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Mercoledì, 31 Ottobre 2012 19:47

Beatitudini regola della santità

218Non ci stanchiamo mai di ascoltare le nove beatitu­dini, anche se le sappia­mo bene, anche se certi di non ca­pirle. Esse riaccendono la nostal­gia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sin­cerità, di solidarietà. Disegnano un modo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio, che amano il cielo e che custodiscono la terra, sedotti dall'eterno eppu­re innamorati di questo tempo difficile e confuso: sono i santi.

La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, si aggrap­pa alle beatitudini. Beati i miti perché erediteranno la terra, sol­tanto chi ha il cuore in pace ga­rantisce il futuro della terra, e per­fino la possibilità stessa di un fu­turo. Nell'immenso pellegrinag­gio verso la vita, i giusti, coloro che più hanno sofferto conducono gli altri, li trascinano in avanti e in al­to. Lo vediamo dovunque, nelle nostre famiglie come nella storia profonda del mondo: chi ha il cuore più limpido indica la stra­da, chi ha molto pianto vede più lontano, chi è più misericordioso aiuta tutti a ricominciare.

Dio interviene nella storia, an­nuncia e porta pace. Ma come in­terviene?

Lo fa attraverso i suoi a­mici pacificati che diventano pa­cificatori, attraverso gli uomini delle beatitudini.

Il Vangelo ci presenta nelle beati­tudini la regola della santità; esse non evocano cose straordinarie, ma vicende di tutti i giorni, una trama di situazioni comuni, fatiche, speranze, lacrime: nostro pa­ne quotidiano. Nel suo elenco ci siamo tutti: i po­veri, i piangenti, gli incompresi, quelli dagli occhi puri, che non contano niente agli occhi impuri e avidi del mondo, ma che sono capaci di posare una carezza sul fondo dell'anima, sono capaci di regalarti un'emozione profonda e vera. E c'è perfino la santità delle lacrime, di coloro che molto han­no pianto, che sono il tesoro di Dio.

Le beatitudini compongono no­ve tratti del volto di Cristo e del volto dell'uomo: fra quelle nove parole ce n'è una proclamata e scritta per me, che devo indivi­duare e realizzare, che ha in sé la forza di farmi più uomo, che con­tiene la mia missione nel mondo e la mia felicità. Su di essa sono chiamato a fare il mio percorso, a partire da me ma non per me, per un mondo che ha bisogno di e­sempi raccontabili, di storie del bene che contrastino le storie del male, di cuori puri e liberi che si occupino della felicità di qualcu­no. E Dio si occuperà della loro: «Beati voi!». (E. Ronchi)

 
Giorgio-NapolitanoCon una lettera della Presidenza della Repubblica, è stata comunicata l’Adesione del Capo dello Stato On. Giorgio Napolitano alle celebrazioni per il IV Centenario della nascita di P. Ludovico Marracci (1612-2012), orientalista e traduttore del Corano e della Bibbia arabica.  Il Presidente, ha inoltre voluto destinare , quale suo premio di rappresentanza al Convegno internazionale, una medaglia e gli auguri per il successo dell’iniziativa.

31 ottobre 2012

 
mato-grosso-300x225Sabato 27 ottobre 2012 ore 18,30 il movimento Operazione Mato Grosso (O.M.G.) fondato dal salesiano p. Ugo De Censi, presenta: “Concerto per le missioni”. Saranno eseguite musiche di Beethoven e Stavinskij.

27 ottobre 2012
papa-ILa luce della fede è una ricchezza preziosa per la vita dell’uomo: così Benedetto XVI in San Pietro nella Messa conclusiva del XIII Sinodo generale dedicato alla nuova evangelizzazione. Nella sua omelia, il Papa ha ribadito che la Chiesa ha il compito di evangelizzare e che è dovere di tutti i cristiani annunciare il Vangelo con gioia. Tra le preghiere dei fedeli, anche una in arabo per la pace in Siria e in Medio Oriente.

28 ottobre 2012


pdf  Messaggio al popolo di Dio

pdf  OMELIA PER LA CONCLUSIONE DEL SINODO DEI VESCOVI  
Sabato, 27 Ottobre 2012 13:02

Mendicanti di luce

217La guarigione di Bartimeo è l'ultimo miracolo del Vangelo di Marco. Ultimo e necessario è questo bellissimo racconto, così scarno e vivo, pieno di movimento, di grida, di strade e di luce. Un mendicante cieco, icona di ogni uomo, mendicante di luce e di strade, di orizzonti e di compassione. Cosa c'è di più perduto, di più inutile, di più naufrago dell'esistenza di un mendicante cieco e solo?

Eppure questo naufrago non è perduto. Alza la voce sul rumore della folla che lo ignora, che lo oltrepassa e va; solo e al buio grida la sua disperata speranza. Un grido che è fisico ma si direbbe viscerale, che sembra salire da ciò che ogni essere ha di più di profondo e di più carnale. Il grido è più che la parola, c'è dentro corpo, energia, dolore, bisogno. È il grido del bambino che nasce, del morente in croce che urla al cielo e alla terra il buio che ha nel cuore. Finché c'è un grido, la speranza ha la sua casa.

Ed ecco dalla folla tre parole: coraggio, alzati, ti chiama: è il nostro triplice ministero. Coraggio! Incoraggiare innanzitutto, dare cuore e speranza, condividere la paura, e inoculare coraggio, frutto della fiducia in Dio, in tutti quelli che gridano dolore. Alzati! Rimettere in piedi, aiutare a ripartire, e mai gettare a terra nessuno, mai demolire nessuno. E io non so come farlo, non lo so davvero. Ma questo racconto mi aiuta: nominare Cristo, annunciare la compassione di Dio equivale a confortare la vita, a rimetterla in piedi.

Ed ecco il terzo ministero: ti chiama, ha ascoltato il tuo grido e ora pronuncia il tuo nome. È Lui che può dare luce, dare occhi profondi che vedono, che vedono il cuore di Dio e il senso della vita. Con una sola espressione Marco ci offre una delle sintesi più belle di cosa sia l'azione pastorale, non compito di esperti ma missione di ogni discepolo: coraggio, alzati, ti chiama. Ed ecco che si libera tutta una energia compressa, l'energia della vita, tutto sembra improvvisamente eccessivo, esagerato. Bartimeo non parla, grida; non si toglie il mantello: lo getta; non si alza in piedi, balza. La fede è moltiplicazione di vita, un eccesso illogico e bello, vita in pienezza.

Anche noi, mendicanti di luce, almeno una volta, dietro ad una parola del Vangelo, abbiamo lasciato i nostri angoli bui, la vita seduta, le vecchie strade e forse, quando ci siamo buttati nel volo, si sono aperte strade nel sole, ali che non sapevamo di avere. (E. Ronchi)
Venerdì, 26 Ottobre 2012 17:25

Gran Galà dell’Opera

gran-gal-dellopera-bigL’Associazione Culturale Maru-senza confini presenta venerdì 26 ottobre 2012 ore 18,30: “Gran Galà dell’Opera. Dalla lirica alla canzone d’autore”. Saranno eseguite musiche di Rossini, Tosti, Denza, Offenbach, Donizetti, Vedi, Gastaldon, Puccini, Bizet.

26 ottobre 2012

 
Martedì, 02 Ottobre 2012 17:21

Choro Romani Cantore

romani-cantores-IIl “Choro Romani Cantore Onlus”  presenta presso la Sala Baldini martedì 2 ottobre ore 20,30: “Sua eccellenza Reverendissima. Musiche e Danze nella corte Rinascimentale”. Complesso strumentale Armonia Antiqua Choro Romani Cantores diretto da Dario Paolini.

2 ottobre 2012

 
Madonna-dellArcoNel luogo dove oggi sorge il santuario era presente nel XIV secolo un'edicola votiva dedicata alla Madonna, chiamata Madonna dell'Arco in quanto situata nei pressi di un antico arco romano, nelle vicinanze del quale, ogni anno, si svolgeva una festa in onore della Vergine Maria. Il lunedì dopo Pasqua del 1450, durante la festa, un uomo adirato per la sconfitta subita al gioco della pallamaglio, bestemmiando, scagliò violentemente una boccia contro l'immagine sacra: l'effigie della Madonna avrebbe cominciato a sanguinare dalla guancia sinistra, facendo così gridare al miracolo la folla che si era accalcata nel posto.
Il 2 aprile 1589, ancora una volta era un lunedì dopo Pasqua, durante la festa dedicata alla Madonna, una donna, Aurelia del Prete, che si era recata nella cappella per ringraziare la Madonna di una grazia ricevuta, bestemmiò più volte contro la Vergine a causa della perdita di un piccolo maiale che si era smarrito tra la folla. L'anno dopo la signora rimase costretta a letto per parecchio tempo a causa di una malattia ai piedi, fino a che un giorno i piedi si staccarono dalle gambe; la donna associò subito l'evento alle bestemmie che aveva rivolto alla Madonna l'anno prima, e l'accaduto non fece che aumentare la fama della Madonna dell'Arco. I piedi furono esposti in una gabbietta di ferro e ancora oggi sono visibili nel santuario. La donna, dopo che le caddero i piedi, esclamò in napoletano Car MM' Cost che in italiano significa Caro mi costa questo.
Nel 1592, Papa Clemente VIII inviò da Roma padre Giovanni Leonardi da Lucca, a cui era stato dato l'incarico di amministrare le elemosine ed i beni temporali. La prima pietra del santuario fu dunque posata da lui nel 1593. Questo amore a Maria, animò i passi del Santo riformatore. Tra i suoi primi incarichi, portare la pace intorno alla memoria mariana dell’Arco a Sant’Anastasia (Napoli) che il 9 ottobre, festa del santo, gli ha dedicato l’aula liturgica.
Vista la grande affluenza di fedeli è stata realizzata, in effetti, una nuova aula liturgica di circa 1.500 m²; la sua struttura in cemento e legno armato occupa un'area sul versante settentrionale del complesso religioso, alle spalle della chiesa e del chiostro.
Nel pomeriggio del 9 ottobre il P. Generale dell’Ordine della Madre di Dio, P. Francesco Petrillo è stato accolto dal Priore provinciale dei Domenicani fra Francesco La Vecchia, dal Rettore del santuario P. Rosario Carlo Licciardello, dal convento dei domenicani e da tutta la comunità dei fedeli, per celebrare insieme la festa di san Giovani Leonardi, fondatore del santuario e per dedicare al santo la nuova aula liturgica.
Al termine della celebrazione liturgica il Padre Generale e il Rettore del santuario si sono diretti verso la porta centrale dell’Aula per scoprire la targa e benedirla. Subito dopo il P. Generale si è portato all’altare per consegnare al Priore Provinciale un reliquiario moderno di san Giovanni Leonardi opera di Todisco Michele. Al suo interno è conservato un frammento del cranio del santo.
Al P. Generale la comunità domenicana ha voluto offrire una bellissima ceramica che rappresenta la Vergine dell’Arco e san Giovanni Leonardi sullo sfondo del santuario.

22 ottobre 2012

pdf  Omelia - Madonna dellArco 9 ottobre 2012
 
Bastin-e-Cesar“Gli occhi negli occhi” espressione che implica la fraternità e l’amicizia non estranea alla parola di Gesù e a quanto è stato vissuto nella Comunità di Torre Maura domenica 21 ottobre, giornata mondiale delle missioni. Il Cardinale Gianfranco Ravasi ha ordinato presbiteri i diaconi Bastin e Cesar dell’Ordine della Madre di Dio nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Leonardi a Torre Maura- Roma. Gremita di fedeli e di numerosi sacerdoti per il rito che perpetua la trasmissione del dono ministeriale proveniente da Cristo.  La Sua presenza Eminenza, ci conduce sulla “soglia della porta della fede”, ha esordito il P. Generale nell’indirizzo di saluto. Possiamo dire veramente che P. Bastin e P. Cesar sono “i primi preti dell’anno della fede” e che il primato dell’evengelizzazione li tocca da vicino e ci fa tutti  partecipi delle prospettive di fedeltà al Concilio Vaticano II.  Il Cardinale Ravasi ha colto questa familiarità ed ha affermato che la liturgia porta con sé uno sguardo che si concentra su Cristo il Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza. “L’amicizia con i suoi voluta da Cristo nell’ultima cena, si concentra nell’amore segno che contraddistingue i suoi amici”. Il sacerdozio di Cristo: “è un fiume che alimenta la sorgente di tutti i sacerdoti”. Raccogliendo la Parola di Dio domenicale, il presule ha lasciato emergere due tratti fondamentale che guidano i gesti di ordinazione. Innanzitutto, siamo chamati e sollecitati “dallo sguardo glorioso e penetrante di Cristo che si manifesta con le ferite della passione” conducendo per mano l’uomo nella “gamma oscura della sofferenza: la paura, la solitudine, il tradimento fino a sperimentare la stessa sofferenza fisica, la morte ed il silenzio di Dio”. In questo primo tratto della conteplazione del volto glorioso e ferito di Gesù, il cardinale ha augurato agli ordinandi di assomigliare a Cristo “che comprende tutte le sofferenze e le porta dentro di sé” diventando “fratelli di coloro che soffrono”. Il secondo tratto è quello che smaschera l’uso o l’abuso del potere anche in ambito ecclesiale.  Occorre ritornare al senso della parola “ministro”  derivante dal latino “minus”; “farsi minimo”. E la parola ministro è vicina all’umanissima “minestra”.  Chi amministra i beni umani e spirituali è colui che fa dono di sé e del cibo per la sussistenza fisica. Assomigliate a Cristo, ha concluso il Cardinale Ravasi: “che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita”. 

pdf  Saluto al Cardinale Gianfranco Ravasi  
voscovo-di-duluthHa celebrato all’altare di santa Maria in Portico sabato 20 ottobre il Vescovo di Duluth in Minnesota (USA) S. E. Mons. Paul David Sirba. Al termine della liturgia eucaristica accompagnato da alcuni sacerdoti e seminaristi, ha rinnovato la preghiera per i fratelli della Comunione Anglicana. Poi  ha venerato l’icona di Santa Maria in Portico e  le reliquie di San Giovanni Leonardi.

20 ottobre 2012 


 
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