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Mercoledì, 24 Dicembre 2014 18:23

Natale del Signore

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Dal Sermone sul Santo Natale (C. 455)

E’ Cristo il vero Cesare Augusto re dell’universo egli che descrive il mondo intero e chiama alla fede. Ognuno nella propria città è scritto. Prima alla patria celeste dove è la nostra patria celeste e alla Chiesa santa nella quali tutti sono inscritti tra le file di Cristo nel santo Battesimo. 

[…]. Occorre che in questi nostri tempi seguiamo Giuseppe e Maria che vanno a Betlemme che significa casa del pane. Ma quale è questa casa del pane se non la Chiesa santa? E di quale pane si tratta se non di colui che disse io sono il pane della vita (Gv 6,51). 

Ora coloro che vogliono appartenere a Cristo e  giungere in questa casa prenderanno con loro questo pane e saranno poi iscritti nei cieli, perché il Signore ci dice che chi mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,59). 

Ma dove si trovavano Giuseppe e Maria? in una piccola stalla, in un luogo per ripararsi dall’acqua e dalla tempesta, vicino alla strada, come alle volte vi capita di vedere. O Dio mio! o mio creatore! Dove ti trovi, dove abiti, dove vuoi nascere! Quale cuore non si scioglie e non viene meno, non scoppia in lacrime meditando queste cose? […] 

E si compirono i giorni del parto di Maria Santissima ed ella partorì il Figlio suo primogenito che avvolse in panni e lo depose in una mangiatori, perché non c’era posto per loro nell’albergo(Lc 2,7)[…]. Presepio vuol dire due cose. Sia una mangiatoia grande per gli animali, sia una più piccola come un catino o una cesta dove si mette la biada. […] Betlemme casa di pane, la Chiesa, il pane, Cristo, l’albergo, l’altare, il presepe, il nostro cuore.
Sabato, 20 Dicembre 2014 08:51

IV Domenica di Avvento

187Da un Sermone sull’Avvento (C.492)

Quanto più si avvicina il Natale, tanto più la Chiesa rinnova il motivo di preparare la via al Signore. Sette misteriose antifone, una per ogni giorno ci uniscono a vespro. La prima è fondamento delle altre. 

Carissimi invochiamo dunque l’eterna sapienza che venga ad insegnare a noi poveri ed ignoranti la via della prudenza. O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo e che tutto disponi con soavità e sapienza vieni ed insegnaci la via della prudenza.

In queste parole si rivela la nobiltà del maestro che è la sapienza dell’eterno Padre, il Verbo eterno, il Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose (Cf. Gv 1,3). In lui sono tutti i tesori della scienza di Dio (Col 2,3) colui che si estende sino ai confini della terra (Sap 8,1) donando a tutti l’esistenza e la perfezione ad ogni cosa da quelle più piccole a quelle più grandi. 

Egli tutto sostiene con la potenza della sua Parola (Eb 1,3) senza violentarne alcuna, ma ogni cosa governa con bontà (Sap 8,1) muovendole secondo la propria natura[…]. Quale dottrina ci deve insegnare il gran maestro? La via della prudenza, cioè il modo, la regola e la forma della vita prudente. E per comprenderla ricordiamo che esistono tre specie di prudenza. La prima proveniente dalla carne fatta di trame inganni e malizie. La seconda ancora imperfetta, condotta da coloro che per la pace, posseggono una sorta di diffidenza. La terza è perfetta perché propria di coloro che non vivono nel peccato. Annoverata da Paolo tra i frutti spirituali, è chiamata discernimento.  Indicata tra le virtù cardinali le quali, non possono sussistere senza la grazia. Ora è proprio tale prudenza che la Chiesa invoca in questa antifona.
Martedì, 16 Dicembre 2014 03:57

III Domenica di Avvento

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Il Signore tuo Dio esulterà per te con grida di gioia (Sof 3,17


Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)

L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e  attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.

Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza. 

Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale  saprà attingere  e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Venerdì, 07 Novembre 2014 04:57

XXXI domenica del Tempo Ordinario

Meditazione-ok
Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 347)
 

“Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini” (Mt 23,5)


 […] Aprici gli occhi Signore e compi in noi quanto fece Eliseo per quei soldati accecati (Cf 2 Re 6). Infatti, per guarire la cecità è necessaria la medicina amara, avere intimo pentimento, confessare i propri peccati, sottomettersi, avere avanti agli occhi l’amarezza della morte e del giudizio. 
Cominciamo ora ad essere beati cosicché possiamo accogliere questa beatitudine nel futuro. Ora, alcuni, tale felicità la posero nei piaceri, altri nelle virtù dell’anima, altri, come noi cristiani, nella conoscenza e visione di Dio. E questa avviene in due modi: nella speranza e nella realtà. Una termina, l’altra si compie, una si ottiene per grazia, l’altra avviene per mezzo della gloria. 
Della speranza Gesù dice che questa è la vita eterna (Gv 17,3) e che nella tua luce vedremo la luce (Sal 35,10). Della realtà il Vangelo ci dice: “Beati i vostri occhi perché vedono” (Lc 10,23). Ma cosa vedono? Vedono il Verbo eterno, il Salvatore venuto nel mondo, l’atteso, il diletto. Da ciò che vedono deriva tutto il loro bene, la loro felicità e consolazione. 
Martedì, 04 Novembre 2014 17:57

XXX Domenica del tempo ordinario

md180Dal Sermone sulla grandezza e piccolezza di Cristo (C. 249 v.)   


“Amerai il Signore tuo Dio” (Mt 22,37)   

 

Vedi quanto è grande tanto che i cieli e la terra non possono contenerlo […] 

Vedi la grandezza che ha fatto tutte le cose belle e ricche, vedi la piccolezza che ha bisogno di vestire poveri panni. Vedi la grandezza che regge l’universo, la piccolezza che è retta dalle braccia di una Vergine. Vedi la grandezza che pasce e nutre l’anima, vedi la piccolezza che è nutrita dal seno della Vergine. Vedi la grandezza che con la sua sapienza genera tutte le cose, ma la piccolezza è generata da una volontà. La grandezza non dorme mai (Cf. Sal 120,4). la piccolezza dorme nella povertà.
Sabato, 11 Ottobre 2014 21:30

XXVIII Domenica del tempo ordinario

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Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)   


“Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze” (Mt 22,3)
    
 

Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne vede uno senza la veste nuziale, tanto da offendere il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […]. 

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi! 

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.
Sabato, 04 Ottobre 2014 08:18

XXVII Domenica del tempo ordinario

307Dal Sermone sulla grandezza e piccolezza di Cristo (C. 249 v.)   

Da ultimo mandò loro il proprio figlio (Mt 21,37)
   


Vedi quanto è grande tanto che i cieli e la terra non possono contenerlo […] 
Vedi la grandezza che ha fatto tutte le cose belle e ricche, vedi la piccolezza che ha bisogno di vestire poveri panni. Vedi la grandezza che regge l’universo, la piccolezza che è retta dalle braccia di una Vergine. Vedi la grandezza che pasce e nutre l’anima, vedi la piccolezza che è nutrita dal seno della Vergine. Vedi la grandezza che con la sua sapienza genera tutte le cose, ma la piccolezza è generata da una volontà. La grandezza non dorme mai (Cf. Sal 120,4). la piccolezza dorme nella povertà.
Sabato, 27 Settembre 2014 19:15

XXVI Domenica del tempo ordinario

310Dal Sermone sulle nozze di Cana (C. 365)  

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo” (Fil 2,5)
  

Voglio trattare della nobiltà delle nozze raccontando il Vangelo nel quale Cristo è presente con la Santa Vergine a Cana. Quando Dio formò l’uomo, la prima cosa che fece fu quelle di dagli una sposa. Di tutto questo l’autore è Dio, il luogo è il paradiso, il tempo è quello della santa innocenza, il fine è la crescita del genere umano. Li benedisse, evitando scandali e paure, perché se non vi fosse stato il matrimonio, si sarebbe dato spazio alla brama. […] 

Oh grandezza del matrimonio! Che tanti mali rimedia! Oh sapienza di Dio, affinché l’uomo sia in pace, viva quietamente, rimedi al disordine dell’universo, ha istituito questo santo sacramento. Per l’unione: i due erano una sola carne (Gen 2,24). Quanti esempi eccellenti che i figli possono apprendere dal padre e le figlie dalla madre! Tutto ciò fa quietare gli animi estingue odi ed inimicizie, realizza la pace. La nobiltà di questo sacramento la mostra Nostro Signore con volerlo onorare attraverso la sua presenza e compiendo il suo primo miracolo.  

Oh grandezza del matrimonio! Poiché non c’è altra immagine che più nobilmente ci invita a rappresentare l’unione di Cristo con la sua Chiesa Santa! Come afferma l’Apostolo Paolo: è grande in Cristo questo Mistero! (Cf. Ef 5,32) […] . Ma a me per quanto è grande questo sacramento mi viene voglia di pregare, nel vedere che, oggi dai cristiani ne viene fatto poco conto. Essi alle volte dimostrano che non è Dio l’Autore, ma il demonio; il suo fine non è generare, ma obbligare, non per contenere la brama, ma per accrescere il desiderio; non per unire gli animi, ma le passioni e gli istinti, senza considerare odio e liti. […] 

Oh cristiani ciechi! Fermiamoci un attimo su questa presenza di Cristo alle nozze. E siccome tutte le cose sante, santamente si devono trattare, dovrebbero tutti gli sposi far partecipi alle loro nozze Cristo e la Vergine.
Sabato, 13 Settembre 2014 17:53

ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

306In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Gv 3, 13-17

La croce e il dolore rimangono un mistero, come sempre capita, quando ci si avvicina a Dio; si tratta però di un mistero di amore e di salvezza. Non si riesce ad afferrare la logicità del procedimento, ma si possono conoscere i termini: la croce deve essere una gran cosa, se il Figlio di Dio è liberamente voluto andarci inchiodato. Se costituisce per lui il momento dell’esaltazione e della glorificazione, lo sarà anche per noi, se accettiamo di percorrere la medesima strada.
Giovedì, 14 Agosto 2014 18:13

Assunzione di Maria

304
Dal Sermone sul Salmo 33 (
C. 254)



Gli occhi del Signore sui giusti (Sal 33,15). Questa provvidenza è così grande che se appunto Dio li  ritira da noi cadremmo a terra come dei bambini che non sanno camminare. Essi sono ritti, quando sono custoditi dalla madre, ma una volta che questa li lascia andare da soli si precipitano, e così Dio nei nostri confronti.

Accade anche che colui il quale vuole far rappresentare la sua immagine in uno specchio, questo sguardo ci fa stare rivolti a Dio.

Così come quando uno vuole vedere la sua immagine, occorre che guardi nello specchio. In effetti, noi non possiamo guardarci da soli, solamente in Dio possiamo ammirare la nostra immagine.

Pertanto occorre  accettare che fra la nostra visione e quella di Dio c’è molta differenza. Da parte nostra siamo portati a vedere bassezze o varie cose per conoscenza. La visione di Dio è produttrice di bene, e questo lo potrai notare nelle parole pronunziate dalla Vergine Maria: Egli ha guardato l’umiltà della sua serva (Cf Lc 1,48), alle quali fanno eco quelle del salmista: Egli che guarda la terra e la fa sussultare (Sal 103,32).
 
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