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Alessandro-VIIEra il 29 settembre 1662 ed il Papa Alessandro VII della famiglia Chigi, ratificando il voto della città di Roma do po la terribile pestilenza degli anni cinquanta del XVII secolo, incaricò l’architetto Carlo Rainaldi di eseguire il monumentale progetto dell’attuale Chiesa di Campitelli abbattendo l’antica chiesa romanica edificata nel XIII secolo da Papa Onorio III. Con un decreto il Pontefice aveva ordinato la traslazione dell’icona di Santa Maria in Portico dalla vecchia chiesa situata dove oggi sorge l’Anagrafe di Roma (via Petroselli), nella Chiesa di Campitelli. L’icona fu traslata nel gennaio 1662 e sistemata in modo provvisorio nella vecchia chiesa di Campitelli, mentre il 5 maggio dello stesso anno venivano traslate le reliquie di San Giovanni Leonardi e deposte nel pavimento del presbiterio accanto alla venerata icona della Madre di Dio. In agosto con un altro decreto Alessandro VII ordinava che la comunità di Santa Maria in Portico vecchia e di Campitelli fossero unificate nella nuova Chiesa che ebbe il titolo di “Santa Maria in Portico in Campitelli”. Fu lo stesso Papa Alessandro VII il 29 settembre  del 1662, come affermano le cronache, accolto dalla comunità OMD unificata, a porre la prima pietra del nuovo santuario mariano, concedento all’icona di Santa Maria in Portico il titolo di Romanae Portus Securitatis.
Pubblicato in 2012
Lunedì, 24 Settembre 2012 17:39

Il Vescovo di Thanjavur in visita a Campitelli

thangavurIn questi giorni è stato ospite della Curia Generalizia S.E. Rev.Mons Devadass Ambrose Mariadoss Vescovo di Thanjavur in India. Ha sostato davanti alle reliquie del Fondatore ed insieme agli studenti della Casa Internazionale OMD di Roma ha rinnovato l’affidamento a Santa Maria in Portico per tanti giovani in formazione ed in particolare ha pregato per la Chiesa che è in Tanjore.

24 settembre 2012

 
Pubblicato in 2012
Lunedì, 24 Settembre 2012 06:22

La misura del Regno

212"Per via avevano discusso chi fosse il più grande". Chi è il più bravo, il più capace, il migliore tra noi? È l'istinto primordiale del potere che si dirama dovunque, nella famiglia, nel gruppo, nella parrocchia, sul posto di lavoro, tra i ricchi e tra i poveri alle porte della chiesa, tra i potenti e tra gli schiavi. A questo protagonismo che è il principio di distruzione di ogni comunità, Gesù contrappone il suo mondo nuovo. «Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo, il servo di tutti». Il più grande è chi non si serve dell'altro, ma lo serve; chi non prende vite d'altri per i suoi scopi, ma suo scopo è la vita di qualcuno; chi saluta anche quelli che non lo salutano. Che il servizio sia la realizzazione più alta del vivere poteva essere vero per Gesù. Ma per noi? Servire: verbo dolce e pauroso insieme, che evoca sforzo e sacrificio, croce e sofferenza. La nostra gioia è comandare, ottenere, possedere, essere i migliori. Non certo essere i servi. E poi, servo "di tutti", senza limiti di gruppo, di etnìa, senza esclusioni, senza preferire i miei amici ai lontani, i poveri buoni ai poveri cattivi. La novità di Cristo: parole mai pensate, mai dette, liberate ora per raggiungere i confini del mondo intero. Sono quelle frasi abissali: o ti conquistano o le cancelli per paura che siano loro ad abbattere il tuo sistema di vita.

«Gesù prese un bambino, lo pose in mezzo e lo abbracciava dicendo: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me». Accogliere un bambino significa entrare nel suo mondo, grande appena quanto lo spazio dove arriva il grido con cui chiama la madre; il bambino che non basta a se stesso e vive solo se è amato; che riceve tutto e può dare così poco; improduttivo eppure tranquillo davanti al futuro, sicuro non di sè, ma dei suoi genitori; forte non della propria forza, ma di quella con cui lo sollevano le braccia del padre. La sua debolezza è la sua forza. «Se non diventerete come bambini», se non ritroverete lo stupore di essere figli, figli piccolini che sanno piangere che imparano a ridere, figli la cui forza è il Padre, non entrerete nel Regno.

«Chi accoglie un bambino, accoglie me, accoglie il Padre». Mi commuove l'ottimismo di Dio: il bambino è sua immagine; non tanto l'uomo, ma proprio il bambino. L'eterno si abbrevia nel frammento, anche lui vive solo se è amato. L'immagine ultima del vangelo di oggi è Gesù abbracciato ad un bambino. In tutta la sua vita si è "affannato" ad annunciare che Dio è solamente buono, padre che scorge il figlio da lontano e gli si butta al collo, pastore in cerca della pecora perduta, che trova e se la pone sulle spalle. E che a noi non resta che farci prendere in braccio. (E. Ronchi)
Mercoledì, 19 Settembre 2012 17:54

Marianum: Licenza in Mariologia

Ignoto Annunciazione-1Ha conseguito in questi giorni presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma, la licenca con specializzazione in Mariologia P. Sekar Susai con un elaboratoscritto sul tema “Maria e la Parola di Dio nel Vangelo di Luca alcune prospettive teologiche-bibliche”. Ha moderato il lavoro e la discussione  il Prof. Valentini Alberto docente al Marianum.

19 settembre 2012
Pubblicato in 2012
Mercoledì, 19 Settembre 2012 10:25

Voi chi dite che io sia?

211La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Dicono che sei un profeta: una creatura di fuoco e roccia, di fuoco e luce, come Elia, come il Battista; dicono che sei voce di Dio e suo respiro. Gesù non si sofferma oltre su ciò che dice la gente. Lui sa che la verità non risiede nei sondaggi d’opinione. E pone la grande domanda, quella che fa vivere la fede: E voi, chi dite che io sia? Una domanda da custodire e amare, perché il Signore ci educa alla fede attraverso domande: tu, con il tuo cuore, la tua storia, il tuo peccato e la tua gioia, tu, cosa dici di Gesù? Ora non servono più libri o formule di catechismo; ognuno uscito dalle mani di Dio, ognuno caduto e risorto, affamato e incamminato deve dare la sua risposta. La Bibbia è piena di nomi di Dio pastore, sorgente, fuoco, rugiada, vino, amante, braccio forte, carezza : a Dio si addicono tutti i nomi. Un salmo lo chiama «roccia e nido» (84,4); un altro «sole e scudo» (5,13), ma è ancora «ciò che la gente dice», anche se con parole sante. C’è un ultimo nome, il nome che gli dà il mio patire e il mio gioire, che contiene il mio sapore di Dio, che viene dall’averlo molto cercato, qualche volta sentito, in qualche modo sfiorato con le dita dellanima: tu sei il Cristo. Non una persona di ieri, come Elia o il Battista, non un ricordo, niente sei tra le cose passate.

Ma Cristo cos’è «per me»? Per me vivere è Cristo, ha detto Paolo; per me, adesso, Cristo significa vivere. Già solo nominarlo equivale a confortare e intensificare la vita, più Cristo equivale a più io. E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire. Pietro si ribella, come mi ribello an­ch’io. Un Dio di molto patire non è ciò che mi attendevo. Posso seguire le indicazioni spirituali di Gesù, le sue regole morali mi convincono, mi seduce un Gesù guaritore e camminatore, accogliente e amicale, libero come nessuno, posso avere gli stessi suoi sentimenti. Ma la croce! La croce è l’impensabile di Dio, il mezzo più scandalosamente povero, ma è anche l’abisso dove Dio diviene l’amante, amore fino alla fine, senza inganno alcuno, Dio affidabile.

Solo allora i discepoli capiranno chi è Gesù: disarmato amore, crocifisso amore, e per questo vincente. Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda su di sé una vita che sia simile alla mia, che sia croce e dono, non per patire di più, ma per far fiorire di più la zolla di terra del cuore, e poi essere nella vita datore di vita. Come Lui. (E. Ronchi)
Giovedì, 13 Settembre 2012 22:39

Imparare l’ascolto

210Il racconto della guarigione del sordomuto non è il semplice resoconto di un miracolo, bensì un segno che contiene quello che il Signore Gesù vorrebbe operare in ogni suo discepolo, che ha un nodo in cuore, un nodo in gola; quello che vorrebbe realizzare con questa mia umanità infantile e immatura che non sa ascoltare e non sa dialogare. Che io sia uomo di ascolto, innanzitutto: «sordo» infatti ha la stessa radice di «assurdo». Entra nell’assurdo chi non sa ascoltare Dio e gli altri, e lascia andare a vuoto tutte le parole. Esce dall’assurdo chi impara ad ascoltare. «E gli condussero un sordo­muto». Un uomo prigioniero del silenzio, una vita chiusa, accartocciata su se stessa come la sua lingua, un non-uomo. Gesù lo porta in disparte, per un dialogo fatto esclusivamente di sguardi: Io e te soli, dice Gesù all’uomo che non è ancora uomo. E sei così importante che ora le mie dita ti lavorano di nuovo, come un Creatore che plasmi da capo l’argilla di Adamo. Gesù inizia a comunicare così, senza parole, con il solo calore delle mani, con una carezza sugli orecchi, sulla bocca. Con quel volto fra le sue mani guarda in alto e sospira. E l’uomo comincia a guarire. Il mio volto fra le sue mani! E poi quel sospiro. Geme il Signore il suo dolore per il dolore del mondo, geme per tante vite che non ce la fanno a sfuggire all?ombra dell’assurdo, geme e fanno piaga in lui tutti i silenzi ostili della terra, tutte le relazioni spezzate... E infine ecco la parola che salva: «Effatà», «Apriti», arrivata così fino a noi, nella lingua di Gesù, viva ancora nel rito del Battesimo. Apriti, come si apre una porta all’ospite, una finestra al sole. Apriti come si apre uno scrigno prezioso o una prigione del cuore. Apriti come quando cede un argine o una diga o si spalanca la pietra del sepolcro e la vita dilaga. Non vivere chiuso, apriti alla Parola, al gemito e al giubilo del creato. «E comandò loro di non dirlo a nessuno». Gesù aiuta senza condizioni. Per lui è più importante la gioia del sordomuto, che non la sua gratitudine; la sua felicità conta di più, e di lui infatti non sapremo più nulla, scomparso nel gorgo della vita ritrovata. Il Vangelo di Marco riferirà ancora solo due altri miracoli, la guarigione di due ciechi. Per dire: prima è l’ascolto poi viene la luce. Solo se hai accolto in te la parola di Dio vedrai bene, capirai la verità di ciò che vedi, il senso di ciò che accade. (E. Ronchi).
 
Giovedì, 13 Settembre 2012 22:27

Preghiera cristiana su “Religiosi in Italia”

Rosario-1E’ stato pubblicato nel numero 390 (Maggio-Giugno 2012) della prestigiosa rivista Religiosi in Italia della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM), un articolo di p. Rosario Piazzolla, nel contesto degli studi “Ritorno alla vita interiore”, dal titolo: “L’originalità della preghiera cristiana nella domanda religiosa dell’uomo contemporaneo. Quale incontro e dialogo con Dio?”.

Il contributo di P. Rosario, porta a riflettere sull'originalità della preghiera cristiana nella domanda dell'uomo contemporaneo. La risposta non sembra facile. L'uomo di oggi continua a portare dentro di sé un profondo senso di religiosità nonostante le contraddizioni che lo circondano.

Quale incontro e dialogo con Dio, sapendo che la preghiera è un atteggiamento interiore e perciò difficile da scrutare?

Nel primo momento l'autore si sofferma su tre elementi originali della preghiera cristiana: grido dal profondo, filiazione e invito di Gesù a pregare. Questi aspetti, che delineano l'originalità dell'orazione, permettono di conseguen­za di instaurare un rapporto tra parola e gesto, e cioè di trasformare il fatto percettivo in azione. Concretamente, questo rapporto si può intravedere a livello della preghiera personale e liturgica per arrivare alla fine a una sorta di verifica, in cui l'incontro con il Signore diventa incontro con gli altri e rende qualificanti tutte le relazioni. L'ultimo obiettivo di questi tre livelli di preghiera è rispondere pienamente al comandamento dell'amore. Se da una parte la preghiera è un incontro con il Signore, dall'altra appare come un invito al reciproco dialogo.

Si tratta di entrare in una relazione impegnativa e talvolta faticosa, ma sempre edificante e tra­sformatrice nella quale il nostro cuore si allarga e abbraccia tutte le invocazioni del mondo.

 

13 settembre 2012

pdf  Loriginalità della preghiera cristiana - Rosario Piazzolla



 
Pubblicato in 2012
Napoli-Professione-Solenne-ICome auspicio per l’inizio dell’anno delle Costituzioni il P. Generale ha accolto domenica 2 settembre nella Comunità di Santa Maria in Portico a Napoli i voti solenni dei fratelli Chierici Kenneth Obinna Ani, Augustine Akachukwu Agowuike,  Francis Chukwudubem Enyi, provenienti dalla Delegazione nigeriana e che in questi anni portano a compimento il mistero della loro vocazione nella comunità formativa di Napoli. Durante l’omelia il P. Generale ha ricordato ai neoprofessi e ai religiose e fedeli presenti al rito che: “I nostri tre fratelli nigeriani, che oggi professano solennemente i voti nell’ Ordine della Madre di Dio, hanno scelto che fosse ascoltata la pagina evangelica delle Beatitudini. Il legame fra le ‘Beatitudini del Regno’ e la vita consacrata è davvero singolare.  Gesù predicando le Beatitudini, risponde al nostro desiderio più profondo. In fondo, ciascuno di noi desidera, vuole una sola cosa: la "vita beata", la vita che è semplicemente vita, semplicemente la felicità. Le Beatitudini sono la risposta a questo desiderio. Esse ci dicono come soddisfare il nostro desiderio di ‘vita vera’”.

 

3 settembre 2012

pdf  Omelia Professione Solenne 2 settembre 2012
 
Pubblicato in 2012
miccolisLa comunità di San Ferdinando di Puglia mercoledì 29 agosto commossa, ha reso il suo saluto cristiano ad Antonio Miccolis papà di P. Ignazio consigliere generale e parroco di Gallipoli. Alla celebrazione erano presenti il P. Generale e numerosi confratelli dell’Ordine insieme ai delegati generali. “In questi momenti  comprendiamo che l’Ordine è una famiglia la quale ci vede uniti nei momenti belli e meno belli”, ha affermato P. Ignazio ringraziando per l’affetto e la preghiera di tutti. Durante l’omelia il Vicario Generale, P. Rosario Piazzolla, ha ricordato che: “Antonio è veramente uomo delle beatitudini. La sua vita semplice, nascosta ma nello stesso tempo energica per l’amore e la cura alla famiglia, ci trasmettono nel ricordo il volto di un uomo che ha vissuto il Vangelo di Gesù”. A lui e alla sua sposa il ringraziamento della Chiesa e dell’Ordine per il dono del figlio, religioso e sacerdote. E mentre ricordiamo Antonio nella fede della risurrezione, lo affidiamo alla Madre di Dio e a San Giovanni Leonardi nei quali, durante la vita terrena, ha confidato.

5 settembre 2012

 
Pubblicato in 2012
Sabato, 01 Settembre 2012 21:09

Campo giovani a Villa Mater Dei

Campo-giovani-ICome aiutare ed accompagnare un teenager nella riscoperta dell’amore? È questa la domanda che catechisti ed animatori si son posti scegliendo il tema ed il relativo materiale per il 2° campo estivo parrocchiale. Ed è cosi che in 52 ci si è trovati a Villa Mater Dei a Lariano per metterci alla prova con l’amore, a confrontarci con nostro modo d’amare, scoprendo che l’amore è attesa, ricerca, rischio…è vivere delle relazioni autentiche, sentendosi custodi del fratello, è volgere lo sguardo oltre il proprio piccolo mondo sapendo che l’abbraccio del Signore ci sostiene sempre. Essere sentinelle del mattino, per usare l’espressione del profeta Isaia, essere coloro che annunciano con il loro impegno che amare è donare non il di più ma la vita intera proprio come ha fatto il Maestro. Così con attenzione e profonda cura ogni giovane ha lavato il viso del suo fratello, questo il momento conclusivo del campo, un gesto semplice ma impegnativo, che ti porta a guardare e toccare il tuo prossimo da vicino, nella semplicità che solo l’amore sa fare. “Ama e dillo con la vita”, questa a frase di sant’Agostino che ogni ragazzo ha ricevuto su un bracciale colorato, non solo per portarlo sempre con se ma soprattutto per vivere nell’amore sempre.

2 settembre 2012

 
Pubblicato in 2012
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