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Lunedì, 01 Luglio 2013 13:27

IL NOSTRO CENACOLO

La Chiesa della Rosa


document  IL NOSTRO CENACOLO (44.5 kB)



E’ uno dei luoghi più suggestivi della città.
Per noi è l’inizio di tutto. Tutte le Fonti sono concordi nel dire: Era il primo settembre.


* La Rosa luogo carismatico
* La Rosa luogo spirituale
* La Rosa luogo della formazione
* La Rosa scuola dell’obbedienza
* La Rosa luogo dello studio  (vd Sermoni)
* La Rosa luogo della santità
* La Rosa luogo della Pentecoste e degli Apostoli
* La Rosa luogo della Provvidenza
* La Rosa luogo del rinnovamento
* La Rosa luogo di contraddizione…
* La Rosa…

Alcune testimonianze

Alcune Fonti

Sermoni, Piccia di pane, … Bonafede, Franciotti…


*Il Ven. Padre Cesare Franciotti, in una lettera scritta al nipote Giulio il 29 dicembre 1624, così ricorda i primi tempi della Congregazione passati nella Chiesa della Rosa in Lucca:


ROSA BENEDETTA, O FIORE DI PARADISO

Non vorrei che dopo la morte mia
aveste a gemere questa felice quiete del Noviziato,:
come spesso faccio io quando mi torna alla memoria
la nostra antica  Rosa:

O rosa benedetta, o fiore di Paradiso,
quando mai tornerai a fiorire,
e quando mai tornerò a sentire
i tuoi  soavissimi odori?
Quiete beata, tempo felice,
chi mai da sì tranquillo porto,
dove spirava perpetuo zefiro,
ci tolse?

Almeno accadesse come accade alle stagioni,
che sebben nel venir dell'estate,
e poi nell'inverno si seccano le frondi,
e si perdono i fiori,
tuttavia in capo all'anno
pur se ne torna a rifiorir la primavera,
pur ritornan le rose;
pur rinverdiscono le piante e gli alberi.

Ma io
ahi quanti giorni,
quanti mesi e quanti anni sono,
che piangendo il  quiete, e sereno tempo
della mia primavera spirituale,
non mai più l'ho veduta  ritornare,
non più sento spirare
quel dolce zefiro di divozione,
che sentivo allora,
non più l'odor di quei fiori di spirito,
e di mortificazione
nei quali allora mi deliziavo.
 
Pubblicato in Pellegrinaggio
Lunedì, 01 Luglio 2013 10:12

LA CROCE GLORIOSA

Misura di tutte le cose


document  LA CROCE GLORIOSA (44 kB)




Inno alla Croce (di san Giovanni Leonardi)


Crucem tuam adoramus, Domine.
Resurrectionem tuam, laudamus Domine.
Laudamus et glorificamus
Resurrectionem tuam, laudamus Domine.


T. O Croce,
il mio cuore languisce d’amore,
di ardente passione e di desiderio,
di fremiti.
Di essere a te unito,
a te fissato,
da te onorato,
illuminato e perfezionato.
Per te restituito a Colui
che è sospeso a te
che dalle sacre gocce del suo sangue
fosti arrossata, fregiata e consacrata.
O se mi sarà concesso
di stendere le mani
sopra le tue braccia,
come fece il mio Maestro.
Avrò conseguito tutto il mio scopo,
raggiungerò ciò che da lungo tempo desiderio,
sarò vero discepolo del mio Maestro.


O Croce,
tu sola sei che mi puoi consolare,
o Croce
tu sola mi puoi appagare,
o Croce
tu sola quella che mi puoi ricondurre
al mio dolce Maestro.
o Croce,
altra via che te, non trovo
per andare a lui,
per presentarmi al suo cospetto,
di far che un domani
possa contemplarlo faccia a faccia.
O Croce,
altra scala non trovo
per potere ascendere al cielo.


O Croce buona accoglimi,
o Croce portatrice di salvezza,
o Croce desiderabile,
o Croce, bella fine della mia lunga peregrinazione,
o Croce ricompensa delle mie afflizioni.
O Croce,
Gemma preziosa,
fregio tessuto di perle e oro,
ghirlanda dei tuoi innamorati,
premio di una vita onorata.
O Croce
a te vengo,
sicuro di recarti gioia.
Vienimi incontro lietamente
poiché tanto tempo ti ho cercata,
ti ho desiderata,
tanto tempo bramata
e finalmente,
ti ho trovata.
In te
finirò il mio viaggio,
in te sarà confermata la mia fede.


Amen. Alleluia!
 
Pubblicato in Pellegrinaggio
Lunedì, 01 Luglio 2013 10:12

LA PIETRA GETTATA

Cristo è la nostra roccia


document  LA PIETRA GETTATA (46 kB)


 

Il Cristo dall’occhio tumefatto

* Sostiamo presso il Crocifisso di Santa Giulia o il Cristo dall’occhio tumefatto.
Mentre guardiamo l’immagine, ascoltiamo la suggestiva storia ed il commento omiletico che Giovanni Leonardi propone ai suoi.


1L. Dai Racconti del Venerabile Padre Cesare Franciotti

Si racconta che nella Città di Lucca un giocatore arrabbiato per aver perso, entrato nella Chiesa di Santa Giulia con un sasso in mano, lo tirò verso il Signor posto in croce, lo percosse nella faccia sull’occhio, e ne uscirono gocce di sangue che caddero nel vaso che ancora in quello stesso luogo si conserva. Spaventato dell’accaduto il giocatore cercava di uscire ma non potè, perché apertasi la soglia della porta che è una pietra molto larga, sprofondò, e la pietra si riserrò, lasciando come una memoria il segno di quell'apertura che lo inghiottì [...]. Si veda nell'Immagine la percossa, e il sasso.
Nel vaso dell'acqua santa sopraddetto vi si vedono ancora le macchie del sangue cadutovi.


2L. Dai «Sermoni» di San Giovanni Leonardi (Sermone alla Compagnia di s. Giulia)

Grande fu l’esaltazione del nostro Crocifisso quando quella persona, tirandogli una pietra con impeto e sdegno, accadde che si aprì la pietra che si trovava sotto i suoi piedi e discese all’inferno.
È grande questo giudizio che lascia stupito chi ci pensa e, agghiacciato chi lo osserva attentamente. E ogni volta che vedete quella pietra, tutti tremate, spaventati da questo giudizio di Dio.
Quanto fu scellerato, triste e crudele quell’uomo poiché ebbe tanto slancio di levarsi verso il suo Creatore! Così avvenne che giustamente egli fu castigato con tale punizione, poiché ebbe ardire lui, essere vile, polvere e cenere, di voler offendere il Creatore.
Ah, mani empie che hanno fatto questo! Cuore malvagio che questo ha pensato!
Apriamo gli occhi ed ammiriamo non come egli fu da Dio castigato e inghiottito dalla terra, ma ammiriamo come Dio non castiga noi e come la terra ci sostiene.
Forse i nostri peccati non sono maggiori dei suoi? O non offendiamo Dio più di lui? E perché non siamo castigati anche noi, che lapidiamo quando pecchiamo?
Ditemi, è maggiore l’offesa fatta a uno fino al sangue, anche se in collera? Certamente si. Quell’uomo era in collera, fuori di sé per colpa di essa, eppure noi, con animo tranquillo pecchiamo, e quanto!
Quell’uomo scagliò una pietra al Crocifisso, noi la scagliamo quando pecchiamo verso il Cielo. Quell’uomo volle disonorare quell’immagine e rovinarla, eppure noi quante volte peccando abbattiamo l’immagine viva del Signore. Quell’uomo, volle profanare quella chiesa materiale, noi peccando macchiamo e profaniamo il tempio vivo dello Spirito santo.
Ahimè non sono maggiori le nostre cattiverie? Si, certamente tanto maggiori che quell’uomo commise solo una volta quel peccato, mentre noi tante volte lapidiamo il Signore.
Non meravigliamoci della sua punizione, ma di noi stessi. Perché ci sorprende che ogni giorno noi lapidiamo il Signore più di quello? Anzi, quell’uomo offese il Crocifisso in una sola sua parte, noi in tutte le sue membra. Poiché, tante volte ci rendiamo superbi, tante volte tiriamo pietre al suo capo; tante volte quante con i nostri occhi lo offendiamo, tante volte tiriamo sassi ai suoi occhi santi, tante volte quando bestemmiamo tiriamo sassi alla sua bocca; quante volte con la gola pecchiamo, tante volte nella gola lo colpiamo.

Ah! Se giustamente Dio castigò costui, perché non dovrebbe farlo con noi? Oh se la terra fece bene ad inghiottirlo! Ora, se quell’uomo meritò ogni sofferenza [pena], noi che abbiamo fatto ogni male che pena meritiamo? Non è forse maggior colpa offendere da quieti che in collera? Offendere in molte parti che in una? Non è peggio offendere l’immaginato che l’immagine?
Se conserviamo pulita quella conca che ha accolto il tuo sangue caduto dopo il colpo sacrilego, non dovremmo conservare molto più limpida la nostra anima?
E se provereste un dolore, se si sporcasse quella conca o se fosse staccato quel sangue, perché voi stessi sporcate l’anima vostra e permettete al demonio di prendere il sangue con il peccato?
Non più pietre, ma amore. Ecco quello che tanto avete lapidato.
Sì Signore, ti abbiamo lapidato il capo con la superbia, gli occhi con gli sguardi…
O Signore, Tu pietra, tira una pietra a queste pietre dei nostri cuori, spezzali.
Ecco! Se morendo facesti spezzar le pietre, ora vivendo, spezzale.

T. Tu sei la pietra bianca e preziosa
gettata via dai costruttori:
Dio ti ha scelto per il suo tempio,
a fondamenta della sua casa.

Tu sei la roccia viva e durissima
percossa a morte dai malfattori:
Dio ti ha fatto sorgente d'acqua
fiume di vita lungo il deserto.

Tu sei il sasso sceso dal monte
pietra d'inciampo ai trionfatori:
Dio ti ha fatto giustizia dei popoli,
segno di pace nell'odio del mondo.

Tu sei la perla pura splendente
riconosciuta dai cercatori:
Dio ti ha preso nella sua mano
come un diamante nella corona.

Noi pellegrini
di ogni ricerca
a te veniamo,
Signore Gesù.
 
Pubblicato in Pellegrinaggio
Lunedì, 01 Luglio 2013 09:40

L’ANTICA MEMORIA DI UNA LUCE

Sosta all’anagrafe. Luogo dell’apparizione, della comunità e della pasqua di san Giovanni


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* "Oh se tu sapessi!". Sono tra le ultime parole che san Giovanni Leonardi pronunziò in questo luogo la notte dell'8 ottobre 1609. Sono parole che accompagnano uno sguardo, che rivelano lo stupore di chi vede altro, di chi indirizza l'at­tenzione dei circostanti non su di sé, ma verso una realtà atte­sa, bramata. E' il segreto del­l'incontro che si compie; è lo slancio nuziale che genera il linguaggio dei mistici, è la forza che sfida la debolezza del corpo consumato dalla malattia. Giovanni stava lì ad atten­dere ed essere atteso dal suo Maestro e Signore: "Stava con le mani alzate al Cielo, facendo sembianza di chi si maraviglia: né si saziava di render gratie a Dio" (L. Marracci 310). Così ci riferiscono i biografi mentre consegnano ai posteri la "prima iconografia" del Santo.
Occhi e mani al cielo, un frammento di Paradiso sulla terra.


* Questo luogo sulle rive del Tevere è stato più volte testimone del cielo che si apre sulla terra!

QUI un' antica "Narrazione", tra l'altro raccolta e diffusa dal nostro Santo, ricorda che nel VI secolo (524) sorgeva il Portico dì Santa Galla, figlia del Prefetto della Città Simmaco, la quale mentre saziava i poveri e lavava loro i piedi, secondo il monito evangelico, ricevette in dono dall'alto "una luce celeste". La manifestazione di quella luce, fu interpretata dal Papa San Giovanni I che accorse con il popolo romano, e vi riconobbe il segno di predilezione della Madre di Dio per la Città. Da allora questo sito diven­ne, casa di preghiera, ospizio di carità, luogo di liberazione dal male, segno della presenza materna di colei che nei momenti di difficoltà è invocata "Porto della romana sicurezza"!
QUI San Giovanni Leonardi ammainò le vele della sua "piccola barchetta", come amava definire la Congregazione da lui fondata, in questo Porto materno nel 1601.
QUI per otto anni fu pastore zelante, amico di santi, voce profetica nel cuore della Chiesa, uomo pacifico e pacificatore.
QUI offrì ai suoi figli spirituali la regola di vita "approvata da un papa Clemente".
QUI divenne, con la sua stessa vita, "medicina di Cristo" per il popo­lo, dispensando, con la divina Parola, il sacramento dell'Eucaristia e del Perdono.
QUI ricco di anni, lungimirante per la sapienza che modella il cuore dei piccoli, scrisse al Papa (1605) perché la Chiesa risplendesse unicamente per il primato di Cristo e del suo Evangelo.
QUI ideò con lucida visione e pratica esperienza il progetto missionario (1608) perché a chiunque arrivasse la buona notizia del Regno.
QUI chiuse gli occhi alla terra per aprirli al cielo il 9 ottobre 1609 giorno nel quale la Chiesa ricorda la sua Pasqua, il suo transito al Padre.


Ascolta:

«Molto Reverendi Padri in Cristo osservantissimi, benedite il Signore del cielo e glorificatelo davanti ad ogni vivente, perché grande è la sua misericordia con noi.
La trattativa per la nuova Chiesa si è conclusa la vigilia della festa della Madonna. Ora però è il momento che voi altri corrispondiate a tanto favore facendo il dono di voi stessi alla Sposa Vergine promettendole di voler lasciare una delle maggiori imperfezioni che avete e poi venenmdo materialmente in aiuto in questo inizio di una nuova casa».

(Lettera di San Giovanni Leonardi del 24 agosto 1601)


Prega:

Vergine Santissima del Portico, che da tanti secoli fai sentire la tua presenza materna in questa comunità credente, donaci, con il tuo aiuto materno, una coscienza profonda dei nostri limiti, per non lasciarci travolgere dall'orgoglio e servire Dio con umiltà.
Accendi nei cuori di tutti la luce del Vangelo di verità, prega in questo cenacolo, perché Tuo Figlio mandi lo Spinto di unità, di concordia e di perdono.
Raccogli tutti i tuoi figli presso il porto della salvezza per costituire l'unico popolo dell'alleanza.
Fa', o Madre, che spunti presto il giorno in cui concordi formiamo un solo ovile sotto un solo pastore. Amen.
 
Pubblicato in Pellegrinaggio
Lunedì, 01 Luglio 2013 09:37

STRUMENTO NELLE MANI DI DIO

L’Oratorio di San Giuseppe


document  STRUMENTO NELLE MANI DI DIO (50.5 kB)


 

* La Chiesa è l'unico resto del convento delle monache Gesuate fondato nel 1518.
In questo luogo, San Giovanni Leonardi celebrò la Prima Messa il 6 Gennaio 1572, era stato ordinato il 22 Dicembre 1571 a Pisa.


* Anche per noi questo luogo, può far ritornare alla memoria la nostra Ordinazione Presbiterale.
Il mistero del sacerdozio della Chiesa sta nel fatto che noi, miseri esseri umani, in virtù del Sacramento possiamo parlare con il suo Io: in persona Christi. Egli vuole esercitare il suo sacerdozio per nostro tramite.


* Con emozione rivediamoci stesi sul pavimento in gesto di totale consegna, odiamo il canto delle Litanie dei Santi; attendiamo l’imposizione delle mani; sentiamo il calore delle mani del Vescovo e riconosciamo le mani di Colui che ci ha chiamato e a cui abbiamo dato fiducia: Egli ha preso possesso di noi dicendoci: "Tu mi appartieni". Ma con ciò ha anche detto: "Tu stai sotto la protezione delle mie mani. Tu stai sotto la protezione del mio cuore. Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e proprio così ti trovi nella vastità del mio amore. Rimani nello spazio delle mie mani e dammi le tue"  accogliamo l’invito a proclamare la Buona Novella, a guidare il Popolo di Dio, a celebrare i divini misteri.


* Sentiamo l’odore del Crisma che ci unge le mani, quell’olio segno dello Spirito santo che ci penetra e ci rende capaci di benedizione, per gli altri, per il mondo.
Il Signore ci ha imposto le mani e vuole ora le nostre mani affinché, nel mondo, diventino le sue.
Vuole che non siano più strumenti per prendere le cose, gli uomini, il mondo per noi, per ridurlo in nostro possesso, ma che invece trasmettano il suo tocco divino, ponendosi a servizio del suo amore.
Vuole che siano strumenti del servire e quindi espressione della missione dell'intera persona che si fa garante di Lui e lo porta agli uomini.


* Ripensiamo anche al giorno della Prima Messa e/o della prima presidenza della Celebrazione, rivediamo la devozione, quasi la paura di porre gli stessi gesti di Gesù e della Chiesa e la grande gioia di essere stati ammessi a un dono così grande e meraviglioso.


* Sono ricordi incancellabili, che riviviamo in questo luogo insieme al nostro santo Fondatore, con indicibile gratitudine verso il Signore.


Dalle Costituzioni e Regole dei Chierici Regolari della Madre di Dio
(Capitolo VI - Vita apostolica)


C 116. La nostra vocazione alla vita consacrata e all'apostolato nasce da una sola risposta interiore alla chiamata del Padre, perché nell'obbedienza allo Spirito imitiamo Gesù: per tutti i nostri religiosi, dunque, l'apostolato comincia con la testimonianza di una vita gioiosamente consacrata e alimentata dalla orazione e dalla penitenza.


C 117. Nelle attività di carattere esterno riguardanti la cura delle anime, l’esercizio pubblico del culto divino e le altre opere di apostolato, si è soggetti al Vescovo diocesano; pertanto si seguano le sue direttive.


C 118. Essendo fine dell'Ordine l'esercizio dell'apostolato per la salvezza delle anime, tutti i nostri religiosi vi si dedichino con impegno e diligenza, secondo le direttive del Magistero, il carisma e la disciplina del nostro Istituto.
Questo apostolato si concretizza soprattutto nell'annuncio della Parola di Dio e nella catechesi, nell’amministrazione dei sacramenti e nel culto mariano.


C 121. I nostri sacerdoti, sull'esempio del S. Fondatore, che si fece tutto a tutti, per guadagnare tutti a Cristo, devono sentire profondamente che la loro azione non solo si attua in comunione con tutta la Chiesa e per suo mandato, ma prende efficacia da Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, che nel Battesimo fa partecipi del suo unico sacerdozio tutti i fedeli e mediante il sacramento dell'Ordine consacra in particolare i presbiteri per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento.


C 122. Pertanto come buoni amministratori delle grazie ricevute dispensino generosamente la Parola di Dio; amministrino con zelo e carità i Sacramenti con i quali ci uniamo a Cristo sofferente e glorioso; curino in modo particolare la celebrazione dell’Eucarestia, che racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa ed è la fonte e il culmine dell'evangelizzazione; nello spirito di Cristo Pastore amino trovarsi sempre a disposizione dei fedeli che vogliono sottomettere con cuore pentito i propri peccati alla Chiesa, per
convertirsi ogni giorno di più al Signore.


C 123. Consapevoli che l’avvenire della società dipende dallo sviluppo spirituale e intellettuale degli adolescenti e dei giovani, speranza della Chiesa, i nostri, in fedeltà alle tradizioni dell'ordine, li curino con il massimo impegno e a questo fine promuovano l'insegnamento organico della catechesi e quegli incontri che si dimostrano più adatti a suscitare in essi la pratica della morale cristiana e la piena adesione alla Chiesa.


C 124. Docili alle direttive della Chiesa, facendo propria l’ansia missionaria del S. Fondatore, che ideò il Collegio de Propaganda Fide, e sensibili alle esigenze dei tempi, i nostri devono prendere coscienza della responsabilità di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché si raccolgano nell’unico ovile di Cristo le genti ovunque disperse.


C 127. Il nostro apostolato parte e si irradia principalmente dalle nostre chiese.
Queste pertanto siano centri animatori di vita liturgica e sacramentale, secondo la spiritualità dell'Ordine.
Le funzioni liturgiche si compiano con grande decoro, in conformità con lo spirito e le disposizioni della Chiesa, nella certezza che nella liturgia terrena si partecipa, pregustandola, a quella celeste.
Non manchino le altre attività apostoliche di promozione umana, cristiana, missionaria e di impegno sociale.


R.106. I nostri diano costante testimo­nianza delle virtù cristiane e religiose che, in armonia con i doveri della vita consacra­ta, rendano più efficace il loro apostolato.
Risplenda pertanto in essi la modestia, la semplicità di vita, l'umile sentimento di sé e il rispetto verso gli altri.


R.107. Siano sempre pronti ad esercitare con la dovuta preparazione il ministero del­la Parola con la catechesi, missioni, con­ferenze, incontri spirituali e culturali in tutte le forme approvate e incoraggiate dalla Chiesa, tenendo presente la mentalità, la ca­pacità, l'età e il genere di vita di coloro che ascoltano.


R.108. Il ministero sacro può essere gran­demente avvantaggiato dalle moderne tec­niche della comunicazione sociale; i nostri pertanto usino questi strumenti seguendo le istruzioni pastorali della Chiesa.                      


R.109. Siano solleciti nel visitare i mala­ti e nell'assistere i moribondi, zelanti nel portare la pace e la serenità nelle famiglie, invitando tutti con il loro continuo aposto­lato alla conversione e alla santità.


R.110. I sacerdoti rivestiti dell'ufficio di parroci eserciteranno là cura pastorale sotto l'autorità del Vescovo diocesano, secondo le norme della Chiesa.
Siano tra i fedeli della parrocchia esempio di virtù e di bon­tà, in modo che dal loro comportamento risplenda la missione del Divino Maestro, presente nel loro servizio per insegnare, san­tificare e governare.
In conformità alla no­stra tradizione promuovano l'apostolato della Parola di Dio, la celebrazione dei sa­cramenti, l'insegnamento della Dottrina Cristiana, la formazione dei fanciulli e dei giovani; sviluppino l'attività missionaria, il fervore delle opere caritative e sociali e lo zelo della casa di Dio.
Sappiano infine che soprattutto a loro sono affidati i poveri e i malati, ai quali il Signore volle dimostrarsi particolarmente unito.


R.111. Per rendere più intensa ed estesa l'attività apostolica del Popolo di Dio, pro­muovano ed assecondino la collaborazio­ne dei laici affinché partecipino anch'es­si, secondo le loro forze e le necessità dei tempi, all'opera salvifica della Chiesa.


R.112. Abbiano cura di coltivare adegua­tamente la scienza e l'arte liturgica, affin­ché per mezzo di questo loro ministero i fe­deli elevino una lode più perfetta a Dio. 
 
Pubblicato in Pellegrinaggio
Lunedì, 01 Luglio 2013 08:57

Celebrazioni




arrow Rito di apertura  
   iconRITO DI APERTURA dell'ANNO DELLE COSTITUZIONI (141.59 kB)

arrow Rinnovazione dei voti
   iconRINNOVAZIONE DEI VOTI nell'ANNO DELLE COSTITUZIONI (378.51 kB)

arrow Pellegrinaggio

arrow Rinnovazione dell'Assunta

arrow Festa dell'apparizione di Santa Maria in Portico

arrow Rito di riconsegna delle Costituzioni

arrow Celebrazione "SUB TUUM PRESIDIUM"

arrow Rito di chiusura 


 
Pubblicato in ANNO delle COSTITUZIONI
Martedì, 21 Maggio 2013 11:28

Anno delle Costituzioni

stand testata_sito Con un rito speciale ha avuto inizio il 1° settembre del 2012 l’Anno delle Costituzioni indetto dal P. Generale. Il rito di apertura è stato un segno di gratitudine e di impegno per il dono delle Costituzioni all’osservanza delle quali San Giovanni Leonardi, nostro Fondatore ha vincolato il cammino della santità personale e della santificazione del prossimo: santi per santificare. Nella sua sobrietà, si è svolto in un clima familiare, in ogni comunità locale che nella testimonianza della vita religiosa e nelle attività apostoliche manifesta il carisma ereditato dal santo Fondatore ed approvato dalla Chiesa.


pdf   RITO DI APERTURA



 
Pubblicato in ANNO delle COSTITUZIONI
Etichettato sotto
logo-anno-costituzioni-4Alla vigilia della solennità dell’assunzione della Beata Vergine Maria patrona del nostro Ordine il P. Generale ha inviato ai confratelli una lettera circolare esprimendo gli auguri per la prossima festività. Tra l’altro il P. Generale afferma nella missiva: “Solo aprendoci all’autentica esperienza dell’amore fedele e fecondo, che è reso possibile dalla speranza certa della risurrezione. Con la compagnia della Madonna Assunta anche la morte, a imitazione di quella del Suo Figlio benedetto, diventa l’atto supremo di abbandono tra le braccia del Padre. Tutte le sofferenze, i dolori, i mali, persino il male del nostro volontario peccato quando ne domandiamo perdono, non riescono a strapparci questa consolante speranza. Anzi, se guardiamo a Maria, diventano misteriosa sorgente di fecondità. Se abbiamo il coraggio di guardare all’Assunta, possiamo aspettarci una nuova nascita personale e sociale. Questa è la nostra concretissima, consolante speranza”. La circolare si sofferma su alcuni aspetti della vita dell’Ordine che il P. Generale racconto dietro l’immagine evangelica del “Duc in altum”, invitando a lasciarsi condurre dalle prospettive del Signore. In primo luogo annunzia l’intenzione congiunta con la Congregazione delle Oblate del Bambino Gesù di intraprendere il processo di beatificazione e canonizzazione dei Servi di Dio P. Cosimo Berlinzani e Anna Moroni. Segue la rassegna del viaggio in India con la definizione della nuova delegazione, ed i viaggi in Indonesia e Nigeria. Inoltre, informa delle nuove professioni e ordinazioni in Cile ed in Italia ed alcune sistemazioni delle Comunità italiane. Con una seconda lettera il P. Generale indice per il prossimo 1 di settembre l’anno delle Costituzioni ed il 75° di canonizzazione del Santo Fondatore offrendo un calendario e i suggerimenti per iniziative comuni e personali. In tal senso ha modo di affermare che tali eventi sono: “una opportunità nella misura in cui, rivedendo i tratti tipici della nostra vita ne sappiamo scorgere il dono e la grazia…un Kairos a cui ognuno deve rispondere con quella sequela che sa lasciare tutto”.

 

11 agosto 2012

pdf  Lettera circolare p generale luglio 2012  
pdf  ANNO DELLE COSTITUZIONI  
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