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Sabato, 24 Agosto 2013 09:32

Ventunesima domenica del tempo ordinario


meditazione 24-08-13
Dal Sermone nella quarta domenica dopo Pasqua (C.371)

Quanto è grande la bontà di Gesù Cristo verso coloro che lo servono fedelmente. Essi non di meno sono percossi da flagelli e nella stessa tribolazione egli è presente come amorevole padre, li conforta in tal modo che, le persecuzioni appaiono come consolazioni. Se nel Vangelo gli apostoli sono afflitti per la dipartita di Gesù egli subito li consola mostrando loro che: “è bene che io vada, perché se non me ne andrò non verrà a voi il Consolatore” (Cf. Gv 16,7).

Questa parola del Vangelo mi offre l’opportunità di riflettere con voi sulla consolazione che sentono i servi di Dio nel servirlo soprattutto nella sofferenza. Contrariamente, coloro che vivono immersi nei loro piaceri, sentono in sé una grande amarezza […]. Ora fate bene attenzione. E’ stata sempre tra le caratteristiche divine la consolazione per chi è nell’afflizione. Ascoltate cosa dice l’apostolo Paolo: “Benedetto sia Dio che ci consola in ogni nostra tribolazione” (Cf. 2Cor 1,3). Così i numerosi esempi della Scrittura, attraverso gli angeli buoni inviati a Noè e ad Abramo.

[…]Se noi come gli antichi non percepiamo questa dolcezza nella tribolazione, è perché non diamo a Dio la possibilità di operare in noi. Poiché stando ad una causa ne segue un effetto se non impedito. Dio ha sempre fatto questo con anime disposte  ad essere tali. Pertanto gustate queste dolcezze. “Gustate e vedete come è buono il Signore” (Cf. Sal 33, 9)[…].

meditazione 10-08-13
Sermone sull’onore dovuto ai genitori (C. 244)

Nel precetto onora il Padre e la madre non s’intende solo l’onore che si deve ai genitori. ma anche agli altri superiori, e al contempo la cura che i superiori devono avere verso i sudditi. 
Occorre essere soggetti ai superiori come ai propri padri, perché ognuno sia conservato nel proprio stato. Ciò si dimostra dal fatto che i principi e tutori sono come dei padri e ad essi si deve amore, obbedienza e riconoscenza.
Oh quanto agisce male chi trasgredisce con portare odio o non obbedisce e straparli o mormora! Guarda bene che nella trasgressione di questo precetto possono cadere sia i sudditi che i superiori.
Sabato, 03 Agosto 2013 09:32

Diciottesima domenica del tempo ordinario


meditazione 03-08-13
Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà (Gv 6,27)

Dal Sermone sulla nobiltà dell’anima (C. 148 v.)

Fra tutte le cose che sono reprensibili nell’uomo, una è principale: la brutta e abominevole ignoranza delle cose grandi che egli è tenuto a sapere per renderne conto. Da questa considerazione nasce il fatto che le cose di pregio non si stimano e le vili ed abiette, si tengono tra le importanti. Così come accade ad un contadino che non conoscendo il valore di un rubino lo venderà a poco prezzo, mentre il gioielliere ne terrà di gran conto il valore. Questo accade alla miseria della nostra umanità, che ceca ed ignorante della preziosità della sua anima la disprezza a favore della viltà del proprio corpo […].

Ora Dio che creò il cielo e la terra con i suoi ornamenti a compimento di tutto fece una creatura che fosse più nobile ed eccellente delle altre creature; un trono, una sede dove l’altissimo Signore potesse trovar riposo per mostrare  la sua magnificenza e grandezza.  Fece come fanno i pittori, i quali quando cominciano le loro opere, prima le abbozzano iniziando dai colori grigi, poi vanno sempre più al vivo dell’immagine man mano che giungono al completamento della pittura. Aggiungono la vivacità dei colori, in modo che la magnificenza dell’opera si mostri e l’arte del maestro venga lodata.

Così il Signore nostro, Carissimi, creando questo universo, abbozzandolo, tirò solo le linee dicendo semplicemente: si compia la mia parola (Cf. Gen 1,3), ma quando toccò all’uomo non disse solo si compia, ma facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza (Cf. Gen 1,26), onde formato il corpo dal suolo, su quel nobile colore disegnò la sua bellezza, ispirando sul volto lo spirito di vita e donandogli l’anima. Questo fu l’ultimo atto della creazione di Dio.

Oh, grandezza di questa anima! Oh nobiltà che la fa simile ed una con  il suo Creatore: immortale, invisibile, infinita, eterna, impassibile. Essa possiede volontà, intelletto, libertà come Dio […]. Si conosce la grandezza dell’anima dal cibo che per essa è stato ordinato. Poiché quando si vede una mensa con delicatissime vivande, subito ci rendiamo conto a chi appartiene tale cibo e a chi è offerto il più nobil cibo che trovar si possa.  E’ nobile dunque questa nostra anima, perché è trono di Dio, è tempio di Dio, e sede di Dio, è sposa di Dio è delizia di Dio.

meditazione 28-07-13
Dal sermone (C. 254)

Gli occhi del Signore sui giusti (Sal 33,15). Questa provvidenza è così grande che se appunto Dio li  ritira da noi cadremmo a terra come dei bambini che non sanno camminare. Essi sono ritti, quando sono custoditi dalla madre, ma una volta che questa li lascia andare da soli si precipitano, e così Dio nei nostri confronti.

Accade anche che colui il quale vuole far rappresentare la sua immagine in uno specchio, questo sguardo ci fa stare rivolti a Dio.

Così come quando uno vuole vedere la sua immagine, occorre che guardi nello specchio. In effetti, noi non possiamo guardarci da soli, solamente in Dio possiamo ammirare la nostra immagine.

Pertanto occorre  accettare che fra la nostra visione e quella di Dio c’è molta differenza. Da parte nostra siamo portati a vedere bassezze o varie cose per conoscenza.

La visione di Dio è produttrice di bene, e questo lo potrai notare nelle parole pronunziate dalla Vergine Maria: Egli ha guardato l’umiltà della sua serva (Cf Lc 1,48)
Sabato, 20 Luglio 2013 21:32

Sedicesima domenica del tempo ordinario


meditazione 21-07-13
Dal sermone sulla bontà del consigliarci (C. 322)

Avendo Nostro Signore fornito la bontà umana dell’originale giustizia, e come il freno agisce su un cavallo feroce, così la parte sensibile della nostra umanità si trova  soggetta alla ragione, per cui con gran facilità l’uomo si libera dall’amor proprio, ma il peccato è sempre alle porte: “Più fallace di ogni altra cosa è il cuore difficilmente guaribile chi lo può conoscere?” (Ger 17, 9).

Ciò è segno divino che ai medici non è permesso di curare se stessi, né a coloro che guidano di essere al contempo, pastori e pecore. Vedi come l’infinita bontà divina fra gli altri rimedi alle miserie pose quello contro la tirannia dell’amor proprio. E se nelle nostre cose non vogliamo errare occorre che prendiamo qualche buon consiglio. 

Per questo afferma la Scrittura: “ Figlio non agire senza consiglio”. Ci viene ricordata così la nostra miseria. Mentre vogliamo costruirci da soli, è conveniente umiliarci davanti agli uomini. E questo perché? “La sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio”. Questi sono i veri sapienti. Ed è Dio che regge coloro che con sano consiglio si governano e con tutte le loro azioni lo onorano e lodano.
Sabato, 13 Luglio 2013 21:32

Quindicesima domenica del tempo ordinario


meditazione 14-07-13
Dal sermone sul fine dell’uomo (C. 506)


Nelle cose spirituali i mezzi per condurci al nostro fine sovrannaturale devono esse anch’essi sovrannaturali. Ed il Signore non ce ne ha privato. Fra questi mezzi proporzionati ed efficaci a questo fine, vi sono i santissimi sacramenti. E fra tutti, quando uno ha perso l’innocenza battesimale, vi sono il sacramento della penitenza e quello dell’eucaristia. […] Questi in effetti, sono i mezzi più efficaci per conseguire il nostro fine.

Ora benché la passione di Gesù Cristo sia causa naturale dell’umana salvezza, […] Dio ha ordinato che la causa naturale, cioè la passione di Gesù Cristo, venga a noi unita mediante i santi sacramenti. […]. Cosiché il buon cristiano frequentando questi celesti misteri, purifica la sua coscienza ed è confortato lungo il suo pellegrinaggio terreno, ed in tal modo può pervenire al suo fine.

Questo ci fu rappresentato, carissimi, nel santo Elia il quale, sfuggito dall’ingiusta regina Gezabele e giunto presso il torrente Cherit, stanco per il viaggio, agitato dal dolore, indebolito per la mancanza di cibo, si buttò sotto un ginepro e domandò la morte (Cfr 1 Re 19,4). E nel sonno ecco giungere il Padre della provvidenza che inviò il suo Angelo con una brocca d’acqua e un pane cotto sotto la cenere. Svegliato il profeta gli ordinò di mangiare e bere. Fatto ciò il profeta si addormentò e nuovamente l’Angelo comandò di alzarsi e mangiare. Per quale scopo? Perché restava ancora un grande viaggio da compiere. Fortificato da quel cibo, come afferma la Scrittura, Elia camminò quaranta giorni e quaranta notti verso il monte di Dio l’Oreb. Ora ditemi, mancavano forse a Dio altri mezzi per condurre il profeta, di cibo, di pane e di acqua? Ciò egli comandò, essendo tale cibo figura del Santissimo Sacramento. […] e se contemplate, o carissimi, la dolcezza di questo convito, scoprirete che qui vi è un cibo sopra ogni altro cibo, un pane sopra ogni pane, qui vi è Cristo!

meditazione 07-07-13
Da un sermone sul Paradiso (C.294)


Benedite il Signore voi tutti suoi eletti (Cf. Tb 13,10) […]. Quasi volesse dire riempite i vostri giorni di letizia e lodate il Signore. Beati tutti coloro che amano te Gerusalemme e si rallegrano per la tua pace […]. Benedite la casa di Dio!

Oh casa di Dio risplendente e bella! Io ho amato la bellezza ed il fuoco dove abita la gloria del mio Signore che ti ha creato e ti possiede. A te sospiro lungo il mio pellegrinaggio, giorno e notte, desidera e brama te il mio cuore, a te anela la mente mia, all’amicizia della tua felicità e gloria desidera giungere la mia anima. Io dico a colui che ha fatto te che possieda me, me in te, perché lui ha fatto me e te. Che io mi consumi per la dolcezza di te o patria sì bella!

Oh città del mio Dio! Oh abitazione suprema! Oh luogo di riposo e di pace! Sede della letizia! dimora sopra ogni felicità! Cumulo di delizie! A te sospiro, a te grido, a te supplico e ti dico: Ho Gerusalemme, Casa di Dio, dopo l’amor di Gesù tu sia la mia allegrezza e consolazione, la dolce memoria di te sia refrigerio nella mia amarezza.

Tutti leviamoci di dosso questo fango, stacchiamoci da questo mondo infelice, saliamo in cielo a godere del riposo di Dio, per trovarci in quella suprema luce, ammirare quella incredibile bellezza e starcene con il nostro Dio per sempre. Amen.
Sabato, 29 Giugno 2013 21:32

Tredicesima domenica del Tempo Ordinario


meditazione 29-06-13
Da un sermone nella quinta domenica dopo Pasqua (C.375v.)


Dopo aver ascoltato il Vangelo i nostri animi dovrebbero essere accesi e infiammati nel voler servire il nostro amabilissimo Creatore. Abbiamo ascoltato che se anche colpisce con calamità i suoi servi, è sempre pronto a sostenerli e consolarli in queste situazioni. […]

Così c’insegna  come  aiutarci nelle tribolazioni, e ancora ci indica tutto ciò che l’anima desidera per essere consolata. Infatti, come afferma la Scrittura: tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome egli ve lo concederà (Gv 16,23). Nota come sia importante essere servo di Dio in quanto egli stesso si sentirà obbligato a concedere quanto si domanderà. […]

Chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena (Gv 16,24) Ho! Come sarà piena la nostra gioia. Infatti come si dice pieno quel vaso che in sé non ha alcuna parte vuota, così si dirà dell’anima nella celeste patria della gioia, in quanto vedremo faccia a faccia. Non più speranza perché saremo tra le mani di Dio. Nella patria celeste la nostra intelligenza sarà unita per la luce della gloria alla divina essenza.

Qui la volontà sarà rapita dalla profondità dell’amore divino. Qui la memoria si ricorderà dei doni ricevuti. Qui l’occhio, qui l’orecchio, qui il gusto, qui l’odorato, qui il tatto, qui ciò che si desidera, qui ciò che ci irrita, qui le malattie della carne, qui non più nostalgia, non più il mondo.

Oh che gaudio pieno! Oh che dolcezza piena! Signore Dio mio, Gesù mio, chi non domanderà una tale gioia? Chi non la desidererà?
Domenica, 14 Luglio 2013 21:32

Dodicesima domenica del Tempo Ordinario


264-meditazioneDal Sermone sul profeta Giona (C.138v.)

Grande fu il grido di Giona dal profondo del mare. Poiché penetrò i cieli e giunse al trono di Dio, dal quale potè ottenere di essere libero ed uscire dalla tempesta. Non pensate che la voce di Giona fosse potente, lo era il suo affetto, grandi erano il desiderio, l’intenzione e le lacrime; grande l’unità di spirito, ed il proposito santo di servire Dio.
Per cui affermò nel suo grido: “con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore” (Gio 2,10). Tale era la preghiera e Dio nella profonda calma gli rispose: “perché chiami?” ( Es 14,15).
Come il profeta che prega: Dal profondo ho gridato al Signore” (Sal 129,1). Dice ho gridato e non grido, per indicarci come seguitare nella perseveranza della preghiera che deve essere insistente. Dice ho gridato per mostrarci la forza della preghiera. Supplicare con fortezza Dio, amarlo con affetto e mostrargli il proprio cuore.
Si dice ancora “dal profondo” sale il grido della preghiera. Fu così potente il grido di Giona che penetrò il cielo, placò Dio, ottenne il perdono, il mare si fece tranquillo ed il pesce lo restituì alla terra. Fu veramente grande ed efficace la voce di Giona. [...]. Dal profondo, dall’intimo del cuore, dalle midolla dell’anima e dall’affetto interiore nasce questo grido. Ma ciò che non viene dal profondo dell’anima da ogni piccola occasione viene abbattutto.
Sabato, 08 Giugno 2013 21:32

Dal commento a Giobbe (Fasc. 9. C. 54)

263
Cos’è questa milizia di cui parla Giobbe? Mentre la milizia terrena è a servizio del governo corporale, l’altra è necessaria per il governo spirituale. Nell’una si esibiscono le armi umane nell’altra quelle spirituali.  Con l’una si combattono i nemici, con questa le potenze del male, ricevendo rispettivamente una corona corruttibile per l’una, mentre incorruttibile per l’altra. Poiché come afferma l’apostolo Paolo: “Siamo diventati spettacolo al mondo” (1Cor 4,9).


Quanto è attuale la lettura odierna! La vita dell’uomo è un duro servizio sulla terra (Gb 7,1) anzi un combattimento. Nella milizia umana vi sono ordini, obbedienze si tengono a posto le armi, si ascoltano le sentinelle, si aspira alla vittoria, si combatte aspramente, si sopportano le sofferenze, si dorme male, si mangia senza mormorare, si è mercenari, si da tutto al capo, si pone attenzione al nemico, non si fugge, si è uniti, si mette a disposizione la vita, insomma si vive con accortezza! Siamo a conoscenza della vita militare!

Nella vita spirituale il buon soldato segue il suo capitano che è Cristo Gesù, come egli stesso afferma nel Vangelo: “le mie pecore mi seguono e mi ascoltano” (Cf Gv 10). Se nella vita militare si ha conoscenza delle armi terrene, nella vita spirituale ciò che importa è stare nella conoscenza di Cristo.
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