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stemma e nome

Venerdì, 11 Gennaio 2013 16:36

Battesimo del Signore

243
Da un sermone sulla Passione (C 247)


La Scrittura afferma che Mosè percosse con la verga la pietra e vi uscì acqua. Cristo è la pietra, la percossa è la piaga del costato da cui afferma Giovanni: uscì sangue ed acqua (Gv 19, 34).

Attesta ancora la Scrittura, che l’umanità di Cristo è l’arca di Noè alla quale applica le sue stesse proprietà e fra l’altro, riferisce che la porta laterale è la piaga del costato, come riporta in un commento lo stesso Agostino. La tempesta dei dolori in mezzo ai quali si trovò l’arca, e quella descritta, quando si contemplano ad uno ad uno le membra di Cristo.

Come dall’arca, quando terminò la pioggia la colomba turbata, uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra (Gen 8,7); così dopo la morte di Cristo i suoi uccisori non si pacarono, ed osservando con zelo la legge, dissero di voler tagliare le sue gambe perché non rimanesse il Crocifisso nel giorno di Pasqua.
 

Smetti di osservare le piccolezze, togli la tua ipocrisia! Poniti tra la lancia ed il cuore di Cristo per essere tu ferito. Ah! cuor mio, perché non fai da scudo tra la lancia ed il tuo Cristo, il tuo Signore? Perché non ripari tu quel colpo?

Entra in quella piaga che è la porta dell’arca, la piscina che risana, la vasca di Siloe, il Giordano, la porta del Tempio, la pietra di Mosè percossa dalla verga da cui infine viene ogni bene ed i sacramenti.
 
Sabato, 05 Gennaio 2013 10:31

Epifania del Signore

242
Da un Sermone sull’Epifania (C.238)

Come la calamita attira a sé il ferro e non vi è tra i due alcun impedimento così il Verbo fatto uomo attira a sé con l’altezza della sua divinità i cuori umani se questi non vi sovrappongono impedimento.

Infatti, Dio attira a sé il cuore dell’uomo come oggi ha fatto con i santi Magi. Sembra che Dio segua lo stesso modo di fare dei pescatori, i quali prendono i pesci con l’amo o come i cacciatori di uccelli, con il cibo, con la rete, con la mano a seconda delle varie nature di animali. Ora, così il più delle volte fa il divin pescatore quando attrae i pastori mediante un Angelo; i Magi attraverso una stella; Pietro per mezzo della rete; Paolo gettandolo a terra, la Samaritana ragionando con lei […] in effetti, ciascuno sente a suo modo di essere attratto.

Ecco, che oggi i Magi abituati a contemplare i cieli e le stelle per questa strada sono chiamati da una stella. […] Alla vista dei Magi e della stella, si turbò dunque Erode perché temeva di perdere il Regno. Così quando vorrai veramente seguire Cristo, allora il demonio si turberà perché avrà timore di perdere il regno della tua anima.

Ma i Magi non si curarono del turbamento di Erode, ma seguirono sempre il loro percorso finché trovarono ciò che cercavano. Imparate da questo anime devote, a calcolare e a mettere sotto i piedi le cose del mondo.
Lunedì, 31 Dicembre 2012 12:45

Maria S.S. Madre di Dio

241
Da un Sermone sulla circoncisione del Signore


(C. 430)

Si chiama fanciullo e non principe e per te è stato circonciso perché tu possa apprendere la semplicità cristiana […] Per te fu circonciso e fu chiamato con il suo nome Gesù. Gesù vuol dire Salvatore. Da questo apprendi o cristiano a porre ai tuoi figli nomi di salvezza o che conducano alla salvezza come quelli dei santi e delle sante.

[…] ora se il nome come affermano i saggi, è solito dimostrare la natura e la proprietà delle cose, i nomi dei santi ci mostrano come non vogliamo essere simili agli idolatri e ai pagani. Prendendo i santi per vostri avvocati certo essi vi aiuteranno a salvarvi.

Dunque Gesù è il suo nome. Nome potente in cielo in terra e nell’inferno. Nome dolce all’anima. Davanti a questo nome si prostrano tutte le creature del cielo. Tutti occorre che ci inchiniamo con il cuore onorandolo profondamente, imparando da ciò che la Chiesa insegna  ai sacerdoti e al popolo: il gesto di inchinarsi di fronte al nome di Gesù ottiene l’indulgenza dei peccati.

Questo nome dunque sia nel vostro cuore, perché questo nome vi farà osservare la divina legge, vi farà conoscere e confessare i vostri peccati, vi farà osservare non solo il culto interiore, ma anche quello esteriore, vi darà la forza di cominciare fin da piccoli a fare bene le cose, vi farà seguire la semplicità cristiana e finalmente vi farà circoncidere da ogni vizio.
 
Domenica, 23 Dicembre 2012 20:24

Natale del Signore

240
Da un Sermone sul Natale (C.455)


E’ Cristo il vero Cesare Augusto, vero signore dell’unverso. E’ lui che censisce il mondo e lo chiama alla fede. Ognuno nella propria città dovrà iscrivere il suo nome. Prima alla patria celeste dove è il nostro destino e quindi nella Chiesa  santa nella quale sono scritti i nomi di tutti coloro che appartengono a Cristo nel Santo Battesimo.

Occorre che anche noi con Giuseppe e Maria andiamo ad inscriverci a Betlemme che significa casa del pane. Quale è questa casa del pane se non la Chiesa santa? E di quale pane si tratta se non di quello per cui fu detto “Io sono il pane vivo”? (Gv 6,51). Ora tutti coloro che vogliono appartenere a Cristo ed entrare in questa casa, prenderanno questo pane e i loro nomi saranno scritti in cielo. Così scrive l’Evangelista: trovandosi in quel luogo per lei si compirono i giorni del parto (Lc 2,6) Dove erano? In una piccola stalla, in un luogo fatto per ritirarsi dalle intemperie, vicino alla strada, come alle volte ci viene rappresentato. 

Ho Dio mio, o mio Creatore  e Signore! Dove sei, dove abiti, dove vuoi nascere! Quale cuore non si strugge, non viene meno, non si commuove davanti a questo mistero! Mentre si trovavano in quel luogo. Dove sono mio Signore i palazzi dei potenti, i superbi edifici, le alte torri, le lussuose camere che convengono alla tua divina maesta?

Oh altezza, o superbia del mondo! Non ti confondi mentre il tuo Dio vuol nascere in un luogo così vile? E tu piccolo uomo che sei polvere e cenere, non ti sazi mai di costruire palazzi badando di porre il tuo paradiso in questo mondo!

E si compirono i giorni del parto di Maria che diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in panni e lo depose in un presepio. Poiché non vi era posto per lui nell’albergo. Presepio vuol dire due cose: sia mangiatoia grande per gli animali, sia piccola, come una cesta dove si mette la biada. […].  

Betlemme casa del pane, la Chiesa, il pane, Cristo, l’albergo, l’altare, il presepio, il nostro cuore. Non c’era per lui posto nell’albergo. Egli non si compiace  solo di stare nel tabernacolo, sull’altare, ma nel nostro cuore.

 
Sabato, 06 Aprile 2013 19:48

II Domenica di Pasqua

255
Da un sermone sulla domenica in albis (C. 338)


[…]  Stette Gesù in mezzo! E’ stato sempre suo desiderio essere in mezzo alla nostra umanità: quando nacque in un presepe; stette in mezzo tra i due ladroni sulla croce, piantato sulla terra; oggi è in mezzo ai suoi discepoli. Questo per mostrarci, o carissimi, che è lui la regola della vita cristiana.

Pace a voi! (Gv 20,19) Dolce voce, soave voce, poiché come dice la Scrittura: egli dispone le fondamenta della terra (Cf. Pr 8,29). Ora mi voglio soffermare sul senso della pace […]

Vedete carissimi, ciascuna cosa cerca il proprio ordine, la propria disciplina. Infatti, per quanto riguarda la pace, ciò che Dio fece nell’universo, lo realizzò nel mondo più piccolo, nell’uomo che egli  ha fatto giusto (Cf. Qo 7,29). Ora nell’ordine divino, dato che i sensi sono sottoposti alla volontà, non vi è tranquillità e pace davanti al peccato. […] Occorre essere in pace con Dio e con se stessi, pace con il prossimo come comanda il Signore, è necessaria la pace tra le nostre famiglie cosicché ne provenga beneficio a colore che le abitano.  

Pace ai governanti, perché abbiano davanti ai loro occhi, l’ordine stabilito da Dio ed il suo onore. Ugualmente sia fatta giustizia al povero come al ricco, perché il Signore sta in mezzo a noi. Pace affinché i poveri siano soccorsi.

E finalmente questa pace ha sempre voluta Cristo. Per questo venne dal cielo in un tempo di pace e gli angeli cantarono la pace, apparve ai suoi discepoli e lasciò loro la pace, ma soprattutto sul duro legno della croce egli fu la nostra pace.
 
Venerdì, 21 Dicembre 2012 00:00

IV Domenica di Avvento

239
Da un Sermone sull’Avvento (C.492)


Quanto più si avvicina il Natale, tanto più la Chiesa rinnova il motivo di preparare la via al Signore. Sette misteriose antifone, una per ogni giorno ci uniscono a vespro. La prima è fondamento delle altre.

Carissimi invochiamo dunque l’eterna sapienza che venga ad insegnare a noi poveri ed ignoranti la via della prudenza. O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo e che tutto disponi con soavità e sapienza vieni ed insegnaci la via della prudenza.

In queste parole si rivela la nobiltà del maestro che è la sapienza dell’eterno Padre, il Verbo eterno, il Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose (Cf. Gv 1,3). In lui sono tutti i tesori della scienza di Dio (Col 2,3) colui che si estende sino ai confini della terra (Sap 8,1) donando a tutti l’esistenza e la perfezione ad ogni cosa da quelle più piccole a quelle più grandi.

Egli tutto sostiene con la potenza della sua Parola (Eb 1,3) senza violentarne alcuna, ma ogni cosa governa con bontà (Sap 8,1) muovendole secondo la propria natura[…]. Quale dottrina ci deve insegnare il gran maestro? La via della prudenza, cioè il modo, la regola e la forma della vita prudente. E per comprenderla ricordiamo che esistono tre specie di prudenza. La prima proveniente dalla carne fatta di trame inganni e malizie. La seconda ancora imperfetta, condotta da coloro che per la pace, posseggono una sorta di diffidenza. La terza è perfetta perché propria di coloro che non vivono nel peccato. Annoverata da Paolo tra i frutti spirituali, è chiamata discernimento.  Indicata tra le virtù cardinali le quali, non possono sussistere senza la grazia. Ora è proprio tale prudenza che la Chiesa invoca in questa antifona.
 
Venerdì, 14 Dicembre 2012 14:51

III Domenica di Avvento

238
Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)


L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e  attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.

Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza.

Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale  saprà attingere  e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Venerdì, 07 Dicembre 2012 22:06

II Domenica di Avvento

237
Da un Sermone sul Battista (C. 394)


San Giovanni Battista la sua condizione è di stirpe regale. Alla sua nascita si prega in festa, si scioglie la lingua dei muti, è chiamato con il nome Giovanni. Piccolo fugge il mondo, lascia la delicatezza delle vesti, abbandona il padre e la madre, lascia la dignità, i cibi prelibati, lascia la compagnia della città, va a fare penitenza da giovane, abbraccia la solitudine, vive in austerità, fugge le occasioni i vizi e i peccati.

Predica ai peccatori. Va incontro al Signore gridando che si raddrizzino le vie. Si reputa indegno di toccare il Signore. Invia a lui i suoi discepoli riconoscendolo più grannde nella dignità. Rimprovera Erode, è messo in prigione, decapitato gode il cielo!

Come afferma il grande Padre Agostino nei suoi scritti, ogni essere opera secondo la propria natura. Per questo afferma che Dio opera nei cuori degli uomini per orientare le loro volontà in quelle cose che essi vorranno: sia verso il bene, grazie alla sua misericordia, sia verso il male per loro scelta.
 
Giovedì, 29 Novembre 2012 22:32

I Domenica di Avvento

236
Da un Sermone sull’Avvento (C. 492)


L’intenzione della Santa Chiesa in questo tempo di Avvento altra non è se non quella di svegliare gli animi di noi suoi figli nel preparare la via alla missione di Gesù nostro Signore. 

E questo incominciando nella prima domenica dal timore  dell’ultimo giudizio e poi proseguendo giorno per giorno con l’invito a preparare la strada al Signore (Lc 3,4). E tanto più ci si accosta al Natale, tanto più rinnova i motivi del suo avvento tra noi. […] 

Ora tra le virtù di questo tempo santo consideriamo quella della prudenza che,  muta  i sentimenti e illumina  i sensi attraverso la ragione ed il consiglio. Questa riguarda tre tempi. Il passato il presente ed il futuro. I pittori la dipingono con due facce; una davanti ed una dietro. Con la memoria del passato essa regola il presente, aiutando a schivare il peccato. Così, gioverà, nel ricordare il passato, il male che altre volte è accaduto e ci si ricorderà di dover scegliere nel presente purificando gli occhi, confessando le proprie colpe, ricevendo la comunione, pregando e mortificandosi. 

La prudenza in effetti, regola tutte le virtù, porta in sé la fede e la carità ed è moderatrice di tutte le potenze dell’anima dei sensi e del corpo. Insomma, rende all’uomo la giusta forma, e lo fa esperto nel bene.
Sabato, 24 Novembre 2012 21:46

Solennità di Cristo re dell’universo

235
Dal Sermone sulla parabola del granello di senape (C.397)


Per mostrare la regalità di Cristo la grandezza di questa parabola dice per ben due volte a cosa rassomiglierò il Regno dei cieli? (Cf Mc 4,30)

[…] In molte maniere il Regno dei cieli viene indicato da Gesù. In esso è possibile scorgere il Paradiso. Così afferma il ladrone sulla croce, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Il Regno è innanzitutto il Cristo Santo, il “il re dei regnanti il signore dei signori” (1Tm 6,15). La Chiesa santa che è comunione con il Sangue di Cristo (1 Cor 10,16). Questi si manifesta per mezzo della divina Scrittura, per la grazia e la croce con le quali si giunge alla fede, per l’anima pervasa dalla grazia, sede della sapienza e regina del cielo fra i regni. […]

Come il piccolo granello di senape,

Cristo è piccolo verbo. Egli si chinò su di noi, spogliò se stesso, fu annunziato dai piccoli, tra disprezzo e persecuzioni.[…]. Con la sua piccolezza e grandezza è contemplato in tutti i troni del mondo fondati sopra la terra

 
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