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Con Cristo
misurate le cose
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Con Cristo
misurate le cose
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Trinità: un solo Dio in tre persone. Dogma che non capisco, eppure liberante, perché mi assicura che Dio non è in se stesso solitudine, che l'oceano della sua essenza vibra di un infinito movimento d'amore. C'è in Dio reciprocità, scambio, superamento di sé, incontro, abbraccio. L'essenza di Dio è comunione. Il dogma della Trinità non è un trattato dove si cerca di far coincidere il Tre e l'Uno, ma è sorgente di sapienza del vivere: se Dio si realizza solo nella comunione, così sarà anche per l'uomo. I dogmi non sono astrazioni ma indicazioni esistenziali. In principio aveva detto: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza». L'uomo è creato non solo a immagine di Dio, ma ancor meglio ad immagine della Trinità. Ad immagine e somiglianza quindi della comunione, del legame d'amore. In principio a tutto, per Dio e per me, c'è la relazione. In principio a tutto, qualcosa che mi lega a qualcuno. «Ho ancora molte cose da dirvi, ma ora non potete portarne il peso». Gesù se ne va senza aver detto e risolto tutto. Ha fiducia in noi, ci inserisce in un sistema aperto e non in un sistema chiuso: lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera. La gioia di sapere, dalla bocca di Gesù, che non siamo dei semplici esecutori di ordini, ma - con lo Spirito - inventori di strade, per un lungo corroborante cammino. Che la verità è più grande delle nostre formule. Che in Dio si scoprono nuovi mari quanto più si naviga (Luis De Leon). Che nel Vangelo scopri nuovi tesori quanto più lo apri e lo lavori. La verità tutta intera di cui parla Gesù non consiste in formule o concetti più precisi, ma in una sapienza del vivere custodita nella vicenda terrena di Gesù. Una sapienza sulla nascita, la vita, la morte, l'amore, su me e sugli altri, che gli fa dire: «io sono la verità» e, con questo suggeritore meraviglioso, lo Spirito, ci insegna il segreto per una vita autentica: in principio a tutto ciò che esiste c'è un legame d'amore. L'uomo è relazione oppure non è. Allora capisco perché la solitudine mi pesa tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi vuole bene, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La festa della Trinità è come uno specchio: del mio cuore profondo, e del senso ultimo dell'universo. Davanti alla Trinità mi sento piccolo e tuttavia abbracciato dal mistero. Abbracciato, come un bambino. Abbracciato dentro un vento in cui naviga l'intero creato e che ha nome comunione.
Con grande gioia ed entusiasmo, Domenica 28 Aprile un folto gruppo di giovani leonardini provenienti da Napoli, Torre Maura, San Ferdinando e Lariano, si son trovati insieme al Santuario di Madonna dell’Arco a Napoli, santuario fondato da S. Giovanni, per una giornata di riflessione, preghiera e tanto gioco. Ad aprire la giornata, una scenetta che narrava attualizzandolo, un racconto che san Giovanni Leonardi fa in suo sermone in cui racconta che nella Città di Lucca, un giorno, un giocatore arrabbiato per aver perso tutto ciò che aveva, entro in una Chiesa con un sasso nella mano e arrivando davanti al Signore posto in croce le lancio il sasso, percuotendolo nella faccia e precisamente sull’occhio. Dal volto del crocifisso uscirono delle piccole gocce di sangue. Il giovane giocatore davanti a questo, cercò di scappare ma all’improvviso, la soglia della porta si spalancò e fini al suo interno. Un attimo dopo, si senti un forte rumore di pietre che sigillavano la voragine in cui era caduto il giovanotto. E l’unico segno che rimase di quel gesto, furono le piccole gocce di sangue cadute dal volto del crocifisso.
Dopo il racconto, i ragazzi, divisi in piccoli gruppi, hanno letto e riflettuto sul testo del nostro p. Giò, riportandolo nella loro vita, scoprendo che, nonostante le mille pietre che possiamo lanciargli ogni giorno, il grande amore di Dio per ciascuno di noi.
Amore che il Padre Generale, ha aiutato tutti a comprendere nell’omelia dove, partendo dal comandamento di Gesù, ha invitato i giovani a guardare oggi e ogni giorno a Cristo, ricercando quella gioia e quell’entusiasmo che provengono da lui che è Pietra viva, solido fondamento su cui costruire la nostra vita.
Al pranzo condiviso insieme è seguito poi un pomeriggio di canti, giochi e bans, che hanno rafforzato l’amicizia, lasciando vivo il desiderio di potersi presto rincontrare per rafforzare la nostra amicizia con Gesù e tra di noi.
GALLERIA della Festa dei Giovani OMD - 28 Aprile 2013
23 maggio 2013
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Lettera di San Giovanni Leonardi ai giovani OMD
Si celebrerà il prossimo 31 maggio festa della Visitazione, la Giornata delle Madrine OMD come stabilito nel 110 ° Capitolo Generale. Per tale occasione sono stati preparati alcuni sussidi per la preghiera personale e comunitaria quali il “Formulario per la recita del Rosario sulla maternità spirituale” e la “Preghiera di affidamento delle Madrine OMD”. Questa giornata, ha affermato P. Luigi Piccolo delegato dell’Opera Madrine: “Vuole rinnovare la gratitudine per la costante vicinanza e fraterna amicizia alle madrine che con la passione per Crsito e per la Chiesa proseguono nella loro vita lo stile apostolico di San Giovanni Leonardi”. 24 maggio 2013
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Maternità spirituale
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ES Maternidad espiritual
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Preghiera affidamento
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ES Oraciòn de los Fieles
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Preghiera Madrine
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ES Oraciòn Madrinas OMD
Santiago de Chile. El 19 de mayo, solemnidad de Pentecostés, ha sido ordenado presbítero el religioso Arulraj Christu. Fue Mons. Miguel Caviedes (obispo emérito de los Ángeles) quien le confirió el sacramento. La celebración se realizó en la Parroquia de S. Lázaro, junto a muchos fieles de nuestras parroquias, sacerdotes hermanos y amigos. El obispo destacó el servicio del pastor en medio de los suyos, como también dedicó palabras de augurio y buen ministerio al neopresbítero. 22 maggio 2013
Nella giornata del 18 di maggio i giovani delle parrocchie di Quinta de Tilcoco e Rancagua in Cile, si sono riuniti pere vivire e celebrare la veglia di Pentecoste, sul tema: “Pentecoste, la festa dello Spirito Santo”. Dopo un primo momento di accoglienza i giovani si sono raccolti nei diversi percorsi di riflessione. Poi, la preghiera finale, è stata significativa, per la presenza dei padri delle due communità del P. Generale e del Convisitatore P. Innocenzo Santangelo. Padre Francesco ha invitato i giovani a: “Celebrare la vitalità della Chiesa, che è loro Chiesa, soprattutto in questo giorno, nel quale la Chiesa nasce dall’effusione dello Spirito Santo. E tutto ciò nella singolarità del carisma leonardino”.
19 Maggio 2013
“La novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza”, “non è la ricerca del nuovo per superare la noia”. E' la riflessione che Papa Francesco ha offerto a quanti hanno partecipato alla messa nella solennità di Pentecoste, precisando che non di rado alla novità si accompagna la paura, perché si perde la sicurezza del programmare la vita secondo i propri schemi. Risulta difficile così abbandonarsi alla forza della Spirito Santo, all'azione di Dio, perché temiamo che “ci faccia percorre strade nuove, ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci ai suoi orizzonti”. 19 maggio 2013
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Omelia del Papa Francesco
Viene lo Spirito, secondo il vangelo di Giovanni, leggero e quieto come un respiro: «Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito santo» (Gv 20,22). Viene lo Spirito, nel racconto di Luca, come energia, coraggio, vento che spalanca le porte, e parole di fuoco (Atti 2,2ss). Viene lo Spirito, nell'esperienza di Paolo, come dono, bellezza, genio diverso per ciascuno (Gal 5,22). Tre modi diversi, per dire che lo Spirito conosce e feconda tutte le strade della vita, rompe gli schemi, è energia imprudente, non dipende dalla storia ma la fa dipendere dal suo vento libero e creativo. La liturgia ambrosiana prega così: «O Dio, che hai mandato lo Spirito, effusione ardente della tua vita d'amore». Lo Spirito è il debordare di un amore che preme, dilaga, si apre la strada verso il cuore dell'uomo. Effusione di vita: Dio effonde vita. Non ha creato l'uomo per reclamarne la vita, ma per risvegliare la sorgente sommersa di tutte le sue energie. Effusione ardente: lo Spirito porta in dono il bruciore del cuore dei discepoli di Emmaus, l'alta temperatura dell'anima che si oppone all'apatia del cuore. Meraviglia del primo giorno: «com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?» Lo Spirito di Dio si rivolge a quella parte profonda, nativa, originaria che è in ciascuno e che viene prima di tutte le divisioni di razza, nazione, ricchezza, cultura, età. La lingua nativa di ogni uomo è l'amore. Lo Spirito non solo ricompone la frattura di Babele, fa di più: parla la lingua comune, di festa e di dolore, di stanchezza e di forza, di pace e sogno d'amore. La Parola di Dio diventa mia lingua, mia passione, mia vita, mio fuoco. Ci fa tutti vento nel Vento. Nella Messa di Pentecoste, ripeteremo parole tra le più forti della Bibbia: del tuo Spirito Signore è piena la terra (salmo 103). È piena. Tutta la terra. Ogni creatura. È piena anche se non è evidente, anche se ci appare piena invece di ingiustizia, di sangue, di follia. È un atto di fede che porta gioia e fiducia in tutti gli incontri. Il mondo è un immenso santuario. Egli è qui, sugli abissi del mondo e in quelli del cuore. Anche se ci pare impossibile. Entra per porte chiuse, per fessure quasi invisibili, mette in moto, suscita energie. Guardati attorno, ascolta gli abissi del cosmo e il respiro del cuore: la terra è piena di Dio. Cerca la bellezza salvatrice, l'amore in ogni amore. Piena è la terra. E instancabile il respiro di Dio porta pollini di primavera e disperde le ceneri della morte.
El lunes 6 de mayo el Padre Genereal, P. Francesco Petrillo, junto con su convisitador, P. Inocenzo Santangelo, dieron inicio a la visita fraterna en Chile. Con la apertura de la visita, a primera comunidad en ser acompaña, ha sido la Comunidad Formativa San Juan Leonardi, junto a la Comunidad Noviciado N.S. del Carmen y la Parroquia S. Lázaro. El lunes 13 continúa la comunidad de la Parroquia de N.S. del Carmen, luego la de la Parroquia de N.S. de Guadalupe y finalemente, la casa madre, Quinta de Tilcoco. La dinámica de la visita ha girado entorno a espacios de oración común, encuentro comunitarios con los religiosos, con los fieles de las parroquias y encuentros personales con los visitadores. 13 maggio 2013
Lo scorso Sabato Santo si sono compiuti cinquanta anni di sacerdozio per p. Tommaso Petrongelli che ha celebrato il giubileo sacerdotale nella chiesa parrocchiale di Santa Maria in Amaseno suo paese natale. Durante la liturgia dominicale della solennità dell’Ascensione del Signore P. Tommaso, accolto dal parroco don Italo dai parenti e dai numerosi parrocchiani ha rinnovato il suo grazie al Signore nella solenne liturgia eucaristica e nel ricordo commosso di ciò che ha ricevuto dal Signore e che a sua volta ridona per il bene di tutti. 13 maggio 2013
«E, alzate le mani, li benediceva». L'ultima immagine di Gesù sono le sue mani alzate a benedire. «E, mentre li benediceva, veniva portato su, in cielo». Quella benedizione è la sua parola definitiva, raggiunge ciascuno di noi, non è più terminata, non è mai finita. Una in-finita benedizione che rimane tra cielo e terra, si stende come una nube di primavera sulla storia intera, su ogni persona, è tracciata sul nostro male di vivere, sull'uomo caduto e sulla vittima, ad assicurare che la vita è più forte delle sue ferite. Nella Bibbia la benedizione indica sempre una forza vitale, una energia che scende dall'alto, entra in te e produce vita. Come la prima di tutte le benedizioni: Dio li benedisse dicendo «crescete e moltiplicatevi». Vita che cresce, in noi e attorno a noi. La benedizione è questa forza più grande di noi che ci avvolge, ci incalza; un flusso che non viene mai meno, a cui possiamo sempre attingere, anche nel tempo delle malattie e delle delusioni. Una benedizione ha lasciato il Signore, non un giudizio; non una condanna o un lamento, ma una parola bella sul mondo, di stima, di enorme speranza in me, in te, di fiducia nel mondo: c'è del bene in te; c'è molto bene in ogni uomo, su tutta la terra. Di questo voi sarete testimoni: il Cristo doveva patire e risuscitare; nel suo nome annunciate a tutti la conversione e il perdono. Sono le ultime parole di Gesù, con le tre cose essenziali: - ricordare la croce e la Pasqua. L'abbraccio del crocifisso che non può più annullarsi, ci raggiunge tutti e ci trascina in alto con lui. E la Pasqua: i massi rotolati via dall'imboccatura del cuore, come da quella del sepolcro. E nel giardino è primavera. - la conversione. Non è un comando, ma una offerta; non un dovere ma una opportunità: nascere di nuovo. Seguendo Gesù, vedrai, la vita è più bella, il sole più luminoso, le persone più buone e felici. - il perdono. Non quello di uno smemorato, che dimentica il male, ma quello di un creatore: che ti fa ripartire ad ogni alba verso terre intatte; che apre futuro, fa salpare la tua vita come una nave prima arenata. Nella sua ascensione, Gesù non è salito verso l'alto, è andato oltre e nel profondo. Non al di là delle nubi, ma al di là delle forme. Siede alla destra di ciascuno di noi, è nel profondo del creato, nel rigore della pietra, nella musica delle costellazioni, nella luce dell'alba, «nell'abbraccio degli amanti, in ogni rinuncia per un più grande amore».