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Sabato, 06 Giugno 2015 08:36

SS. Corpo e Sangue di Cristo

212
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)


Qual è il convito delle nozze spirituali? Altro non è, che il convito del Santo Sacramento del Corpo del Signore. Perché questi, prima per mezzo della penitenza, ci sposa unendoci a sé attraverso la sua grazia, poi ci nutre con il suo Corpo.
 
Come per le carni degli animali grassi e forti chi se ne ciba riceve la stessa forza, così da questo alimento divino.

Oh alto segreto! Oh profondo mistero!

Considerate che ciò avviene per il Corpo di Cristo. Coloro che si cibano del suo corpo diventano più robusti, proprio perché, uno degli effetti del Santo Sacramento è dare forza e consolazione interiore, come avvenne per il profeta Elia che fu confortato dal cibo divino, il quale prefigurava questo Sacramento. E che tutto ciò  corrisponde al vero, ascolta cosa dice il salmista: “il pane che sostiene il cuore dell’uomo” (Cf. Sal 103 15) e altrove: “per me tu prepari una mensa” (Cf. Sal 22,5). […] Tutto questo manifesta la Chiesa quando canta: “E’ il pane che fornisce delizie al re”. O sacro convito!
Sabato, 30 Maggio 2015 17:27

Santissima Trinità

211
Dal sermone sulla divina bellezza (C.167)


Proprio perché Dio è somma bellezza questo ci dovrà convincere ad amarlo in modo sublime. Ora, volendo parlare della divina bellezza, è come voler svuotare tutto il mare goccia a goccia. Sarebbe più facile calcolare tutte le stelle del cielo, contare tutte le rane del mare. 

In Dio, risiedono tutte le bellezze dell’universo come è scritto : E in mio possesso la bellezza del compo (Cf. Sal 49,11) Di che campo si tratta se non dell’universo dove egli esce a seminare (Cf. Mt 13,3) il seme della sua bellezza? […] 

Nella conoscenza di tale bellezza, noi infermi, siamo chiamati a salire come scrive Platone: Ascendere per mezzo delle realtà belle, di grado in grado fino alla bellezza ultima, profondo oceano di splendore nel quale le creature s’immergono. 

Vedi cristiano, tutte le cose belle dell’universo sono unite in Dio in modo eminente. Così  come i raggi splendenti del sole dispersi sulla terra, essi sono sono uniti nel disco solare. Osservando queste cose eleviamo in alto il nostro intelletto per comprendere che le creature portano in sé le tracce della divinità ed alcune sono fatte ad immagine di Dio. […]

La vera bellezza è una scintilla che Dio ha seminato nel campo dell’universo. In lui è tutta la bellezza, di tutti gli uomini che sono stati e che saranno.
Sabato, 23 Maggio 2015 21:04

Domenica di Pentecoste

210Da un sermone sul capitolo secondo degli Atti (C. 234)

Veniamo ora a quelle parole pronunziate da Pietro nel giorno della venuta dello Spirito Santo, quando mentre  “stava compiendosi il giorno della Pentecoste” ( At 2,1) ci propongono gli esempi e i fatti dei nostri antichi padri, dei fondatori e delle colonne della Chiesa, come anche dei primi cristiani.

Di questa grande lezione tutti ne dobbiamo ottenere frutto. Sia i peccatori attraverso il pentimento, poi quelli che già sono contriti; infine, quelli che hanno già fatto penitenza.

Quanto ai primi qui è possibile conoscere il frutto della Parola di Dio e per suo mezzo esortare alla conversione (Cf. At 2,38). […]

All’apostolo Pietro i presenti domandano che cosa dobbiamo fare? (Cf. At 2,37) Ed egli risponde: Fate penitenza! E questa è la seconda tavola, dopo il naufragio per la quale l’Apostolo li ammonisce: “salvatevi da questa generazione perversa!” ( At 2,40).

Ora se vuoi servire Dio e perseverare nella grazia, occorre non solamente fermarsi al pentimento ed alla contrizione, è opportuno fare penitenza. Ciò è possibile se saremo assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli (Cf At 2,42). Questo ci dimostra l’importanza dell’ascolto della divina parola, della frazione del pane e quanto sia doveroso per i discepoli frequentare il sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia.

Carissimi, queste sono le regole dettate dai nostri primi padri a coloro che si convertivano, questo e quello che giunge ancora oggi alle nostre orecchie dai maestri, questo vi diciamo perché il nostro intento non è altro se non quello di volervi far assomigliare, se non in tutto, almeno in parte, a quei primi.
Domenica, 17 Maggio 2015 10:10

Ascensione del Signore

209
Da un sermone (C. 384)


Ecco come si entra in cielo e come si va in paradiso. Attraverso molte tribolazioni! (Cf At 14,21)

E tu superbo dimmi con quale volto vorrai andare tra quelli che patirono umiliazioni?

Tu ambizioso con quale volto fra quelli che fuggirono l’ambizione?

Tu che cerchi solo te stesso con quale volto andrai tra coloro che hanno disprezzato se stessi?

Tu che sei avaro con quale volto andrai fra quelli che davano tutto di sé?

Tu che usi il matrimonio con malizia con quale volto andrai tra quelli che lo vissero in santità?

Tu che sei sepolto in questi pensieri, sarai  fra quelli che acquistarono valore con il loro umile passaggio. 
Sabato, 09 Maggio 2015 15:07

VI Domenica di Pasqua

208
Dal sermone Siate imitatori di Dio, Ef 5,1 (C.199)


[…] Ci è dato di imitare le cose in modo perfetto ed in modo imperfetto è questo in se stessi e negli altri. Come il pittore che ritrae dalla copia o da un altro ritratto, così noi abitando l’essenza di Dio, possiamo scorgere in noi lo stesso Dio. 

Dirà qualcuno. Forse posso conoscere il cielo e la terra e fare quello che Dio compì in sei giorni? Si! Afferma infatti la Scrittura che Dio pose nell’uomo la sua immagine e lo fece simile a lui (Cf. Gen 1,26). 

Dio dice: il cielo e la terra, e tu puoi fare della terra il cielo, vivendo bene su questa terra. Puoi trasformare questo tuo corpo in cielo! Produsse dalla terra il frutto e a te dice: fa che la terra della tua anima produca i suoi frutti (Cf. Gen 1,11). 

Fa nascere il sole sopra i buoni ed i cattivi; e tu annunzia la bontà sia ai buoni che ai malvagi. Dio fece i grandi luminari in cielo; e tu fai risplendere nel mondo tutti coloro che siedono nelle tenebre. 

[…] Insomma, ogni cosa Dio fece per amore. Creò il cielo e la terra per amore; il sole, la luna per amore, il corso delle stelle e il loro influsso per amore, scavò la terra per amore, riempì l’acqua per amore. L’amore, l’amore, guida ogni cosa divina. E che altro possiamo dire di più, se non che Dio è Amore! (Cf. 1Gv 4,16)
Sabato, 02 Maggio 2015 16:48

V Domenica di Pasqua

207
Dal Sermone per rimanere nella preghiera (C. 305)


Anche la preghiera deve avere il suo tempo! Al mattino offrite i vostri sacrifici ricorda, il profeta Amos! Come che voglia dirci che, se vuoi essere più accetto a Dio e più fruttuoso il tuo sacrificio, compilo la mattina, quando attraverso il silenzio tutte le cose ti spingono ad elevarti nella divina contemplazione. Ora questo considerate e quanto ciò sia pieno di buoni frutti.

Il mattino è il tempo più adatto per la preghiera, quando la mente è scarica dagli strepiti del giorno trascorso e dalle esasperazioni; quando il corpo non avverte la stanchezza essendosi riposato; quando lo stomaco non è aggravato dal cibo, quando il chiasso delle cose è quietato; quando la mente ancora non ha dato consenso agli impeti negativi; quando i tumulti del giorno ancora non l’hanno assalita. 

Il Mattino dunque è il tempo più atto alla preghiera. Dà o cristiano queste primizie al tuo Dio, dà i primogeniti al tuo Creatore! Levati dal tuo riposo per entrare nel riposo di Dio! A questo fine t’invitano tutte le cose. Tutte le creature dei cieli che nel far del giorno si rallegrano! Considera poi i fiori che si aprono, i prati che gioiscono nel donare i loro frutti, gli uccelli che non appena appare la luce del giorno con il loro canto lodano il creatore.

Se desideri accendere il fuoco dell’amore di Dio; se desideri fare un vero sacrificio di te stesso e di tutte le tue cose; se desideri la benedizione di Dio, se desideri saziare la tua anima; se vorrai che la celeste manna scenda dal cielo; se vorrai piantare nella tua anima il seme della celeste luce;

se da Dio vorrai ottenere misericordia; se vorrai portare molto frutto. Prega di buon mattino! E questo per compiere il bene.
Sabato, 25 Aprile 2015 16:11

IV Domenica di Pasqua

206
Dal Sermone sulle nozze regali (C.468)

Entrando nella sala di nozze per vedere gli invitati, il re scrutando, ne vede uno senza la veste nuziale, tanto da offendere il convito. Costoro sono coloro che si recano a ricevere l’Eucaristia con addosso il proprio peccato. […]. 

Tuttavia entra Cristo nelle loro anime e questi riprendono la strada. Infatti, chi non tremerebbe in un tale convito? Per questo cristiani, chiamandovi il buon pastore alle sue nozze, al suo convito, deponete le seduzioni ed oggi apprendiamo dal Vangelo e dall’Apostolo Paolo come entrare in questo convito. Egli è il buon pastore e vuole riconoscere le sue pecore. Questo desidera realizzare oggi con noi! 

Anzi è lui che esorta e invita a queste nozze! Venite dunque e le vostre preoccupazioni non siano gli svaghi o gli affari! Venite, venite con la veste nuziale, solamente per Dio rivestiti di virtù. Affinché giungendo l’ospite alla mensa, possa egli stesso intrattenervi alla sua cena in un convito eterno.
Sabato, 18 Aprile 2015 07:10

III Domenica di Pasqua

205
Dal Sermone beati gli occhi che vedono (C. 346)

“Beati i vostri occhi che vedono”. Bellissima e degna di considerazione, questa sentenza di Gesù. Quattro cose vi si ossevano. La prima, riguarda gli occhi a cui il Signore si riferisce. La seconda, di che beatitudine si tratta. Cosa vedono gli Apostoli per essere beati? La quarta, in che senso gli Apostoli sono lodati. 

Per intendere questa massima dobbiamo tenere presente il ringraziamento che Gesù fa al Padre per aver manifestato attraverso la parola i suoi segreti, nascondendoli ai malvagi (Cf. Mt 11,25). 

Così il Maestro, chiamati da parte i discepoli con volto pacato dice loro: beati i vostri occhi perché vedono. Quasi volendo esprimere loro: Beati e felici voi ai quali è fatta tanta grazia, offerto tanto dono, nel vedere cose grandi e comprendere tanti misteri! 

Di quali occhi parla il Salvatorie? Non certo quelli del corpo, perché sarebbero stati beati anche i Fariseri che vedevano come gli Apostoli. Gesù parla degli occhi dell’anima, cioè dell’intelletto, nel quale risiede la fede. L’intelligenza umana  è come un occhio, attraverso il quale l’anima vede le cose appartenenti alla nostra salvezza.
Sabato, 11 Aprile 2015 10:12

II Domenica di Pasqua

204
Da un sermone sulla domenica in albis (C. 338)

[…]  Stette Gesù in mezzo! E’ stato sempre suo desiderio essere in mezzo alla nostra umanità: quando nacque in un presepe; stette in mezzo tra i due ladroni sulla croce, piantato sulla terra; oggi è in mezzo ai suoi discepoli. Questo per mostrarci, o carissimi, che è lui la regola della vita cristiana. 

Pace a voi! (Gv 20,19) Dolce voce, soave voce, poiché come dice la Scrittura: egli dispone le fondamenta della terra (Cf. Pr 8,29). Ora mi voglio soffermare sul senso della pace […]

Vedete carissimi, ciascuna cosa cerca il proprio ordine, la propria disciplina. Infatti, per quanto riguarda la pace, ciò che Dio fece nell’universo, lo realizzò nel mondo più piccolo, nell’uomo che egli  ha fatto giusto (Cf. Qo 7,29). Ora nell’ordine divino, dato che i sensi sono sottoposti alla volontà, non vi è tranquillità e pace davanti al peccato. […] Occorre essere in pace con Dio e con se stessi, pace con il prossimo come comanda il Signore, è necessaria la pace tra le nostre famiglie cosicché ne provenga beneficio a colore che le abitano. 

Pace ai governanti, perché abbiano davanti ai loro occhi, l’ordine stabilito da Dio ed il suo onore. Ugualmente sia fatta giustizia al povero come al ricco, perché il Signore sta in mezzo a noi. Pace affinché i poveri siano soccorsi. 

E finalmente questa pace ha sempre voluta Cristo. Per questo venne dal cielo in un tempo di pace e gli angeli cantarono la pace, apparve ai suoi discepoli e lasciò loro la pace, ma soprattutto sul duro legno della croce egli fu la nostra pace.
Giovedì, 09 Aprile 2015 19:49

Domenica di Pasqua

203
Dal sermone sul fine dell’uomo (C. 506)

L’Altissimo ed eterno Dio creando questo universo, costituì come dice la Sapienza tutte le cose in peso, numero e misura (Cf. Sap 11,21) e ad ogni cosa diede il proprio fine […]. Ora l’uomo, il più nobile tra tutte le creature, fu stabilito come fine di tutte le cose create. E che sia l’uomo il fine delle cose create lo afferma la Scrittura dicendo: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza (Gn 1,26) […].

Ma solo all’uomo tra le realtà create, Dio ha dato la possibilità di essere fruitore della divina essenza. Ora, come nelle cose naturali i mezzi sono naturali […], similmente nelle cose spirituali i mezzi per condurci al nostro fine sovrannaturale, devono essere tali. E fra tutti i mezzi proporzionati ed efficaci vi sono i santi sacramenti. 

Il Battesimo, la Penitenza e l’Eucaristia. Infatti, attraverso il primo ci riconciliamo con Dio, otteniamo la grazia per la quale la fede si fa viva, la carità s’infiamma, la speranza si rinverdisce e l’umanità cammina verso il suo fine. Per il sacramento dell’Eucaristia, inoltre, siamo confortati, nutriti spiritualmente, siamo uniti e trasformati in Dio. Siamo, come dice l’Apostolo resi partecipi della natura divina. (2Pt 1,4)
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