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Domenica, 03 Marzo 2013 20:01

Cile: Noviziato e rinnovazione dei Voti

Cile-2013La florida, Chile. Il 28 febbraio con la preghiera delle lodi  insieme a tutti padri e religiosi della delegazione cilena, hanno intrapreso il noviziato nell’Ordine quattro giovani: Welver James Gambino Tores; Honey Amaya Gallego; Tomàs Cerda Orellana; Alexis Ortiz Alvarez. Le  parole del Delegato Generale hanno sottolineato la grazia che significa questo anno per la vita de ogni novizio e anche la fiducia che tutto l’Ordine consegna al loro maestro, P. Oscar Blanco.

Lo stesso giorno, nella messa di mezzogiorno, due Professi Temporanei hanno rinovato loro voti, davanti  a tuttala Comunità. Nell’omilia, il Delegato, ha accennato al dono che significa la vita consacrata, un dono per la Chiesa e per l’Ordine. Dopo queste parole, ogni fratello regalato un pensiero per i fratc’è stato uno scambio di doni tra i fratelli della Comunità riunita. Il padre predicatore, Don Marcos Buvinic ed un postulante nostro sono statai scelti como testimoni della rinovazione.
Questi doni del Signore sono stati vissuti nel contesto dei esercici spirituali, che sono terminati il sabato 2 marzo. 

4 marzo 2013
 
Pubblicato in 2013
San-Salvatore-in-LauroDurante l’incontro mensile dei gruppi romani legati alla spiritualità di San Pio da Pietrelcina nella parrocchia di San Salvatore in Lauro, è stata accolta sabato 2 marzo l’icona di Santa Maria in Portico, particolare protettrice della città di Roma. Giunta a Piazza dei Coronari è stata accompagnata dal Parroco Mons. Pietro Bongiovanni dai sacerdoti dai religiosi della Comunità di Campitelli e dai numerosi fedeli accorsi. In chiesa si è rinnovato il semplice gesto della devozione e fede popolare, il desiderio di vedere la piccola icona di Maria, molti vi ponevano i rosari, le immagini dei propri cari o venivano con particolari richieste di intercessione. Il Vescovo del Settore Centro Mons. Matteo Zuppi ha ricordato che questa visita di Maria in un momento importante e delicato della vita della Chiesa ci riconduce in quel Cenacolo dove lei continua a pregare con gli Apostoli. Ha inoltre evidenziato l’importanza di questa immagine per la spiritualità mariana di Roma e ha affidato a santa Maria in Portico il prossimo Conclave.
 
Pubblicato in 2013
Domenica, 03 Marzo 2013 11:09

L’Ordine di Santa Brigida a Campitelli

cavaglieriSabato 2 marzo nella sede della Curia generalizia leonardina a Roma si è tenuto l’incontro dell’Ordine Militare del Santissimo Salvatore e di Santa Brigida di Svezia. E’ una tradizione ormai decennale che il Rettore Generale dell’Ordine della Madre di Dio sia legato all’istituzione brigidina, ha affermato il Gran Maestro Conte Federico Abbate de Castello d’Orleans. Durante la celebrazione presieduta dal Rev.mo P. Generale P. Francesco Petrillo, è stato ricordato come le figure di Santa Brigida e san Giovanni Leonardi sorgono in tempi in cui la Chiesa necessita della Riforma. In essi possiamo in tutti i sensi trovare l’incarnazione dell “contemplazione e dell’azione”. I loro interventi, pur in contesti temporali e culturali differenti, furono singolari perché fosse risanato il tessuto sociale ed ecclesiale. Dopo la Celebrazione in sala Baldini sono stati istituiti alcuni neocavalieri tra i quali il Rettore e Parroco di Santa Maria in Campitelli P. Davide Carbonaro, Don Giancarlo Tumbarello e il Maestro di Cappella Vincenzo di Betta. L’Ordine militare di Santa Brigida nato in Svezia nel 1366 fu approvato da papa Urbano V, che lo insignì di una croce azzurra a otto punte, simile a quella dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. In fondo alla croce una lingua di fuoco a Significare che i Cavalieri dovessero eccellere nella carità verso il prossimo.
 
Pubblicato in 2013
Sabato, 02 Marzo 2013 09:27

Il bene possibile

237Racconti di morte, nel Vangelo, e grandi domande. Che colpa avevano quei diciotto uccisi dalla caduta della torre di Siloe? È Dio che manda il terremoto? Per castigare qualcuno distrugge una città? Gesù prende le difese di Dio e degli uccisi: la mano di Dio non produce morte; l'asse attorno al quale gira la storia non è il peccato. Chi soffre si chiede: che cosa ho fatto di male per meritarmi questo castigo? Gesù risponde: niente, non hai fatto niente. Dio è amore e l'amore non conosce altro castigo che castigare se stesso. Smettila di pensare che l'esistenza si svolga nell'aula di un tribunale, Dio non spreca la sua eternità in condanne, o in vendette. La gente interroga Gesù su fatti di cronaca, ed è chiamata a guardarsi dentro.

Se non vi convertirete, perirete tutti. Due torri gemelle sono crollate, un 11 settembre di anni fa, ma vi abbiamo letto solo un fatto di cronaca, non un richiamo alla conversione. Se l'uomo non cambia, se non imbocca altre strade, se non si converte in costruttore di pace e giustizia, questa terra andrà in rovina perché fondata sulla sabbia della violenza e dell'ingiustizia. Gesù l'ha messo come comando che riassume tutto: amatevi, altrimenti vi distruggerete tutti. Il Vangelo è tutto qui. Amatevi, altrimenti perirete tutti, in vite impaurite e inutili. Nella parabola del fico sterile chi rappresenta Dio non è il padrone esigente, che pretende giustamente dei frutti, ma il contadino paziente e fiducioso: «voglio lavorare ancora un anno attorno a questo fico e forse porterà frutto».

Ancora un anno, ancora un giorno, ancora sole, pioggia e lavoro: quest'albero è buono, darà frutto! Tu sei buono, darai frutto! Dio, come un contadino, si prende cura come nessuno di questa vite, di questo campo seminato, di questo piccolo orto che io sono, mi lavora, mi pota, sento le sue mani ogni giorno. «Forse, l'anno prossimo porterà frutto». In questo forse c'è il miracolo della pietà divina: una piccola probabilità, uno stoppino fumigante sono sufficienti a Dio per attendere e sperare. Si accontenta di un forse, si aggrappa a un fragile forse. Per lui il bene possibile domani conta più della sterilità di ieri. Convertirsi è credere a questo Dio contadino, simbolo di speranza e serietà, affaticato attorno alla zolla di terra del mio cuore. Salvezza è porta­re frutto, non solo per sé, ma per altri. Come il fico che per essere autentico deve dare frutto, per la fame e la gioia d'altri, così per star bene l'uomo deve dare. È la legge della vita. (E. Ronchi)
 
Giovedì, 28 Febbraio 2013 09:01

L’abbraccio della Chiesa a Benedetto

papa-1Oltre 150mila fedeli sono affluiti in Piazza San Pietro per salutare il Papa in occasione dell’ultima udienza generale del suo pontificato a testimoniare il grande affetto e la gratitudine di tutta la Chiesa per Benedetto XVI.
"Vi ringrazio ha detto il Papa - di essere venuti così numerosi a questa ultima Udienza generale del mio pontificato. Grazie di cuore sono veramente commosso e vedo la Chiesa viva. Penso dobbiamo anche dire un grazie al Creatore, per il tempo bello che ci dona, adesso ancora nell’inverno. Come l’apostolo Paolo nel testo biblico che abbiamo ascoltato – ha affermato - anch’io sento nel mio cuore di dover soprattutto ringraziare Dio, che guida e fa crescere la Chiesa, che semina la sua Parola e così alimenta la fede nel suo Popolo. In questo momento il mio animo si allarga per di abbracciare tutta la Chiesa sparsa nel mondo; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potuto ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo”.
Il Papa ha quindi sottolineato “di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo piena conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10)”.
“In questo momento – ha proseguito - c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia”.
Benedetto XVI ha ricordato che uando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ha accettato di assumere il ministero petrino, ha avuto ferma questa certezza che lo ha sempre accompagnato, questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio: "In quel momento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai anche con tutte le mie debolezze. Otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha veramente guidato, mi è stato vicino, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza leggera, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua e il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amore".
“Siamo nell’Anno della fede – ha aggiunto - che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidianamente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio d’avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Ringraziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!”.
Quindi il Papa ha detto che non è solamente Dio che vuole ringraziare in questo momento: “Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è sua la prima responsabilità; e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Anzitutto voi, cari Fratelli Cardinali: la vostra saggezza, i vostri consigli, la vostra amicizia sono stati per me preziosi; i miei Collaboratori, ad iniziare dal mio Segretario di Stato che mi ha accompagnato con fedeltà in questi anni; la Segreteria di Stato e l’intera Curia Romana, come pure tutti coloro che, nei vari settori, prestano il loro servizio alla Santa Sede: sono tanti volti che non emergono, rimangono nell’ombra, ma proprio nel silenzio, nella dedizione quotidiana, con spirito di fede e umiltà sono stati per me un sostegno sicuro e affidabile. Un pensiero speciale alla Chiesa di Roma, la mia Diocesi! Non posso dimenticare i Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato, le persone consacrate e l’intero Popolo di Dio: nelle visite pastorali, negli incontri, nelle udienze, nei viaggi, ho sempre percepito grande attenzione e profondo affetto; ma anch’io ho voluto bene a tutti e a ciascuno, senza distinzioni, con quella carità pastorale che è il cuore di ogni Pastore, soprattutto del Vescovo di Roma, del Successore dell’Apostolo Pietro. Ogni giorno ho portato ciascuno di voi nella mia preghiera, con il cuore di padre”.
“Vorrei – ha continuato - che il mio saluto e il mio ringraziamento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero. E vorrei esprimere la mia gratitudine al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, che rende presente la grande famiglia delle Nazioni. Qui penso anche a tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione e che ringrazio per il loro importante servizio”.
Benedetto XVI ha poi ringraziato “di vero cuore anche tutte le numerose persone in tutto il mondo che nelle ultime settimane” gli hanno inviato segni commoventi di attenzione, di amicizia e di preghiera: “Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissime persone si sentono molto vicine a lui. E’ vero che ricevo lettere dai grandi del mondo – dai Capi di Stato, dai Capi religiosi, dai rappresentanti del mondo della cultura eccetera. Ma ricevo anche moltissime lettere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto, che nasce dall’essere insieme con Cristo Gesù, nella Chiesa. Queste persone non mi scrivono come si scrive ad esempio ad un principe o ad un grande che non si conosce. Mi scrivono come fratelli e sorelle o come figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, non un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimentare la Chiesa in questo modo e poter quasi poter toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino, ma vediamo come la Chiesa è viva oggi”.
“In questi ultimi mesi – ha confessato - ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi”.
Poi ha continuato: “Qui permettetemi di tornare ancora una volta al 19 aprile 2005. La gravità della decisione è stata proprio anche nel fatto che da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore. Sempre – chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per così dire, totalmente tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare, e lo sperimento precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona. Prima ho detto che molte persone che amano il Signore amano anche il Successore di san Pietro e sono affezionate a lui; che il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e che si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunione; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui”.
“Il ‘sempre’ – ha osservato - è anche un ‘per sempre’ - non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio”.
“Ringrazio tutti e ciascuno – ha proseguito - anche per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che voglio vivere sempre. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un compito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia”.
Il Papa ha così concluso: “Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore. Grazie!”. (Radio Vaticana)
 
Pubblicato in 2013
Venerdì, 22 Febbraio 2013 12:50

Lariano (RM): La Madonna delle Grazie pellegrina

LarianoSolo quattro giornate dal 14 al 17 febbraio, ma intense, a cominciare dalla prima serata quando sfidare il freddo è stato davvero arduo. L’emozione è stata grande ha affermato il parroco P. Vincenzo Molinaro: “L’attesa lunga e se non fosse stato per il vento pungente si poteva fare anche tardi. Il Venerdì è stata la serata più partecipata, a parte domenica. I gruppi parrocchiali si sono dati appuntamento e hanno pregato un bellissimo Rosario. Sabato sera, alla Veglia la risposta non è stata corale, complice forse il calcio. Però è stato bello nella giornata vedere centinaia di bambini e ragazzi fermarsi davanti all’immagine e venerarla nel silenzio e nella preghiera tipica mariana. Sicuramente non lo scorderanno per un po’, nel frattempo saranno abbastanza grandi da andare a Velletri a partecipare direttamente alla grande processione”.Un grazie sentito a tutti gli organizzatori, da don Roberto e collaboratori e poi ai portatori che conferiscono quella nota che non è solo colore ma fede, semplice sì ma autentica. Anche i nostri Portatori e tutti gli altri gruppi meritano un plauso per la loro dedizione. Ora più vicini alla Pasqua e alla Visita Pastorale: “Siamo più preparati” ha concluso P. Molinaro. Il passo ulteriore sarà l’incontro di benedizione delle famiglie che comincia in questa settimana.

 22 febbraio 2013
 
Pubblicato in 2012
Giovedì, 21 Febbraio 2013 15:04

Assemblea Essegielle

Essegiel-1Si svolgerà sabato 16 marzo a Roma Sala Baldini Piazza Campitelli 9, l’annuale assemblea dei soci Essegielle, l’ONLUS che si ispira all’esperienza solidale del’Ordine e che costituisce una rete di conoscenza e di risposta fattiva alle emergenze dei paesi in via di sviluppo. Tra le iniziative proposte dall’Associazione in Italia quella del 5Xmille.

21 febbraio 2013 

  pdf  Essegielle
Pubblicato in 2012
Etichettato sotto
Giovedì, 21 Febbraio 2013 14:56

Lariano incontro dei Parroci OMD italiani

Religiosi-OMD-1“Le nostre Chiese siano centri animatori di vita liturgica e sacramentale secondo la spiritualità dell’Ordine” (Costituzioni OMD, 127).  A partire da questa breve sintesi che possiamo definire a tutti gli effetti “carismatica” che il 19 ed il 20 febbraio 2013 il P. Generale ha radunato i parroci italiani OMD, per valutare “lo stato carismatico” della presenza pastorale OMD in Italia. Nelle settimane passate i consigli pastorali insieme al parroco e ai religiosi hanno potuto rispondere ad un questionario che filtrava la vita apostolica OMD in italia a partire da cinque dimensioni che nella loro unitarietà come ha avuto occasione di affermare il P. Generale, costituiscono il perno irrinunciabile sul quale si innesta l’agire ecclesiale del chierico regolare della Madre di Dio. Si tratta della:“Dimensione del Kerigma”, ovvero l’annunzio del Vangelo; della “Dimensione liturgica” la regola del celebrare la fede annunciata per la quale incontriamo il Cristo risorto; la “Dimensione della Diaconia”, la fede visibile nell’agire operoso e solidale; la “Dimensione della Koinonia”, la capacità di tessere, animare e vivere relazioni di comunione radicate non nell’individuo ma in Cristo; infine la “Dimensione del Carisma” più specifica che arricchisce la Chiesa per lo stile e la vita scaturita dal dono di San Giovanni Leonardi. I Padri radunati hanno potuto “vedere e giudicare” i dati pervenuti in prospettiva di ulteriori incontri che metteranno in luce, come chiesto dal 110° Capitolo Generale: “Un modo leonardino di vivere oggi la pastorale”.

21 febbraio 2013
 
Pubblicato in 2012
Sabato, 09 Febbraio 2013 17:00

Dio riempie la vita

235Tirate le barche a terra lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure sapere dove sarebbero andati, dove li avrebbe condotti! Lasciano il lago e trovano il mondo. Tutto è cominciato con una notte buttata, le reti vuote, la fatica inutile. Un gruppetto di pescatori delusi, indifferenti alla folla eccitata e al Maestro. E Gesù entra con delicatezza nelle loro vite, prega Simone di staccarsi un po' dalla riva. Lo prega: notiamo la finezza del verbo scelto da Luca: «Simone, per favore, ti prego!». Gesù maestro di umanità ci insegna quali sono le parole che, nel momento difficile, trasmettono speranza ed energia: non l'imposizione o la critica, non il giudizio o l'ironia, neanche la compassione. Ma una preghiera che fa appello a quello che hai: per quanto poco; a quello che sai fare: per quanto poco! Pietro, hai una barca, hai delle reti: ripartiamo da questo. Prendi il largo e getta le reti per la pesca. E si riempiono. Dio riempie la vita, dà una profondità unica a tutto ciò che penso e faccio; riempie le reti di ciò che amo e la vita di futuro. Simone si spaventa: «Allontanati da me perché sono solo un peccatore!». Gesù sulle acque del lago ha una reazione bellissima. Non risponde: «Non è vero, non sei peccatore, non più degli altri», non giudica, non minimizza, neppure assolve. Pronuncia due parole: «Non temere. Tu sarai». Ed è il futuro che si apre, il futuro che conta più del presente e di tutto il passato. Non vale la pena parlare del peccato: il bene possibile domani vale più del male di ieri, e le reti piene oggi più di tutti i fallimenti di ieri. Non temere, anche la tua barca va bene! La tua zattera, il tuo guscio di noce, la tua vita va bene per fare qualcosa per gli uomini. Il peccato rimane, ma non può essere un alibi per chiudersi a Dio e al futuro. Gesù dà fiducia, conforta la vita ma poi la incalza, riempie le reti ma poi te le fa lasciare lì. Ti impedisce di accontentarti. Sarai pescatore di uomini. Vuol dire: cercherai uomini, li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un'altra vita! E il miracolo del lago non consiste nelle barche riempite di pesci, non nelle barche abbandonate, il miracolo grande è Gesù che non si lascia impressionare dai miei difetti, non è deluso di me, ma mi affida il suo vangelo: seguimi, anche tu puoi fare qualcosa per gli uomini e per Dio.
 
fotoSi sono compiuti cento anni dalla consacrazione della Chiesa di san Carlo a Monaco (Principato) avvenuta il 9 novembre 1912 per le mani del Vescovo J.C. Arnal du Curel. Dedicata nel quartiere di Montecarlo al Santo patrono San Carlo Borromeo, la chiesa fu edificata e aperta al culto il lunedì di Pasqua 26 marzo 1883 e fu elevata a parrocchia il 15 marzo del 1887. Ma è nel 1873 che il Principe Carlo III ricevette la lettera di P. Quirici Rettore generale dell’Ordine della Madre di Dio e, dopo il permesso accordato dal Beato Pio IX, chiese al Principe di aprire una casa dell’Ordine e ne ricevette benevola risposta. Il primo religioso ad essere accolto dal Principe di Monaco,  dall’Abate Theuret e  dal parroco Ramen dell’unica parrocchia di Monaco Saint Nicolas, fu nel 1875 P. Sante Sorini (1840-1905). Immediatamente nominato vicario parrocchiale, ebbe il compito di sostenere spiritualmente coloro che lavoravano per la costruzione del nuovo quartiere di Montecarlo e che alloggiavano nelle baracche. Ed è in questo quartiere che fu edificata la Chiesa di san Carlo ed offerta dal Principe ai Chierici della Madre di Dio. Gli altri religiosi leonardini giunsero nel 1877 e si istallarono provvisoriamente a Monaco-Ville presso la casa di M. le Comte Gastaldi ed il P. Sorini venne nominato superiore della comunità. Conquistò subito la stima degli abitanti di Monaco-Ville ed il suo intervento fu decisivo per la richiesta presso la Santa Sede dell’autonomia religiosa del Principato ricevuta in seguito dal papa Leone XIII il 15 marzo 1887 con la bolla Quemadmodum sollicitus. Così, l’Abazia nullius è eretta in Diocesi di Monaco dipendente da Roma e Mons. Theuret, finora amministratore, diviene primo vescovo di Monaco. La bolla inoltre affida all’Ordine  in perpetuum la parrocchia di san Carlo, mentre i padri per riconoscenza si impegnano  ogni anno ad offrire al Principe di Monaco per la festa della Presentazione un cero debitamente ornato e nella domenica delle Palme un ramo decorato. Il 10 ottobre 1887 il Vescovo Theuret erige la parrocchia di san Carlo e nomina P. Sorini primo parroco della stessa.  In questo anno la prima comunità leonardina per esigenze di apostolato, lascia l’alloggio alla Rocher e si stabilisce nella Villa des Roses a Montecarlo. Ma solo il 1 luglio del 1900 i padri si stabiliranno nella nuova casa. Intanto nel 1891 padre Sorini era stato  nominato canonico della Cattedrale di Monaco ed in questo stesso anno eletto Superiore Generale dell’Ordine. Egli tornerà spesso come visitatore dei suoi religiosi nella parrocchia di san Carlo e vi muore nel 1905 dove ancora oggi riposano le spoglie mortali. Gli succederà P. Francesco Accica (1854-1933) il quale era entrato nell’Ordine nel 1870. Ordinato sacerdote nel 1877 ricevette l’ubbidienza dai superiori per recarsi a Monaco in aiuto al P. Sorini. Scelto come segretario dal Vescovo di Ventimiglia lo sarà anche del primo vescovo di Monaco. Nominato maestro delle cerimonie e cappellano del Principe sarà parroco di San Carlo per 44 anni fino alla morte avvenuta nel 1933. Altra figura di rilievo nella comunità leonardina di Monaco fu il P. Donato Giannecchini (1837-1919) il quale inviato a Monaco nel 1881 come prefetto dei giovani aspiranti e Maestro dei novizi ebbe l’ufficio di Cancelliere del Vescovo (1891-1919) e per indulto del Pontefice nominato canonico della cattedrale di Monaco e pro-vicario generale.  Muore a Montecarlo nel 1919. Dopo la morte di P. Accica viene nominato amministratore di San Carlo P. Giacomo Gazzano (1871- 1939)   uomo di cultura e spiritualità già parroco di Santa Maria in Campitelli a Roma, incontrerà notevoli difficoltà nella Diocesi, perché il clero diocesano spingeva per avere in possesso la Parrocchia. P. Gazzano lascerà San Carlo nel 1935 e verrà presentato come Parroco P. Luigi Frolla monegasco e P. Ector Picard come vicario. Il Vescovo  Clément si opporrà nel concedere la parrocchia ai suddetti religiosi e chiede al Generale del tempo e alla Santa Sede di soprassedere per qualche tempo alla richiesta della bolla  leonina che lega in perpetuo la parrocchia all’Ordine. Tale ostilità del Vescovo metterà in serie difficoltà la piccola comunità del Principato. Le pressioni presso la Santa Sede operate dal presule ottennero la nomina a parroco di San Carlo nel 1935 al P. André Laurens già curato di San Paolo, noto ai padri di Roma e amico del Principe. Le difficoltà belliche acuiranno la separazione tra la parrocchia di Monaco e la curia generalizia di Roma. La parrocchia inoltre, si accomodò al nuovo parroco che era francese e molto vicino al Principe. Col passare del tempo la vita divenne difficile per i due religiosi rimasti ma anche il dialogo tra il vescovo di Monaco e Campitelli. Nel 1950 il Principe Ranieri III in visita a Roma, espone al pontefice Pio XII la questione della Parrocchia di Montecarlo e il papa gli assicura una pronta soluzione del problema incaricando il Sostituto della Segreteria di Stato Mons. Tardini. L’incontro di Tardini con un suo vecchio amico il P. Tucker degli Oblati di San Francesco di Sales fondati dal Beato Louis Brisson (1817- 1908), meritò a questa Congregazione la Parrocchia di San Carlo, la presenza degli Oblati per volere del Papa sarebbe stata confermata ogni 10 anni.

6 febbraio 2013
 
Pubblicato in 2013
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