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stemma e nome

Sabato, 23 Giugno 2012 07:02

Solennità di San Giovanni Battista

214
Dal Sermone sul Battista (C 415)


Volendo noi nascere con San Giovanni Battista, occorre che diventiamo prima Zaccaria, cioè che ci ricordiamo di Dio, pensando ai grandi benefici concessi, ci ha fatti mortali, e saremo un giorno giudicati, rifletti! Da questo nasce il lume di Dio. Con Zaccaria riconosci essere sterile di opere buone, tale sterilità tuttavia, viene sanata dalla preghiera la quale produce l’illuminazione divina e l’uomo si sente confortato interiormente, come Zaccaria che afferma di non temere. O anche puoi diventare come Elisabetta il cui nome significa  Dio del giuramento. […] ma di che giuramento si tratta? Tale giuramento è quello fatto nel Battesimo spesso infranto dal peccato. Ora l’anima spirituale che vuole concepire Giovanni Battista, occorre che diventi nuovamente Elisabetta, cioè giuramento: rinnovando i buoni propositi, ricevendo la grazia attraverso i sacramenti di Dio e divenendo così Giovanni Battista il cui nome significa Dio fa grazia. Ora l’anima diventata Giovanni Battista per il dono della grazia, il seme santo che ci fa nascere figli di Dio.  Esulta dunque come il Battista alla presenza del Signore, quando ricevi lo stesso Signore nel Santissimo Sacramento, meditando e riscaldando il cuore con interiori affetti.



 
Sabato, 16 Giugno 2012 16:24

XI Domenica del Tempo Ordinario

213
Dal Sermone sulla parabola del granello di senape (C.397)


 
Per mostrare la regalità di Cristo la grandezza di questa parabola dice per ben due volte a cosa rassomiglierò il Regno dei cieli? (Cf Mc 4,30)


[…] In molte maniere il Regno dei cieli viene indicato da Gesù. In esso è possibile scorgere il Paradiso. Così afferma il ladrone sulla croce, “ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” (Lc 23,42). Il Regno è innanzitutto il Cristo Santo, il “il re dei regnanti il signore dei signori” (1Tm 6,15). La Chiesa santa che è comunione con il Sangue di Cristo (1 Cor 10,16). Questi si manifesta per mezzo della divina Scrittura, per la grazia e la croce con le quali si giunge alla fede, per l’anima pervasa dalla grazia, sede della sapienza e regina del cielo fra i regni. […]


Come il piccolo granello di senape,

Cristo è piccolo verbo. Egli si chinò su di noi, spogliò se stesso, fu annunziato dai piccoli, tra disprezzo e persecuzioni.[…]. Con la sua piccolezza e grandezza è contemplato in tutti i troni del mondo fondati sopra la terra.


 
Sabato, 09 Giugno 2012 17:18

SS. Corpo e Sangue di Cristo

212
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)



Qual è il convito delle nozze spirituali? Altro non è, che il convito del Santo Sacramento del Corpo del Signore. Perché questi, prima per mezzo della penitenza, ci sposa unendoci a sé attraverso la sua grazia, poi ci nutre con il suo Corpo.

 
Come per le carni degli animali grassi e forti chi se ne ciba riceve la stessa forza, così da questo alimento divino.


Oh alto segreto! Oh profondo mistero!


Considerate che ciò avviene per il Corpo di Cristo. Coloro che si cibano del suo corpo diventano più robusti, proprio perché, uno degli effetti del Santo Sacramento è dare forza e consolazione interiore, come avvenne per il profeta Elia che fu confortato dal cibo divino, il quale prefigurava questo Sacramento. E che tutto ciò  corrisponde al vero, ascolta cosa dice il salmista: “il pane che sostiene il cuore dell’uomo” (Cf. Sal 103 15) e altrove: “per me tu prepari una mensa” (Cf. Sal 22,5). […] Tutto questo manifesta la Chiesa quando canta: “E’ il pane che fornisce delizie al re”. O sacro convito!
Sabato, 02 Giugno 2012 14:15

Santissima Trinità

211
Dal sermone sulla divina bellezza (C.167)


 
Proprio perché Dio è somma bellezza questo ci dovrà convincere ad amarlo in modo sublime. Ora, volendo parlare della divina bellezza, è come voler svuotare tutto il mare goccia a goccia. Sarebbe più facile calcolare tutte le stelle del cielo, contare tutte le rane del mare.

In Dio, risiedono tutte le bellezze dell’universo come è scritto : E in mio possesso la bellezza del compo (Cf. Sal 49,11) Di che campo si tratta se non dell’universo dove egli esce a seminare (Cf. Mt 13,3) il seme della sua bellezza? […]

Nella conoscenza di tale bellezza, noi infermi, siamo chiamati a salire come scrive Platone: Ascendere per mezzo delle realtà belle, di grado in grado fino alla bellezza ultima, profondo oceano di splendore nel quale le creature s’immergono.

Vedi cristiano, tutte le cose belle dell’universo sono unite in Dio in modo eminente. Così  come i raggi splendenti del sole dispersi sulla terra, essi sono sono uniti nel disco solare. Osservando queste cose eleviamo in alto il nostro intelletto per comprendere che le creature portano in sé le tracce della divinità ed alcune sono fatte ad immagine di Dio. […]

La vera bellezza è una scintilla che Dio ha seminato nel campo dell’universo. In lui è tutta la bellezza, di tutti gli uomini che sono stati e che saranno.

 
Sabato, 27 Ottobre 2012 13:04

30 domenica del tempo ordinario

231
Dal Sermone sulla grandezza e piccolezza di Cristo (C. 249 v.)


Vedi quanto è grande tanto che i cieli e la terra non possono contenerlo […]

Vedi la grandezza che ha fatto tutte le cose belle e ricche, vedi la piccolezza che ha bisogno di vestire poveri panni. Vedi la grandezza che regge l’universo, la piccolezza che è retta dalle braccia di una Vergine. Vedi la grandezza che pasce e nutre l’anima, vedi la piccolezza che è nutrita dal seno della Vergine. Vedi la grandezza che con la sua sapienza genera tutte le cose, ma la piccolezza è generata da una volontà. La grandezza non dorme mai (Cf. Sal 120,4). la piccolezza dorme nella povertà.
Mercoledì, 23 Maggio 2012 21:16

Domenica di Pentecoste

210
Da un sermone sul capitolo secondo degli Atti (C. 234)


 

Veniamo ora a quelle parole pronunziate da Pietro nel giorno della venuta dello Spirito Santo, quando mentre  “stava compiendosi il giorno della Pentecoste” ( At 2,1) ci propongono gli esempi e i fatti dei nostri antichi padri, dei fondatori e delle colonne della Chiesa, come anche dei primi cristiani.

 

Di questa grande lezione tutti ne dobbiamo ottenere frutto. Sia i peccatori attraverso il pentimento, poi quelli che già sono contriti; infine, quelli che hanno già fatto penitenza.

 

Quanto ai primi qui è possibile conoscere il frutto della Parola di Dio e per suo mezzo esortare alla conversione (Cf. At 2,38). […]

 

All’apostolo Pietro i presenti domandano che cosa dobbiamo fare? (Cf. At 2,37) Ed egli risponde: Fate penitenza! E questa è la seconda tavola, dopo il naufragio per la quale l’Apostolo li ammonisce: “salvatevi da questa generazione perversa!” ( At 2,40).

 

Ora se vuoi servire Dio e perseverare nella grazia, occorre non solamente fermarsi al pentimento ed alla contrizione, è opportuno fare penitenza. Ciò è possibile se saremo assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli (Cf At 2,42). Questo ci dimostra l’importanza dell’ascolto della divina parola, della frazione del pane e quanto sia doveroso per i discepoli frequentare il sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia.

 

Carissimi, queste sono le regole dettate dai nostri primi padri a coloro che si convertivano, questo e quello che giunge ancora oggi alle nostre orecchie dai maestri, questo vi diciamo perché il nostro intento non è altro se non quello di volervi far assomigliare, se non in tutto, almeno in parte, a quei primi.

 
Venerdì, 18 Maggio 2012 20:34

Ascensione del Signore

209
Da un sermone (C. 384)


 
Ecco come si entra in cielo e come si va in paradiso. Attraverso molte tribolazioni! (Cf At 14,21)

E tu superbo dimmi con quale volto vorrai andare tra quelli che patirono umiliazioni?

Tu ambizioso con quale volto fra quelli che fuggirono l’ambizione?

Tu che cerchi solo te stesso con quale volto andrai tra coloro che hanno disprezzato se stessi?

Tu che sei avaro con quale volto andrai fra quelli che davano tutto di sé?

Tu che usi il matrimonio con malizia con quale volto andrai tra quelli che lo vissero in santità?

Tu che sei sepolto in questi pensieri, sarai  fra quelli che acquistarono valore con il loro umile passaggio.

 
Domenica, 13 Maggio 2012 09:36

VI Domenica di Pasqua

208Dal sermone Siate imitatori di Dio, Ef 5,1 (C.199)

 

[…] Ci è dato di imitare le cose in modo perfetto ed in modo imperfetto è questo in se stessi e negli altri. Come il pittore che ritrae dalla copia o da un altro ritratto, così noi abitando l’essenza di Dio, possiamo scorgere in noi lo stesso Dio.

Dirà qualcuno. Forse posso conoscere il cielo e la terra e fare quello che Dio compì in sei giorni? Si! Afferma infatti la Scrittura che Dio pose nell’uomo la sua immagine e lo fece simile a lui (Cf. Gen 1,26).

Dio dice: il cielo e la terra, e tu puoi fare della terra il cielo, vivendo bene su questa terra. Puoi trasformare questo tuo corpo in cielo! Produsse dalla terra il frutto e a te dice: fa che la terra della tua anima produca i suoi frutti (Cf. Gen 1,11).

Fa nascere il sole sopra i buoni ed i cattivi; e tu annunzia la bontà sia ai buoni che ai malvagi. Dio fece i grandi luminari in cielo; e tu fai risplendere nel mondo tutti coloro che siedono nelle tenebre.

[…] Insomma, ogni cosa Dio fece per amore. Creò il cielo e la terra per amore; il sole, la luna per amore, il corso delle stelle e il loro influsso per amore, scavò la terra per amore, riempì l’acqua per amore. L’amore, l’amore, guida ogni cosa divina. E che altro possiamo dire di più, se non che Dio è Amore! (Cf. 1Gv 4,16)

 
Domenica, 06 Maggio 2012 06:25

V Domenica di Pasqua

207

Dal Sermone per rimanere nella preghiera (C. 305)


 

Anche la preghiera deve avere il suo tempo! Al mattino offrite i vostri sacrifici ricorda, il profeta Amos! Come che voglia dirci che, se vuoi essere più accetto a Dio e più fruttuoso il tuo sacrificio, compilo la mattina, quando attraverso il silenzio tutte le cose ti spingono ad elevarti nella divina contemplazione. Ora questo considerate e quanto ciò sia pieno di buoni frutti.

 

Il mattino è il tempo più adatto per la preghiera, quando la mente è scarica dagli strepiti del giorno trascorso e dalle esasperazioni; quando il corpo non avverte la stanchezza essendosi riposato; quando lo stomaco non è aggravato dal cibo, quando il chiasso delle cose è quietato; quando la mente ancora non ha dato consenso agli impeti negativi; quando i tumulti del giorno ancora non l’hanno assalita.

 

Il Mattino dunque è il tempo più atto alla preghiera. Dà o cristiano queste primizie al tuo Dio, dà i primogeniti al tuo Creatore! Levati dal tuo riposo per entrare nel riposo di Dio! A questo fine t’invitano tutte le cose. Tutte le creature dei cieli che nel far del giorno si rallegrano! Considera poi i fiori che si aprono, i prati che gioiscono nel donare i loro frutti, gli uccelli che non appena appare la luce del giorno con il loro canto lodano il creatore.

 

Se desideri accendere il fuoco dell’amore di Dio; se desideri fare un vero sacrificio di te stesso e di tutte le tue cose; se desideri la benedizione di Dio, se desideri saziare la tua anima; se vorrai che la celeste manna scenda dal cielo; se vorrai piantare nella tua anima il seme della celeste luce;

se da Dio vorrai ottenere misericordia; se vorrai portare molto frutto. Prega di buon mattino! E questo per compiere il bene.

 
Sabato, 28 Aprile 2012 16:52

IV Domenica di Pasqua

206
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)



Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne vede uno senza la veste nuziale, tanto da offendere il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […].

 
Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi!

 
Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.

 
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