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Domenica, 28 Agosto 2011 18:44

III domenica di Quaresima


md158Da un Sermone sulla parabola delle dieci Vergini (C. 478)

"Le dice Gesù: dammi da bere!" (Gv 4,7)


Non definiremmo noi stolto quel contadino che possedendo un campo pieno di pietre e spine non si mettesse a riordinarlo, ma dirà di farlo a suo tempo? Non sarà giudicato altrettanto insensato colui che, avendo inimicizia mortale con il suo avversario e avendo la possibilità di pacificarsi, dicesse che occorre attendere la debolezza dell’avversario a causa della mancanza di armi e che il nemico ha più forza in sé.

Sarebbe da stimare imprudente colui che dovendo cavare un chiodo dal duro legno, lo rimandasse all’indietro pensando in questo modo di poterlo rimuovere. Infine, sarebbe demenziale che il servo si privasse del favore dei suoi padroni a rischio della propria vita. Così, o anime devote, presumere di se stessi e sprecare davanti a Dio il dono della penitenza. […]
Domenica, 28 Agosto 2011 19:42

IV domenica di Quaresima


md159Da una meditazione sulla Passione (C. 245v.)

"Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco" (Gv 9,6)


Afferma [Giovanni nell’Apocalisse] che l’albero della vita i cui frutti erano soavissimi e le foglie di gran virtù per sanare ogni infermità. Quei frutti sono immagine dei benefici spirituali che si ottengono meditando la passione. Le foglie che risanano sono gli sputi, le piaghe, il sangue del Crocifisso. Tali foglie che seppur destinate al tormento, offrono anche ornamento e spandono celeste amore.

Dio stesso volle che fosse custodito il bastone di  Mosè con il quale compì diversi prodigi, e volle altrettanto che la Croce fosse anche conservata nella mente umana attraverso la contemplazione perché potessimo ricordare quanto Dio ha fatto per noi. Dopo aver creato ogni cosa Dio scelse il luogo più degno del Paradiso per porvi l’albero della vita. Allo stesso modo la Chiesa fa con l’albero della croce. All’Apostolo Giovanni gli fu mostrata quella grande città che era la Chiesa in mezzo ad essa vi era un albero che aveva dodici buoni frutti per ciascun mese (Cf.  Ap 22,2). Questo albero è la croce che possiede infiniti frutti, ma dodici sono molto  speciali.

Il primo è dato a coloro che ascoltata la passone  ne ottengono luce. Infatti, osserva il salmista: Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti (Sal 33,6). Nel secondo frutto  attraverso questa illuminazione spirituale l’anima conosce  il suo stato e come il figlio prodigo piange i peccati. Nel terzo frutto viene donata la devozione, la quale non solo è molto utile, ma senza il suo ausilio non si può vivere né rimanere molto tempo nel divino amore. Nel quarto frutto è concessa la fortezza in ogni tribolazione. Nel quinto la fuga dai peccati. Nel sesto la dolcezza nelle tribolazioni. Nel settimo la conoscenza della nobiltà dell’anima. Nell’ottavo la purificazione dei peccati. Nel nono la pienezza della divina dolcezza. Nel decimo veniamo trasformati in Dio. Come afferma nella Scrittura: attirerà a sé ogni cosa (Cf. Gv 12,32). Nell’undicesimo il cuore è riscaldato ed eccitato il fervore. Nel dodicesimo la fiamma del divino amore.
Domenica, 28 Agosto 2011 20:41

V domenica di Quaresima


md160Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)

“Gesù gridò a gran voce: Lazzaro vieni fuori!”


Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne scorge uno senza la veste nuziale, tanto da offendere con la sua presenza il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […].

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi!

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.
Domenica, 28 Agosto 2011 21:40

Settimana Santa


md161Da un sermome sull’Esaltazione della Croce (C. 500)

"Nostra gloria è la croce di Cristo!"


La croce fu piantata nel mezzo della terra perché ricorda il salmista: in mezzo alla terra Dio ha operato la sua salvezza (Cf. Sal 73,12). E questo perché noi possiamo intendere, o diletti, che la croce del Signore è fissa nel mezzo della nostra umanità, cioè nella nostra  anima.

Infatti, la Croce fu piantata nel nostro cuore tante volte. Quando Dio introdusse in noi la sua grazia. Egli piantò la croce in noi nel Battesimo quando fummo rigenerati in questo lavacro benedetto.

La piantò nella confermazione, quando fummo chiamati tra le sue schiere. La radica in noi ancora oggi quando ci confessiamo con viva contrizione.

Pianta la croce ogni volta che si celebra il sacrificio nel santo Sacramento. La innesta continuamente nella mente dei suoi fedeli quando in essi accende il fuoco della sua passione.
Domenica, 28 Agosto 2011 22:38

II domenica di Pasqua


md162Da un sermone sulla domenica in albis (C. 338)

"Venne Gesù stette in mezzo a loro e disse: Pace a voi! (Gv 20,19)


[…]  Stette Gesù in mezzo! E’ stato sempre suo desiderio essere in mezzo alla nostra umanità: quando nacque in un presepe; stette in mezzo tra i due ladroni sulla croce, piantato sulla terra; oggi è in mezzo ai suoi discepoli. Questo per mostrarci, o carissimi, che è lui la regola della vita cristiana.

Pace a voi! (Gv 20,19) Dolce voce, soave voce, poiché come dice la Scrittura: egli dispone le fondamenta della terra (Cf. Pr 8,29). Ora mi voglio soffermare sul senso della pace […]

Vedete carissimi, ciascuna cosa cerca il proprio ordine, la propria disciplina. Infatti, per quanto riguarda la pace, ciò che Dio fece nell’universo, lo realizzò nel mondo più piccolo, nell’uomo che egli  ha fatto giusto (Cf. Qo 7,29). Ora nell’ordine divino, dato che i sensi sono sottoposti alla volontà, non vi è tranquillità e pace davanti al peccato. […] Occorre essere in pace con Dio e con se stessi, pace con il prossimo come comanda il Signore, è necessaria la pace tra le nostre famiglie cosicché ne provenga beneficio a colore che le abitano.

Pace ai governanti, perché abbiano davanti ai loro occhi, l’ordine stabilito da Dio ed il suo onore. Ugualmente sia fatta giustizia al povero come al ricco, perché il Signore sta in mezzo a noi. Pace affinché i poveri siano soccorsi.

E finalmente questa pace ha sempre voluta Cristo. Per questo venne dal cielo in un tempo di pace e gli angeli cantarono la pace, apparve ai suoi discepoli e lasciò loro la pace, ma soprattutto sul duro legno della croce egli fu la nostra pace.
Domenica, 28 Agosto 2011 23:36

III domenica di Pasqua


md163Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 346)

"Allora aprì loro la mente per comprendere le scritture" (Lc 24, 45)


“Beati i vostri occhi che vedono”. Bellissima e degna di considerazione, questa sentenza di Gesù. Quattro cose vi si ossevano. La prima, riguarda gli occhi a cui il Signore si riferisce. La seconda, di che beatitudine si tratta. Cosa vedono gli Apostoli per essere beati? La quarta, in che senso gli Apostoli sono lodati.

Per intendere questa massima dobbiamo tenere presente il ringraziamento che Gesù fa al Padre per aver manifestato attraverso la parola i suoi segreti, nascondendoli ai malvagi (Cf. Mt 11,25).

Così il Maestro, chiamati da parte i discepoli con volto pacato dice loro: beati i vostri occhi perché vedono. Quasi volendo esprimere loro: Beati e felici voi ai quali è fatta tanta grazia, offerto tanto dono, nel vedere cose grandi e comprendere tanti misteri!

Di quali occhi parla il Salvatorie? Non certo quelli del corpo, perché sarebbero stati beati anche i Fariseri che vedevano come gli Apostoli. Gesù parla degli occhi dell’anima, cioè dell’intelletto, nel quale risiede la fede. L’intelligenza umana  è come un occhio, attraverso il quale l’anima vede le cose appartenenti alla nostra salvezza.
Lunedì, 29 Agosto 2011 12:35

IV domenica di Pasqua


md164Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)

"Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Gv 10,14)


Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne vede uno senza la veste nuziale, tanto da offendere il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […].

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi!

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.
Martedì, 30 Agosto 2011 12:33

V domenica di Pasqua


md165Dal Sermone per rimanere nella preghiera (C. 305)

"Io sono la via la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6)


Anche la preghiera deve avere il suo tempo! Al mattino offrite i vostri sacrifici ricorda, il profeta Amos! Come che voglia dirci che, se vuoi essere più accetto a Dio e più fruttuoso il tuo sacrificio, compilo la mattina, quando attraverso il silenzio tutte le cose ti spingono ad elevarti nella divina contemplazione. Ora questo considerate e quanto ciò sia pieno di buoni frutti.

Il mattino è il tempo più adatto per la preghiera, quando la mente è scarica dagli strepiti del giorno trascorso e dalle esasperazioni; quando il corpo non avverte la stanchezza essendosi riposato; quando lo stomaco non è aggravato dal cibo, quando il chiasso delle cose è quietato; quando la mente ancora non ha dato consenso agli impeti negativi; quando i tumulti del giorno ancora non l’hanno assalita.

Il Mattino dunque è il tempo più atto alla preghiera. Dà o cristiano queste primizie al tuo Dio, dà i primogeniti al tuo Creatore! Levati dal tuo riposo per entrare nel riposo di Dio! A questo fine t’invitano tutte le cose. Tutte le creature dei cieli che nel far del giorno si rallegrano! Considera poi i fiori che si aprono, i prati che gioiscono nel donare i loro frutti, gli uccelli che non appena appare la luce del giorno con il loro canto lodano il creatore.

Se desideri accendere il fuoco dell’amore di Dio; se desideri fare un vero sacrificio di te stesso e di tutte le tue cose; se desideri la benedizione di Dio, se desideri saziare la tua anima; se vorrai che la celeste manna scenda dal cielo; se vorrai piantare nella tua anima il seme della celeste luce;
se da Dio vorrai ottenere misericordia; se vorrai portare molto frutto. Prega di buon mattino! E questo per compiere il bene.
Giovedì, 01 Settembre 2011 12:31

VI domenica di Pasqua


md166Dal sermone Siate imitatori di Dio, Ef 5,1 (C.199)

“Io pregherò il Padre ed egli vi manderà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16)


[…] Ci è dato di imitare le cose in modo perfetto ed in modo imperfetto è questo in se stessi e negli altri. Come il pittore che ritrae dalla copia o da un altro ritratto, così noi abitando l’essenza di Dio, possiamo scorgere in noi lo stesso Dio.

Dirà qualcuno. Forse posso conoscere il cielo e la terra e fare quello che Dio compì in sei giorni? Si! Afferma infatti la Scrittura che Dio pose nell’uomo la sua immagine e lo fece simile a lui (Cf. Gen 1,26).

Dio dice: il cielo e la terra, e tu puoi fare della terra il cielo, vivendo bene su questa terra. Puoi trasformare questo tuo corpo in cielo! Produsse dalla terra il frutto e a te dice: fa che la terra della tua anima produca i suoi frutti (Cf. Gen 1,11).

Fa nascere il sole sopra i buoni ed i cattivi; e tu annunzia la bontà sia ai buoni che ai malvagi. Dio fece i grandi luminari in cielo; e tu fai risplendere nel mondo tutti coloro che siedono nelle tenebre.

[…] Insomma, ogni cosa Dio fece per amore. Creò il cielo e la terra per amore; il sole, la luna per amore, il corso delle stelle e il loro influsso per amore, scavò la terra per amore, riempì l’acqua per amore. L’amore, l’amore, guida ogni cosa divina. E che altro possiamo dire di più, se non che Dio è Amore! (Cf. 1Gv 4,16)
Venerdì, 02 Settembre 2011 12:28

Ascensione del Signore


md167Da un Sermone sulle quarant’ore (C. 134v)


"Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava" (At 1,10)


Ognuno si sforzi di ravvedersi con il suo spirito e a Dio elevi gli occhi del cuore. Dica con il salmista: A te levo i miei occhi a te che abiti nei cieli (Sal 122,1).

A te non al mondo che non può darmi che fatiche;  a Te mio liberatore; a Te ogni pensiero, non più ai sensi e alla carne che stringe, impiglia e inganna. A Te non più agli amici, perché non c’è nessuno che fa il bene (Sal 52,2); non più al possesso delle cose che ti possono recare offesa; A Te non più alle creature, a Te che sei il mio creatore. A Te vita mia, mia luce, mia verità, mia guida, mia speranza.

A Te che mi hai donato quest’anima. Alla tua grandezza e santità. Tu che sei sovrano di tutto l’essere, governi ogni cosa, e distribuisci i tuoi doni. Tu che contieni tutto ed ogni cosa riduci al nulla. […]

Restituisci a noi i nostri sensi, perché possiamo vivere come uomini e non come ignoranti. Solo fissando gli occhi a te,  potremo gustare la libertà da ogni affanno.
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