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Sabato, 24 Maggio 2014 12:25

VI Domenica di Pasqua

296
Dal sermone Siate imitatori di Dio, Ef 5,1 (C.199)


[…] Ci è dato di imitare le cose in modo perfetto ed in modo imperfetto è questo in se stessi e negli altri. Come il pittore che ritrae dalla copia o da un altro ritratto, così noi abitando l’essenza di Dio, possiamo scorgere in noi lo stesso Dio.

Dirà qualcuno. Forse posso conoscere il cielo e la terra e fare quello che Dio compì in sei giorni? Si! Afferma infatti la Scrittura che Dio pose nell’uomo la sua immagine e lo fece simile a lui (Cf. Gen 1,26).

Dio dice: il cielo e la terra, e tu puoi fare della terra il cielo, vivendo bene su questa terra. Puoi trasformare questo tuo corpo in cielo! Produsse dalla terra il frutto e a te dice: fa che la terra della tua anima produca i suoi frutti (Cf. Gen 1,11).

Fa nascere il sole sopra i buoni ed i cattivi; e tu annunzia la bontà sia ai buoni che ai malvagi. Dio fece i grandi luminari in cielo; e tu fai risplendere nel mondo tutti coloro che siedono nelle tenebre.

[…] Insomma, ogni cosa Dio fece per amore. Creò il cielo e la terra per amore; il sole, la luna per amore, il corso delle stelle e il loro influsso per amore, scavò la terra per amore, riempì l’acqua per amore. L’amore, l’amore, guida ogni cosa divina. E che altro possiamo dire di più, se non che Dio è Amore! (Cf. 1Gv 4,16)
Domenica, 18 Maggio 2014 06:26

V Domenica di Pasqua

295
Dal Sermone per rimanere nella preghiera (C. 305)


Anche la preghiera deve avere il suo tempo! Al mattino offrite i vostri sacrifici ricorda, il profeta Amos! Come che voglia dirci che, se vuoi essere più accetto a Dio e più fruttuoso il tuo sacrificio, compilo la mattina, quando attraverso il silenzio tutte le cose ti spingono ad elevarti nella divina contemplazione. Ora questo considerate e quanto ciò sia pieno di buoni frutti.

Il mattino è il tempo più adatto per la preghiera, quando la mente è scarica dagli strepiti del giorno trascorso e dalle esasperazioni; quando il corpo non avverte la stanchezza essendosi riposato; quando lo stomaco non è aggravato dal cibo, quando il chiasso delle cose è quietato; quando la mente ancora non ha dato consenso agli impeti negativi; quando i tumulti del giorno ancora non l’hanno assalita.

Il Mattino dunque è il tempo più atto alla preghiera. Dà o cristiano queste primizie al tuo Dio, dà i primogeniti al tuo Creatore! Levati dal tuo riposo per entrare nel riposo di Dio! A questo fine t’invitano tutte le cose. Tutte le creature dei cieli che nel far del giorno si rallegrano! Considera poi i fiori che si aprono, i prati che gioiscono nel donare i loro frutti, gli uccelli che non appena appare la luce del giorno con il loro canto lodano il creatore.

Se desideri accendere il fuoco dell’amore di Dio; se desideri fare un vero sacrificio di te stesso e di tutte le tue cose; se desideri la benedizione di Dio, se desideri saziare la tua anima; se vorrai che la celeste manna scenda dal cielo; se vorrai piantare nella tua anima il seme della celeste luce;

se da Dio vorrai ottenere misericordia; se vorrai portare molto frutto. Prega di buon mattino! E questo per compiere il bene.
Sabato, 10 Maggio 2014 21:07

IV Domenica di Pasqua

294
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)


Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne vede uno senza la veste nuziale, tanto da offendere il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […] 

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi!  

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.

 
Sabato, 03 Maggio 2014 13:49

III Domenica di Pasqua

293Dal sermone sul fine dell’uomo (C. 506)

L’Altissimo ed eterno Dio creando questo universo, costituì come dice la Sapienza tutte le cose in peso, numero e misura (Cf. Sap 11,21) e ad ogni cosa diede il proprio fine […]. Ora l’uomo, il più nobile tra tutte le creature, fu stabilito come fine di tutte le cose create. E che sia l’uomo il fine delle cose create lo afferma la Scrittura dicendo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza (Gn 1,26) […].

Ma solo all’uomo tra le realtà create, Dio ha dato la possibilità di essere fruitore della divina essenza. Ora, come nelle cose naturali i mezzi sono naturali […], similmente nelle cose spirituali i mezzi per condurci al nostro fine sovrannaturale, devono essere tali. E fra tutti i mezzi proporzionati ed efficaci vi sono i santi sacramenti.

Il Battesimo, la Penitenza e l’Eucaristia. Infatti, attraverso il primo ci riconciliamo con Dio, otteniamo la grazia per la quale la fede si fa viva, la carità s’infiamma, la speranza si rinverdisce e l’umanità cammina verso il suo fine. Per il sacramento dell’Eucaristia, inoltre, siamo confortati, nutriti spiritualmente, siamo uniti e trasformati in Dio. Siamo, come dice l’Apostolo resi partecipi della natura divina. (2Pt 1,4)
 
Domenica, 27 Aprile 2014 03:36

II Domenica di Pasqua

292
Da un sermone sulla domenica in albis (C. 338)


[…]  Stette Gesù in mezzo! E’ stato sempre suo desiderio essere in mezzo alla nostra umanità: quando nacque in un presepe; stette in mezzo tra i due ladroni sulla croce, piantato sulla terra; oggi è in mezzo ai suoi discepoli. Questo per mostrarci, o carissimi, che è lui la regola della vita cristiana.

Pace a voi! (Gv 20,19) Dolce voce, soave voce, poiché come dice la Scrittura: egli dispone le fondamenta della terra (Cf. Pr 8,29). Ora mi voglio soffermare sul senso della pace […]

Vedete carissimi, ciascuna cosa cerca il proprio ordine, la propria disciplina. Infatti, per quanto riguarda la pace, ciò che Dio fece nell’universo, lo realizzò nel mondo più piccolo, nell’uomo che egli  ha fatto giusto (Cf. Qo 7,29). Ora nell’ordine divino, dato che i sensi sono sottoposti alla volontà, non vi è tranquillità e pace davanti al peccato. […] Occorre essere in pace con Dio e con se stessi, pace con il prossimo come comanda il Signore, è necessaria la pace tra le nostre famiglie cosicché ne provenga beneficio a colore che le abitano.

Pace ai governanti, perché abbiano davanti ai loro occhi, l’ordine stabilito da Dio ed il suo onore. Ugualmente sia fatta giustizia al povero come al ricco, perché il Signore sta in mezzo a noi. Pace affinché i poveri siano soccorsi.

E finalmente questa pace ha sempre voluta Cristo. Per questo venne dal cielo in un tempo di pace e gli angeli cantarono la pace, apparve ai suoi discepoli e lasciò loro la pace, ma soprattutto sul duro legno della croce egli fu la nostra pace.

 
Sabato, 19 Aprile 2014 18:50

Domenica di Pasqua

291
Dal sermone sul fine dell’uomo di San Giovanni Leonardi Sacerdote (C. 506)

L’Altissimo ed eterno Dio creando questo universo, costituì come dice la Sapienza tutte le cose in peso, numero e misura (Cf. Sap 11,21) e ad ogni cosa diede il proprio fine […]. Ora l’uomo, il più nobile tra tutte le creature, fu stabilito come fine di tutte le cose create. E che sia l’uomo il fine delle cose create lo afferma la Scrittura dicendo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza (Gn 1,26) […].

Ma solo all’uomo tra le realtà create, Dio ha dato la possibilità di essere fruitore della divina essenza. Ora, come nelle cose naturali i mezzi sono naturali […], similmente nelle cose spirituali i mezzi per condurci al nostro fine sovrannaturale, devono essere tali. E fra tutti i mezzi proporzionati ed efficaci vi sono i santi sacramenti.

Il Battesimo, la Penitenza e l’Eucaristia. Infatti, attraverso il primo ci riconciliamo con Dio, otteniamo la grazia per la quale la fede si fa viva, la carità s’infiamma, la speranza si rinverdisce e l’umanità cammina verso il suo fine. Per il sacramento dell’Eucaristia, inoltre, siamo confortati, nutriti spiritualmente, siamo uniti e trasformati in Dio. Siamo, come dice l’Apostolo resi partecipi della natura divina. (2Pt 1,4)
Sabato, 12 Aprile 2014 10:40

Domenica delle Palme

290
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 64v-65v

Mt 21, 1-11

Troverete un’asina legata. Benedetto sia questo pietoso Signore, che con tanta carità e compassione si prende pensiero di provvedere alla mia miseria. Chi è questa stolta giumenta col suo puledro, se non io medesimo col mio licenzioso e distratto cuore? Misero me, che non solo, non riconosco il mio dolce Signore che continuamente di se stesso mi nutre, ma come somaro pigro, sonnolente, e tardo ad obbedirgli, sempre aspetto le percosse. Anzi invece di servirlo come a vero Signor mio, mi lascio legare con le funi dei peccati dai  miei nemici, e caricare bene le spalle con pesi gravosi e abitudini invecchiate dai vizi . Ma, o bontà del mio Signore, e Dio, quando meritavo, che pigliasse il bastone e con quello  mi castigasse, egli [invece] pensa a liberarmi dalle mani dei nemici e manda, non solo Angeli , ma Sacerdoti, i quali  con le ispirazioni  quelli, e questi con le parole di salvezza  e con la loro potestà, mi sciolgono, conducendomi alla sua presenza . Benedetto sei tu dolcissimo Signor mio, eccomi qua oggi  come un somaro davanti a te e tu mi hai chiamato . Sento gran fame, perché il mondo non mi ha saziato, ma sfinito , guidami  tu, saziami tu! Non desidero  altro cibo che te!

Il Signore ne ha bisogno. Senti, Anima mia, il Signore  dice che si vuol servire di te. Che grazia, e che favore avresti stimato che fosse, se quando viveva tra gli uomini ti avesse detto che si vuole servire di te? Ovvero , se quando era tenero fanciullo  avesse voluto che tu lo portassi tra  le braccia? O grazia da non potersi spiegare con le parole!

I discepoli misero i loro mantelli. Vedi [la] semplicità [ed il] riverente affetto di quei discepoli e della turba. Sommo onore  fecero al Signore . In primo luogo  posero parte dei loro vestiti  sull’asina e parte per terra, dove passava; poi spargevano  rami d’olivo e di palme. Infine , cantavano dicendo: salvaci, salvaci Signore . E tu impara che se vuoi ricevere con onore lo stesso Signore  prima devi  cantare, cioè devotamente pregare , poi avere l’olio, cioè la pace con il tuo prossimo, e stendere le vesti in terra cioè mortificare le tue passioni e i sentimenti  in modo da donare tutta te stessa al Signore tuo  Anima mia e pregalo che voglia con la virtù e presenza sua sacramentale, tenere frenati   i tuoi sensi. In effetti , egli oggi  ti fa intendere  per [mezzo] del santo profeta che gli sei sottomessa  con dire: Ecco il tuo Re viene .

Ed egli vi si pose a sedere . O felice asinella, o audace  animale, a cui fu concesso  sentir il soave peso di quel Signore che siede sopra i Cherubini, ma assai maggior grazia è ben stata la tua, Anima mia! Poiché [il Signore] ti ha concesso  di venire [in te] e di prendere corpo in te . Pregalo ora! Che si degni [di] sedere, cioè di prendere dimora in te , come in altro luogo promise  a chi l’amava. Principalmente perché arrivano  i giorni più santi di tutto l’anno, i quali richiedono  maggiore attenzione e devozione.

La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva . Vedi quanta gioia  e devozione era in quella buona gente. Tutti, tanto quelli ch’erano innanzi, come quelli che seguivano il Signore , s’accordavano per  cantare le medesime  lodi di lui. E tu comprendi che non solo questi fedeli,  ma quelli prima  dell’incarnazione del Signore, come di seguito  unitamente hanno creduto e cantato la stessa cosa . Tuttavia, non di meno dopo l’essersi comunicato  , [è necessario] che si debba custodire innanzi  il fervore dello spirito, ringraziando  il Signore. Unisciti  dunque tu con questi.

Osanna benedetto colui che viene  . O quanto  è instabile la volontà dell’uomo; quanto poco si debba  l’uomo fidare di se stesso. Hanno buona intenzione costoro nel dire  le lodi del Signore, ma non passerà molto  che cambiando  il vento, si sentiranno gridare non Osanna , ma via, via! ; non benedetto , ma crocifiggilo ; stimando più l’assassino Barabba che la persona di Gesù . Ed al posto  di allegri rami d’olivo e di palma gli portano in capo acute spine e sulle spalle il pesante  legno della croce. Non stenderanno i loro vestiti  dove passerà, ma lo spoglieranno dei suoi. Ha! Non essere  tu anima mia così incostante e ingannevole   poiché ora in questo tempo di devozione, Comunione e penitenza, sottomettiti a Cristo  e onora il tuo Signore. Poi, giungendo  l’occasione della prova, volgi le spalle e grida  insieme al mondo: via, via!  Pregalo che ti conceda  stabilità e fortezza nel servirlo ; così come lui né per lode , ne per offese  indugiò  di dare la vita per te. Altrimenti potrebbe dirti quelle parole : E tu che eri mio amico alla mia mensa?
Venerdì, 04 Aprile 2014 14:35

V Domenica di Quaresima

289Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, v59-r60
Gv 11,1-45

Lazzaro il nostro amico dorme.  Vergognati, anima mia, poiché il Signore reputandoti sua familiare ed amica, per essere venuto più volte nella tua casa, oggi ti debba trovare stanca, tiepida, addormentata, e come morta nello spirito e nella devozione. Meravigliati come sia possibile che, avendo per amico un sì grande Signore e attraverso i suoi aiuti, tu ti sia lasciata vincere dalla pigrizia. Temi, temi, che le Comunioni passate ti abbiano, per tua negligenza portato poco giovamento! Riconosci la bontà del Signore, che ancora ti chiama amica e si accontenti di venirti a destare dal sonno.

Marta dunque come udì che veniva Gesù. Osserva che prima andò Marta e poi Maria non solo perché era maggiore di età, ma perché tu intendessi che chi vuole ottenere la dolcezza della vita contemplativa, gustando del Signore nel Santissimo sacramento bisogna che prima si eserciti molto bene nell’agire con il prossimo, vincendo le proprie passioni, sopportando i suoi difetti e non dando occasioni di scandalo, rallegrandosi del bene altrui e soccorrendolo nelle sue necessità temporali e spirituali. Infine,impara che nelle tue fatiche ed amarezze non devi far altra scelta che ricorrere al Signore e riceverlo umilmente in casa tua.

Dove lo avete posto? Rifletti anima mia come il Signore entrato subito in te, domandi all’intelletto ed alla volontà, le quali sono due potenze dell’anima, come due sorelle; che cosa hanno fatto del cuore e dove lo hanno posto. Tu allora confusa, mentre vedi che si trova nel fetido sepolcro della tiepidità, legato con abiti invecchiati, risponderai con obbligo: Signore vieni e vedi. Egli vedendolo coperto con una pietra per la durezza del cuore si meraviglia nel dire: Come [mai] ancora non hanno potuto spezzare questa dura pietra tanti benefici e tante grazie?

Gesù scoppiò in pianto. Dunque, anima mia, mentre il Signore è entrato nel tuo cuore e stato tale e tanto il fetore sentito, che le ha causato disgusto e provocato il pianto. Ahimè, comprendi da questo che la tua tiepidità per essersi tanto assuefatta ha bisogno, per colpa tua, d’altro che di una semplice e sola Comunione (benché in sé sarebbe sufficiente per togliere ogni vizio invecchiat. [Per questo sono necessari] sospiri, lacrime e preghiere; vincere se stesso. Queste cose cooperando con la Santissima Comunione, come principale aiuto e rimedio, gioveranno non poco alla tua spirituale resurrezione.

Lazzaro vieni fuori Una sola voce fu necessaria per far tornare vivo un corpo fetido. E tu non sorgerai [ascoltando] le parole del tuo Signore, essendo nutrita spesso della sua preziosissima carne e [e del suo] sangue? Sorgi, sorgi, anima mia, ma avverti che Lazzaro sorgendo era legato con bende. Perché tu intenda che sebbene le parole del Signore ed i suoi Sacramenti ti faranno uscire fuori dal sepolcro dei peccati attuali e delle loro occasioni, ad ogni modo, per la tua debole contrizione, ti resteranno i comportamenti e ti circonderanno come tante funi le vecchie consuetudini. Di conseguenza avrai bisogno di continua diligenza e vigilanza.
 
Venerdì, 28 Marzo 2014 15:13

IV Domenica di Quaresima

288
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 58v-59r

Gv 9, 1-41

Chi ha peccato lui o i suoi genitori. Da dove provengono o anima mia tante cattive inclinazioni in te? Ogni giorno ricevi nuovi medicinali per estirpare i tuoi vizi: Preghiere, confessioni, comunioni, e come se non assumessi nessuna di queste cose. Sempre si scoprono in te nuove radici, quando sei ambizioso, quando sei impaziente, quando sei avaro: Chi ha peccato? Chi è causa di così grande miseria? Non dare la colpa ai tuoi parenti, ai tuoi amici, alla tua costituzione fisica, al Demonio, né ad altro. Tu, tu, anima cieca dalla nascita, sei causa di tutti i tuoi mali. Disorientati pure in parte e riconosciti bisognosa di Dio, ma dall’altra parte, se vorrai cominciare veramente ad avvalerti del supremo rimedio, che ti ha ordinato il tuo celeste medico, avrai opportunità come il cieco nato di far conoscere la grandezza della gloria di Dio, il quale illumina le anime cieche.

Poi viene la notte quando nessuno può agire. Infelice! Se lascerai passare l’occasione di ricevere la vera luce e se per colpa tua si estinguerà quel buon desiderio che ti offrì il Signore, quando passandoti davanti:  vide un uomo cieco, cioè quando tra tante e tante anime che vanno errando, parte nell’infedeltà e parte nei vizi e peccati, elesse te con molti altri a servirlo e ad osservare la legge santa. Non sarà mai passeggero in tanto pericolo, e spaventato quando sopraggiungerà la notte e smarrirà la via come farai tu, se per tua colpa si estingue in te una luce così preziosa e importane. 

Quell’uomo chiamato Gesù. Questa sia la risposta anima mia quando ti meraviglierai di te stessa, nel vedere come vivi e come agisci, essendo stata così cieca senza conoscere Dio, adesso muti desiderio e volontà. Rispondi dunque che colui che si chiama Gesù ti ha fatto misericordia e che egli è causa del tuo desiderio di amarlo e di riceverlo spesso. Quando ancora il mondo o i sensi, o il Demonio ti molesteranno affermando: Come sarà possibile che tu perseveri tra tante cattive occasioni? Rispondi con audacia, che quel Signore che si chiama Gesù, ha dato inizio al bene che è in te e alla tua buona volontà e ti darà opportunità di seguirlo sino alla fine in modo completo e perfetto. E quando altro non sai dire, rispondi con il cieco: Una cosa so, prima ero cieco adesso ci vedo!

Gesù seppe che lo avevano cacciato fuori. Beata te (o anima!) se il mondo ti scaccerà, perché all’ora certamente il Signore pone il suo sguardo su di te con gran desiderio. Egli osserva come combatti animosamente, come ti avvali della santa eucaristia, come adoperi quella luce nuova che lui ti ha concesso. Ed infine, così come abbracciò il cieco dopo il combattimento, così abbraccerà te; e quanto più sarà stata aspra la battaglia, tanto più grande sarà la corona ed il premio.
Sabato, 22 Marzo 2014 18:58

III Domenica di Quaresima

287
Ven. P. Cesare Franciotti, Pratiche, 55v-56v


Gv 4

Affaticato dal Viaggio. Essendo molto stanco a causa del viaggio il Signore non volle altro riposo che sedersi un po’ al fresco di quel fonte: Sedeva presso il pozzo. Aspettando quella povera anima della Samaritana. Ma tu anima mia, rifletti che, l’Altare è quel fonte, e che il tuo Signore è qui giunto; non certamente con fatica,sudore o stanchezza che egli abbia ora sostenuto, ma che così bene sostenne per lasciarti questa ricca eredità del Santissimo Sacramento e della gloria . Pensa, inoltre, che in questa sacra ostia, posto a sedere, cioè glorioso nella sua maestà, seppur velato ai tuoi occhi egli ti sta aspettando.. Ora considera come ti prepari con diligenza per giungere a questa fonte d’acqua viva e come raccogli la mente ed i sentimenti.

Giunge una donna samaritana. Non ti lasciare vincere anima mia, da questa donna , porta anche tu un vaso grande , cioè un ardente desiderio di portare con te molte sorgenti di grazie per dare gusto alle tue azioni. Tanto più che il tuo Signore ha cosi gran desiderio della tua salvezza che lo fa inchinare a domandare da bere prima a te, chiedendoti il cuore: Donna dammi da bere. Dimmi ti prego se il Signore ti comparisse in casa tutto sudato, e stanco e ti chiedesse un poco poco d’acqua, con quanta prontezza a lui diresti: Come acqua mio Signore  il mio sangue, le viscere, il cuore, l’anima e quanto di me possiedo e desidero ti offro! Ora ricerca in te questa prontezza mentre egli afferma; Donna dammi da bere.

Donna se tu conoscessi il dono di Dio. A te il Signore si dirige e vuol dite: Ah se tu sapessi e penetrassi la grazia che ti viene fatta quando sei chiamato a questa sacra Mensa degli Angeli. E se tu conoscessi la Maestà di quel Signore che lì si nasconde. Ha se tu gustassi la dolcezza di quell’acqua che innalza alla vita eterna, che estingue ogni vana passione e da la vera vita. Quanto con prontezza e ardore mi diresti con la Samaritana: Signore dammi quest’acqua.

Sono io che ti parlo. Non si era ancora manifestato come il vero Messia il Signore con la Samaritana , ma l’aveva accesa di desiderio e condotta a tale disposizione che con l’avvento del Messia ella desiderava cambiare vita. Dunque si rivela a lei con dire: Io sono. Pensa che stupore, e che gioia sentì la donna. Credo che le si gettò ai piedi e come un’altra Maddalena con molte lacrime li bagnò. O anima mia, se tu sei quella e che fino ad ora sei stata affezionata ai cinque sensi ed ai conosciuto il tuo errore  e fatto proposito di correggerti, ma avresti voluto sentire forza e la mano del Signore davanti a te: Eccola presente! Sono io che ti parlo, come a dire non indugiare più a correggerti sono pronto ad aiutarti. Io sono la fonte dell’acqua, io porto nelle mani quanto desideri; gettati tu ai piedi e fa quello che fece la Samaritana cioè:

Lasciò la sua anfora. O meravigliosa commozione in una donna non proprio abituata alle cose spirituali, subito mette mano ad eseguire il buon volere. Questo fa vergogna a coloro che dichiarano di vivere spiritualmente così, ma poi con gran fatica abbandonano dalle loro mani l’anfora dell’amor proprio e la fune della loro volontà. Tu anima mia, confusa ed incitata da così grand’esempio, sappi che il frutto della santissima Comunione è lasciar subito ogni cattiva volontà , ogni peccato, ogni occasione di male e con tutto il cuore temere ed amare il Signore nella verità e sincerità dell’intimo. Questo significa abbandonare l’anfora, questo è adorare  il Signore in spirito e verità. In tal modo si fa conoscere la verità di quella parola: Chi berrà di quest’acqua non avrà più sete in eterno.

 
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