos bizantinos, por la utilización de las cúpulas. El órgano de la iglesia fue construido por Orestes Carlini en 1934, y en los frescos originales del templo intervinieron los pintores Alfredo Valenzuela Puelma, Onofre Jarpa y Pedro Lira.- © Gustavo villavicencio El Mercurio, 14 febbraio 2012, A13

 

17 febbraio 2012


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