Cookie Consent by Popupsmart Website

stemma e nome

Sabato, 23 Marzo 2013 07:27

Domenica delle Palme

252
Da un Sermone sul pianto di Gesù (C. 342)


Quando arrivati nelle vicinanze di Gerusalemme, giunsero in vista di Betfage, alle falde del monte degli ulivi, Gesù mandò due discepoli (Mt 21,1). Basterebbe questo Vangelo per costringere gli uomini a convertirsi. Ora dice l’evangelista mentre si avvicinava il giorno solenne delle Palme quando con tanta gloria e trionfo il Signore entrava a Gerusalemme, Gesù vedendo la città pianse (Cf. Lc 19,41).

Quale il motivo di questo pianto? Egli piange come una madre che per redimere il figlio dal male, usando ogni rimedio, senza procurargli giovamento, piange davanti a lui. E questo perché ciò che non hanno potuto i rimedi, lo provochino le lacrime. Così carissimi, il nostro Salvatore, avendo offerto tanti rimedi per salvare il suo popolo, infine mostra il suo volto irrorato di lacrime. Poteva piangere di lontano e di nascosto, ma il vangelo ci dice: mentre si avvicinava a Gerusalemme.

Perché piangi mio Signore? Chi ti ha offeso? Piangi in questo giorno in cui il popolo ti attribuisce onore e gloria? Mi sembra che Cristo risponda: E’ proprio questa la causo del mio dolore. Questo popolo che oggi mi benedice e domani mi tradisce e crocifigge.

 
Sabato, 16 Marzo 2013 19:52

V Domenica di Quaresima

251
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)


Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne scorge uno senza la veste nuziale, tanto da offendere con la sua presenza il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […]. 

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi!

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.
Sabato, 09 Marzo 2013 07:52

IV Domenica di Quaresima

250
Da una meditazione sulla Passione (C. 245v.)


Afferma [Giovanni nell’Apocalisse] che l’albero della vita i cui frutti erano soavissimi e le foglie di gran virtù per sanare ogni infermità. Quei frutti sono immagine dei benefici spirituali che si ottengono meditando la passione. Le foglie che risanano sono gli sputi, le piaghe, il sangue del Crocifisso. Tali foglie che seppur destinate al tormento, offrono anche ornamento e spandono celeste amore. 

Dio stesso volle che fosse custodito il bastone di  Mosè con il quale compì diversi prodigi, e volle altrettanto che la Croce fosse anche conservata nella mente umana attraverso la contemplazione perché potessimo ricordare quanto Dio ha fatto per noi. Dopo aver creato ogni cosa Dio scelse il luogo più degno del Paradiso per porvi l’albero della vita. Allo stesso modo la Chiesa fa con l’albero della croce. All’Apostolo Giovanni gli fu mostrata quella grande città che era la Chiesa in mezzo ad essa vi era un albero che aveva dodici buoni frutti per ciascun mese (Cf.  Ap 22,2). Questo albero è la croce che possiede infiniti frutti, ma dodici sono molto  speciali.

Il primo è dato a coloro che ascoltata la passone  ne ottengono luce. Infatti, osserva il salmista: Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti (Sal 33,6). Nel secondo frutto  attraverso questa illuminazione spirituale l’anima conosce  il suo stato e come il figlio prodigo piange i peccati. Nel terzo frutto viene donata la devozione, la quale non solo è molto utile, ma senza il suo ausilio non si può vivere né rimanere molto tempo nel divino amore. Nel quarto frutto è concessa la fortezza in ogni tribolazione. Nel quinto la fuga dai peccati. Nel sesto la dolcezza nelle tribolazioni. Nel settimo la conoscenza della nobiltà dell’anima. Nell’ottavo la purificazione dei peccati. Nel nono la pienezza della divina dolcezza. Nel decimo veniamo trasformati in Dio. Come afferma nella Scrittura: attirerà a sé ogni cosa (Cf. Gv 12,32). Nell’undicesimo il cuore è riscaldato ed eccitato il fervore. Nel dodicesimo la fiamma del divino amore.

Sabato, 02 Marzo 2013 09:29

III domenica di quaresima

249
Da un Sermone sulla parabola delle dieci Vergini (C. 478)


Non definiremmo noi stolto quel contadino che possedendo un campo pieno di pietre e spine non si mettesse a riordinarlo, ma dirà di farlo a suo tempo? Non sarà giudicato altrettanto insensato colui che, avendo inimicizia mortale con il suo avversario e avendo la possibilità di pacificarsi, dicesse che occorre attendere la debolezza dell’avversario a causa della mancanza di armi e che il nemico ha più forza in sé. 


Sarebbe da stimare imprudente colui che dovendo cavare un chiodo dal duro legno, lo rimandasse all’indietro pensando in questo modo di poterlo rimuovere. Infine, sarebbe demenziale che il servo si privasse del favore dei suoi padroni a rischio della propria vita. Così, o anime devote, presumere di se stessi e sprecare davanti a Dio il dono della penitenza. […]

 
Venerdì, 22 Febbraio 2013 13:09

II domenica di quaresima

248
Dal Sermone sulla Divina bellezza (C. 244)


Tutti desiderano l’umana bellezza e l’amano, come ci ricorda la Sacra Scrittura. Alcuni furono da essa accecati perché possiede una grande forza. Per tale motivo alcuni santi, passarono la loro vita senza guardare in faccia nessuno.

Ora se le realtà umane muovono tanto l’uomo ad amarle, come non ci attirerà Dio che è somma bellezza? Ma per parlare della bellezza di Dio è come scorgere le gocce in mezzo al mare. Sarebbe più facile, perché della sua magnificenza è scritto: “è mia la bellezza dei campi” (Cf Sal 49,11). 

 In effetti, questo campo di cui parla il salmista è l’universo. Cosiché difficilmente si può comprendere tale bellezza. Per questo è necessario ascendere dalle creature al Creatore essendo che queste sono, come affermano alcuni santi, vestigia della divinità. 

Contempla dunque la bellezza degli Angeli e dei Santi. Ma tutte queste appartengono a Dio in grado più eminente, poiché egli è origine di tutta la bellezza. 

Per questo riflettendo la nobiltà di Dio le creature devono muoverci e attrarci ad amarlo. Come molti per godere della bellezza affrontano tanti disagi, quanto più noi, mossi dall’eterna bellezza di Dio?

 
Venerdì, 15 Febbraio 2013 16:36

I domenica di Quaresima

meditazione 15-02-13
Da un Sermone nella Prima domenica di Quaresima (C. 425)   

Siamo suoi collaboratori ci dice l’apostolo Paolo (Cf. 2 Cor 6,1). Questa è celeste e divina dottrina. Tanto importante che oggi mi fa mettere da parte ogni altro discorso e prendere tale suggerimento che ci basterà per le feste di questa quaresima. Poiché tutti siamo chiamati all’ascolto della parola del Vangelo.

Ma, vediamo cosa ci vuole dire l’Apostolo con questa espressione: “collaboratori”. In primo luogo siamo chiamati a collaborare gli uni gli altri per la salvezza, come afferma l’autore dei Proverbi: Il Fratello che aiuta il fratello è come una roccaforte (Cf. Pr 18,19). Ma osserviamo ancora. Collaboratori nel senso di diventare ministri, secondo la missione affidata da Dio presso di voi di realizzare la sua parola (Cf. Col 1,25; 1Tess 3,2).

Ma chi è colui che può aiutare Dio? Forse egli ne ha bisogno? Dio si può aiutare non sostituendosi a lui, ma osservando i suoi comandi per questo Paolo ci esorta in nome di Dio […]. Chi dunque non starà attento? Chi non porrà questo insegnamento nel suo cuore? Paolo ci esorta a non accogliere invano la grazia di Dio (Cf. 2Cor 6,1). Questa grazia non ha bisogno di esortazione, essa è un dono che cambia il cuore.
Sabato, 09 Febbraio 2013 17:02

V Domenica del tempo Ordinario

247Dal Sermone “Beati gli occhi” (C.347)

Quando nostro Signore dice agli Apostoli: “Beati i vostri occhi perché vedono!” ( Cf. Lc 10,23). Non intende la beatitudine carnale e gaudente alla quale i filosofi hanno fatto riferimento; non di certo quella pratica; non tanto quella che si ottiene fidandosi della via, ma quella che è fruttuosa durante il cammino. Cioè, quella offerta dalla conoscenza della fede che si coniuga con la sapienza cristiana.

Fa proprio al caso nostro quel detto dell’Apostolo Paolo: “Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona” (Tt 1,16). Così il Signore non si riferisce agli occhi della carne […]. Poiché alle volte ciò che si vede, non corrisponde a ciò che si crede. Infatti, altro vede l’anima e altro vede il corpo. In tal modo, dicendo beati i vostri occhi che vedono, intendeva dire: Beati quegli spiriti, quelle anime che hanno questa conoscenza di Dio e delle cose che gli appartengono.

Beati gli occhi che mi conoscono come il redentore del mondo, la salvezza, il bene, la speranza ed ogni sorta di felicità. Come afferma l’Apostolo: “In Cristo sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Cf. Col 2,3).  Coloro che conoscono e confessano questo,  devono abbandonare ogni altro affetto ed interesse. Devono lasciare la barca, la rete, l’umanità di sempre, i parente, cioè gli interesse della carne, abbandonare tutti gli affetti e negando se stessi, seguire me in modestia, in povertà, in croci, in carcere e persino nella morte. Beati dunque i vostri occhi perché vedono!
 
Sabato, 02 Febbraio 2013 08:21

IV Domenica del tempo Ordinario

246
Dal Sermone sulla vocazione di Matteo (C. 254)


Cristo è il medico celeste che vede l’uomo (Cf. Mt 9,9). C’è differenza tra lo sguardo di Dio ed il vedere dell’uomo. Dice Giobbe: Hai tu occhi di carne o anche tu vedi come l’uomo? (Cf. Gb 10,4). Dio non ha corpo né vede con gli occhi della carne. Il suo vedere si può dire in molti modi. Il primo approvando o accettando le cose buone che da lui sono state create (Cf. Gn 1,31).

Come fanno gli uomini che si compiaccono ammirare le loro opere. O come quando uno riceve un dono gradito che non si stanca di guardare, mentre se è ingrato lo allontana dai suoi occhi. Dio guarda punendo come quando gettò i suoi occhi sopra l’accampamento di Israele (Cf. Es 14,24), ma voi fratelli dice l’Apostolo  non siete nelle tenebre così che quel giorno vi possa sorprendere come un ladro (1Tess 5,4).

Lo sguardo di Dio protegge, come afferma il salmista: gli occhi del Signore sopra i giusti (Cf. Sal 33,15). Tale provvidenza e così grande che se Dio la ritira da noi, non siamo più capaci di reggerci da soli. Come un bambino che non sa camminare, è ritto quando la madre lo custodisce, ma quando questa lo lascia, cade per terra. Così Dio! O come uno che voglia riflettere la sua immagine in uno specchio bisogna che vi si rispecchi, così noi non possiamo immaginare di contemplare Dio il Signore nostro, se prima da lui non siamo ammirati come sua immagine.
 
Sabato, 26 Gennaio 2013 11:00

III Domenica del tempo Ordinario

245
Venne a Nazareth, dove era cresciuto (Lc 4,16)


Da un Sermone sul Paradiso (C. 294)

Si tratta di una materia così nobile e belle che se tutte le pietre preziose di questo mondo fossero raccolte insieme, sarebbero come fumo paragonate alla bellezza del Paradiso. […]

Oh città del mio Dio! Oh abitazione eccelsa! Oh luogo di riposo e di pace! Stanza della gioia! Dimora di ogni felicità! Cumulo di delizie! A te sospiro a te grido a te mi rivolgo, a te con i padri  esclamo: Ho Gerusalemme, casa di Dio! Dopo il mio amore a Gesù, tu sei la mia gioia e la mia consolazione, la tua dolce memoria sia refrigerio alla mia tristezza.

Ognuno si levi da questo fango, dalle viscose insidie di questo mondo e salga in cielo, a godere del riposo eterno a disporre per sempre della pace, trovarsi nell’eccelsa luce, ammirare l’incredibile bellezza e stare con il nostro Dio per sempre.
 
Sabato, 19 Gennaio 2013 07:27

II Domenica del tempo Ordinario

244
Sermone sulle nozze di Cana (C. 365)


Voglio trattare della nobiltà delle nozze raccontando il Vangelo nel quale Cristo è presente con la Santa Vergine a Cana. Quando Dio formò l’uomo, la prima cosa che fece fu quelle di dagli una sposa. Di tutto questo l’autore è Dio, il luogo è il paradiso, il tempo è quello della santa innocenza, il fine è la crescita del genere umano. Li benedisse, evitando scandali e paure, perché se non vi fosse stato il matrimonio, si sarebbe dato spazio alla brama. […]

Oh grandezza del matrimonio! Che tanti mali rimedia! Oh sapienza di Dio, affinché l’uomo sia in pace, viva quietamente, rimedi al disordine dell’universo, ha istituito questo santo sacramento. Per l’unione: i due erano una sola carne (Gen 2,24). Quanti esempi eccellenti che i figli possono apprendere dal padre e le figlie dalla madre! Tutto ciò fa quietare gli animi estingue odi ed inimicizie, realizza la pace. La nobiltà di questo sacramento la mostra Nostro Signore con volerlo onorare attraverso la sua presenza e compiendo il suo primo miracolo. 

Oh grandezza del matrimonio! Poiché non c’è altra immagine che più nobilmente ci invita a rappresentare l’unione di Cristo con la sua Chiesa Santa! Come afferma l’Apostolo Paolo: è grande in Cristo questo Mistero! (Cf. Ef 5,32) […] . Ma a me per quanto è grande questo sacramento mi viene voglia di pregare, nel vedere che, oggi dai cristiani ne viene fatto poco conto. Essi alle volte dimostrano che non è Dio l’Autore, ma il demonio; il suo fine non è generare, ma obbligare, non per contenere la brama, ma per accrescere il desiderio; non per unire gli animi, ma le passioni e gli istinti, senza considerare odio e liti. […]

Oh cristiani ciechi! Fermiamoci un attimo su questa presenza di Cristo alle nozze. E siccome tutte le cose sante, santamente si devono trattare, dovrebbero tutti gli sposi far partecipi alle loro nozze Cristo e la Vergine.
© 2024 Ordine della Madre di Dio. All Rights Reserved. Powered by VICIS