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stemma e nome

Pubblichiamo l'omelia del Cardinale Angelo De Donatis Penitenziere Maggiore già Vicario Generale per la Diocesi di Roma, per la Consacrazione episcopale di S. E.za Mons. Davide Carbonaro eletto dal Santo Padre Francesco Arcivescovo Metropolita di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo.

Carissimi, in questa sesta domenica di Pasqua non rimane che una sola parola: l'Amore. Il vangelo e la lettera di Giovanni infatti si richiamano a vicenda, come strofe di un unico ritornello: Dio è amore. Solo se rimaniamo in questo amore siamo nella gioia piena. Ogni celebrazione domenicale è intrisa di amore e di gioia, soprattutto nel tempo pasquale, ma oggi questa liturgia si arricchisce di una Gioia profonda, genuina, bella, che riunisce in questa Cattedrale le Diocesi di Roma e quella di Potenza in uno scambio originale di doni: noi romani accogliamo il desiderio forte di una comunità che attende il nuovo vescovo nella persona di Padre Davide e voi ricevete dalla nostra Chiesa un parroco benvoluto da tutti, un Chierico regolare della Madre di Dio cresciuto in questa nostra città, che tanto ha servito e amato.

Siamo, così, come gli apostoli nell'ora dell'ultima cena, con sentimenti diversi, a volte anche contrastanti, tra la gioia dell'accoglienza e il dolore del distacco, ma uniti e unificati dall'Amore. Intorno a quella mensa ci ritroviamo anche noi, stasera, per cogliere dal Signore una parola, un insegnamento, una testimonianza che ci rafforza, che ci fa sentire uniti, intimamente e profondamente amati.

E forse ci piacerebbe fare domande ai Dodici, le cui statue fanno da contorno nella navata dì questa basilica. Vorremmo chiedere a - ciascuno di loro: Come hai sperimentato quest'amore di cui parlava Gesù? Nella varietà delle risposte, avremmo probabilmente un sentire comune: "Gesù mi amato dando la vita per me. Mi ha perdonato anche se l'ho abbandonato. Mi ha sostenuto quando ero privo di forza. Mi ha sospinto ad annunciare il Vangelo senza paura, con la passione del suo Amore".

Carissimo Padre Davide, tu sai bene, anche grazie alle esperienze pastorali che hai vissuto, che l'umanità ha un'ardente sete di questo amore. Tu sai che la nostra Chiesa, oggi più che mai, vuole testimoni d'amore. Tu sai che la diocesi di Potenza desidera continuare a camminare nell'amore. Per questo siamo qui, per un dono d'amore!

Tra i tanti aspetti che possono descrivere il Vescovo, potremmo trovarne tre a partire dal vangelo di oggi.

Prima di tutto il Vescovo è colui che per primo rimane nell'amore del Padre. Il verbo rimanere, nel quarto vangelo, indica un'intimità profonda, una indissolubilità che abbiamo ritrovato anche nell'immagine dei tralci che rimangono nella vite e viceversa. Abbiamo bisogno di pastori che ci aiutino a "rimanere" in Dio, a porre le fondamenta su di Lui, a respirare il Vangelo. Il pastore è chiamato così a far gustare al gregge la gioia piena, la gioia sovrabbondante di chi abita non solo con Dio ma in Dio. Come sai, Padre Davide, in particolare ti sono affidati i sacerdoti. Con loro abbi il gusto di rimanere in Dio, ascoltandoli, incoraggiandoli in un cammino di corresponsabilità e di condivisione.

 Rimanere in Dio porta al secondo aspetto: dare la vita per gli amici. E qui parlando di "amici", Gesù non indica solo una cerchia di persone, una stirpe eletta. Quando si vive di amore, tutti diventano amici, anche i nemici, coloro che si sono allontanati o che ci abbandonano. Il Signore, che non fa preferenze di persone, chiamerà "amico" anche Giuda nel momento del tradimento.

Facendo conoscere ai suoi tutto ciò che ha udito dal Padre, Gesù ci rivela il segreto della vera amicizia: trovare Dio dappertutto. Il Vescovo, trovando Dio in tutti, è colui al quale tutti diventano cari. Ti accorgerai, caro Padre Davide, che non sempre sarà facile. Pur distribuendo  amore e accoglienza, ti capiterà di trovare chiusure e rifiuti. In questo modo farai l'esperienza della croce e solo affidandoti a Dio nella preghiera, potrai sperimentare che il bene donato non andrà mai perduto. Ricordati che per il cristiano il verbo "morire" si traduce sempre con "dare la vita".

 Il terzo aspetto è "andare". Diceva don Tonino Bello che il vescovo è colui che fa suonare le campane, cioè colui che introduce la gioia nel cuore della gente. Carissimo Davide, il tuo sorriso contagioso e il tuo desiderio di portare il Vangelo con la vita sono noti a tutti noi e te ne siamo grati. Ricordati che è il pastore sta con il gregge a volte davanti, a volte dietro e a volte in mezzo. In ogni caso il pastore non sta fermo, è sempre in cammino, è chiamato ad andare, a confondersi con la vita delle persone, per parlare non dal pulpito della chiesa, ma per dare e ricevere testimonianza nella strada, nelle case, nella vita quotidiana, per portare così un frutto che sia duraturo. Nell'andare in mezzo alla gente troverai anche la grazia della vita donata da tanti religiosi e religiose, tanti laici che servono la chiesa con generosità e creatività, Abbi a cuore in particolare i piccoli e i poveri, i malati e i peccatori. Abbi a cuore soprattutto i giovani, che sono l'oggi della Chiesa, la nostra speranza.

 Tra poco, nel momento della preghiera di consacrazione, ci sarà un gesto particolare: il libro dei vangeli sarà tenuto aperto sul capo di Padre Davide. Ci piace pensare che da quel momento il volto del consacrato scompare sotto la Parola posta su di lui, perché il vescovo non sia mai un capo per virtù propria, ma un servo incaricato da un Altro e per il quale egli garantisce. La Parola di Dio inoltre diventa come un riparo al vescovo, per proteggerlo da tutto ciò che potrebbe avvelenare l'Amore. Infine la Parola di Dio irradia, penetra nella vita, come succederà con l 'unzione crismale sul capo di Padre Davide, perché il Vescovo sia portatore di Cristo e mai di sé stesso. Come scriveva San Giovanni Leonardi: vivere sempre avendo davanti agli occhi della mente nostra solo l'onore, il servizio, la gloria di Cristo Gesù crocifisso".             ··

Se la Parola di Dio continuerà ad essere la guida del tuo ministero, la gente che ti è affidata sentirà il respiro della Vita. Ricordaci sempre, Padre Davide, che alla Sua luce vediamo la Luce.

 Domandiamo a Maria, Madre di Dio, che ti ha custodito in questi anni nell'immagine di Santa Maria in Portico, che tu possa essere pastore secondo il cuore del suo Figlio. Amen.

Giovedì, 09 Maggio 2024 17:23

Necrologio Gloria Mary

Il P. Generale, il suo Consiglio e l’Ordine della Madre di Dio tutto, si uniscono al P. Antony Esron OMD per la morte della sua cara mamma Signore Clora Mary di anni 60. E mentre affidano al Signore a Santa Maria in Portico e a San Giovanni Leonardi la sua anima benedetta, si uniscono a P. Esron assicurando il suffragio e la preghiera perché il Signore conceda la pace e il riposo a quanti con lui hanno portato il peso dell'umana sofferenza. I funerali saranno celebrati in India venerdì 10 maggio.

Nella basilica lateranense l’ordinazione episcopale di Davide Carbonaro. «Ho servito e amato la Chiesa di Roma, mia madre; da lei parto per sposare la Chiesa che è in Potenza Muro Lucano e Marsico Nuovo. Sarò carne della sua carne e ossa delle sue ossa». L’amore come base sicura su cui fondare la propria azione pastorale e, insieme, meta del cammino. È questa la sintesi delle indicazioni che il cardinale Angelo De Donatis, penitenziere maggiore, già vicario generale della diocesi di Roma, ha rivolto a padre Davide Carbonaro, dei Chierici Regolari della Madre di Dio, arcivescovo metropolita eletto di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo, che proprio dal porporato è stato consacrato vescovo sabato sera, 4 maggio, in una gremita basilica di San Giovanni in Laterano. Conconsacranti monsignor Salvatore Ligorio, amministratore apostolico di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo, e l’arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice.

«Il vescovo è colui che per primo rimane nell’amore del Padre e il verbo rimanere indica una indissolubilità che abbiamo ritrovato anche nell’immagine dei tralci che rimangono nella vite e viceversa – ha detto infatti De Donatis, guardando al brano evangelico giovanneo della VI domenica di Pasqua -. Abbiamo bisogno di pastori che ci aiutino a “rimanere” in Dio, a porre le fondamenta su di Lui, a respirare il Vangelo», perché «la nostra Chiesa, oggi più che mai, vuole testimoni d’amore» e «il pastore è chiamato a far gustare al gregge la gioia piena, la gioia sovrabbondante di chi abita non solo con Dio ma in Dio». Essere radicato non equivale tuttavia a essere statico, anzi, «il pastore non sta fermo, è sempre in cammino, è chiamato ad andare, a confondersi con la vita delle persone per parlare non dal pulpito della chiesa ma per dare e ricevere testimonianza nella strada, nelle case, nella vita quotidiana, per portare così un frutto che sia duraturo», sono ancora le parole di De Donatis, che ha anche sottolineato come il vescovo «deve portare Cristo, mai se stesso».

Ancora, il monito del porporato al nuovo ordinato a «farsi guidare dalla Parola nel ministero di amore e servizio», rivolgendo un’attenzione speciale «ai piccoli, ai poveri, ai malati, ai peccatori e ai giovani, che sono l’oggi della Chiesa, la nostra speranza». E poi la cura dei sacerdoti: «Con loro abbi il gusto di rimanere in Dio, ascoltandoli e incoraggiandoli, in un cammino di corresponsabilità e di condivisione», sono le parole di De Donatis. Infine, l’invito a «suonare le campane», a dire, citando don Tonino Bello, che «il vescovo è colui che introduce la gioia nel cuore della gente», sapendo anche «dare la vita per gli amici», laddove è soltanto «Gesù che ci rivela il segreto della vera amicizia – ha chiarito De Donatis -: trovare Dio dappertutto». In virtù di questo speciale tipo di amicizia, allora, «il vescovo è colui al quale tutti diventano cari, anche se non sempre sarà facile perché pur distribuendo amore e accoglienza ti capiterà di trovare chiusura e rifiuti e così farai esperienza della croce – ha detto il cardinale rivolgendosi direttamente a Carbonaro -, ma nella preghiera potrai sperimentare che il bene donato non andrà mai, mai perduto».

Espressa la volontà di compiere il ministero a lui affidato davanti al popolo di Dio ed entrando così nel mistero della successione apostolica, dopo l’unzione crismale il nuovo vescovo ha ricevuto il libro della Parola, la cui consegna manifesta il compito a farsene custode e interprete autorevole; quindi l’anello episcopale, simbolo del legame di fedeltà alla Chiesa, la mitra, richiamo dell’impegno alla santità, e il pastorale, rimando al ruolo di guida e di pastore nella Chiesa.

Dopo il canto di lode del Te Deum – durante il quale il nuovo ordinato ha percorso la navata per benedire i fedeli e i confratelli, che lo hanno salutato con calorosi applausi -, Carbonaro ha portato il suo saluto. «Rivolgo il mio grazie carico di gioia al Padre e a tutto il popolo santo di Dio che invoca con me la luce pasquale del Signore risorto – ha detto -. Ho servito e amato la Chiesa di Roma che è mia madre, da lei parto per sposare la Chiesa che è in Potenza Muro Lucano e Marsico Nuovo rivestito della forza dell’unico Vangelo di Gesù Cristo. Sarò carne della sua carne e ossa delle sue ossa». ( Di Michela Altoviti- Roma Sette)

Lunedì, 29 Aprile 2024 11:02

L’Ordinazione Episcopale di P. Davide

Si svolgerà sabato 4 maggio ore 16,00 presso l’Arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano, l’Ordinazione Episcopale di S.E.za Mons. Davide Carbonaro O.M.D. eletto lo scorso 2 febbraio da Papa Francesco, Arcivescovo Metropolita di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo. Il rito di consacrazione sarà presieduto da S.E. il Signor Cardinale Angelo De Donatis Penitenziere Maggiore, già Vicario Generale della Diocesi di Roma. A coadiuvarlo nel rito di ordinazione l’Arcivescovo Mons. Salvatore Ligorio, Amministratore Apostolico di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo e l’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice. P. Davide presiederà nella chiesa parrocchiale di Santa Maria in Campitelli la Concelebrazione Eucaristica Domenica 5 maggio ore 10.00.

Martedì, 23 Aprile 2024 16:33

Necrologio Angela Aiuto

Il Padre Generale il suo Consiglio e l'Ordine tutto, si uniscono con fraterno abbraccio a Padre Domenico Aiuto OMD per la morte della cara sorella Angela Aiuto avvenuta a Velletri  il 19 aprile 2024. Al cordoglio uniscono la preghiera di suffragio, presentando l'anima di Angela all'intercessione della celeste Madre di Dio e di San Giovanni Leonardi nostro Padre.

In occasione dell'anniversario della canonizzazione del santo Fondatore, san Giovanni Leonardi, avvenuta il 17 luglio del 1938, il P. Generale P. Antonio Piccolo scrive uno speciale messaggio agli Affiliati dell'Ordine nel giorno a loro dedicato. Gli Affiliati OMD sono uomini e donne che si sono distinti per la loro vicinanza spirituale e solidale alla famiglia leonardina ad essi P. Piccolo così si rivolge: "in questo 86° anniversario della Canonizzazione di San Giovanni Leonardi, giorno a voi dedicato, rivolgo a ciascuno di voi l’augurio di abbondanti grazie celesti. È un anno doppiamente Giubilare. Ricorrono i 1500 anni dall’apparizione della Miracolosa Immagine di S. Maria in Portico e i 450 della Fondazione della nostra famiglia OMD. La miracolosa e taumaturgica immagine di Maria fu consegnata al Fondatore nel 1601 da Papa Leone XI ed egli se ne fece custode e banditore, mentre Maria, sin dai primi passi della nascente famiglia religiosa, è stata approdo sicuro del nostro Ordine e modello di carità per tutti i religiosi OMD cresciuti sotto il suo materno sguardo, accolti nel suo Portico, ingresso del claustro e uscio aperto alle necessità spirituali e corporali degli uomini. Anche Voi, carissimi  Affiliati e Affiliate vivete in questa dinamica di intimità con Dio e prontezza missionaria di servizio al prossimo e della quale siamo noi sacerdoti e religiosi primi destinatari e beneficiari. Accogliete l’invito del Fondatore, guardate a Maria, affidate a Lei il vostro cuore, imitatene la solerte prontezza nel cogliere le necessità dei fratelli e presentarle a Cristo. Possa la Vergine Santissima vegliare su di voi, custodire la vostra vita, orientare il vostro cammino di fede sulle orme di Gesù Cristo, unica via di salvezza percorribile, bella fine della nostra peregrinazione  terrena".   

 

Giovedì, 11 Aprile 2024 17:17

Lo stemma episcopale di Padre Davide

Stemma Mons. Davide Carbonaro OMD senza pallio

 

Stemma episcopale dell’Arcivescovo eletto Mons. Davide Carbonaro OMD

 

 

Descrizione dello stemma episcopale di S.E.R. Mons. Davide Carbonaro O.M.D.

Arcivescovo Metropolita eletto di Potenza Muro Lucano Marsico Nuovo

 

 

Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo

 

Lo scudo di Mons. Carbonaro dalla forma gotica moderna è così araldicamente descritto: partito, innestato, merlato di sette pezzi. Quattro di rosso e tre d’oro.  I colori rosso e oro oltre a ricordare la Sicilia che ha dato i natali all’Arcivescovo, sono uniti dalle merlature indicanti la Città di Roma e in particolare i quartieri di Torre Maura e Tor de’ Specchi, dove ha vissuto e esercitato il suo servizio pastorale.

Nel primo partito, il simbolo dell’arpa celebrata nel libro biblico dei Salmi (Cf. Sal 71,22) richiama la figura del Re e Profeta Davide di cui l’Arcivescovo porta il nome.

Nel secondo partito, la fiamma al naturale simbolo della Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate in Ispica (RG) dal cui fonte l’Arcivescovo ha ricevuto la grazia battesimale. Al capo d’azzurro caricato della leggenda di quattro lettere maiuscole d’argento dell’alfabeto greco, si trova il titolo della Madre di Dio MP ΘY emblema dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fondato da San Giovanni Leonardi (1541-1609) al quale appartiene Mons. Carbonaro.

Il motto:

 

IN LUMINE TUO (Sal 36,10)

Il motto episcopale di Mons. Carbonaro in lettere maiuscole lapidarie romane di nero, è caricato su di un cartiglio al naturale, foderato di rosso, contiene parte di un versetto  tratto dal Sal 36 (35): “È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce”. (Quoniam apud te est fons vitae, et in lumine tuo videbimus lumen).

Lo scudo, accollato ad una croce doppia trilobata d’oro, è timbrato da un cappello prelatizio (galero) di colore verde, dal quale pendono 20 fiocchi, 10 per lato, dello stesso colore, disposti 1, 2, 3, 4. Gli ornamenti esteriori su descritti, in araldica indicano la dignità Arcivescovile.

Si apre con uno sguardo sull’attualità il messaggio pasquale che il P. Generale Antonio Piccolo ha inviato all’Ordine. Una contemporaneità attraversata dallo sguardo pasquale, dalla vittoria del Crocifisso Risorto come amava indirizzare il Fondatore San Giovanni Leonardi. Un’attualità nella quale ciascun religioso deve coniugare la Pasqua in modo fattivo: “Facciamo Pasqua nella Gioia; Facciamo Pasqua nella verità; Facciamo Pasqua nella speranza”.  In effetti, tutto concorre al bene di chi ama. Citando l’Apostolo Paolo P. Antonio, ricorda come: “C’è un bene grande che ci attende e non ci sarà tolto. L’amore di Dio supera infinitamente tutto questo e abbraccia l’universo incoraggiandoci a perseverare e a credere fiduciosi nella Sua Provvidenza”. Lo sguardo pasquale del credente s’incontra con quello della prima discepola: “Maria Vergine della Pasqua”. Quest’anno celebrata con giubilo nella memoria di Santa Maria in Portico, l’icona su cui lo sguardo del Fondatore si posò, dopo aver affidato il primo settembre del 1574, 450 anni or sono, a lei la nascente Congregazione. Così, fare Pasqua, conclude il Rettore Generale, significa: “Dare spazio allo Spirito, per divenire come Maria porta e portico, cristofori a ogni costo, migratori che si affrettano nel viaggio missionario, persone non impiantate e infisse in piccole personali certezze, bensì dedite ad aprire varchi dove ci sono muri, esperte nel saltare ostacoli per raggiungere ogni uomo e portarlo in salvo, corrieri della Parola e costruttori di pace”.

pdfP. Generale Lettera Pasquale 2024 Ita-Spa-Ing

Domenica, 11 Febbraio 2024 11:35

Necrologio P. Horacio Schiaffino OMD

Il P. Generale, il suo Consiglio e l’Ordine tutto sono grati al Signore per il servizio e l’amore donato al Signore e alla Chiesa da P. Horacio Schiaffino OMD (16 giugno 1929-10 febbraio 2024) tornato alla Casa del Padre. In un messaggio rivolto all’Ordine il P. Generale esprime le sue condoglianze alla Delegazione cilena e ai familiari: “Padre Horacio Schiaffino, ha raggiunto il suo Maestro nella casa del Padre. Lo ha annunciato con entusiasmo e gioia, ne ha condiviso le sofferenze nella malattia di questi ultimi anni, ora lo attende il premio promesso ai servi fedeli.  Carissimo P. Horacio, Maria ti accolga alle porte del Paradiso con schiere di angeli in festa per il tuo ingresso”. I funerali si terranno presso la Chiesa di San Lazzaro lunedì 12 febbraio ore 11,15 Santiago del Cile.

«Diamo avvio all’anno giubilare per celebrare, il prossimo 17 luglio, il XV centenario dell’apparizione di questa miracolosa immagine che ci presenta il giardino fiorito del cielo che porta il frutto della salvezza, Cristo Signore. Maria si offre al nostro sguardo in un portico aperto. Davanti a tante chiusure, davanti a tante resistenze, si apre uno spazio di relazione e di vita per il mondo. Un portico che diventa il rifugio del peccatore perché non si lasci travolgere dalle acque tumultuose della storia». In una gremita parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli, ai piedi del Campidoglio, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto ieri sera, 1° febbraio, la Messa che ha dato il via alle celebrazioni per il 1500° anniversario dell’apparizione dell’effige di Maria, Romanae Portus Securitatis, e per il 450° dell’Ordine della Madre di Dio fondato a Lucca da San Giovanni Leonardi il 1° settembre 1574.

Oltre 40 i sacerdoti concelebranti, tra i quali padre Antonio Piccolo, rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, e i parroci di Santa Maria in Portico, padre Davide Carbonaro, e di Santa Galla, don Paolo Aiello. L’icona, incastonata nell’altare della chiesa di piazza Campitelli, è da sempre venerata dai romani, che chiesero l’intercessione della Madonna nel 1656 per la liberazione dalla peste e nel 1703 perché cessasse uno sciame sismico. L’inizio dell’anno giubilare, infatti, è coinciso con il giorno in cui la comunità fa memoria del patrocinio di Santa Maria in Portico su Roma. Anche il cardinale, in una preghiera scritta per l’occasione, e recitata al temine della liturgia, ha invocato la protezione della Vergine sulla città di Roma e sul mondo intero e chiesto l’intercessione della Madre di Gesù «perché sia accresciuta la fede, germogli la speranza e arda nel cuore la carità di Cristo».

La piccola icona, alta 26 centimetri e larga poco più di 20, come ha ricordato il rettore generale dei Chierici Regolari della Madre di Dio, fu affidata a san Giovanni Leonardi nel 1601. «Per la famiglia religiosa – ha detto padre Antonio Piccolo – questo anno speciale è un gesto di rinnovata fiducia della Chiesa di Roma che consegnò questa immagine nelle mani del fondatore perché possiamo rifugiarci in Lei, testimoniarla, custodirla, offrirla alla città di Roma come segno di sicura speranza e consolazione in questi tempi tribolati». Secondo le antiche fonti, il 17 luglio 524 il portico della casa di Santa Galla, che quotidianamente apriva le sue porte ai poveri, fu avvolto da un improvviso bagliore. La matrona romana mandò a chiamare Papa Giovanni I, che al suo arrivo vide la luce e due angeli che gli posero l’icona della Vergine Maria.

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