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Sabato, 24 Settembre 2011 02:52

XXV Domenica del tempo ordinario



md176Dal Sermone sulla sofferenza (C.189)
 

"
Amico io non ti faccio torto” (Mt 20,13) 


[…] Il Signore oggi ha sparso il sangue come prezzo per la redenzione delle anime. Non ti sembra patire maggior persecuzione da colui il quale, con maliziosa suggestione ed esempio nocivo, o occasione di scandalo, strappa le anime da colui che le ha comprate a caro prezzo e nel cui sangue ogni giudizio spense?

Fuggite da coloro che si riuniscono per impedire la salvezza delle anime. Fuggite dal peccato e da coloro che mettono le loro mani sacrileghe sul Signore della Maestà. Sembrava fosse cessato il tempo della persecuzione, ma è chiaro che né al cristiano, né allo stesso Cristo mancano persecuzioni. I tuoi stessi parenti ed amici sono contro di te! […]
Venerdì, 23 Settembre 2011 02:52

XXIV Domenica del tempo ordinario



md175Dal Sermone sui buoni frutti (C. 269) 

“Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?” (Mt 18,21)
 

Ogni albero che non fa buoni frutti…(Mt 7,19). Tremenda e spaventosa questa sentenza, in essa è contenuta la causa di ogni nostro male. E’ la pena che compiendo le cose in modo malvagio ognuno deve attendersi. Ogni albero! Questa parola abbraccia tutti e non esclude nessuno, grandi e piccoli, ricchi e poveri. Poiché nulla si sottrae al suo calore (Sal 18,7).

Chi non fa buon frutto dice l’evangelista, non dice ha fatto, ma fa, perché non basta aver fatto molto bene e molti frutti se in essi non si persevera. Non dice farà perché si comprenda che nessuno potrà nutrirsi dei propri desideri con dire: farò! Ma dice fa! Perché nostro Signore vuole che noi compiamo sempre il bene. Per questo Davide assomiglia l’azione umana all’albero che produce i frutti a suo tempo (Cf. Sal 1,3).

Il tempo nostro per dare frutti è il presente, quello solo è nostro perché il passato non è più in nostro potere, il futuro meno, solo il presente. E qui si ingannano molti che dicono ho fatto e farò domani ma non oggi!
Giovedì, 22 Settembre 2011 02:52

XXIII Domenica del tempo ordinario



md174Dal Sermone per rimanere nella preghiera (C.305)


“dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).

 

Se vuoi vivere bene. Prega di buon ora! Fai questo buon proposito! Questa cosa è talmente utile ad ognuno che si potrà sottrarre il tempo dell’orazione al riposo. Quando  ci decidiamo, se non sentiamo trafiggerci dentro il cuore? Quando desideriamo di metterci davanti alla passione del Signore? Quando mai riscaldarsi intimamente?

E giunta l’ora di dare inizio ad una opera talmente vera, così grande e pia, così necessaria che è comandata da Dio stesso, il quale avverte che ogni cosa ha il suo tempo e la preghiera deve avere il suo, poiché Dio vuole che a lui offriamo le nostre primizie, le offerte, i primogeniti, l’erba, i fiumi, i prati, gli uccelli, gli alberi, la terra, l’acqua, gli angeli. La religione e la bellezza dell’arte te ne danno continuamente l’esempio.

E’ il desiderio che t’invita ad essere beato, ad essere puro di cuore, sterminatore del male, ad eccitare il fuoco dell’amore di Dio in te, ad essere come Giacobbe benedetto da Dio, a saziare di cibo celeste e di soave manna la tua anima, coltivarla, seminarla, far sì che il seme fiorisca e faccia frutti. Se vuoi esaltare la misericordia di Dio, lodarlo e riempirti della sua compassione, armarti contro i nemici, rimani nella preghiera! […]
Domenica, 28 Agosto 2011 01:07

I domenica di avvento


md141Dal Sermone sul Salmo 33 (C. 254)

“Vegliate perché non sapete in quale giorno il Signore verrà” (Mt 24,42)


Gli occhi del Signore sui giusti (Sal 33,15). Questa provvidenza è così grande che se appunto Dio li  ritira da noi cadremmo a terra come dei bambini che non sanno camminare. Essi sono ritti, quando sono custoditi dalla madre, ma una volta che questa li lascia andare da soli si precipitano, e così Dio nei nostri confronti.
Accade anche che colui il quale vuole far rappresentare la sua immagine in uno specchio, questo sguardo ci fa stare rivolti a Dio.
Così come quando uno vuole vedere la sua immagine, occorre che guardi nello specchio. In effetti, noi non possiamo guardarci da soli, solamente in Dio possiamo ammirare la nostra immagine.
Pertanto occorre  accettare che fra la nostra visione e quella di Dio c’è molta differenza. Da parte nostra siamo portati a vedere bassezze o varie cose per conoscenza. La visione di Dio è produttrice di bene, e questo lo potrai notare nelle parole pronunziate dalla Vergine Maria: Egli ha guardato l’umiltà della sua serva (Cf Lc 1,48), alle quali fanno eco quelle del salmista: Egli che guarda la terra e la fa sussultare (Sal 103,32).
Domenica, 28 Agosto 2011 02:06

II domenica di avvento


md142Dal Sermone su San Giovanni Battista (C 415)

“Preparate la via al Signore raddrizzate i suoi sentieri (Mt 3,3)


Volendo noi nascere con San Giovanni Battista, occorre che diventiamo prima Zaccaria, cioè che ci ricordiamo di Dio, pensando ai grandi benefici concessi, ci ha fatti mortali, e saremo un giorno giudicati, rifletti! Da questo nasce il lume di Dio. Con Zaccaria riconosci essere sterile di opere buone, tale sterilità tuttavia, viene sanata dalla preghiera la quale produce l’illuminazione divina e l’uomo si sente confortato interiormente, come Zaccaria che afferma di non temere. O anche puoi diventare come Elisabetta il cui nome significa  Dio del giuramento. […] ma di che giuramento si tratta? Tale giuramento è quello fatto nel Battesimo spesso infranto dal peccato. Ora l’anima spirituale che vuole concepire Giovanni Battista, occorre che diventi nuovamente Elisabetta, cioè giuramento: rinnovando i buoni propositi, ricevendo la grazia attraverso i sacramenti di Dio e divenendo così Giovanni Battista il cui nome significa Dio fa grazia. Ora l’anima diventata Giovanni Battista per il dono della grazia, il seme santo che ci fa nascere figli di Dio.  Esulta dunque come il Battista alla presenza del Signore, quando ricevi lo stesso Signore nel Santissimo Sacramento, meditando e riscaldando il cuore con interiori affetti.
Domenica, 28 Agosto 2011 03:05

III domenica di avvento


md143Da un Sermone sul vero tesoro (C.184)

"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?" (Mt 11)


L’altezza e la profondità delle divine perfezioni che vengono comunicate da Dio alla creatura razionale, sono tali e tante che non solo il linguaggio umano non basta ad esprimerle, ma neppurre l’intelletto degli angeli può comprenderle; poiché sono tanti i tesori, le gioie e le preziosità con le quali Dio adorna l’anima cristiana, che gli stessi angeli rimangono stupiti e  attoniti, perchè pietre preziose sono la bontà divina, la misericordia e l’onnipotenza. Tutto questo infatti, l’Altissimo si degna nella sua suprema ed ed infinita bontà comunicare alla diletta e fedele anima cristiana.

Eppure, vi sono molte gioie che non conviene accogliere e neanche guardare, poiché non garberebbero alla nostra salvezza, anzi al contrario provocherebbero la nostra dannazione. Ora, per la debolezza della nostra ragione, avremmo cercato invano la gioia, se Dio, per la sua bontà, non ci avesse mandato un gioielliere ben esperto, cioè Cristo nostro, il quale ci ha fatto conoscere e ci ha insegnato a distinguere la gioia dalla tristezza.

Triste fu la gioia di Satana e dei Progenitori quando cercarono di farsi simili a Dio. Ma fu necessaria la venuta di Cristo che oggi per mezzo del suo Vangelo ci propone la vera gioia e ciò che vale. Beato colui il quale  saprà attingere  e rivestirsi di questa gioia, perché il Signore lo renderà figli di Dio, erede del cielo, amico degli spiriti celesti. Per questo ci dice: siate misericordiosi! (Lc 6,31)
Domenica, 28 Agosto 2011 04:04

IV domenica di avvento


md144Da un Sermone sull’Avvento (C.492)

"Giuseppe non temere di prendere con te Maria tua sposa" (Mt 1,20)


Quanto più si avvicina il Natale, tanto più la Chiesa rinnova il motivo di preparare la via al Signore. Sette misteriose antifone, una per ogni giorno ci uniscono a vespro. La prima è fondamento delle altre.

Carissimi invochiamo dunque l’eterna sapienza che venga ad insegnare a noi poveri ed ignoranti la via della prudenza. O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo e che tutto disponi con soavità e sapienza vieni ed insegnaci la via della prudenza.

In queste parole si rivela la nobiltà del maestro che è la sapienza dell’eterno Padre, il Verbo eterno, il Figlio di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose (Cf. Gv 1,3). In lui sono tutti i tesori della scienza di Dio (Col 2,3) colui che si estende sino ai confini della terra (Sap 8,1) donando a tutti l’esistenza e la perfezione ad ogni cosa da quelle più piccole a quelle più grandi.

Egli tutto sostiene con la potenza della sua Parola (Eb 1,3) senza violentarne alcuna, ma ogni cosa governa con bontà (Sap 8,1) muovendole secondo la propria natura[…]. Quale dottrina ci deve insegnare il gran maestro? La via della prudenza, cioè il modo, la regola e la forma della vita prudente. E per comprenderla ricordiamo che esistono tre specie di prudenza. La prima proveniente dalla carne fatta di trame inganni e malizie. La seconda ancora imperfetta, condotta da coloro che per la pace, posseggono una sorta di diffidenza. La terza è perfetta perché propria di coloro che non vivono nel peccato. Annoverata da Paolo tra i frutti spirituali, è chiamata discernimento.  Indicata tra le virtù cardinali le quali, non possono sussistere senza la grazia. Ora è proprio tale prudenza che la Chiesa invoca in questa antifona.
Domenica, 28 Agosto 2011 05:02

Natale del Signore


md145Da un Sermone sul Natale (C.455)

"Vi annuncio una grande gioia è nato per voi un salvatore” (Lc 2,10)


E’ Cristo il vero Cesare Augusto, vero signore dell’unverso. E’ lui che censisce il mondo e lo chiama alla fede. Ognuno nella propria città dovrà iscrivere il suo nome. Prima alla patria celeste dove è il nostro destino e quindi nella Chiesa  santa nella quale sono scritti i nomi di tutti coloro che appartengono a Cristo nel Santo Battesimo.

Occorre che anche noi con Giuseppe e Maria andiamo ad inscriverci a Betlemme che significa casa del pane. Quale è questa casa del pane se non la Chiesa santa? E di quale pane si tratta se non di quello per cui fu detto “Io sono il pane vivo”? (Gv 6,51). Ora tutti coloro che vogliono appartenere a Cristo ed entrare in questa casa, prenderanno questo pane e i loro nomi saranno scritti in cielo. Così scrive l’Evangelista: trovandosi in quel luogo per lei si compirono i giorni del parto (Lc 2,6) Dove erano? In una piccola stalla, in un luogo fatto per ritirarsi dalle intemperie, vicino alla strada, come alle volte ci viene rappresentato. 

Ho Dio mio, o mio Creatore  e Signore! Dove sei, dove abiti, dove vuoi nascere! Quale cuore non si strugge, non viene meno, non si commuove davanti a questo mistero! Mentre si trovavano in quel luogo. Dove sono mio Signore i palazzi dei potenti, i superbi edifici, le alte torri, le lussuose camere che convengono alla tua divina maesta?

Oh altezza, o superbia del mondo! Non ti confondi mentre il tuo Dio vuol nascere in un luogo così vile? E tu piccolo uomo che sei polvere e cenere, non ti sazi mai di costruire palazzi badando di porre il tuo paradiso in questo mondo!

E si compirono i giorni del parto di Maria che diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in panni e lo depose in un presepio. Poiché non vi era posto per lui nell’albergo. Presepio vuol dire due cose: sia mangiatoia grande per gli animali, sia piccola, come una cesta dove si mette la biada. […].

Betlemme casa del pane, la Chiesa, il pane, Cristo, l’albergo, l’altare, il presepio, il nostro cuore. Non c’era per lui posto nell’albergo. Egli non si compiace  solo di stare nel tabernacolo, sull’altare, ma nel nostro cuore.
Domenica, 28 Agosto 2011 06:01

Maria S.S. Madre di Dio


md146Da un Sermone sulla circoncisione del Signore (C. 430)

Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù (Lc 2,21)


Si chiama fanciullo e non principe e per te è stato circonciso perché tu possa apprendere la semplicità cristiana […] Per te fu circonciso e fu chiamato con il suo nome Gesù. Gesù vuol dire Salvatore. Da questo apprendi o cristiano a porre ai tuoi figli nomi di salvezza o che conducano alla salvezza come quelli dei santi e delle sante.

[…] ora se il nome come affermano i saggi, è solito dimostrare la natura e la proprietà delle cose, i nomi dei santi ci mostrano come non vogliamo essere simili agli idolatri e ai pagani. Prendendo i santi per vostri avvocati certo essi vi aiuteranno a salvarvi.

Dunque Gesù è il suo nome. Nome potente in cielo in terra e nell’inferno. Nome dolce all’anima. Davanti a questo nome si prostrano tutte le creature del cielo. Tutti occorre che ci inchiniamo con il cuore onorandolo profondamente, imparando da ciò che la Chiesa insegna  ai sacerdoti e al popolo: il gesto di inchinarsi di fronte al nome di Gesù ottiene l’indulgenza dei peccati.

Questo nome dunque sia nel vostro cuore, perché questo nome vi farà osservare la divina legge, vi farà conoscere e confessare i vostri peccati, vi farà osservare non solo il culto interiore, ma anche quello esteriore, vi darà la forza di cominciare fin da piccoli a fare bene le cose, vi farà seguire la semplicità cristiana e finalmente vi farà circoncidere da ogni vizio.
Domenica, 28 Agosto 2011 07:00

Battesimo del Signore


md147Da un sermone sulla Passione (C 247)

“Gesù venne al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui” (Mt 3,13)


La Scrittura afferma che Mosè percosse con la verga la pietra e vi uscì acqua. Cristo è la pietra, la percossa è la piaga del costato da cui afferma Giovanni: uscì sangue ed acqua (Gv 19, 34).

Attesta ancora la Scrittura, che l’umanità di Cristo è l’arca di Noè alla quale applica le sue stesse proprietà e fra l’altro, riferisce che la porta laterale è la piaga del costato, come riporta in un commento lo stesso Agostino. La tempesta dei dolori in mezzo ai quali si trovò l’arca, e quella descritta, quando si contemplano ad uno ad uno le membra di Cristo.

Come dall’arca, quando terminò la pioggia la colomba turbata, uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra (Gen 8,7); così dopo la morte di Cristo i suoi uccisori non si pacarono, ed osservando con zelo la legge, dissero di voler tagliare le sue gambe perché non rimanesse il Crocifisso nel giorno di Pasqua.

Smetti di osservare le piccolezze, togli la tua ipocrisia! Poniti tra la lancia ed il cuore di Cristo per essere tu ferito. Ah! cuor mio, perché non fai da scudo tra la lancia ed il tuo Cristo, il tuo Signore? Perché non ripari tu quel colpo?

Entra in quella piaga che è la porta dell’arca, la piscina che risana, la vasca di Siloe, il Giordano, la porta del Tempio, la pietra di Mosè percossa dalla verga da cui infine viene ogni bene ed i sacramenti.
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