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Lunedì, 01 Luglio 2013 13:39

CULTO E CULTURA

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Lo studio come strategia apostolica e strumento di santificazione
 
iconCULTO E CULTURA (57 kB)




* La biblioteca dei frati è un luogo veramente unico. Luogo di tanti nostri eruditi confratelli. Luogo di ricerca e studio, luogo di spiritualità e di laboratorio pastorale.

* Un Inventario del 1609 registra una numerosa raccolta che, pur favorendo settori specifici quali la filosofia e la teologia, senza preclu­sioni intellettuali spaziava anche tra le più svariate discipline.
Nei decen­ni che seguirono la nascente Congregazione andò affermandosi ulterior­mente non solo quale centro animatore di un solo quartiere o di una sola parrocchia ma come singolare polo di at­trazione culturale dell'intera città di Lucca. Ne derivò la naturale conse­guenza che i locali da tempo adibiti alla custodia dei libri si rivelassero ogni giorno di più fatalmente insufficienti.

*Il salone grande, come lo conosciamo oggi (una sala lunga 26m e larga 8,80 m) è una modificazione avvenuta nel 1725. La parte più antica fu inaugurata nel 1690 e reca al centro sul soffitto un affresco del pittore napoletano Giuseppe Rosa, che spiega il senso della stessa sala, per la vita dei Chierici Regolari della Madre di Dio.

*In esso campeggia 1' "Almae Sa­pientiae Matris in coelum... Assumptae mysterium" tra allegorie, emblemi e ornamenti a girali.
Ma­ria librata in maniera festosa e trionfale verso il cielo; le fa corona una numerosa schiera di Angeli: da quelli che idealmente l'accompagnano in modo più immediato nel suo mistico volo, ad altri impegnati in svariati compiti simbolici ed illustrativi. Due in alto sorreggono una scritta con la dedica a Maria chiamata SAPIENTIAE MATER.
In basso, da sinistra a destra, uno pone in bella evidenza un mappamondo sorretto da un altro Angelo mentre, tra la pila di libri sulla quale siede il primo, spicca il dorso di un testo di ASTROLOGIA: VII con chiaro riferimento al Septimo meaphisicorum di Aristotele; più avanti la PHILOSOPHIA, il cui tomo si in­travede tra una squadra da geometra, un teschio e un osso sorretti da al­trettanti Angeli; un altro di essi è sprofondato nella lettura di un testo di FISICA e verso di lui il penultimo a destra fa ruotare un compasso. La ricca allusività semiologica ci richiama le arti liberali (grammatica, retorica, dialettica - aritmetica, geometria, astronomia, musica in una accezione assai più ampia di quanto non dicano, per noi oggi, i nomi corrisponden­ti) con tutto il loro ricco potenziale di umana creatività pur nella piena consapevolezza della innata, fragile caducità di quanto è fatalmente lega­to all'immanenza della materia. Un lungo cartiglio, sia pure snodato in due frammenti, mostra, invece, la sublimità della teologia rispetto alle al­tre discipline a lei sottomesse e ancillari: THEOLOGIA AEDIFICAVIT SIBI DOMUM è detto nel primo segmento; mentre nel secondo, con la datazione, si legge: AD HONOREM ET GLORIAM EIUS - A[nno] D [omini] 1686.

* Un excursus breve sui testi delle Costituzioni, ci mostra come l’attenzione alla cultura come espediente pastorale, fu un atteggiamento vissuto e voluto da San Giovanni Leonardi stesso e continuato dai suoi fino a noi.


Dalle Costituzioni del 1584

Capitolo 12  Degli studi

E perché con gran difficoltà ordinariamente si può bene insegnare  la parola di Dio, senza lo studio delle sacre lettere perciò a questo s’attenda con ogni diligenza da quelli che saranno giudicati atti e per questo fine.
Il superiore dia ordine che vi sia lezione e conferenza della sacra teologia secondo i tempi e la possibilità de i fratelli, raccordandosi che dei dottori scolastici s’elegga il Dottore Angelico Santo Tommaso, lasciando da parte quegli studi che con loro non hanno altro che del curioso avvertendo di più che nei casi di conscienza si faccia continuo studio perché quest’ esercizio oltre la Bontà, e la principale circostanza, e condizione, che si ricerca in un buon sacerdote o Chierico, come si ha del sacro santo concilio tridentino.


Dalle Costituzioni del 1601 (prime in latino)

1. Poiché senza il presidio della dottrina i più vicini possono essere aiutati in maniera poco adatta né senza pericolo, per questo motivo i nostri devono essere eruditi con gli studi delle lettere per quanto possa bastare ad affrontare con sicurezza questi ministeri, pertanto quelli che, a giudizio del Rettore e dei Consultori, siano stati più ricchi di ingegno e del talento, dei quali, nell’insegnare e nel predicare e nel presiedere, non sembrerà ci si debba pentire, si applichino allo studio della filosofia e della teologia, ma in modo che i corsi di logica e insieme di filosofia si concludano nello spazio di quattro anni al massimo, e altrettanto durino quelli di teologia.
Ma coloro che siano stati non più che mediocri si accontentino dello studio dei casi di coscienza. E perciò, a casa si tenga sempre la lettura dei casi di tale tipo e questo corso sia portato a termine nel giro di tre anni.
[2]

3. Ogni giorno, da quelli che si siano dedicati alle scienze siano tenute ripetizioni e discussioni, se non settimanali, almeno mensili. I precettori in teologia seguano senz’altro la dottrina di S. Tommaso e nei pareri non ostentino niente di nuovo o di pericoloso, e seguano soprattutto la dottrina comune e acquisita e quanto favorisca una retta fede e soprattutto il sentimento religioso, poi insegnino in modo che quelli che ascoltano in breve possano recepire le cose che vengono dette.
[4]


Dalle Costituzioni del 1604 (approvate da un papa Clemente)

CAPITOLO XIII - GLI STUDI DELLE LETTERE

1) Poiché nessuno senza l’aiuto della dottrina, è lontano dal pericolo di errore, erudirebbe i più vicini, per questo gli studi umanistici per portare avanti con sicurezza i nostri ministeri vanno coltivati: perciò compito del Rettore Generale sarà giudicare dei Nostri chi dopo gli anni di prova possa essere applicato allo studio, e ascoltati gli Esaminatori vedere chi debba impegnarsi nella Filosofia e nella Teologia, chi invece debba accontentarsi soltanto dello studio dei casi di coscienza.

2) I nostri Lettori, già esaminati ed approvati dal Rettore Generale su consiglio degli Assistenti completino la Logica insieme alla Filosofia nello spazio di tre anni, la Teologia in quattro, ed in tre anni il corso dei casi di coscienza; se talvolta tuttavia dal leggere a lungo siano stati tenuti lontano altri siano sostituiti al posto di quelli.

3) Si pongano davanti agli occhi la ormai comprovata dottrina della Chiesa Romana, dei Santi Concili e dei Santi Padri, né si allontanino dal modo consueto del loro parlare. Ma nella Sacra Teologia seguano soprattutto la dottrina del divino Tommaso; ma nelle opinioni niente di nuovo, niente di pericoloso assecondino; ma soprattutto abbraccino la dottrina comunemente accolta.

4) Siano versati nelle controversie della fede cristiana, specialmente contro i settari del nostro tempo, e le leggano straordinariamente nelle scuole.
[5-10]

11) Si provvedano di libri tanto i Lettori, quanto i Discepoli e perciò in ogni Collegio la Biblioteca sia di uso comune, chiusa con una chiave comune, donde non possano portarsi via libri se non con il permesso del Rettore; ciascuno però abbia la nota di tutti i libri che gli siano stati consigliati dal Rettore; si guardi tuttavia dal aggiungere il proprio nome tanto nei libri, quanto nelle altre cose destinate al proprio uso; infatti vanno consegnate a ciascuno dei Nostri cose da ottenersi soltanto per l’uso e da lasciarsi al cenno del Superiore.
[12]

13) I Nostri completato il corso della Filosofia sosterranno gli esami di Filosofia, completato il corso di Sacra Teologia sosterranno gli esami della Sacra Teologia soltanto nelle scuole, pubblicamente, purché siano stati ritenuti idonei a sostenerli. Infine completati tali studi a loro per un mese faranno gli esercizi spirituali secondo il costume della nostra Congregazione; e almeno per sei mesi siano esercitati come Novizi nel Noviziato.

14) Nessuno dei Nostri senza il permesso del Rettore Generale stampi libri, o alcun’altra cosa; qualsiasi cosa sia da pubblicare se ne discuta da parte degli Esaminatori (cf. Concilio di Trento, Sessione IV, Decreto sull’edizione dei libri)


Regole del Prefetto della Biblioteca (le prime regole sono del 1590)


1)      Avrà nella biblioteca un indice dei libri proibiti e vedrà che per caso tra quelli non ve ne sia di proibiti o alcuni dei quali non ci si debba servire comunemente.

2)      Tutti i libri saranno collocati nella biblioteca in quell’ordine per cui per le singole materie vi sarà un proprio posto indicato con il proprio titolo.

3)      I singoli libri avranno il titolo scritto sull’esterno, in modo che si possa leggere facilmente.

4)      Avrà un catalogo di tutti i libri, tanto di quelli stampati, tanto di quelli manoscritti, che sono in casa, con gli autori delle diverse materie, distribuiti per ordine alfabetico nelle diverse classi.

5)      Curerà che la biblioteca sia bene pulita ed ordinata, che la si spazzi almeno una volta la settimana, e curerà che i libri siano spolverati; dovrà anche stare attento a che i libri non siano danneggiati dall’umidità o da qualche altro fattore.

6)      Quando si sarà reso conto che in casa mancano alcuni libri necessari, o che altri assai utili siano stati pubblicati, ne informerà il Superiore perché si comprino, se gli parrà il caso, se poi in casa ve ne saranno di inutili, avviserà lo stesso se sia il caso di cambiarli con altri migliori.

7)      Avrà un libro nel quale saranno scritte con attenzione tutte quelle cose che a casa pubblicamente saranno conosciute come Dialoghi, Orazioni, Poemi, e altre di tal genere. Ma conserverà nella biblioteca, unite insieme, le Conclusioni che sono state difese pubblicamente dai Nostri.

8)      Se alcuni libri verranno prestati fuori della casa, userà attenzione per recuperarli a suo tempo ed in un libro annoterà frattanto con giorno e mese sia quali libri siano sia a chi siano stati prestati. Nessun libro, tuttavia, potrà essere prestato ad altri per più di un mese e non se ne daranno neanche in cambio, se non col permesso del Rettore.

9)      Avrà una nota dai singoli Padri di tutti i libri che su permesso del Rettore tratterranno in camera; e secondo il momento se ne riceveranno altri per i quali sia passato meno di otto giorni dalla restituzione, nel libro destinato a tale servizio saranno annotati e, una volta restituiti, si cancellerà quanto scritto.





Letto 1916 volte Ultima modifica il Lunedì, 01 Luglio 2013 13:49

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