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Tredicesima domenica del tempo ordinario

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Da un sermone nella quinta domenica dopo Pasqua (C.375v.)


 

Dopo aver ascoltato il Vangelo i nostri animi dovrebbero essere accesi e infiammati nel voler servire il nostro amabilissimo Creatore. Abbiamo ascoltato che se anche colpisce con calamità i suoi servi, è sempre pronto a sostenerli e consolarli in queste situazioni. […]

Così c’insegna  come  aiutarci nelle tribolazioni, e ancora ci indica tutto ciò che l’anima desidera per essere consolata. Infatti, come afferma la Scrittura: tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome egli ve lo concederà (Gv 16,23). Nota come sia importante essere servo di Dio in quanto egli stesso si sentirà obbligato a concedere quanto si domanderà. […]

Chiedete e otterrete perché la vostra gioia sia piena (Gv 16,24) Ho! Come sarà piena la nostra gioia. Infatti come si dice pieno quel vaso che in sé non ha alcuna parte vuota, così si dirà dell’anima nella celeste patria della gioia, in quanto vedremo faccia a faccia. Non più speranza perché saremo tra le mani di Dio. Nella patria celeste la nostra intelligenza sarà unita per la luce della gloria alla divina essenza.

Qui la volontà sarà rapita dalla profondità dell’amore divino. Qui la memoria si ricorderà dei doni ricevuti. Qui l’occhio, qui l’orecchio, qui il gusto, qui l’odorato, qui il tatto, qui ciò che si desidera, qui ciò che ci irrita, qui le malattie della carne, qui non più nostalgia, non più il mondo.

Oh che gaudio pieno! Oh che dolcezza piena! Signore Dio mio, Gesù mio, chi non domanderà una tale gioia? Chi non la desidererà?

 

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